Di Fabrizio (pubblicato @ 23:59:54 in media, visitato 2368 volte)
Il Centro nazionale di documentazione e analisi per l'infanzia e
l'adolescenza e la Biblioteca Innocenti-Library Alfredo Carlo Moro, insieme
all'Istituto Stensen e con la collaborazione di Fabula Film, hanno il piacere di
invitarLa alla proiezione del film "Sotto
il Celio Azzurro" di Edoardo Winspeare che si terrà venerdì 14 maggio alle
ore 21 presso l'Auditorium Stensen (viale Don Minzoni 25, Firenze).
Il film, presentato fuori concorso all'ultima edizione del Festival del film di
Roma, racconta quattro stagioni in una scuola per l'infanzia del quartiere Celio
di Roma frequentata da 45 bambini di 32 paesi diversi. Winspeare, già autore
di altre opere dedicate ai più piccoli, racconta un'esperienza di integrazione e
intercultura per molti versi straordinaria, dando conto però della quotidianità
della vita scolastica, seguendo con attenzione tanto le storie dei bambini
quanto quelle dei genitori e degli educatori, non eliminando problemi e
difficoltà, ma sottolineando le loro abilità pedagogiche, lo spirito comunitario
e le convinzioni che guidano i loro passi. Sotto il Celio Azzurro è un film che
entra nel vivo delle dispute sul mondo della scuola che stanno animando in
questi mesi il dibattito pubblico e politico italiano.
Al termine della proiezione interverranno: Enzo Catarsi, Professore Ordinario di Pedagogia Generale nella Facoltà di
Scienze della Formazione dell'Università di Firenze
Massimo Guidotti, responsabile Celio Azzurro
Paolo Carnera, direttore della fotografia di Sotto il Celio Azzurro
Fabrizio Colamartino Consulente
Centro Nazionale di documentazione e analisi sull'infanzia e l'adolescenza
Istituto degli Innocenti
50122 Firenze
p.za SS. Annunziata, 12
tel. 340 7718927
tel. 055 20371
Alcuni bambini sono perseguitati (coi soldi pubblici) perché esistono
Amiamo i bambini. Glorifichiamo l'infanzia. È una delle poche cose per cui
siamo orgogliosi del nostro tempo. Ma è un orgoglio che placa e ci acceca,
facendoci distogliere gli occhi. Ciao, come stai? Bene! Quanti anni hai.
Dieci. Ti piace la scuola? Sì, però mi piace di più la maestra, i compagni,
scrivere e matematica. Da grande voglio fare la maestra. Sai leggere? Anche
in corsivo. Ma quando sono andata a scuola non sapevo niente di italiano,
adesso ho anche amici italiani, delle volte vado a casa loro a giocare.
Della Romania non mi ricordo tanto. Sei contenta di essere in Italia? Sì,
perché mi date la scuola. Tipiace la tv? Sì, però non ce l'ho. Se avevo una
casa guardavo, però non ho. La baracca di questa bambina è stata rasa al
suolo dalla polizia all'alba del 19 dicembre 2009, vigilia della Giornata
mondiale dei diritti dell'infanzia. Da allora ha dormito in dodici posti
diversi, ma ogni volta è stata sgomberata. Oggi vive in una fabbrica
abbandonata senza muri, senza soffitto, il pavimento pieno di erbacce e
vetri rotti. Nel campo dove viveva, intorno alle ruspe, scorrazzano decine
di ratti quasi domestici, ormai abituati all'uomo perché la Nettezza urbana,
per non riconoscere gli abitanti, non è mai arrivata. Per un po' non ha
potuto andare a scuola, poi - grazie alla famiglia, ai volontari della
Comunità di Sant'Egidio (santegidio.rubattino@gmail.com) e alle maestre - è
tornata. A Milano città i minori in campi abusivi sono circa 300. In quante
scuole sei stata negli ultimi mesi? Due. Perché? Perché hanno sgomberato.
Adesso dove dormi? In una tenda che ci ha regalato la maestra. Com'è? È
grande? È verde. Un pochino piccola e un pochino grande. Hai dei giocattoli
dentro? No. Mi spieghi com'è uno sgombero? Arriva la polizia nella notte o
nella mattina presto, prendono le baracche e ci distruggono le cose, e poi
non ci abbiamo dove dormire. Per questo di notte ho sempre paura. Mi hanno
portato via anche la mia maglietta della Carica dei 101. Sono gentili i
poliziotti? No, lo dicono male che noi andiamo via, urlano le parolacce e
hanno i cani che abbaiano e mi fanno paura. Tu sai perché succede questo?
Perché non vogliono lasciare questi romeni a vivere qua. Mi racconti una
cosa bella? La vacanza in montagna con i bambini stranieri e italiani.
Abbiamo giocato e fatto i compiti. Siamo andati a trovare gli anziani.
