Di seguito gli articoli e le fotografie pubblicati nella giornata richiesta.
Articoli del 17/02/2010
Gazzetta di Mantova
Guerra della Lega ai nomadi "Cacciamoli dai nostri Comuni"
Si acuisce lo scontro sugli accampamenti nel Mantovano. L'Opera Nomadi si
rivolgerà ai giudici.
Sindaci leghisti sul piede di guerra contro gli accampamenti di famiglie
nomadi. Le sei amministrazioni comunali guidate dal Carroccio in provincia
faranno scattare un'ordinanza per vietare pernottamento e campeggio di camper,
case mobili e simili sul territorio comunale. Nel mirino dei sindaci lumbard non
ci sono i turisti a quattro ruote ma i nomadi, sinti o rom che siano. In tre
paesi il provvedimento è già stato emanato, per gli altri è solo questione di
giorni. La campagna è stata lanciata nel quartier generale della Lega.
A innescare la miccia la vicenda del trasferimento di famiglie sinte dal
Bresciano verso Birbesi di Guidizzolo e Gazzo di Bigarello, con le polemiche che
ne sono seguite, è stata la miccia che ha innescato l'iniziativa leghista.
D'altra parte la questione dei campi nomadi è uno dei capisaldi della politica
leghista fin dai suoi esordi.
«L'integrazione non è una bella cosa perché confonde le matrici culturali. Noi
facciamo la raccolta differenziata, loro lasciano l'immondizia per strada», è il
cappello politico dell'iniziativa dei sindaci leghisti spiegato da Vincenzo
Chizzini, segretario della circoscrizione leghista città-medio mantovano. Che ha
così riassunto la ratio dell'ordinanza anti-nomadi già in vigore a Guidizzolo,
Ceresara e Bozzolo e che sarà presto promossa a San Giovanni del Dosso,
Castelbelforte e Pomponesco. Ideatore della delibera è il sindaco guidizzolese
Graziano Pellizzaro.
Nel suo territorio, a Birbesi, il comune di Brescia ha acquistato attraverso la
società Brixia Sviluppo, un terreno per l'insediamento di tre famiglie sinte.
«L'ordinanza - ha spiegato Pellizzaro - rimedia a una carenza normativa. Come
spesso capita, c'è stato bisogno di incappare nel problema prima di
ufficializzare la regola». Pelizzaro, tuttavia, sostiene che non si tratta di
una ordinanza anti-nomadi. «Vogliamo che chiunque viva a Gudizzolo lo faccia in
maniera decorosa - dice - mai avuto problemi abitativi».
Di più. Secondo il primo cittadino guidizzolese, l'ordinanza non sarebbe altro
che l'adeguamento del regolamento comunale alla legge 12 della Regione. «Niente
razzismo, solo buon senso», dicono un po' tutti i presenti. «Il nostro esempio -
dice il sindaco di Ceresara, Enzo Fozzato - deve essere Treviso e il nostro
obiettivo la vivibilità del comune». Controllo del territorio e ordinanze ad hoc
per risolvere questioni che potenzialmente potrebbero creare problemi nei
territori guidati da esponenti del Carroccio. «Il controllo del territorio -
continua Fozzato - è uno dei compiti più importanti dell'amministrazione. Un
sindaco interviene per risolvere i problemi dei cittadini. Da noi, ad esempio,
non possono essere introdotti volantini pubblicitari nella cassette della
posta».
Ma la questione nomadi (termine che in realtà è il più delle volte inappropriato
perché riferito a comunità stanziali) non è certo paragonabile ad un ordinario
problema di paese. Basti pensare che la decisione del comune di Brescia di
smantellare il campo nomadi e di trasferire una parte delle famiglie sinte che
vi abitano a Birbesi e a Gazzo (dove l'amministrazione di centrosinistra sta
meditando di prendere iniziative simili nella sostanza a quelle di Guidizzolo)
ha provocato un incidente diplomatico non solo tra gli enti coinvolti, ma anche
tra lumbard e Pdl. A guidare la giunta bresciana c'è il pidiellino doc Adriano
Paroli, già commissario provinciale di Forza Italia a Mantova. (v.c.)
(15 febbraio 2010)
Da
NO(b)LOGO
Nel XII municipio di Roma risiedono da almeno 10 anni, ed in alcuni casi da
più di 20, circa 350 persone ospitate in uno spazio attrezzato e recintato con
container e servizi.
