Di seguito gli articoli e le fotografie pubblicati nella giornata richiesta.
Articoli del 12/10/2011
Di Fabrizio (pubblicato @ 09:42:05 in sport, visitato 1641 volte)
Uno dei miti di quando ero bambino: Dragan Džajić, stempiata ala sinistra della
nazionale jugoslava, che nel 1968 vidi perdere l'Europeo di calcio contro
l'Italia (foto tratta da
Aoutravisao.wordpress.com) Settimana scorsa gli occhi degli appassionati di calcio erano puntati sulla
partita Serbia-Italia, e molti esprimevano le loro giustificate
preoccupazioni, visto cos'era successo nella partita dell'andata a Genova.
Ricordate?
Come accade spesso parlando dell'Europa dell'est, la Serbia per i nostri
mezzi d'informazione diventa il capro espiatorio di una situazione di disagio
comune a tutta la regione. E di una serie di spinte politiche-sociali
"giocate" dagli attori più controversi, incapaci di scegliere i loro futuri
padroni, mentre continuano le faide riemerse da un passato di oltre 70 anni fa.
Insomma lo sport è la cartina di tornasole del vaso di Pandora che si è
aperto oltre 20 anni fa con la caduta dei regimi di allora, spesso
impresentabili ma che erano un fattore di stabilità. Rimane, come al tempo della
cortina di ferro, un elemento di lotta nazionalista, vedi i recenti (esagerati)
entusiasmi per la conquista del titolo europeo di pallavolo della Serbia. Ne
scrive quest'articolo di
Repubblica.
Ma, proprio perché Repubblica s'è distinta spesso in polemiche
anti-serbe, ripeto: la Serbia è solo un pezzetto dell'ennesimo puzzle
balcanico.
Dove ogni singolo stato è differente, per storia, popolazioni, economia ecc.
ma i fenomeni sociali si rimbalzano similmente, quasi ci fosse un tam-tam da un
paese all'altro:
- In
Bulgaria, sono stati ancora i tifosi di calcio a dare inizio alle
violente manifestazioni anti-rom, che si sono diffuse rapidamente a macchia
d'olio in tutto il paese. Gli sciacalli, gli ultra-nazionalisti di Ataka intendo, si sono fatti vivi solo a cose fatte, giusto in tempo per rivendicarsene il merito.
- Sempre in Bulgaria,
tanto i tifosi quanto i dirigenti delle squadre di calcio, non fanno
fare un bella figura del loro paese all'estero.
Altri tre esempi li trovo citati in Osservatorio dei Balcani e Caucaso:
- In
Bosnia Erzegovina (che per fare da contrappunto alla "cattiva"
Serbia, consideriamo per pigrizia come uno stato vittima della storia),
le partite di calcio tra squadre di calcio che "rappresentano" etnie
diverse, si svolgono in un clima di emergenza continua. Appena un attimo più
calma la situazione in Croazia, ma anche lì il calcio è terreno di scontro
di interessi contrapposti, e relative violenze.
- In
Kosovo anche lo sport vive una sua situazione particolare di isolamento,
specchio delle sue contraddizioni politiche. Sempre dal Kosovo, si ricorda
come anche
la nazionale serba di pallavolo venga arruolata nell'oltre decennale
conflitto etnico, ancora non pacificato. Come accade spesso leggendo gli
articoli di Osservatorio dei Balcani e Caucaso, bisogna anche
scorrere i commenti per avere il quadro delle polemiche che si ripetono da
decenni come un vecchio ed abusato copione.
Considerazioni finali:
- Non solo in Italia, ma anche nei Balcani, parlare di sport purtroppo
prescinde dalla bontà della sua pratica, per portarci ad esaminare gli
sporchi interessi che stanno dietro.
- Se la Serbia piange, gli altri non ridono.
Medea.noblogs
Ciao a tutt*, vi inoltro per conoscenza la lettera che ho spedito al gruppo Pam
dopo aver assistito ieri ad un episodio di razzismo nel supermercato Metà di Via
Madama Cristina angolo Via S.Pellico, a 100 mt da P.za Madama nel quartiere
S.Salvario a Torino. Fate girare il più possibile e cerchiamo di boicottare il
negozio, il razzismo è una piaga sociale da combattere sempre e ovunque.
Gentile Servizio Clienti,
ieri 6/10/2011 alle ore 13.15 circa mi trovavo in un supermarket del vostro
gruppo, ovvero il Metà di via Madama Cristina angolo via Silvio Pellico; ero
alla cassa del supermarket e mi apprestavo a porre i prodotti sul carrello
scorrevole della cassa, quando dall'ingresso è entrata una signora Rom con sua
figlia. Con totale sbigottimento da parte mia e degli altri clienti. la cassiera
ha lasciato le sue mansioni e si è messa davanti alla signora impedendole di
entrare, adducendo come motivo il fatto che <<Quelli come lei>> non possono
entrare nel supermercato. La signora, che voleva solamente acquistare dei
pannolini per il suo bebè era sbigottita e confusa. Mi sono rivolto quindi alla
cassiera chiedendole se lei aveva visto nello specifico la signora rubare
all'interno del locale, ricevendo come risposta un "No",e, nonostante facessi
notare che si stava compiendo del becero razzismo identificando il comportamento
di un singolo qualunque come di tutta un'etnia o un popolo, la cassiera
irremovibile non faceva entrare la signora. In quel momento, vedendo la
situazione di umiliazione negli occhi di questa signora, ho posato la merce
sulla cassa e me ne sono andato, certo che in quel supermercato non ci tornerò
più e anzi, farò di tutto affinchè altre persone mie conoscenti non si rechino
in quel luogo.
Questo comportamento mi ha ricordato anni bui della nostra storia, raccontati da
mio nonno, quando si impediva l'ingresso nei locali "agli ebrei e ai cani" o
quando, nella Torino anni '60, comparivano i "non si affitta ai meridionali"
sugli annunci immobiliari, tutte cose che non hanno insegnato nulla se esistono
ancora oggi, nel 2011, episodi di questo tipo.
Mi preme ricordare inoltre che è vietato per legge non fare entrare una persona
all'interno di un luogo aperto al pubblico, per qualsiasi motivo.
Cordialmente,
Simone Pallaro
Fotografie del 12/10/2011
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