Di seguito gli articoli e le fotografie pubblicati nella giornata richiesta.
Articoli del 27/09/2010
RSI.ch (al link è visionabile un breve video)
Minacce ad alcuni membri della Commissione cantonale nomadi
Due denunce sono state inoltrate al Ministero pubblico
Una lettera minatoria é stata recapitata ad alcuni membri della commissione
cantonale ticinese nomadi. "Ve la faremo pagare", si può leggere, tra l'altro.
In precedenza, all'inizio dell'estate, una missiva di minacce era arrivata
anche al presidente della commissione, Ermete Gauro, il quale, dopodomani,
sentirà i suoi colleghi per decidere che seguito dare alla vicenda.
Nel frattempo due denunce sono state inoltrate al ministero pubblico. La
commissione cantonale nomadi ha il compito di approfondire le problematiche
legate al periodico transito di zingari nel nostro cantone. Tra i suoi
obbiettivi vi è tra gli altri formulare proposte per la messa a disposizione di
aree di sosta.
Si da il caso che conosca la persona minacciata, le ho
scritto per sapere cos'era successo. Ecco il suo racconto:
Ciao Fabrizio,
è successo che ho ricevuto una lettera anonima con minacce. Questo perché
faccio parte della commissione cantonale nomadi il cui compito è di trovare aree
di sosta e sensibilizzare la popolazione. Visto quanto sta accadendo devo
ammettere che il secondo obbiettivo è ancora ben lungi dall'essere raggiunto.
Non c'è molto da aggiungere se non che il clima qui è degenerato. Ormai c'è chi
pensa di sfruttare lo scontento della gente deviandolo sui rom. I quali rom qui
non costituiscono assolutamente un problema. Ci sono alcuni gruppi (che al
massimo raggiungono il numero di 150 persone) che viaggiano e si autosostentano
con il commercio di tappeti e si fermano in Ticino per qualche settimana. Dal
punto di vista economico sono perfettamente autosufficienti senza dover
ricorrere a pratiche quali l'elemosina o altri stratagemmi. Tempo addietro
sorgeva il problema della sporcizia lasciata sui campi dopo la partenza.
Sporcizia dovuta al fatto che i campi non erano attrezzati: una canna
dell'acqua, niente gabinetti, ritiro dell'immondizia non organizzato. Ora benché
il solo campo rimasto non sia per niente l'ideale (hanno messo qualche latrina "toitoi")
anche quel problema è praticamente risolto in quanto i nomadi riescono
ciononostante a lasciare il luogo in condizioni decenti. Quindi chi fomenta
l'ostilità gioca sulle fantasie ancestrali dei sedentari e non poggia per nulla
su fatti concreti. Hanno fatto gran rumore sull'arresto di due ragazzine
minorenni rom a Chiasso e Como che portavano sul treno un trolley con dentro una
cassaforte forzata ma non ancora aperta. Si trattava di ragazzine che
rientravano in Italia provenienti dalla Svizzera tedesca e che di fatto non
avevano nulla a che fare con il Ticino. Ti ho già scritto della pagina del
"Mattino della Domenica" della Lega Bignasca del 12 corrente. Se la cosa ti è
sfuggita ti metto di nuovo il link:
Il Mattino online
All'inizio pochi hanno reagito. Il primo è stato il direttore della "Regione
Ticino" Caratti con un editoriale forte dal titolo "Quando diremo basta?".
Qualcuno di notte ha imbrattato la porta della sede della Lega e ha piantato una
croce con il nome del Bignasca. C'è stata anche una manifestazione del centro
sociale il Mulino. I ragazzi sono stati molto bravi hanno fatto il presidio
davanti alla Lega leggendo poesie di Primo Levi e altre contro il razzismo.
Reggevano un cartello "Il lavoro rende liberi? Chiedetelo a Bignasca". Un
vecchietto di 87 anni (Edouard Wahl) ha camminato per un'ora in via Nassa a
Lugano (la via più elegante della città) portando un cartello "Solidarietà ai
Roma". Bertoli, segretario del partito socialista ha chiesto agli altri partiti
di riunirsi per far fronte al degrado del clima sociale. Con qualche
tentennamento e distinguo alla fine si sono riuniti per discuterne. Tra l'altro
il rappresentante della Lega nel governo cantonale si è dissociato e ha
deplorato la pagina del giornale del suo partito. Quanto alla lettera anonima
(...) ho sporto denuncia.