Uso il termine "risiedono" perché hanno tutti la residenza anagrafica
nel quartiere e se il cartello stradale sulla SS Pontina indica "Campo
Nomadi", non sono e non si sentono nomadi, anzi auspicano ad una
stabilizzazione che favorisca processi di integrazione.
I 150 e più bambini frequentano le scuole nel quartiere, pochi (ma
qualcuno c'è) frequentano anche le superiori. Le donne fanno la spesa
nel quartiere, gli uomini si occupano di raccolta di materiale ferroso. Il
campo usufruisce dei progetti di scolarizzazione e le attività vengono
gestite dai mediatori dell'ARCI.
Quanto all'origine sono in prevalenza di provenienza bosniaca, con un nucleo
più piccolo di origine Macedone, sono in italia da almeno 20 anni venuti a
seguito della dissoluzione della Jugoslavia e prevale la situazione di
apolidia di fatto caratteristica della non gestione trentennale della
situazione di questi profughi.
Parecchi della seconda generazione però sono riusciti a superare la giungla
burocratica e sono diventati cittadini Italiani.
Ovviamente non sono tutte rose e fiori, ed è ineluttabile che, in una
situazione di emarginazione e di estrema difficoltà di accesso al lavoro,
parte della popolazione poi finisca a cadere in situazioni di illegalità e
di micro criminalità.
Questa comunità è il prossimo bersaglio del Piano Nomadi di Alemanno e del
Prefetto Pecoraro.
Qui le ragioni dello sgombero minacciato sono completamente diverse da quelle
del Casilino 900.
L'insediamento è solo per motivi burocratici "non ufficiale", in quanto
gli arrivi, fino all'ultimo derivante da uno sgombero del 2001 di un
insediamento al Casilino 700 sono sempre stati concordati con
l'amministrazione.
La situazione abitativa non è diversa da quella dei campi "ufficiali" di
Castel Romano e Salone. Container con servizi e recinti. Il livello di
degrado, non diverso da quello di Castel Romano. Anzi a Castel Romano
l'acqua non è potabile mentre Tor de' Cenci è allacciato all'acquedotto
romano.
La situazione di degrado, non drammatica, del campo deriva dal fatto che i
container sono ormai vetusti e che non è disponibile un'area per le attività
del riciclo del rottame e quindi gli scarti restano sul piazzale di ingresso
(problema identico c'è a Castel Romano).
Il campo ha però l'"anomalia" di essere in prossimità del quartiere di
Spinaceto/Tor de' Cenci e quindi i residenti "non rom" e rom nei
negozi, nelle scuole, al mercato vengono a contatto.
Sulla "sgradevolezza" di questo contatto e sulle pulsioni razziste
del quartiere si è costruita la carriera politica l'assessore alle politiche
sociali Sveva Belviso
eletta nella circoscrizione proprio cavalcando l'ostilità dei residenti nelle
case contro i residenti nei container.
Suona quindi come voler pagare "un debito elettorale" la pressione
dell'assessore sulla comunità di Tor de' Cenci.
I residenti del campo hanno lanciato un appello per spiegare le loro ragioni.
Roma, lettera aperta dei Rom del villaggio attrezzato di Tor de Cenci
Siamo persone Rom, bosniaci, macedoni e montenegrini, e alcuni dei
nostri figli hanno ottenuto la cittadinanza italiana.
Abitiamo dal 1995 nel villaggio di Tor de Cenci, da quando il sindaco
Rutelli ci trasferì assegnandoci un container a famiglia.
Non abbiamo mai avuto problemi di alcun tipo con i cittadini di Tor de Cenci
e Spinaceto, anzi, la nostra integrazione è dimostrata dalla partecipazione
nel locale comitato di quartiere e dalle frequenze regolari nelle numerose
scuole dove i nostri figli sono iscritti.
Dopo anni di abbandono da parte delle istituzioni cittadine preposte
l'attuale sindaco Alemanno ci impone di trasferirci nel grande campo, che
già ospita 800 nostri fratelli, di Castel Romano.
Perchè?
Sappiamo che l'assessora Belviso aveva promesso in campagna elettorale ai
cittadini italiani il nostro trasferimento, ottenendo qualche voto in più.
Sappiamo che su di noi si giocano interessi politici che fanno leva su
pregiudizi e stereotipi alimentando paure e razzismi vergognosi.
Siamo uomini e donne alla ricerca di dignità e rispetto come tutti voi.
