Di seguito gli articoli e le fotografie pubblicati nella giornata richiesta.
Articoli del 16/06/2009

15:32 - CRONACA- 15 GIU 2009 Così la comunità di Sant'Egidio ha portato a scuola 30 bambini
Roma, 15 giu. (Apcom) - Una borsa di studio di 100 euro al mese destinata
a ogni bambino che frequenta la scuola con regolarità. Poche e semplici regole:
non superare le tre assenze ingiustificate al mese, partecipare alle attività
extrascolastiche, incluse le gite, e niente accattonaggio. Così a Roma la
comunità di Sant'Egidio ha recuperato 30 bambini rom, di famiglie originarie
della ex Jugoslavia. Il progetto, partito dal campo di via dei Gordiani e da
un centro di accoglienza della Comunità, si è via via esteso ad altri
insediamenti, coinvolgendo 42 bambini in tutto. Il progetto è stato presentato
questa mattina dal presidente della comunità di Sant'Egidio, Marco Impagliazzo e
dal direttore generale del dipartimento immigrazione del ministero del Welfare,
Giuseppe Silveri. L'iniziativa, ha spiegato Impagliazzo, è partita a settembre e
punta sulla responsabilizzazione dei genitori che non solo devono garantire la
regolare frequenza del figlio, ma partecipare attivamente, presentandosi spesso
a scuola per parlare con gli insegnanti. I risultati, ha sottolineato, sono
stati sorprendenti: la maggior parte dei genitori ha usato i soldi per
acquistare quaderni e materiale scolastico. Su 42, solo 12 bambini non hanno
rispettato le regole e non hanno ottenuto la borsa, vale a dire solo uno su
quattro. Quasi tutti i bambini coinvolti sono stati inseriti nella scuola
elementare Iqbal Masih; ma anche altre 5 scuole primarie sono state coinvolte,
con l'inserimento di 7 bambini. "Questo è un progetto esemplare con un successo
evidente - ha sottolineato Silveri - spiegando che è stato il ministero del
Welfare a finanziare l'iniziativa con i fondi destinati all'integrazione. Già il
Comune di Napoli e quello di Milano - ha aggiunto - hanno mostrato interesse per
il progetto". Il costo dell'operazione è stato 134mila euro, ha spiegato
Impagliazzo. Una cifra, ha sottolineato, piuttosto contenuta a fronte dei
risultati ottenuti. "Ma la cosa più importante - ha aggiunto - è che il progetto
è replicabile anche con operatori non della Comunità di Sant'Egidio. Il problema
di molti progetti di inserimento scolastico - ha continuato - è che puntano
tutto sull'inserimento e poi trascurano la frequenza. Negli ultimi anni sono
cresciute molto le iscrizioni a scuola. Ma su 17.500 minori rom e sinti in
Italia, solo 219 sono quelli iscritti alle superiori. Li perdiamo per strada.
Questa iniziativa premia la frequenza, investendo tutto sulla continuità".
Coinvolgendo e responsabilizzando la famiglia nella scolarizzazione del bambino
- ha proseguito Impagliazzo - si mettono le basi per l'integrazione. Il
risultato è un circolo virtuoso, che ci ha permesso di organizzare feste di
quartiere a cui hanno partecipato famiglie italiane e rom, che si sono svolte
senza alcun problema di razzismo. Quello che ci auguriamo ora è che diverse
amministrazioni locali seguano l'esempio, adottando questo modello". "I soldi ci
sono", ha sottolineato Silveri: "Le amministrazioni comunali - ha spiegato -
hanno a disposizione i fondi erogati dal ministero del Welfare agli enti locali
proprio per questo tipo di progetti". Ma dove i municipi manterranno i cordoni
della borsa troppo stretti, la Comunità, ha annunciato Impagliazzo, lancerà
"l'adozione a distanza": "Oggi noi - ha spiegato - seguiamo 8mila adozioni a
distanza nei Paesi dell'Africa e dell'America Latina. Proporremo alle famiglie
di buona volontà di fare altrettanto per bambini meno distanti, ma che hanno
altrettanto bisogno: chiederemo di adottare un bambino rom, per permettergli di
andare a scuola".