Caro Fabrizio, per la lettera non ho paura ma provo disgusto. Ciao
silvana
Ah, volevo aggiungere che stasera (domenica 26 settembre ndr) dalle
17.00 alle 18.30, insieme al vecchietto di cui ti ho scritto nella mail, faremo
un presidio davanti al Municipio di Locarno con un cartello "Pro Rom non
Pogrom". Lo so che è una goccia in confronto al mare di ciò che andrebbe fatto.
Ciao
silvana

Eccolo qui il vecchietto Edouard Wahl che manifesta davanti al Municipio di
Locarno.
ciao
silvana
Segnalazione di Marco Brazzoduro
Associazione per la difesa dei diritti dell'infanzia -
www.21luglio.com
COMUNICATO STAMPA
Roma: l'Associazione 21 luglio chiede la sospensione del piano di sgomberi
perché viola i diritti dell'infanzia rom
Il 30 agosto 2010, a Roma, a seguito di un rogo nell'insediamento informale de
La Muratella che aveva provocato la morte di un bambino rom di tre anni, è stato
convocato un vertice in prefettura sullo stato del Piano Nomadi della capitale e
sullo sgombero degli "insediamenti abusivi". A conclusione del vertice è stato
comunicato che nella settimana successiva sarebbe iniziato lo sgombero dei 209
insediamenti informali della capitale censiti dalla polizia municipale. Gli
sgomberi dovrebbero coinvolgere almeno duemila persone, tra cui, secondo una
stima dell'Associazione 21 luglio, circa 800 sarebbero minori.
"Abbiamo predisposto un piano per la chiusura progressiva degli accampamenti
abusivi, offrendo accoglienza a tutti quelli che ne hanno bisogno- ha spiegato
alla stampa un rappresentante dell'amministrazione comunale - Un'assistenza alloggiativa verrà garantita almeno per le donne e i bambini" (La Repubblica, 30
agosto 2010). Durante un incontro con l'Associazione 21 luglio un altro
rappresentante dell'amministrazione comunale ha chiarito che l'obiettivo degli
sgomberi è quello di "rincorrere gli sgomberati" per rispondere alla "pressione
della pubblica opinione".
Le operazioni di sgombero sono iniziate mercoledì 8 settembre vicino il Ponte
delle Valli (IV Municipio) proseguendo, secondo programma, con il ritmo di 3-4
sgomberi a settimana.
Gli osservatori dell'Associazione 21 luglio hanno seguito alcune operazioni di
sgombero per individuare i tempi e le modalità di intervento. Il personale del
comune di Roma ha proposto sistemazioni alternative che prevedevano la divisione
delle famiglie. Alle donne e ai bambini sgomberati è stata offerta l'accoglienza
all'interno dei circuiti assistenziali del comune di Roma. Secondo le
informazioni raccolte dall'Associazione 21 luglio la maggior parte delle
famiglie sgomberate sono state ospitate presso l'edificio dell'ex ente Cellulosa
di via Salaria, 971 che già dal 12 novembre 2009 aveva accolto centinaia di rom
provenienti dall'insediamento informale di Casilino 700, da altri insediamenti
della capitale (Centocelle, via Labaro, via Papiria, via Naide, via Dameta) e
dalla struttura di accoglienza di via Amarilli.
Il 29 giugno di quest'anno l'Associazione 21 luglio aveva segnalato in un
comunicato stampa diverse violazioni dei diritti dei minori all'interno della
struttura formulando raccomandazioni al sindaco della città di Roma.
Successivamente un rappresentante del comune di Roma ha assicurato in
un'intervista radiofonica che all'interno del centro di Via Salaria, 971 veniva
garantita a tutti un'adeguata assistenza sanitaria e socio-legale e che si era
provveduto a "creare separè tra uomini e donne".
L'Associazione 21 luglio ha quindi raccolto testimonianze, interviste e
materiale documentale dai rom ospitati.
Attualmente gli ospiti sono circa 300, tutti rom di cittadinanza romena. I
170
minori stimati dall'associazione vivono con le loro famiglie in sei stanzoni.
