Di seguito gli articoli e le fotografie pubblicati nella giornata richiesta.
Articoli del 12/09/2008
Da
Federazione Rom e Sinti insieme
Il 18 maggio 2008 si è costituita la "Federazione Rom e Sinti insieme"
con l’approvazione dello statuto e la elezione degli organi sociali, che
resteranno in carica fino al 30 Aprile 2009, tale breve periodo è stata una
scelta per dare la possibilità ad altre organizzazioni e singole persone di
aderire alla Federazione e quindi di partecipare attivamente alla elezione degli
organi sociali per il triennio 2009/2011.
Le organizzazioni Rom e Sinte e le singole persone sono invitate a
prendere visione dello statuto sul blog della Federazione e formulare la
richiesta di iscrizione, alla prossima assemblea del 27 Settembre 2008 si
delibererà in merito alle richieste pervenute.
Continua il lavoro della federazione in Italia ed in Europa per perseguire le
finalità dello statuto, in particolare per concretizzare un ruolo attivo e
propositivo dei Rom e dei Sinti, il dialogo diretto con il Governo, le
Istituzioni nazionali, le Istituzioni Europee, per affermare la cultura della
legalità ed il contrasto agli abusi di potere.
Lo scorso 10 Luglio 2008 la federazione Rom e Sinti insieme ha promosso a
Roma la sua prima iniziativa, un’Assemblea pubblica per dire BASTA alla
discriminazione, alle politiche differenziate per Rom e Sinti, e chiedere
l’avvio di un dialogo diretto con il Governo Italiano e le istituzioni
Nazionali.
Il 12 luglio il presidente della Federazione ha inoltrato la richiesta di
incontro ai Prefetti di: Napoli, Roma, Milano ed al Ministro dell’Interno
Roberto Maroni.
Nel mese di Luglio due diverse delegazioni della Federazione hanno incontrato
i prefetti di Milano e di Roma ed il prossimo 16 Settembre ci sarà l’incontro
con il Ministro dell’Interno.
Il prossimo 16 Settembre due importanti impegni attendono la federazione:
1. Una delegazione della Federazione composta dal vice presidente Radames
Gabrielli, dal segretario Graziano Halillovic e dalla consigliera Eva Rizzin
saranno a Bruxelles per partecipare al primo vertice della Commissione Europea
dedicato a Rom e Sinti;
2. Un’altra delegazione della federazione composta dal presidente Nazzareno
Guarnieri, dal vice presidente Demir Mustafà e dal consigliere Davide Casadio
incontreranno il Ministro dell’Interno Roberto Maroni.
Le delegazioni della federazione presenteranno a questi incontri proposte
concrete negli obiettivi e nelle strategie.
Numerosi altri contatti sono in corso da parte della Federazione per definire
di incontrare Ministri (Pari opportunità e Politiche sociali), istituzioni
(Prefetto di Napoli, audizione in Commissione cultura/istruzione e Commissione
politiche sociali) e partiti politici di governo e di opposizione.
Dopo il post di
ieri sera, ricevo questa testimonianza raccolta sempre da Marco Brazzoduro:
Ragazze
questa mattina dopo aver sentito al Gr regione che un'operazione di polizia
stava cercando ferro rubato al Casilino 900 sono andata a vedere, conoscendo i
rom e le rom e del campo.
Si è trattato di un vero e proprio rastrellamento. Alle 6.30 è arrivato il
comandante Di Maggio della municipale che di sgomberi se ne intende sotto ogni
giunta e hanno cominciato a rastrellare. Era previsto il censimento della Croce
Rossa questa mattina che come alcune sapranno stava procedendo rispettando
alcuni parametri di umanità (volontario, conoscitivo delle condizioni sanitarie
e finalizzato al rilascio di tessera sanitaria). La Croce Rossa che non sapeva
nulla dell'operazione è in effetti arrivata ed è andata subito via.
Hanno detto che l'operazione era su segnalazioni di furti di rame da pali
della luce esterni al campo, tombini e quant'altro.
Caso strano è avvenuto stamattina quando i portavoce di tutte le etnie del
campo erano quasi tutti alla biennale di Venezia con Roma tre a presentare il
progetto della casa.
