Di seguito gli articoli e le fotografie pubblicati nella giornata richiesta.
Cari amici:
Questa è una cattiva notizia. Berlusconi vince, noi gitani perdiamo.
La Commissione permanente dell'Unión Romaní si è riunita con carattere
d'urgenza per analizzare la notizia che abbiamo letto stamattina (5
settembre ndr) sui giornali: "L'Unione Europea approva la legge per
controllare i gitani". Nel documento che segue riassumiamo il pensiero unanime
della nostra organizzazione a riguardo di ciò.
Dobbiamo riconoscere che la notizia appena conosciuta, secondo cui la
Commissione Europea ha dato via libera e ora benedice il censimento dei bambini
gitani che il Governo italiano sta realizzando, è stata come un secchio di acqua
fredda gettato sulle nostre teste. Come dura poco, Signore, l'allegria nella
casa dei poveri!
Eravamo così contenti a sapere che il Parlamento Europeo e la sua Commissione
si erano manifestati contrari alla forma con cui le autorità italiane volevano
"timbrare" i gitani! E poi è arrivata la chiesa cattolica che si è messa al
nostro lato, ed all'unisono le associazioni dei migranti, ed anche i sindacati,
e la lobby ebraica con tutta la sua forza. E noi, i gitani, abbiamo manifestato
a Roma, Madrid, Vienna e Bruxelles per denunciare delle misure che ci
ricordavano tempi passati di lacrime, campi di concentramento e forni fumanti.
Ed a cosa è servito? A ben poco, viste le dichiarazioni di Michele Cercone,
portavoce della Giustizia, Libertà e Sicurezza della Commissione Europea, che ha
manifestato che "dall'analisi delle informazioni fornite dalle autorità
italiane, non ci sono indizi per cui né le ordinanze né le direttive
autorizzino alla raccolta di dati relativi all'origine etnica o alla religione
delle persone censite". Quanto cinismo. A ragione, dice il Vangelo che "i figli
delle tenebre sono più saggi dei figli della luce".
A noi tutto ciò sembra uno sproposito. Crediamo, inoltre, che il Governo
italiano non ha fatto altro che riprendere i sui testi iniziali, cancellando
quelle espressioni che chiaramente ricordavano epoche del controllo nazista ed i
numeri tatuati sulla pelle delle persone. L'affanno repressivo era così evidente
che accecati dal trionfo elettorale non hanno cercato riparazioni, anche ai
condannati a morte occorre dare alcune garanzie processuali per giustificare la
loro condanna. Per questo la società civile ha alzato nel cielo il grido ed
il Governo di Berlusconi ha sofferto i rimproveri più duri che mai un altro
governo democratico aveva ricevuto dopo la II guerra mondiale.
Oggi abbiamo fatto un gravissimo passo indietro. A noi, gitani e gitane che
formiamo la Unión Romaní, non servono le ragioni date dalla Commissione Europea.
Specialmente quando la stessa portavoce della Giustizia riconosce che quanto ora
si pretende fare in Italia non è di registrare tutti, ma che "si tratta di un
ricorso molto ben limitato". Limitato? Limitato a chi? Ai più poveri, ai
mendicanti, a quelli più scuri, alle bimbe che vestono gonne colorate? Dicono
che ora non chiederanno ai genitori dei bambini se sono gitani. E' davvero
necessario chiedere questo quando i "controllori" entrano in un accampamento di
migranti, di rifugiati o semplicemente di poveri marginalizzati dal sistema?
La portavoce di Giustizia della Commissione ha utilizzato un termine
raggelante per giustificare questo censimento infame di impronte digitali. Ha
detto che il Governo italiano lo farà "come ultima soluzione". Cosa ci ricorda?
Fu Adolf
Eichmann che utilizzò questa stessa espressione per risolvere il problema ebreo
e dare inizio all'olocausto. Il Governo italiano che si prenderanno le impronte
digitali a quelle persone che "non potranno essere identificate in altro modo".
Che barbarie! Siamo tornati al sistema del carnet di identità antropometrico già
scartato da tutti i paesi democratici civili.
Noi reclamiamo coerenza alle autorità europee. Noi chiediamo che si sopprima
radicalmente questa norma. Noi chiediamo che il Governo italiano dica
pubblicamente che non registrerà negli archivi della polizia i bambini e le
bambine gitani prendendone le impronte. Noi, i gitani spagnoli, chiediamo
solamente che non si rispetti solamente la lettera della Legge -abbiamo già
visto con quanta abilità le autorità italiane la ricompongono - ma anche lo
spirito della Legge. Questa dice che tutti gli esseri umani sono uguali e che
sono investiti del medesimo principio di dignità per il solo fatto di essere
nati.