Non essendoci pareti divisorie ogni famiglia ha utilizzato stracci e teli di
nylon per salvaguardare la propria privacy. L'aria è insalubre per il poco
ricambio e la scarsa luminosità mentre vistose macchie di umidità sul soffitto
testimoniano le infiltrazioni di acqua che, quando piove, allaga il pavimento.
Alcune giovani mamme con figli neonati hanno affermato di non ricevere
pannolini, latte in polvere ed omogeneizzati di cui necessitano. Tutti gli
ospiti intervistati hanno segnalato la pessima condizione dei servizi igienici,
delle docce e dei lavabo. Sono state raccolte testimonianze sui mucchi di
immondizia e masserizie depositate all'esterno e non raccolte dagli addetti alle
pulizie. Nelle camerate la luce viene spesso lasciata accesa tutta la notte. La
sicurezza della struttura è affidata a giovani dipendenti di una cooperativa
specializzata in giardinaggio senza alcuna esperienza in ambito sociale. Per i
bambini mancano spazi per il gioco, per lo studio e per le attività
ludico-formative. Le norme per la sicurezza sono totalmente violate ed i venti
rom trasferiti dall'insediamento informale de La Muratella dopo il rogo in cui
era deceduto il bambino di tre anni, corrono probabilmente gli stessi rischi di
incendio di quelli che avrebbero corso nelle baracche in cui alloggiavano.
Per tutti i minori il processo di scolarizzazione era stato drasticamente
interrotto nell'anno scolastico 2009-2010. Quest'anno, nella prima settimana
dall'apertura delle scuole, risulta che siano solo 10 i minori frequentanti la
vicina scuola di Castel Giubileo. Gli ospiti hanno riferito di non ricevere
alcun tipo di assistenza sociale e/o legale.
Nel corso dei numerosi contatti con le famiglie accolte si è constatato che la
struttura di accoglienza di via Salaria, 971 è probabilmente l'unica struttura
del comune di Roma in cui l'accesso viene negato senza l'autorizzazione
rilasciata dal V Dipartimento del Comune di Roma. Secondo le informazioni e la
documentazione raccolta, la struttura sembra non essere in possesso dei
requisiti previsti dalla legge regionale n. 41/2003, che disciplina l'ambito
delle strutture di accoglienza sul territorio laziale, e non rispettare le
disposizioni previste dalla normativa vigente in materia edilizia,
igienico-sanitaria e di prevenzione incendi. In assenza di una specifica
assistenza socio-legale sicuramente non vi è un chiaro percorso progettuale
familiare che orienti e tuteli il futuro dei nuclei accolti.
Giova a questo punto ricordare che la Convenzione Internazionale per i diritti
dell'Infanzia e dell'Adolescenza di New York dispone che:
"gli Stati devono garantire il diritto alla vita alla sopravvivenza e allo
sviluppo del fanciullo" (art. 6)
"gli Stati parti devono riconoscere il diritto di ogni fanciullo a un livello di
vita sufficiente per consentire il suo sviluppo fisico, mentale, spirituale,
morale e sociale (…). Gli Stati parti adottano adeguati provvedimenti, in
considerazione delle condizioni nazionali e compatibilmente con i loro mezzi,
per aiutare i genitori e altre persone aventi la custodia del fanciullo ad
attuare questo diritto e offrono, se del caso, un'assistenza materiale e
programmi di sostegno […]. ( art. 27).
Di fatto le violazione dei diritti segnalate all'interno dell'ex cartiera di via
Salaria contravvengono anche l'articolo 30 della Carta Sociale Europea secondo
il quale "ogni persona ha diritto alla protezione dalla povertà e
dall'emarginazione sociale".
L'Associazione 21 luglio chiede al sindaco della città di Roma on. Gianni
Alemanno che:
1. VENGA SOSPESO IL PIANO DI SGOMBERI in quanto non prevede una reale situazione
alternativa così come previsto dalle convenzioni internazionali.