C'erano più di 10 volanti circa, agenti con spray urticante, manganello e
pistola, un pullman grande della Municipale dove hanno caricato ragazzi, adulti
e anziani. Un anziano si è sentito male ed hanno chiamato un'ambulanza per
portarlo via. Hanno caricato anche due ragazze di 15-16 anni. Una ha denunciato
di essere incinta, è stata portata via perché a casa sua c'erano tute militari
dell'esercito e non ne ha saputo spiegare la provenienza. Un'altra ragazza
evidentemente incinta si è salvata solo per l'intervento delle donne del campo.
Sono tutti all'Ufficio immigrazione di via Salviati.
Ho visto passare pullman Iveco pieni di ogni cosa sequestrata dalle baracche,
i materiali che loro recuperano dai cassonetti, valige loro, un casco, scatole.
Alla stessa ragazza incinta che stavano caricando sul pullman, volevano prendere
i vestiti nuovi di zecca da neonato, che ovviamente secondo loro lei aveva
rubato. Per fortuna aveva ancora gli scontrini e glieli hanno lasciati, ad altre
donne volevano prendere le posate, perché non potevano essere loro. Hanno preso
i generatori nuovi, a chi non ha potuto mostrare uno scontrino. Il Casilino non
ha né luce né acqua, se non avessero i generatori come ci sono in tutti i campi
Rom non avrebbero uno straccio di luce nè frigoriferi. Nel campo ci sono anche
disabili, persone malate di tumore e di epilessia. I frigoriferi sembra stupido
dirlo servono per vivere, metterci il latte dei bambini, medicine come
l'insulina per il diabete di Sevilia.
Hanno portato via anche un ragazzo con carta d'identità italiana e patente.
Il 70% dei Rom al Casilino sono ovviamente senza permesso di soggiorno,
alcuni uomini sono scappati altri presi. Alla fine erano rimaste solo le donne e
i bambini. Gli elicotteri hanno sorvolato basso il campo tutta la mattina.
Sono stati svegliati di soprassalto alle 6.30 da modi brutali, la municipale
è arrivata con loro telecamere e non hanno avuto neanche il buon gusto in alcune
baracche di tenerle spente all'inizio per evitare di riprendere le donne in
pigiama o in mutande.
Nessuno ha messo in evidenza che il Casilino è presidiato dalla Municipale
H24 da luglio scorso, dopo aver sgomberato ogni mezzo auto fuori dal campo e
fatto già la perquisizione delle baracche. Con le makkine loro vendono le loro
cose ai mercati, raccolgono il ferro, accompagnano i bambini a scuola. Rubare il
ferro è reato ma si sa che i Rom vivono (chi può con partita Iva) raccogliendo
il ferro, svuotando le cantine, certo anche rubandolo. Altrimenti come mangiano?
Parlano tutti di refurtiva, Il Tg3 regione scandaloso, (manicotti del ministero
interni, estintori etc.), allora che ci sta a fare la Municipale da luglio
giorno e notte? E soprattutto come fanno a portare dentro tutta questa roba se
non possono più entrare con le makkine?
Stanno preparando lo sgombero o meglio la 'soluzione' finale. Sul Casilino si
gioca molta parte della politica securitaria e 'dimostrativa' di Alemanno. Il
conflitto politico con il Prefetto Mosca, che vuole modi e soluzioni umane, è
forte. E' un'ipotesi sempre più credibile che se vincerà la linea dura e non
vorranno trovare un altro campo dove spostarli (sono 600), porteranno tutti
quelli senza documenti nei CPT e questa volta li rimpatrieranno, smembrando
famiglie intere. Al Casilino sono arrivati nel '70 e nel '90 prima della guerra
nella ex Yugoslavia, dove non hanno più nulla.
Inutile dire la forza delle donne del campo, della loro ironia, del loro
saper stare al mondo tra mille difficoltà ma sempre con il sorriso, soprattutto
quando sentono che sei una persona amica che li vede per quelli che sono, esseri
umani.
Loro vedono senza essere andati a scuola, a noi deve essere l'eccesso di
'cultura' che impedisce di vedere.