Come mai, con le note difficoltà di sistemarci in aree attrezzate difficili
da trovare, si vuole smantellare Tor de Cenci, che a differenza di Casilino
900, è un campo attrezzato costato ai cittadini italiani milioni di euro,
per aggravare la situazione trasferendoci in un campo già grande e disagiato
al di fuori di qualsiasi contesto urbano? A chi conviene?
Chiediamo alle autorità preposte di ripensarci.
Nel 2009 abbiamo subito quattro censimenti da parte di polizia (in foto),
carabinieri, croce rossa e vigili urbani, ora il prefetto vuole ripetere un
altro censimento per scegliere chi è buono e chi cattivo. Siamo stanchi di
subire, ci opporremo con tutte le forze che abbiamo a fianco di chiunque
voglia
DIFENDERE LA DIGNITA' DEI ROM PER DIFENDERE UN PO' DELLA PROPRIA.
NO ALLA DEPORTAZIONE DEI ROM
la Comunità Rom di Tor de Cenci

Ieri, appoggiati dall'ARCI, da Amnesty, dall'AGESCI, da associazioni
cattoliche hanno atteso invano il prefetto e le autorità cittadine e municipali
per spiegare le loro ragioni ed hanno organizzato una conferenza stampa. Erano
presenti numerosi giornalisti, qualche blogger. Era presente il prof. Brazzoduro
che è un eminente antropologo e profondo conoscitore della realtà sociale e
della cultura Rom e Sinti.
Le autorità invece non si sono viste, Il sindaco e l'assesore Belviso erano al
Casilino 900 per la cerimonia di chiusura, ma forse spaventati dal confronto con
associazioni come Amnesty International, non si sono visti neanche gli
amministratori del municipio.
A distanza l'Assessore Belviso ha parlato di Tor de' Cenci:
'Siamo consapevoli - continua Belviso- che per ogni cambiamento ci vuole tempo e
concertazione fra le parti, ma siamo convinti che, come si e' verificato per
Casilino 900, anche per Tor de Cenci, attraverso il dialogo e il coinvolgimento
delle stesse comunita' rom, supereremo le diffidenze e i timori presenti oggi.
Ma soprattutto - conclude Belviso- riusciremo a restituire al territorio la
legalita' e il decoro che merita e a dare dignita'' a quelle persone che
vogliono condividere con l'Amministrazione un percorso di inclusione e rispetto
delle regole''.
ROMA: BELVISO, CON CHIUSURA TOR DE CENCI 'FINE' A SIMBOLO DEL DEGRADO
Era invece presente Daniele Ozzimo del Partito Democratico che nel consiglio
Comunale è Vice Presidente della Commissione Politiche Sociali.
Si spera che le dichiarazioni fatte alla stampa, che qui riporto, non siano solo
chiacchiere pre-elettorali ad uso del bacino di voti dell'associazionismo,
ma siano invece una presa di posizione per il PD che spesso anche nei circoli di
Spinaceto e Tor de' Cenci non è stato benevolo (eufemismo) nei confronti dei
residenti rom del quartiere.
“Esempio emblematico della strumentalizzazione elettorale su cui è tarato il
piano nomadi, è l’annunciato sgombero del campo di Tor de Cenci che, a
differenza di Casilino 900, è un campo attrezzato nel quale ad oggi sono ospite
350 persone di cui 108 minori scolarizzati che frequentano gli istituti
scolastici limitrofi al campo”. E’ quanto dichiara il consigliere del Pd Daniele Ozzimo, vicepresidente della
Commissione Politiche Sociali.
“Non si comprende - se non per fini puramente elettorali - qual è l’urgenza che
giustifica l’intervento di sgombero, visto che a Roma esistono realtà ben più
difficili come ad esempio il campo di Lamartora, ingranditosi a dismisura a
causa degli sgomberi volutamente non pianificati, in termini di accoglienza
alternativa, come ad esempio quello del Casilino 700”.
“Smantellare un campo come Tor de Cenci, che richiederebbe in realtà solo
interventi di manutenzione ordinaria, per farlo confluire in un contesto, come
quello di Castel Romano che già ospita 800 persone, è - conclude il consigliere
Ozzimo - una follia tutta elettorale che peraltro provocherebbe l’incremento di
costi a carico dell’Amministrazione, anche per garantire la scolarizzazione dei
minori”.
SGOMBERO NOMADI A TOR DE CENCI. DANIELE OZZIMO (PD): "SGOMBERO URGENTE PER FINI
ELETTORALI"

Fotografie del 17/02/2010
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