Di seguito gli articoli e le fotografie pubblicati nella giornata richiesta.
Articoli del 09/03/2012
nuova Agenzia Radicale lunedì 05 marzo 2012 di FLORE MURARD-YOVANOVITCH
Strano come, nell'indifferenza generale, i "campi rom" vadano a
fuoco in questo Paese. Ultimo di una lunga catena, da Ponticelli a oggi,
l'incendio del 2 marzo scorso (valutato come accidentale ma avvenuto a poca
distanza da una manifestazione organizzata dal Pdl contro i "nomadi") del campo
del Parco della Marinella a Napoli, con due feriti; dopo i ripetuti incendi di
gennaio nel insediamento di viale Maddalena.
Una ripetizione che fa dichiarare a Rodolfo Viviani, presidente
dell'associazione radicale "Per la Grande Napoli": "Assistiamo a una drammatica
catena di fatti che è impossibile ricondurre a casualità. Campagne stampa,
interventi repressivi, incendi".
A seguito del tentato pogrom di Torino, nel dicembre scorso, un
embrione di reazione anti-razzista sembrava nascere nella società civile, ma
sembra, a posteriori, più un'onda emotiva in reazione alla strage dei senegalesi
a Firenze che vera presa di coscienza della drammatica crescita in Italia dell'antiziganismo,
dell'odio contro questa minoranza specifica.
Anche da vittime, i Rom sono trattati in secondo piano. Invece
è allarmante l'escalation dal 2008 a oggi, che spesso non viene nemmeno
raccontata dai media, di aggressioni e attacchi razzisti particolarmente gravi
contro i campi rom nelle vicinanze di grandi città come Milano, Napoli, Pisa,
Roma e Venezia; con incendi dolosi che hanno talvolta messo in pericolo la vita
dei loro abitanti, in certi casi costretti ad andarsene sotto la protezione
della polizia.
Atti di violenza collettiva, a volte quasi pianificata, come a
Torino. Quei roghi vengono ad aggiungersi alle gravi forme di emarginazione e di
discriminazione che subiscono la maggior parte dei Rom e Sinti, nel loro
quotidiano. Circa un terzo, siano essi cittadini italiani o meno, vive in campi
"nomadi" praticamente segregato dal resto della società e senza avere accesso ai
servizi più basilari, come educazione e salute.
Senza parlare della questione alloggio, mai davvero affrontata
dalle autorità locali. Anzi, su di loro e come gruppo, sono piovute le
cosiddette misure di "emergenza" del "pacchetto sicurezza", alcune riguardanti
esplicitamente i Rom o i "nomadi" e utilizzate in modo discriminatorio:
censimenti effettuati in insediamenti abitati esclusivamente da Rom, raccolta,
spesso non volontaria, delle impronte digitali; e strapotere conferito ai
Prefetti nella gestione di uno pseudo "stato di emergenza in relazione agli
insediamenti di comunità nomadi".
Leggere: sgomberi forzati e abusi quotidiani. Non a caso, la
maggior parte delle denunce di presunti maltrattamenti commessi dalle forze
dell'ordine riguarda atti compiuti nei confronti di Rom. Tutte politiche che
rafforzano l'impressione che i Rom siano presi di mira proprio dalle autorità e
che legittimano l'intolleranza popolare invece di contrastarla.
Una deriva chiaramente xenofoba in Italia, che invece non è
stata passata sotto silenzio dalla Commissione europea contro il razzismo e
l'intolleranza (ECRI), organo indipendente di monitoraggio istituito dal
Consiglio d'Europa per la tutela dei diritti umani. Nel Rapporto sull'Italia
2012 (che rispecchia la situazione fino a giugno 2011), dichiara: "Si respira un
clima generale fortemente negativo rispetto ai Rom: i pregiudizi esistenti nei
loro confronti si riflettono talvolta negli atteggiamenti e nelle decisioni
adottate dai politici, o sono da queste rafforzati".
O, ancora, è "in aumento il discorso razzista e xenofobo in politica,
che prende di mira neri, africani, rom, romeni, (…) immigrati in generale; in
certi casi, certe dichiarazioni hanno provocato atti di violenza contro questi
gruppi". L'Ecri punta il dito sulla radice del problema: la relazione che esiste
tra discorso razzista e violenza a sfondo razziale. E' infatti nel linguaggio
che si opera la progressiva disumanizzazione dell'altro. Nell'uso improprio
della parola "nomadi", per etichettare cittadini che per la metà sono italiani e
appartengono a gruppi che vivono in Italia da secoli.