Monica Pepe
Aggiungo un comunicato del Gruppo Everyone:
COMUNICATO STAMPA 12 settembre 2008
ROMA, CASILINO 900: AZIONE INTIMIDATORIA DELLE FORZE DELL''ORDINE NEI
CONFRONTI DEI ROM, IN VISTA DELL'ISPEZIONE DEGLI EURODEPUTATI
IL GRUPPO EVERYONE: "I ROM DEL CASILINO SONO TERRORIZZATI E SI TROVANO IN
UN'EMERGENZA UMANITARIA GRAVISSIMA. LA POLIZIA HA MINACCIATO ARRESTI ED
ESPULSIONI E HA INTIMATO AGLI ABITANTI DEL CAMPO ROM DI NON PARLARE CON
ATTIVISTI E GIORNALISTI." IL 19 SETTEMBRE E' INFATTI PREVISTA LA VISITA AL CAMPO
DA PARTE DI UNA DELEGAZIONE DEL PARLAMENTO EUROPEO
Ieri mattina, 11 settembre, un blitz delle Forze dell''Ordine al campo Rom
Casilino 900 di Roma ha portato al fermo di oltre 20 abitanti del campo,
caricati sui pullman della Polizia senza alcuna motivazione e rilasciati dopo
12 ore di angoscia. "Mio padre è stato fermato inspiegabilmente," ha
rivelato un testimone, in attesa del rilascio dei 20 Rom, "siamo preoccupati
per lui. Spero che si risolva tutto per il meglio, ma come si fa a vivere così?
Siamo piantonati dalla polizia 24 ore al giorno, non abbiamo diritti umani e
ci fanno passare per un'organizzazione malavitosa, anche se, in realtà, nel
campo vivono solo famiglie in condizioni disperate. E' impossibile lavorare e la
cittadinanza ci guarda con sospetto. Sopravvivere è un'impresa quotidiana,
sempre più dura, ma è il solo obiettivo che resta, alla gente del Casilino 900".
"Si tratta di un''azione intimidatoria in vista dell'ispezione al campo
Rom, il prossimo 19 settembre, di una delegazione del Parlamento Europeo –
annunciata nei giorni scorsi con una lettera ufficiale dal Presidente del
comitato Libertà Civili del Parlamento Europeo, Gérard Deprez, al ministro
dell'Interno Maroni, agli onorevoli Fini e Schifani e al sindaco
di Roma Gianni Alemanno" dichiarano i leader del Gruppo EveryOne
Roberto Malini, Matteo Pegoraro e Dario Picciau, in contatto con alcuni
testimoni del Casilino. "Un'azione che non ha precedenti in Italia, e che
dimostra quanto il Gruppo EveryOne sta andando dicendo da mesi: è in corso in
questo Paese una vera e propria caccia al Rom, che ne vuole la sua
scomparsa dal territorio nazionale nel più breve tempo possibile".
I rappresentanti di EveryOne hanno infatti parlato con alcuni testimoni
dentro il campo: le autorità hanno già comunicato ai Rom del Casilino che
dovranno presentarsi ancora all'ufficio immigrazione, nel prossimo futuro, e che
rischiano espulsioni e condanne. "Dopo questa azione," proseguono gli attivisti
"i Rom del Casilino 900 sono terrorizzati. Nelle scorse settimane,
sono stati più volte "invitati" a non parlare con i giornalisti e i visitatori e
a non comunicare – soprattutto a noi del Gruppo EveryOne – gli abusi subiti.
Ultimamente, inoltre, agenti di Polizia impedivano ai Rom del Casilino di avere
ospiti e controllavano chiunque entrasse o uscisse dal campo. Una strategia
della tensione aveva creato terrore e sospetto all'interno della comunità. La
delegazione del Parlamento Europeo avrebbe dovuto effettuare visite a sorpresa
nei campi: purtroppo tutti, invece, sanno che il Casilino 900 è uno degli
insediamenti che saranno ispezionati venerdì 19 settembre. Le autorità hanno
anche avvertito tutti" continuano Malini, Pegoraro e Picciau "che più avanti
ogni Rom sarà chiamato dalle Forze dell'Ordine e solo chi se lo meriterà potrà
restare ed evitare problemi con la legge. Le persone fermate non hanno fatto
niente," concludono "ma sono i più attivi testimoni dell'oppressione".