Juan de Dios Ramírez Heredia -
Presidente de la Unión Romaní
Dirección Postal/Postal Address:
Apartado de Correos 202
E-08080 BARCELONA (Spain)
Tel. +34 934127745
Fax. +34 934127040
E-mail: u-romani@pangea.org
URL:
http://www.unionromani.org/index_es
Barcellona, 5 settembre 2008
PS: leggi anche:
Nomadi/ Eurodeputata rom: Dubbi su 'assoluzione' Ue per Italia
... e naturalmente se ne discute anche su
Sucar Drom in
diversi post
Un'intervista (tradotta dall'inglese) che non mi ha convinto del tutto. Mi
sembra che emergano ancora i soliti stereotipi, oltre ad parecchie informazioni e
considerazioni utili. Mi si dirà che in fondo sono le opinioni di un payo
(se non sapete che cos'è leggetevi il post
), ma io trovo che
quest'intervista possa essere un buon passo iniziale per chi vuole avvicinarsi
al mondo dei Rom.
Da
Roma_Daily_News
Divers.ro
Ha lavorato direttamente con i Rom di Spagna e Romania. Ne parla in
tutta onestà, a volte brutalmente, di un mondo che conosce bene. Con un master
in pedagogia, educatore di strada ed ora coordinatore di un centro per bambini
abbandonati, Juan Carlos Sanz Miguel presenta una realtà che non sempre è
conveniente.
Cosa pensano gli spagnoli dei Rom? La loro opinione differisce da quella
sui rumeni?
Prima di tutto, gli spagnoli hanno un'impressione peggiore sui Rom,
comparata a quella sui rumeni. In Spagna, abbiamo diversi stereotipi riguardo
agli Zingari, e quelli che provengono dalla Romania hanno la peggior
reputazione. Per la mia esperienza, gli Zingari spagnoli sono considerati come
pigri, ladri, asociali nel senso che non osservano le norme, che non hanno
certificati di nascita e i documenti personali che ha ogni persona regolare, che
si attaccano rigorosamente alle loro tradizioni e violano i diritti delle donne.
Sono disprezzati dagli altri perché non collaborano, perché non si assumono
responsabilità. Sono molto chiusi e legano soltanto fra loro. Questo perché c'è
un conflitto costante con le autorità. E gli Zingari rumeni hanno la peggior
reputazione: sono ladri, i più pigri, più di quelli spagnoli. Come succede in
Italia.
I Rom della Spagna e quelli di Romania hanno lo stesso stile di vita?
In molte cose si assomigliano. Vivono in ghetti ai margini delle città e si
guadagnano da vivere allo stesso modo: lavorano in contesti che non sono al 100%
legali, dove possono far affari tra loro. Commerciano fiori, rottami, macchine
usate e molti altri materiali di riporto. E' chiaro che ne i Rom rumeni ne
quelli spagnoli accetterebbero un piano di lavoro ben stabilito, di lavorare un
certo numero di ore al giorno.
Per loro la cosa più importante è la famiglia, il significato della parola
famiglia è molto chiaro, e la loro casa non è così importante. Non importa se
non c'è abbastanza spazia per tutta la famiglia (la famiglia estesa). Ho notato
che i Rom rumeni non hanno una coesione familiare così forte come quelli
spagnoli. Comparato alla Romania, l'abbandono dei bambini è minore in Spagna.
Quasi inesistente. D'altra parte, i Rom spagnoli non sono così bravi nel
capitolo "scuola", un fatto provato dal basso numero di Rom che frequentano i
programmi educativi. Di solito, hanno poche necessità e tentano di evitare il
dottore, non avendo documenti personali, ma se succede che hanno bisogno di cure
mediche, i giovani Rom spagnoli le richiedono ugualmente, proprio come quelli
rumeni. Vogliono essere visitati subito. Non importa se ci sono altre persone in
attesa. Devono essere i primi.
Ma le donne, in entrambe i casi, vengono per ultime, dopo i bambini. Non
ricevono alcun rispetto. Sono sacrificate al benessere della famiglia.
Il mondo zingaro è molto chiuso, diviso in differenti clan - domatori di
orsi, calderai ecc. - che non comunicano tra loro. Sono molto possessivi. Per
mostrare agli altri la loro forza, i Rom spagnoli marcano il loro territorio con
avvisi come: "Atención! Esta obra la vigila un gitano!" (Attenzione! Questa
opera è sorvegliata da un gitano!). E' come una precauzione. Sono assieme a
tutta la famiglia, con i membri del gruppo che si difendono l'un l'altro. Se c'è
un conflitto, viene risolto secondo la legge Zingara. Per capire gli Zingari,
devi essere come uno di loro.
Puoi darci esempi di posti in Spagna con grandi gruppi di Rom?