O nell'uso di termini che suggeriscono una minaccia, una
presunta pericolosità. Perché le parole sono armi. L'ECRI intanto è convinta che
il contesto attuale richieda una reazione urgente, molto più incisiva, da parte
delle autorità italiane.
"Adottare fermi provvedimenti per combattere l'uso di discorsi
xenofobi da parte dei partiti politici o dei loro esponenti o di discorsi che
costituiscano un incitamento all'odio razziale e, in particolare, ad adottare
delle disposizioni legali finalizzate alla soppressione dei finanziamenti
pubblici per i partiti politici che fomentano il razzismo o la xenofobia". Si
potrebbe iniziare ad applicare le leggi in materia. Ogni riferimento a un
partito politico in particolare, è puramente casuale.

Dagli all'untore! [...]
Da il Mattino del 23 febbraio apprendiamo della brillante "Operazione della
polizia municipale nei campi rom di Napoli: stop alla 'rivendita' di materiale,
come capi di abbigliamento, prelevato dai cassonetti di rifiuti lungo le strade
della città. «Impressionanti» vengono definite le condizioni igieniche delle
baracche, infestate da topi. Personale composto da 150 unità, diretto dal
comandante, generale Luigi Sementa, è impegnato dalle prime ore del mattino per
inibire l'immissione nelle strade della città di capi d'abbigliamento, utensili
ed oggetti di scarto prelevati dai rom dai cassonetti dei rifiuti e rivenduti
senza nessun trattamento igienico sanitario e, quindi, con rischio per la salute
pubblica e degli stessi rom.
Le tonnellate di mercanzie sequestrate, si legge in una nota dei vigili urbani,
sono state immediatamente distrutte dai compattatori dell'Asia, presenti sul
posto, per evitare qualsiasi forma di recupero. Sono stati inoltre sottoposti a
sequestro i mezzi utilizzati come ricettacoli di spazzatura, che al momento
sono: 524 carrozzine, 45 motocarri Ape, 97 veicoli trovati senza targhe,
documenti e copertura assicurativa, 12 auto risultate rubate, e migliaia di
pezzi d'auto di dubbia provenienza." Ebbene si! C'è qualcuno (una parte
dell'umanità) che vive degli scarti dell'altra parte. Certo questo può
infastidire "malamente" e risultare intollerabile, ma tant'è!
In realtà per il popolo Rom, grande protagonista del Riutilizzo in Italia i
tempi che stiamo vivendo non sono tempi felici. Un decennio di pratiche legali
legate a mercatini del riutilizzo e raccolta di materiali ferrosi e rifiuti
ingombranti (esemplificative le "buone pratiche" di Mestre, Roma e Reggio
Calabria) rischia di finire definitivamente nel dimenticatoio sopratutto in
vista delle varie competizioni elettorali. La certezza è che le attività di
riutilizzo operate dalle Comunità rom raggiungono un volume ed un valore
ambientale, economico, sociale e culturale che non sarà possibile occultare a
lungo. Sicuramente, accanto ad altre, saranno queste le attività virtuose che
garantiranno a questo popolo un futuro di integrazione economica e sociale e una
vita più piena e più degna.
L'attività di recupero e riutilizzo dei Rom è aumentata in modo considerevole in
questo PERIODO DI CRISI GENERALE E DI RECESSIONE ECONOMICA, soprattutto grazie
al lavoro delle ultime comunità che si sono inserite in questo settore (rumene e
bulgare). Ma nonostante il grande servizio che i Rom rendono all'ambiente e le
innovazioni normative nazionali ed europee che sanciscono l'importanza delle
reti locali di riutilizzo, non è ancora registrabile da parte delle
amministrazioni locali e centrali nessun vero segnale di voler regolarizzare il
fenomeno.
Mentre le presenze di rigattieri Rom all'interno di mercati regolari sono sempre
più sporadiche (pur rimanendo significative), i mercati spontanei sono sempre
più sottoposti a sgomberi, multe e sequestro delle merci. Gli operatori
dell'usato Rom sono sotto attacco in tutta Italia: nei mercati delle periferie
romane come nel centrale e famoso mercato di Porta Portese; nel mercatino
dell'usato vicino lo stadio San Nicola di Bari così come nel mercato di Bonola
(Milano); nel mercato del Porto antico di Genova, così come in quello di Piazza
Garibaldi a Napoli o in quello che si sviluppa tra via Aldo Moro e via Salvo
D'Acquisto a Cava dei Tirreni.