Il Gruppo EveryOne chiede ufficialmente alla delegazione del Parlamento
Europeo che il prossimo 19 settembre ispezionerà il Casilino 900 e ai
parlamentari radicali italiani, unica forza d'opposizione in Parlamento,
di richiedere immediatamente chiarimenti sulla situazione e di incontrare
al più presto, tramite EveryOne, un gruppo di Rom disposto a testimoniare
su quanto accaduto.
Per ulteriori informazioni:
Gruppo EveryOne
Tel: (+ 39) 334 8429527 - (+ 39) 331- 3585406
www.everyonegroup.com/it ::
info@everyonegroup.com

Dal 16 al 28 settembre al Teatrolospazio di Roma, Via Locri 42/44 Tel.+39 0677076486 +39 392 9583409 ; info@teatrolospazio.it Questo spettacolo è nato dall’incontro di due "ex ragazze dell’Est", l’attrice Dijana Pavlovič e la regista Tatiana Olear. Riflettendo insieme sulle esperienze vissute direttamente o sui racconti di amiche e conoscenti, nella diversità dei destini e dei percorsi hanno ritrovato molti punti in comune, che hanno a che fare con la situazione di stranieri in una diversa società. Ciò che accomuna le diverse esperienze è il punto di vista, mai "interno", e il costante dubbio: abbiamo fatto bene a emigrare? Come sarebbe stata la nostra vita altrove? Con cosa possiamo identificarci? Chi siamo? Intorno a cosa si struttura la nostra identità? Intorno a una qualche ideologia? A una fede religiosa? Alla nostra professione? A ciò che facciamo nella vita? Queste riflessioni hanno trovato un esito nel testo Una ragazza d’oro (premio speciale della IV edizione del premio letterario nazionale "Lago Gerundo"), scritto da Tatiana Olear. È la storia di una bambina, poi ragazza, poi donna zingara, un’estranea persino nel suo paese d’origine (il personaggio è interpretato da Dijana Pavlovič). In una rapida sequenza di dieci quadri la osserviamo in paesi, contesti sociali, circostanze biografiche diverse: in una repubblica socialista al momento della morte del leader politico, in un giovane paese democratico piombato in piena e drammatica crisi economica che sfocia in una sanguinosa guerra civile e infine in un paese europeo, sotto il timore del terrorismo islamico. Oltre che una migrazione nello spazio e nel tempo, quello di Zlata (tradotto, il suo nome significa "ragazza d’oro") è anche un viaggio interiore alla ricerca della propria identità e del senso della vita. I suoi "momenti di verità" avvengono grazie ad alcuni significativi incontri con persone, che per lei diverranno figure di riferimento nella vita. Lo spettacolo ha debuttato nel 2006 al teatro Zazie di Milano diretto dall’autrice. Nel 2007 ne sono stati rappresentati alcune scene in occasione della presentazione del libro, pubblicato da Apollo e Dioniso Edizioni alla biblioteca comunale di Dergano-Bovisa a Milano, grazie al prezioso sostegno del centro culturale "Tenda" di Milano, che promuove gli autori stranieri di recente emigrazione in Italia.
