Di seguito gli articoli e le fotografie pubblicati nella giornata richiesta.
Articoli del 11/02/2009
Ricevo da
Interprete
A proposito del censimento, voluto dal Sindaco Alemanno, dei rom del campo
di Tor de Cenci. (vedi)
Lunedì 3 febbraio alle ore 08.30, presso il campo rom di Tor de Cenci, si
sono presentati decine di poliziotti con unita cinofile, militari della Folgore,
vigili urbani e alcuni rappresentanti della sala operativa sociale del Comune di
Roma, comandati dal Vice Questore R: Clemente, per una operazione di controllo
al fine di censire gli abitanti del campo come disposto dalla Prefettura e dal
Comune di Roma.
Gli operatori dell’Arci Solidarietà Lazio addetti al progetto di scolarizzazione
dei minori rom, in convenzione con L’XI Dip. Del Comune di Roma sono rimasti
per presenziare all’operazione, su richiesta dei rom per garantire che il tutto
si svolgesse in tutta tranquillità.
Gli operatori lamentavano l’inopportunità di chiudere le entrate e le uscite dei
rom residenti durante tutta la durata dell’intervento, cosi come disposto dai
responsabili di Polizia, protestando vivamente alle ore 15.00 allorquando veniva
impedito a 4 operatori rom dell’Arci, di uscire per svolgere il servizio di
riaccompagno dei minori dalla scuola al campo.
Solo dopo mezz’ora ci è stato consentito di uscire con l’intervento del
Coordinatore del progetto, e verso le 16.30 le forze dell’ordine interrompevano
l’operazione, dicendoci che sarebbero ritornati all’indomani per terminare
l’intervento.
La mattina di martedì 04.02.09, alle ore 08.45 lo stesso spiegamento si
ripresentava al campo mentre gli operatori dell’Arci erano impegnati
nell’accompagno dei minori rom a scuola, e alle ore 09.00 mentre gli operatori
rom facevano ritorno al campo, venivano fermati all’ingresso dai militari della
Folgore, a quel punto uno di loro veniva preso a pugni da un poliziotto e poi
trascinato in una delle macchine di servizio della polizia. Lì subiva minacce di
ogni tipo, tra cui quella di essere sbranato da uno dei cani delle forze
dell’ordine, poi ha preso altre botte e infine è stato fatto scendere dalla
vettura. Il solerte poliziotto ha proseguito il suo abuso di potere e ha
costretto il malcapitato a sedersi a terra, ben attento a scegliere il punto del
terreno più sporco. A questo punto, dopo avere raccolto un ramo, l’uomo in
divisa, pubblico ufficiale, ha ordinato alla sua vittima di intonare una
canzone. Quando l’uomo ha risposto di non sapere cantare il poliziotto, sempre
brandendo il ramo, lo ha obbligato ad attaccare con “Tanti auguri a te”. Il
“divertimento” dell’agente è stato interrotto da due operatori Arci accorsi in
seguito alla telefonata della moglie dell’operatore rom. Alla vista dei nuovi
arrivati il poliziotto ha ordinato all’uomo di alzarsi in piedi e di smettere di
cantare. Quando gli operatori dell’Arci hanno chiesto spiegazioni al vice
questore è stato loro risposto che il signore rom aveva preso a calci il
poliziotto. Ora sembra quantomeno folle che un rom, tra l’altro in regola, che
da sempre ha a che fare con irruzioni e controlli si metta a prendere a calci un
pubblico ufficiale, durante un controllo a tappeto, con il campo pieno di
militari e polizia.
A quel punto l’operatore rom veniva rilasciato con l’invito di chiudersi dentro
il proprio container e la minaccia di non denunciare l’accaduto altrimenti
sarebbe stato arrestato per spaccio di droga.
L’operazione si concludeva alle ore 15.00 con una decina di provvedimenti di
espulsione a carico di coloro non in regola con i permessi di soggiorno, il
sequestro di 5 automezzi privi di assicurazione, il ritrovamento di alcuni
bossoli da arma da fuoco, di un bilancino e di alcuni grammi di mannite.
Ci sentiamo in dovere di denunciare le modalità di questo nuovo censimento
voluto dal Comune di Roma. Poliziotti e militari che irrompono di mattina,
circondano il campo e impediscono agli abitanti di uscire per oltre otto ore.