2. All'interno del Centro di Via Salaria, 971 siano pienamente rispettati i
DIRITTI DEI MINORI in conformità alla Convezione ONU sui Diritti dell'Infanzia e
dell'Adolescenza e alle altre norme internazionali e nazionali, e in particolare
che in ogni provvedimento riguardante i minorenni si tenga conto del "superiore
interesse del minore" come considerazione preminente rispetto ad ogni altra;
3. Siano adottate tutte le misure necessarie perché ai minori rom presenti nella
struttura di via Salaria, 971 siano garantiti LA STESSA PROTEZIONE E GLI STESSI
DIRITTI riconosciuti ai minori cittadini italiani, secondo quanto stabilito
dalla Convezione ONU sui Diritti dell'Infanzia e dell'Adolescenza (artt. 20, 22)
e dalla legislazione nazionale, con riferimento all'immediato collocamento in
una struttura di accoglienza adeguata, al diritto alla salute e all'istruzione,
al diritto al gioco, e siano predisposti adeguati spazi specificamente destinati
ai minori.
Roma, 20 settembre 2010
Da
Mundo_Gitano
Euronews.net Andalusia, la terra promessa dei Rom?
16/09/2010 - Sandra Heredia è consulente del lavoro presso l'organizzazione
rom Hamuradi-Falaki di Siviglia. "Sono orgogliosa di essere Rom. Non dico
"Salve, sono Sandra e sono Rom". Dico solo "Salve, sono Sandra". Anche se,
sapete, è un nome abbastanza comune tra i Rom, così naturalmente sto dicendo
loro che sono Rom e di solito la gente dice, "Davvero sei Rom?" Non dicono "Ma
non sei abbastanza scura e vivi modernamente..." ma quasi...
Sandra Heredia, laureata in gestione aziendale, non si conforma agli
stereotipi tanto dentro che fuori dalla sua comunità.
Le notizie sulle espulsioni di Rom dalla Francia ha provocato condanne
unanimi dalle organizzazioni rom spagnole. Il 4 settembre, Sandra ha preso parte
ad una manifestazione a Parigi, in rappresentazione delle donne rom qualificate
in Spagna. Ha commentato: "E' stato incredibile, un'esperienza straordinaria
perché stavamo dimostrando in rappresentanza del Consiglio Statale per i Rom.
Avevamo il nostro striscione, e la bandiera spagnola, così la gente si
avvicinava e ci chiedeva perché eravamo lì. Abbiamo marciato da Rue de la
République a Place de la Bastille. La gente ci ringraziava per essere lì, per
averli appoggiati."
Anche Manuel García Rondón, Segretario Generale di "Unión Romaní" era lì:
"Siamo spaventati. Siamo in disaccordo con l'atteggiamento di Nicolas Sarkozy e
del governo francese, ma per me la cosa peggiore è che ciò sta accadendo in un
paese che si autodefinisce patria della democrazia... fraternité, egalité et
liberté. Ed il problema non è l'essere Rom in sé, è l'essere poveri."
La prima menzione documentata dei Rom in Spagna data dal 1425. Attualmente si
stima che oltre mezzo milione dia Spagnoli siano di etnia Rom. Circa il 40% di
loro vive in Andalusia.
Manuel García Rondón ha detto: "Per i Rom, l'Andalusia è la terra promessa.
La chiave di ciò è la coabitazione, la mutua comprensione tra i due gruppi della
popolazione. Grazie a questo, abbiamo eliminato tutte le barriere e viviamo
fianco a fianco."
L'Andalusia è sempre stato un punto di incontro per civiltà e culture: Rom,
Arabi, Ebrei ed altri hanno contribuito all'identità della regione. Sia le facce
che la musica riflettono questo mix.
Come dappertutto, nel passato i Rom non erano sempre benvenuti sul suolo
spagnolo. Ma le politiche recenti si sono focalizzate nell'aiutare i Rom e
specificatamente identificare i loro bisogni. Ora la sfida è di costruire
sulla tolleranza per raggiungere una vera integrazione.
Ana Gómez è Direttrice Generale dei Servizi Sociali in Andalusia. "La chiave
del successo è di avere politiche in atto che via via promuovano l'accesso ai
diritti e ai doveri, come tutti gli altri cittadini e tutti gli altri Andalusi."
I Rom arrivarono in Spagna in un'altra era, un altro contesto politico,
economico e sociale... Ma l'esperienza spagnola può servire altrove come
esempio?