Scritto e diretto da Tatiana Olear Con Dijana Pavlović E con Ambra D’Amico, Nicola Ciammarughi e Tatiana Olear Musiche originali di Nicola Ciammarughi e Tatiana Olear, eseguite da Karina Arutyunyan, Nicola Ciammarughi, Tatiana Olear e Dijana Pavlović
L’autrice (Tatiana Olear – ebrea russa, ex attrice del Teatro Maly di Lev Dodin, con cui si è diplomata all’Accademia d’Arte Drammatica di San Pietroburgo e in cui spettacoli Gaudeamus, Claustrofobia, Giardino dei ciliegi ha avuto parti rilevanti. Dal 1996 vive in Italia lavorando come attrice, regista, autrice di testi teatrali e adattamenti. Insegna alla Scuola Civica d’Arte Drammatica Paolo Grassi, conduce i workshop di recitazione e regia al Royal National Theatre di Londra e al Abbey Theatre di Dublino.) Quando tre anni fa stavo scrivendo Una ragazza d’oro, la mia intenzione era parlare della crisi d’identità di una persona che vive nel mondo postmoderno. Nei tempi torbidi ed incerti, quando molte sicurezze tradizionali sono venute a mancare, cosa ci è rimasto per descrivere la nostra personalità? Quando cominciano a crollare imperi ed ideali, imperversano flussi migratori e guerre civili, tornano in auge religioni, disoccupazione e miseria costringono a cambiar mestiere e il cuore sceglie nuovi compagni e compagne per la vita? L’elenco di aggettivi con cui ci definiamo s’allunga a dismisura e a volte contiene le voci del tutto contraddittorie. Eppure rimane un nocciolo, un nucleo, un qualcosa che ci fa distinguere tra milioni di altre creature che popolano questo pianeta. La mia decisione di far diventare la protagonista un’immigrata era dovuta al fatto che si trattava di un percorso che conoscevo e potevo descrivere con precisione e onestà. Il fatto che fosse una zingara doveva rafforzare la metafora di una vita al di fuori degli schemi. Volevo raccontare la transizione del mondo tradizionale a quello postmoderno. Volevo raccontare la storia della mia generazione. Due anni fa avevo messo il testo in scena a Milano con Dijana Pavlović, un’attrice rom serba nei panni della protagonista Zlata, la zingara nata in un paese comunista, il cui nome in traduzione vuol dire "una ragazza d’oro". Lo spettacolo fu accolto dal pubblico e dalla critica con simpatia e commozione. Molti tra gli spettatori (non necessariamente immigrati) si riconoscevano almeno in parte nella travagliata vicenda della ragazza alle prese con il continuo reinventarsi la vita. Pochi giorni dopo la fine delle repliche scoppiò "l’emergenza rom", alla quale seguì purtroppo una crescente ondata di xenofobia. Dijana Pavlović divenne una mediatrice culturale e, proprio come il suo personaggio, entrò in politica. Stimo immensamente l’energia e la passione che mette nel difendere coloro che sono stati meno fortunati di noi. Dopo due anni riprendo questo spettacolo che per me ha acquistato un significato nuovo. Ora la questione dell’identità che ponevo prima, mi sembra quasi ridicola. Se tre anni fa non trovavo le parole per definire chi sono, ora mi sembra che una definizione per me, Dijana e molti altri sia stata trovata: siamo stranieri, siamo altri, siamo "loro". Non avrei mai pensato di ricominciare a ragionare in termini "noi" e "loro". Non pensavo più di dover mai dire ciò che sto per dire adesso. Riprendo questo spettacolo per ricordavi che non siamo dei mostri. Siamo solo persone in balia dei grandi venti della Storia. Il mondo ci costringe a cambiare eppure rimaniamo sempre quelli di prima. Ognuno di noi ha un singolare cammino alle spalle, una propria storia, spesso per niente facile, a volte tragica. Siamo persone. Siamo tutti esseri umani. L’attrice protagonista ( Dijana Pavlović – romnì serba, si è diplomata come attrice alla Facolty of Dramatic Arts di Belgrado. In Italia dal 1998 ha lavorato come attrice di teatro con L. Loris, R. Sarti, G. De Monticelli, R. Trifirò, E. De Capitani, M. Conti, in televisione e al cinema. È una mediatrice culturale nelle comunità rom italiane. È stata candidata al parlamento nella lista con la Sinistra Arcobaleno, tiene una propria rubrica sull’Unità.) Quando con Tatiana Olear più di due anni fa abbiamo deciso di mettere in scena Una ragazza d’oro, certo non potevo immaginare come sarebbero andate le cose in questo Paese. Allora lo spettacolo era solo una riflessione sull’essere considerata una persona diversa ovunque e in qualsiasi luogo e insieme una ricerca d’identità e un bisogno di riconoscersi in un’etnia, in una ideologia, in una