Anche dopo l’accertamento dei documenti è stato vietato ad alcuni rom di recarsi
a lavoro, un altro rom sofferente di cuore è stato costretto a sedersi per terra
in attesa di essere autorizzato ad entrare. Repressione, abuso di potere,
maltrattamento di persone. E’ questa la sicurezza tanto declamata da Comune e
Governo? Dovremmo sentirci tranquilli sapendo che ragazzi italiani come nuovo
passatempo bruciano gli stranieri, mentre i poliziotti menano i rom?
Gli operatori di Arci Solidarietà Lazio di Tor de Cenci
Di Fabrizio (pubblicato @ 09:22:47 in casa, visitato 1578 volte)
Da
Roma_ex_Yugoslavia
B92 Piano d'azione per accampamento Rom
BELGRADO - Un piano d'azione per evacuare l'accampamento Rom illegale di
Gazela sarà firmato entro la fine della settimana, dice il vice sindaco di
Belgrado Milan Krkobabić.
Lo sviluppo del piano d'azione è previsto non oltre il 31 agosto, ha
aggiunto. Ha detto Krkobabić, parlando a B92, che 114 famiglie della zona
potranno ricevere una nuova sistemazione, mentre il resto ricadranno sotto la
giurisdizione del governo e delle comunità locali da cui provengono.
Il sindaco ha spiegato che il problema verrebbe risolto secondo i modelli
delle città europee, così da non creare un'altro quartiere-ghetto, dato che
invece agli abitanti verranno fornite nuove sistemazioni in diversi punti di
Belgrado.
Ha detto: "Questo è l'inizio. Ma per separare le due cose, questa gente deve
spostarsi, devono socializzare, i bambini devono andare a suola e [gli adulti]
ottenere un lavoro. Ma i cittadini di Belgrado devono anche essere coscienti del
fatto che non possono opporsi ed impedire agli abitanti dell'accampamento sotto
il ponte Gazela che verrà abolito, dall'arrivare nel loro quartiere."
Ha aggiunto che simili discriminazioni "non saranno più tollerate."
"Questa amministrazione non le tollererà. Questo significa che i quartieri di
Belgrado non saranno più autorizzati a dire che non li vogliono qui o là. Tutti
i cittadini di Belgrado sono uguali per questa amministrazione ed hanno pari
diritti, ma anche pari obblighi," ha sottolineato Krkobabić.
Da
Chiesa Evangelica Zigana in Italia
Maselli: gli emendamenti lesivi della libertà religiosa Roma (NEV), 5
novembre 2008 - Il pastore Domenico Maselli, presidente della Federazione delle
chiese evangeliche in Italia (FCEI), denuncia l'incostituzionalità di una serie
di emendamenti inseriti nel disegno di legge 733, più noto come "Pacchetto
sicurezza", in questi giorni in discussione alle Commissioni Affari
costituzionali e Giustizia del Senato. Tra gli emendamenti ne figura uno in
particolare che prevede la possibilità di referendum comunali prima della
realizzazione sul territorio di campi nomadi, moschee o altri luoghi di
culto relativi a religioni che non hanno ancora raggiunto Intese con lo Stato.
"La FCEI ha avuto modo a più riprese di esprimere il proprio disaccordo in
riferimento all'impostazione del disegno di legge tutto - ha dichiarato Maselli
-. Particolare preoccupazione desta stavolta un emendamento che riflette una
situazione già legalizzata nella regione Lombardia, dove non è più sufficiente
una semplice segnalazione alla Polizia per aprire un locale di culto, ma occorre
che lo stesso permesso edilizio sia stato rilasciato specificatamente 'a scopo
di culto'. Con l'approvazione di questo emendamento al 'Pacchetto sicurezza' si
limiterebbe ulteriormente la libertà di culto, prevista dalla Costituzione
italiana. Grave è anche il fatto che si voglia fare una differenza tra chi ha il
Concordato o le Intese, e chi non ce le ha: una norma che sarebbe in pieno
contrasto con la giurisprudenza della Corte Costituzionale. L'augurio è che i
senatori riuniti nella 1ª e 2ª Commissione respingano questo emendamento, ma
anche che le norme regionali in merito vengano abolite", ha concluso Maselli.Il
presidente Maselli, lo scorso 28 ottobre ha inoltre firmato, insieme a una serie
di Associazioni di settore, una lettera indirizzata ai membri della Commissione
Affari Costituzionali del Senato, in cui si richiede il ritiro dell'emendamento
relativo al rilascio del permesso di soggiorno ai minori stranieri non
accompagnati al compimento della maggiore età. Se approvata, questa norma
infatti permetterebbe alle autorità competenti di non rilasciare più un permesso
di soggiorno ai minori che, pur affidati o sottoposti a tutela, siano entrati in
Italia dopo il compimento dei 15 anni e/o non possano dimostrare di aver
partecipato a un progetto di integrazione per almeno 2 anni.