Nonostante i problemi di pulizia o decoro che sono principalmente attribuibili
alla mancanza di adeguate regole nell'approvvigionamento e nell'esposizione
delle merci, non c'è dubbio che in tema di riutilizzo il segmento dei Rom è tra
i più virtuosi e lungimiranti. Il 7 Maggio del 2011 il Corriere del Mezzogiorno
riportava le dichiarazioni degli oncologi Antonio Marfella e Giuseppe Comella,
che all'interno di una relazione preparata per l'Isde –Associazione Medici per
l'Ambiente, non esitano ad affermare che i rom sono gli unici ad aver compreso
«la ricchezza diffusa che potrebbe provenire dall'Oro di Napoli: i rifiuti
urbani», poiché sono in grado di recuperare fino al 90% dei mucchi di spazzatura
che si trovano a rovistare ai lati delle strade.
Anche se oggettivamente Ambientalista, per i Rom la pratica del riutilizzo
rimane profondamente e principalmente un'attività Economica: grazie alla vendita
di merci usate circa il 10% di questa comunità riesce ad avere un lavoro e un
reddito onesto, e oggi i Rom sono il vero primo anello della filiera dell'usato.
Se negli anni ‘80 le Comunità dell'ex Yugoslavia avevano determinato un forte
ribasso sul mercato dei prezzi dell'usato imponendo una ristrutturazione delle
attività degli altri rigattieri (italiani e migranti di altre etnie),
attualmente questa dinamica è prodotta dai rom rumeni e bulgari. Questi ultimi
riescono ad adottare prezzi bassissimi a causa di una molteplicità di fattori,
tra i quali segnaliamo:
a) Condizioni abitative di estremo disagio senza servizi (e costi) essenziali
come acqua, luce e riscaldamento;
b) Il frequente insediamento in luoghi urbani che si trovano a ridosso dei
mercati; vicinanza che riduce le spese legate alla ricerca delle merci e il loro
trasporto (sia l'usato da vendere al mercato che i materiali ferrosi da vendere
ai rottamatori).
L'usato Rom non è monolitico e presenta sfaccettature e diversità anche
importanti: si va dai "frugatori" che rovistano i cassonetti (soprattutto quelli
localizzati in zone popolari) agli svuotacantine che sgomberano cantine e
soffitte e agli operatori che ricevono in donazione beni tecnologicamente
superati da negozi e magazzini, o libri da biblioteche, librerie e privati.
Al loro fianco ci sono gli eredi dei "ferrivecchi", che laboriosi come
formichine spalmano la loro attività su tutto il territorio cercando materiali
ferrosi da rivendere ai rottamatori per qualche centesimo di euro al chilo.
Quest'ultima tipologia di operatore è attualmente la più tartassata, con multe
di migliaia di euro e frequenti sequestri dei mezzi e dei materiali raccolti.
Anche nel settore "ferrivecchi" la normativa è molto farraginosa e controversa.
A tal proposito è illuminante un recente articolo dell'avvocato Marilisa Bombi "Cenciaoli
e ferrivecchi: Condannati al carcere dalla semplificazione" che nella sua
conclusione afferma che "sarebbe quanto mai necessario un intervento del
legislatore di modifica della disposizione in materia ambientale, nel senso che
l'articolo 266, comma 5, del D.Lgs. 3 aprile 2006 n. 152, Norme in materia
ambientale, dovrebbe essere modificato nei termini qui di seguito indicati: 5.
Le disposizioni di cui agli articoli 189, 190, 193 e 212 non si applicano alle
attività di raccolta e trasporto di rifiuti effettuate dai soggetti iscritti al
registro imprese, per l'attività già disciplinata dall'art. 121 del Testo unico
di pubblica sicurezza ed abrogato dall'art. 6, d.P.R. 28 maggio 2001, n. 311,
limitatamente ai rifiuti che formano oggetto del loro commercio".
Roma 23 febbraio 2012
Aleramo Virgili
Rete di sostegno mercatini rom di Roma
Vicepresidente Rete ONU
Fotografie del 09/03/2012
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