religione… Anche il mio vissuto personale da Romnì era concentrato su questo, su cosa per me significava essere "zingara" e di come questo ha influenzato la mia vita. Quando avevo sette anni una compagna di classe per gelosia mi aveva detto "… ma sei sempre una sporca zingara e tale rimarrai!" e per me quel momento ha significato il crocevia della vita, il momento nel quale ho preso coscienza della mia diversità e nel quale ho deciso di combattere per essere migliore degli altri per essere considerata degna di rispetto. Allora avevo deciso di combattere contro ogni forma di disuguaglianza e di persecuzione e specialmente quelle su base etnica. Ma oggi, nell’Italia democratica e civile, nella bella e ricca Milano dove vivo, dopo aver recitato in Una ragazza d’oro, ho dovuto fare uno sciopero della fame perché quattro bambini rom non dormissero al freddo sui prati sotto la pioggia, perché erano espulsi dal dormitorio pubblico senza motivo e con cattiveria gratuita, mentre una raffica di sgomberi impedisce a questi bambini, a queste donne , a questi uomini di iniziare qualsiasi processo di integrazione sociale, per arrivare alle schedature in base etnica per creare un archivio parallelo, quello dei Rom. Si prendono addirittura le impronte digitali a tutti i bambini rom e i giornali escono con i titoli in prima pagina:"Nati per rubare". Io avevo pensato di aver subito forme di discriminazione nel mio paese, ma adesso mi sto rendendo conto di aver avuto una infanzia felice e che quello che ho subito è nulla nei confronti di quello che subiscono quotidianamente i bambini rom e in generale gli stranieri in questo Paese. Per questo, mai come prima, adesso è importante fare Una ragazza d’oro, perché dopo tante manifestazioni, iniziative, impegno politico e sociale, ho capito una cosa: questa battaglia per essere vinta non può essere che una battaglia culturale.
I have really enjoied this journey in to the recent history. Martin Crimp Il testo dà conto delle esperienze avventurose, spesso drammatiche, della generazione dell’ultimo quarto del Novecento e degli inizi del Terzo Millennio…. Il candore con cui l’autrice trasforma la dura vita in una sorta di reve éveille, in una specie di favola librata sopra le ingiustizie e le sofferenze, potrebbe sembrare ingenuo. E invece questa favola, che Tatiana racconta a se stessa per non spezzare il mistero e la gioia di vivere, è un concreto messaggio di speranza. Per lei, per i giovani, per tutti. Ugo Ronfani Forse perché conosco poco quella parte del mondo che chiamano Est, mi colpisce che Dio e la religione siano così presenti nel testo. È perché non la ricchezza ma la povertà fa pensare a Dio? O perché – più probabilmente – Tolstoi e Dostoevskij non sono così lontani come lo è per noi Manzoni? Giuseppe Di Leva Tatiana Olear cerca di esprimere i disagi e le contraddizioni di un'epoca che dalla fine del Novecento si riflette nei nostri giorni. L'interpretazione sua e di Diana Pavlovic è molto realistica e non sempre teatrale, tuttavia efficace nell'esprimere una condizione a cui troppo spesso in un passato più lontano si sono trovati milioni di italiani. Claudio Elli
Da
Nordic_Roma
National News
2008-09-07
Il governo svedese intende esaminare se ci sono specifici problemi di
salute tra le minoranze in Svezia. Lo riporta oggi la Radio Pubblica Svedese.
In Svezia non è permesso registrare le persone secondo la loro appartenenza
etnica.
Questa legge potrebbe avere le sue buone ragioni, ma è difficile per le
autorità svedesi sapere se ci sono problemi sanitari o no, specifici per le
minoranze in Svezia.
Perciò, il governo ora ha proposto che le cinque minoranze svedesi
riconosciute siano mappate così da rilevare se alcuni problemi siano più comuni
tra questi gruppi piuttosto che nella popolazione maggioritaria.
Per esempio nella popolazione Rom, è ampliamente riconosciuto che è comune
l'abuso di droga.
Le minoranze riconosciute in Svezia sono il popolo Sami, la popolazione
svedese-finnica, i cosiddetti Tornedalingar, la popolazione Rom e gli Ebrei.
E' anche un tabù in Svezia mappare i gruppi etnici per ragioni di integrità.
Ma la Radio Pubblica si è appellata alle differenti organizzazioni delle
minoranze e queste sono state per lo più positive.
Il progetto prima di tutto controllerà quante persone ci sono in ogni gruppo.
Poi, inizierà l'inchiesta sanitaria.
Mats Öhlén - mats.ohlen@stockholmnews.com
Fotografie del 12/09/2008
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