Gli Zingari si riuniscono in posti chiamati "tierra de nadie" (terra di
nessuno). Ci sono aree dove nessun altro potrebbe vivere. Un esempio può essere
Cańada Real, 14, 14 km. dal centro di Madrid. E' un posto accanto alla
discarica cittadina. Le case sono povere e sporche, e molti dei Rom che vivono
lì sono di origine rumena. Ci sono molti posti simili, ma questo è il più
grande.
Pensi che i Rom incontrino difficoltà nel loro sforzo di integrarsi nella
società?
I Rom soffrono di cattiva percezione e non penso neanche che abbiano la
voglia di integrarsi. Danno sempre l'impressione di non aver bisogno di nessun
altro eccetto che la loro famiglia. In Romania si parla di Rom e rumeni, mentre
in Spagna parliamo di Gitanos e payos (termine peggiorativo che i Rom spagnoli
usano per identificare chi non è come loro). Penso che non saranno mai
totalmente integrati, ma non è soltanto colpa loro. La società è ugualmente
responsabile.
Il mondo accetta la cultura zingara, ma non le persone che l'hanno creata.
Una scuola non potrà aiutare un bambino Rom finché non cambierà la maniera di
relazionarsi con loro. Conosco la storia di un bambino che la maestra aveva
spostato da un'altra collega, ma il bambino rifiutò di andarci perché non voleva
stare accanto ad uno zingaro.
Com'è la situazione dei bambini Rom in Spagna? E' permesso loro di andare a
scuola?
In Spagna è chiaro: molto spesso, le famiglie Rom non mandano i loro figli a
scuola per due ragioni: l'educazione che ricevono è istituzionale e non li
riguarda, la scuola è il posto dove loro imparano cose che non hanno a che fare
con la cultura e la tradizione zingara; di solito, i Rom piazzano i loro campi
alle periferie delle città, lontani dal centro e dal mondo moderno. E allora,
un'unità educativa deve accettare i Rom per quello che sono: Rom. Così un
bambino, quando va a scuola, va in un posto che è contro di lui.
In Romania, alle famiglie Rom sono stati dati dei soldi per mandare i loro
bambini a scuola, ma non penso che questa sia la soluzione. Se qualcuno già li
manda, gli altri li isolano perché quando la gente parla degli Zingari, parla di
qualcosa di cattivo, di pericoloso. Dobbiamo accettare i Rom come popolo, e non
come un gruppo di individui.
"I Rom possono abusare dei loro bambini, ma non li venderanno"
I bambini Rom sono più oggetto di abusi e traffici di persone?
Sì. Imparano in tenera età che devono aiutare la famiglia. La famiglia è
qualcosa di sacro di cui tu non parli con nessuno. Non trattengono niente dei
soldi che raccolgono dall'elemosinare, lavare i vetri o da altre attività, tutto
va al capofamiglia. In Spagna ho incontrato casi dove i ragazzi sotto i 15 anni
erano usati per spacciare droga
Sino al 2002, il quartiere La Celsa - chiamato anche El hipermercado de las
drogas (l'ipermercato delle droghe) era un posto dove si vendevano un sacco di
narcotici. Quando le forze dell'ordine circondarono La Celsa, questi minori
erano quelli che portavano fuori la droga. La polizia non potè arrestarli per
due ragioni: avevano tutti meno di 16 anni e non c'era un dipartimento
specializzato per le infrazioni dei minori.
Ci sono associazioni che appoggiano la popolazione Rom in Spagna?
La più grande associazione che gode di un ampio riconoscimento è la Fundación Secretariado Gitano.
Sviluppano molti programmi con e per i Rom, e sono presenti anche in Romania,
dato il gran numero di Rom che vive lì.
Quanti lavorano nell'istruzione per i Rom devono lavorarci assieme per molto
tempo. Nel primo anno, ti valutano da distante. Non ti permettono di stare
troppo vicini. Quando vedono che veramente sei interessato e fai qualcosa di
buono con loro, iniziano ad aprirsi. Allora diventi una delle persone più
importanti nella loro vita. (Mihaela Dumitrascu – DIVERS – www.divers.ro)
Originario di Santa Cruz de la Salceda (Spagna) con un master in
pedagogia, Juan Carlos Sanz Miguel, è stato per otto anni presidente esecutivo
della Association
Ciudad Joven di Madrid, dove ha lavorato anche come educatore di strada. E'
interessato specialmente nella formazione e riabilitazione dei Rom nel quartiere Pozo del Tio Raimundo,
che dovrebbero avvicinarsi al centro di cura diurno dell'associazione. E'
arrivato in Romania cinque anni fa e ora è vice presidente dell'Associazione dei
Fratelli di Marist delle Scuole in Romania (AFMSR) e coordinatore in una delle
case del Centro Marcelin Champagnat di Bucarest, che ospita bambini abbandonati,
molti dei quali di etnia Rom.
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