Di seguito gli articoli e le fotografie pubblicati nella giornata richiesta.
Segnalazione di Stojanovic Vojislav
Serana Potenza, al
centro, e i ragazzi con i quali ha realizzato lo striscione di benvenuto
alla famiglia rom -
Repubblica Palermo
Iniziativa del Partito democratico a favore dei rom che andranno ad
abitare in un alloggio confiscato alla mafia. È la stessa famiglia che il mese
scorso non aveva potuto prendere possesso di un altro appartamento perché
sgradita ai residenti
"Benvenuti! La Quarta circoscrizione è contro il razzismo". Sarà questa la
scritta dello striscione che il Partito democratico, su iniziativa della
capogruppo Serena Potenza, appenderà sulla facciata del palazzo di corso Catalafimi dove nei prossimi giorni andrà ad abitare una famiglia rom. È la
stessa famiglia alla quale il mese scorso era stato assegnato un appartamento
confiscato alla mafia in via Bonanno. Ma gli inquilini del palazzo si
ribellarono e la consegna dell'alloggio saltò.
Ora la nuova assegnazioni, sempre di un appartamento confiscato a Cosa nostra.
Lo striscione vuole essere una risposta ai cartelli "Palermo ai palermitani",
esposti nei giorni scorsi dai condomini di via Bonanno, nella zona "bene" di
Palermo.
(20 maggio 2010)
Varese News -
Martedì 18 Maggio 2010 14:51 Valeria
Deste
Il comune: il tempo è scaduto GALLARATE - Il campo sinti in via Lazzaretto sta per essere smantellato.
Pare proprio che per fine giugno gli occupanti saranno sfrattati dal suolo
comunale. La zona, visibile dall'alto percorrendo il tratto autostradale
Gallarate-Varese, conta 16 nuclei familiari, circa 50 tra bambini e
ragazzini, dai 3 mesi ai 16 anni, e 5 o 6 anziani.
Ogni famiglia è più o meno composta da circa 6 persone; in totale
si contano 15 case mobili e 1 roulotte. Per circa 20 anni i sinti
italiani di Gallarate erano dislocati a Madonna di Campagna, poi sono stati
trasferiti in via De Magri, e da 3 anni si trovano al numero 50 di via Lazaretto.
UN CAMPO AD HOC
L'area a loro adibita, oggi appariva ordinata e pulita. Diversi bambini
giocavano con la sabbia o si dondolavano sopra altalene in plastica. Le
donne stavano cucinando e gli uomini chiacchieravano sul percorso asfaltato
che mette in comunicazione le varie abitazioni. Alcuni di loro si sono
costruiti verande, altri piccoli cortiletti in erba. I presenti sono educati
e cordiali e dicono no allo sfratto.
LE MOTIVAZIONI
"Siamo sinti italiani, a Gallarate da sempre". Questo è ciò che
ribadiscono, presentando la signora più anziana del campo che ha 72 anni e
un volto particolarmente segnato dal proprio vissuto. "C'è gente che ha
realmente bisogno di una casa – rispondono all'alternativa, proposta
dall'amministrazione comunale, relativa all'assegnazione di case popolari -.
Noi le nostre case mobili le abbiamo, sono dei mini appartamenti.
Paghiamo l'affitto di un euro al mese per metro quadro e vogliamo poter
conservare le nostre tradizioni e la nostra cultura". Pare che la
proposta di una soluzione abitativa fissa e in cemento non sia condivisa
dalla comunità. "Siamo stati a casa di amici, non cambieremmo mai la nostra
dimora". E di fronte all`ipotesi di spostarsi in un altro comune, loro
rispondono: "Non e` questa la soluzione. I sinti sono in tutta Italia, solo
qui a Gallarate ci sono problemi. Mandarci in un`altro comune significa
scaricare la problematica a carico di un`altro sindaco". I disagi che
sottolineano, relativi al trasloco sono soprattutto legati ai più
piccoli: "Spostandoci di nuovo, i bambini non potrebbero più frequentare le
loro scuole. Se al comune serve l'area che ce ne dia, però, un'altra sempre
pagando l'affitto". L'appello che fanno è rivolto al sindaco:"Che si
metta una mano sul cuore. I sinti ci sono in tutta Italia, solo a Gallarate
ci contestano. Paghiamo anche l'acqua e il gas, non diamo fastidio a nessuno.
Lavoriamo in nero, raccogliendo il ferro, e ci automanteniamo".
UNA CAUSA APERTA
La comunità racconta di avere un avvocato di fiducia che ha aperto una
causa contro la decisione di sfratto dell'amministrazione Mucci. "Lo sfratto
di un campo nomadi non si è mai visto. Non sappiamo come andrà a finire.
Non sappiamo ancora nulla da parte del nostro avvocato, al momento tutto è
in mano al giudice. Abbiamo l'appoggio anche di qualche
associazione locale: speriamo in bene".
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