Pacchetto sicurezza/2. Battisti, metodisti e valdesi uniti contro il ddl 733
Roma (NEV), 5 novembre 2008 - Alcune misure previste dal ddl 733, meglio noto
come ”pacchetto sicurezza” attualmente all'esame delle Commissioni Affari
Costituzionali e Giustizia del Senato, non rispettano i diritti umani
fondamentali. Lo affermano in una dichiarazione congiunta Anna Maffei,
presidente dell'Unione cristiana evangelica battista d’Italia (UCEBI), Maria
Bonafede, moderatora della Tavola valdese, e Massimo Aquilante, presidente
dell'Opera per le chiese evangeliche metodiste in Italia (OPCEMI). Segue il
testo della "Dichiarazione delle chiese battiste, metodiste e valdesi".“Il
‘Pacchetto sicurezza’ contiene alcune misure ancora all’esame del Parlamento
italiano di politica dell’immigrazione che come cristiani evangelici battisti,
metodisti e valdesi riteniamo lesive di fondamentali diritti umani e civili.
Chiediamo, pertanto, che Governo e Parlamento non deroghino dai seguenti
principi:1. Gli immigrati godono dei diritti affermati nella Dichiarazione
universale dei diritti umani. Anche quelli entrati in Italia senza regolare
permesso. Fra questi c’è il diritto alle cure mediche. Respingiamo quindi con
fermezza qualsiasi tentativo di limitare per i migranti l’accesso alle cure
costringendo le autorità sanitarie a segnalare la presenza di immigrati
irregolari negli ospedali. Tale tentativo, qualora venisse approvato dal nostro
Parlamento, spingerebbe ad una situazione sanitaria dagli esiti gravissimi,
quali ad esempio la ripresa dei parti senza assistenza e degli aborti
clandestini o l’aggravamento e la diffusione di patologie anche infettive, con
grave rischio sia dei migranti, sia della collettività in generale.2. Gli
immigrati hanno diritto, come tutti, all’unità della famiglia. Le molte misure
all’esame del Parlamento, nonostante si faccia un gran parlare di famiglia,
tendono di fatto a smembrare la famiglia ancora di più nel caso degli immigrati
in quanto rendono il ricongiungimento familiare ancora più difficile. Le
proposte presentate da alcuni senatori della maggioranza sono disegnate per
limitare e quasi impedire il processo di integrazione degli immigrati nel nostro
paese. Ci opponiamo a questa logica di arroccamento e di privilegio che rende il
nostro paese e il nostro popolo chiuso e inospitale.3. La legislazione in
discussione non tiene in considerazione la situazione di ingiustizia e di iniqua
distribuzione delle risorse in cui versa il nostro mondo e tende a vedere il
migrante senza permesso di soggiorno come un criminale. Come cristiani riteniamo
che qualsiasi legge in materia debba ispirarsi al criterio della giustizia e non
possa, quindi, non tener conto dei motivi specifici, concreti, che spingono ad
emigrare. L’Italia è inadempiente rispetto agli impegni presi nella
Dichiarazione del Millennio che stabiliva gli obiettivi per sconfiggere la
povertà per il 2015. Per questi principi riteniamo di impegnarci insieme a tutti
coloro che, a prescindere dalle motivazioni religiose, ricercano la piena
integrazione di tutti e di ciascuno/a. La parola ‘sicurezza’ acquista il suo
vero significato quando contribuisce a vincere paure e inimicizie, non a
fomentarle.” Per informazioni:Agenzia NEV - Notizie Evangeliche Federazione
delle chiese evangeliche in Italia
Fotografie del 11/02/2009
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