Da
Roma_Francais (mi ricorda
qualcosa)
Radio Srbija 8 giugno 2009
Una delle priorità della politica estera della Repubblica di Serbia nel
quadro del riavvicinamento alla UE e dell'entrata nella lista bianca di Schengen
e la prevenzione della migrazione illegale, come l'ammissione e l'inserimento
delle persone che ritornano, sulla base degli accordi bilaterali sulla
riammissione. Dopo la fase iniziale della messa in opera dell'accordo, a partire
dal gennaio 2008, sono tornate in Serbia 586 persone, la maggior parte dalla
Germania, dalla Svizzera e dalla Svezia. [...]
Nella struttura nazionale delle persone che ritornano, i Rom sono i più
numerosi, circa 149, 61 sono Serbi e circa 80 non si sono pronunciati. E' stato
approntato un Ufficio di riammissione per organizzare meglio l'ammissione delle
persone deportate e di assicurare il loro reinserimento nella vita quotidiana
serba. I rappresentanti dell'Ufficio di riammissione hanno stabilito il contatto
diretto con le 355 persone deportate, nei locali del controllo poliziesco dei
documenti e di transito, all'aeroporto "Nikola Tesla" di Belgrado [...]. In
collaborazione col Commissariato per i rifugiati, sette ex centri collettivi
sono stati trasformati in centri di ammissione urgente per le persone che
ritornano, nei quali sono alloggiate soprattutto in funzione del loro precedente
domicilio.
Secondo i dati della polizia, nel corso dei prime cinque mesi dell'anno in
corso, la Serbia ha ottenuto 774 domande di ritorno di suoi cittadini che
soggiornavano illegalmente all'estero, e 109 sono ritornati, ha dichiarato Rade
Dubajic, rappresentante della Squadra di reinserimento che ritornano e
consigliere del vice-primo ministro del governo, Jovan Krkobabic. Presentando il
rapporto sull'aiuto alle persone che ritornano, Dubajic ha dichiarato che non
aveva dati esatti sul numero di persone ritornate, perché gli uffici di
riammissione non esistono a tutti i passaggi frontalieri. Ha ugualmente aggiunto
che dei 109 totali, 77 sono tornati dalla Svizzera, 12 dalla Croazia e 7 dalla
Danimarca. Dubajic ha messo in rilievo che è in corso d'elaborazione un libro
informativo per chi torna, perché conoscano più facilmente i loro diritti, e che
la mancanza di soldi per la realizzazione dei progetti d'aiuto alle persone che
ritornano, pone un grande problema.
Segnalato da Carlo Motta e Flora Afroitaliani
[...] Negli ultimi due anni i media hanno registrato trecentodiciannove casi
di violenza razzista in Italia e le aggressioni sono in continuo aumento.
Centodiciannove nel 2007, centoventiquattro nel 2008 e nei primi quattro mesi
2009 si contano già settantasei atti di violenza. Numeri che riguardano persone
reali. Una ricostruzione solo parziale, la punta dell'iceberg si potrebbe
definire, di un fenomeno in costante crescita. Cronache di ordinaria
intolleranza documentate nel "Libro bianco sul razzismo in Italia" curato
dall'associazione Lunaria e oggi nella Sala delle Pace di Palazzo Valentini,
sede della Provincia di Roma. "É un lavoro collettivo-spiega il presidente
di Lunaria Gulio Marcon aprendo la conferenza-uno strumento utile a gruppi e
associazioni per capire e arginare un fenomeno montante", quello del razzismo.
Un tentativo di decostruzione dei pregiudizi e degli stereotipi comuni
nell'opinione pubblica e nel discorso dei media attraverso l'analisi di otto
casi esemplari: dal pogrom di Ponticelli alla strage di Erba, dalla violenza
subita da Navtej Singh a Nettuno sino al caso dello stupro della Caffarella.