Juan Manuel Reyes, direttore regionale della "Fundation Secretariado Gitano"
ha detto a Euronews: "Questa politica è esportabile? Certamente, qui, la
filosofia e la partecipazione dei Rom nelle pubbliche amministrazioni è
notevole. Ed infatti penso che sempre più l'Europa stia guardando alla Spagna
nel progettare politiche di sostegno all'integrazione dei Rom. Ci sono stati
grandi progressi negli ultimi cinque anni, specialmente riguardo al loro accesso
ai beni e ai servizi, alloggio, istruzione e lavoro. E di cui, naturalmente,
hanno beneficiato la maggior parte dei Rom, anche se ci sono ancora alcuni
grossi problemi da risolvere."
Da 75 anni El Vacie, a pochi minuti dal centro di Siviglia, è la più antica
baraccopoli d'Europa. Quando venne qui Francisco Franco, promise alloggi decenti
per gli abitanti. Ma dopo decenni di delusioni, 900 Rom vivono ancora là.
Uno di loro, Lole del Campo, ci ha detto: "Appena dici di essere di El Vacie,
non ti daranno lavoro, e ho passato gli esami. Ho il mio CV, ma è inutile. Non
mi daranno un lavoro solo a causa di dove vivo."
Alcuni dei Rom qui sono nuovi arrivati dall'Europa orientale. Ma le autorità
andaluse, determinate a sradicare tutte le baraccopoli, non autorizzeranno
ulteriori costruzioni.
Dice un altro residente: "Voglio essere chiaro, non li vedo come fratelli. Ma
sono Rom come loro. E loro hanno gli stessi miei diritti. E ho un posto e una
baracca - anche loro hanno il diritto di vivere."
Di martedì e venerdì la polizia rastrella la baraccopoli cercando nuove
capanne, di solito costruite da europei dell'est. Lo scopo è di sradicare le
rimanenti baraccopoli in Andalusia, e di evitare che ne vengano costruite altre.
Ma come vengono smantellate, così sono ricostruite. Ed il governo regionale
comprende di non aver ancora trovato una soluzione permanente per i Rom
dell'est.
Espulsa in varie occasioni, la famiglia Mihalache ha un permesso speciale per
fermare qui la sua roulotte. Sono in Spagna da quattro anni, in Siviglia gli
ultimi due. Qualche mese fa, il padre ha trovato lavoro come meccanico e le tre
figlie ora vanno a scuola.
Spiega
Petru Mihalache: "In Romania non abbiamo niente, così per guadagnare qualcosa
tutti vengono in Spagna, Francia o Italia."
Sua moglie Patrita aggiunge: "Molti vengono nonostante il sistema delle
quote, per far soldi, per curare i bambini, e per mandarli a scuola. Per
costruire o ricostruire una casa perché ci sono stati così tanti alluvioni."
Una delle loro figlie, Crina Mariana Mihalache, commenta: "In Romania non
possiamo lavorare. Là non abbiamo case, neanche qui. Ma ora mio padre ha un
lavoro e ci va ogni giorno."
La famiglia Mihalache ha avuto l'appoggio dell'organizzazione spagnola Romani Unión
che ha installato un centro informazioni per la comunità. José vi ci si reca
regolarmente per vedere cosa stanno facendo.
Dice: "La Romani Unión è al 100% un'entità rom e considera il popolo rom come
universale. Così quando vediamo questa crescente migrazione dall'est
dell'Europa, capiamo che questi nuovi arrivati hanno specifici bisogni. I
collegamenti tra tutti i Rom significano che dobbiamo aiutarli, dobbiamo
intervenire per migliorare il loro standard di vita."
Ma Manuel García Rondón è convinto che il momento migliore per i Rom debba
ancora arrivare. "L'Europa sta invecchiando e ci sono 12 milioni di Rom in
Europa. Siamo un popolo molto, molto giovane. Ed avranno bisogno di noi per
lavorare. Così dovranno trattarci equamente perché molto presto avranno bisogno
di noi... Per favore, non siate tirchi con noi."
E così lasciamo qui i Rom di Siviglia. La prossima puntata della serie sui
Rom verrà dall'Ungheria, nel cuore dell'Europa.
Fotografie del 27/09/2010
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