I curatori del Libro bianco fanno una premessa: l'Italia non è un paese
razzista, ma è innegabile che esistano preoccupanti fenomeni di razzismo. Nel
paese sembra essere in atto un processo di legittimazione culturale, politica e
sociale del razzismo che vede protagonisti gli attori pubblici e istituzionali.
E, in un Europa che sembra sempre più pervasa da pulsioni xenofobe, il caso
italiano appare ancora più inquietante. L'opinione pubblica internazionale e le
istituzioni europee guardano con sempre maggiore preoccupazione al caso Italia.
E il rapporto di Lunaria è aggiornato all'aprile 2009, quando ancora l'Europa
non aveva visto l'Italia all'opera nel lavoro di respingimento degli immigrati e
nella diatriba con Malta su chi dovesse ospitare i migranti alla deriva sul
cargo Pinar. Preoccupa tuttavia la saldatura avvenuta tra razzismo
istituzionale, xenofobia popolare e stigmatizzazione mediatica dello straniero.
Un circolo vizioso che, secondo Anna Maria Rivera, docente e etnologia
all'università di Bari e autrice di uno dei capitoli del Libro bianco, ha
portato al "crollo dei freni inibitori nel proporre discorsi razzisti e a una
banalizzazione stessa del razzismo".Un processo lungo, che nel corso dell'ultimo
ventennio ha portato alla de-umanizzazione dei migranti e delle minoranza. Un
processo in rapida accelerazione negli ultimi due anni dovuto all'azione del
governo di centrodestra attualmente in carica, che ha dato continuità alle
decisioni prese dal centro sinistra negli anni passati. Anna Maria Rivera parla
di "piatto pronto" e cita l'esempio delle reazioni all'omicidio di Giovanna
Reggiani nell'autunno del 2007 a Roma, delitto che provocò la dura reazione
dell'allora sindaco della capitale Veltroni e una forte ondata anti-rumena. Ma
non solo.
Analizzando e confutando il reato di immigrazione clandestina il magistrato
Angelo Caputo mostra come esso sia la traduzione in termini giuridici del "netto
discrimine" tra regolari e irregolari enunciato nella legge Turco-Napolitano. Un
discrimine degenerato in quella che Caputo definisce "la menzogna della
differenza ontologica tra migrante irregolare e regolare". Tale menzogna unita a
un costante richiamo alla "percezione dell'insicurezza" ha condotto allo
spostamento del discorso dal sociale al penale. A riprova di questo l'inclusione
delle norme sui migranti all'interno del pacchetto sicurezza. E con il reato di
immigrazione alla criminalizzazione non dei comportamenti della persona, ma del
suo stesso stato d'essere.
Una politica che, secondo Lunaria, criminalizzando lo straniero alimenta i
fenomeni di "giustizia fai te" alla base dell'aumento della violenza organizzata
e per bande. Violenze soprattutto fisiche, che ormai hanno superato di numero le
discriminazioni e le offese verbali. Omicidi, pestaggi, baby-gang. Fenomeni che
colpiscono gli adulti, ma che vedono sempre più spesso protagonisti i giovani.
Il Libro bianco rivela come i "figli dell'immigrazione", la seconda generazione
siano spesso separati dai loro coetanei italiani, senza che si formino rapporti
interculturali. Una forte discriminazione, spesso reciproca, ben descritta da
una ragazza straniera intervistata per realizzare il Libro: "i miei genitori
appena arrivati lottavano per lavorare. Noi dobbiamo lottare per vivere". (da
http://www.lettera22.it/showart.php?id=10555&rubrica=24 )
IL LIBRO BIANCO SUL RAZZISMO è SCARICABILE QUI:
http://www.lunaria.org/allegati/librobiancorazzismo.pdf
Fotografie del 16/06/2009
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