Potevo fare la doccia tutti i giorni, avevo il mio letto e non mi portavano
via le mie cose. Abbiamo anche cantato: "Alla scuola della pace puoi ballare
e puoi cantare. Vuum! Puoi venire se vuoi". Hai avuto avuto freddo questo
inverno? Molto, è male questa vita. Era il 1937, Nathaniel Simmons, uno
degli ideologi del Ku Klux Klan, scriveva: "Niente è più pericoloso che fare
male a un bambino. Perché quel male sarà rilasciato, moltiplicato, ogni
giorno della sua vita. Il loro male di oggi è il nostro male futuro. Per
stare tranquilli, l'unica è ucciderli". Oggi, a Milano, capitale morale
d'Italia (ma altrove è lo stesso), ci sono bambini che vengono perseguitati
perché esistono. Legalmente e con soldi pubblici, ed è ancora più grave. Dal
1 gennaio 2010 a Milano sono avvenuti 68 sgomberi, con punte di quattro al
giorno. Alle associazioni che chiedevano di fermarsi almeno in inverno, il
sindaco Letizia Moratti ha risposto: "La legalità non conosce stagioni".
Qualche tempo dopo un suo consigliere è stato arrestato per corruzione. Il
13 marzo un altro bambino, Emil, è morto bruciato nell'incendio della sua
baracca. Il giorno dopo avrebbe compiuto 13 anni. Per fortuna è arrivata la
primavera.
"Una Zingara della città di Skopje", come si definisce, Esma Redzepova ha
dietro di sé oltre 40 anni di canzoni e di azioni umanitarie.
Nata nel 1943, Esma Redzepova ha eseguito oltre 8.000 concerti in 30 paesi
per raccogliere denaro per le sue cause. Ha inciso 108 single, 20 album e sei
film. Ha raccolto sotto il suo tetto cinque bambini, e ne ha adottati altri 47,
che la chiamano la loro mamma e papà. Esma ha parlato col Southeast European Times
sui suoi punti di vista e sugli sforzi umanitari, le sue canzoni e la vita in
generale.
SETimes: Quali sono le principali cause che appoggi e perché?
Esma Redzepova: Aiutare i bambini con esigenze particolari è la mia
causa umanitaria più importante. Li vedo come il gruppo con la più alta
priorità. Credo che tutti dovrebbero aiutarli,
nell'ambito delle loro possibilità e capacità, naturalmente.
SETimes: Il presidente macedone Gjorge Ivanov recentemente ti ha
premiata con l'Ordine di Merito della Macedonia (vedi
QUI ndr). Questo riconoscimento cosa rappresenta per te?
Redzepova: Significa molto. Dopo tutto, ci si sente felici quando ti
apprezzano in patria, quando è rispettato il proprio lavoro e contributo. Ho
ricevuto moltissimipremi e riconoscimenti, ma quest'ultimo e quello che mi diede
il presidente Tito sono i miei favoriti.
SETimes: Il mese scorso hai partecipato con le leader donne d'affari
macedoni alla sessione della Commissione ONU sullo Status delle Donne. Qual è il
clima per lo sviluppo degli attività delle donne in Macedonia?
Redzepova: Il clima degli affari in Macedonia ha iniziato lentamente
a cambiare, ci sonopiù donne in posizione di comando. Anche il numero delle
donne legislatore sta crescendo. Nelle ultime elezioni presidenziali [marzo]
abbiamo avuto uno donna candidata [Miruse Hoxha]. Credo ce sia stato un evento
ancora più importante perché era di etnia albanese. Così non avevo più senso lo
stereotipo che le donne albanesi sono casalinghe il cui unico scopo è di
crescere i figli. Sono molto orgogliosa di Hoxha, e spero che un giorno una
donna prenderà le redini della Macedonia.
SETimes: Sul tuo sito si dice
che speri che qualcosa cambierà nel paese. Quali cambiamenti vorresti vedere?
Come sarebbe secondo te una Macedonia cambiata?
Redzepova: Vorrei che cambiasse il mondo, non solo la Macedonia. Un
giorno, mi piacerebbe vedere il mondo funzionare in base ad eguaglianza e
tolleranza, eliminare le frontiere, così da potersi muovere liberamente e vivere
dove si vuole o dove si consideri buono un posto.
Penso che questi siano i diritti dell'umanità, ed è perciò che ho detto molte
volte che gli animali sono avanti agli umani perché possono andare dove
vogliono, e nessuno chiede loro un passaporto. Non dipendono dalla benevolenza
di qualcuno. Persino il serpente più velenoso va dove gli pare.
SETimes: Sei membro del Consiglio della Città di Skopje. Il tuo lavoro
civico come aiuta i Rom in Macedonia?
Redzepova: Sono membro di VMRO-DPMNE, il principale partito del paese, e
come membro, sono consulente del Consiglio della Città di Skopje. Col mio
impegno politico, volevo soprattutto [mostrare] che una donna rom può essere
socialmente attiva - e che questo non un privilegio delle sole donne macedoni.
Penso che parzialmente ho avuto successo, dato che vedo un numero crescente di
ragazze che frequentano la scuola. Se fossi riuscita, col mio esempio, ad
aiutare l'emancipazione delle donne rom almeno un poco, sarei molto felice.
SETimes:
Pensi che i tuoi figli continueranno le tue attività e la tua eredità
umanitaria, per aiutare più gente a fare una differenza tangibile?
Redzepova: Chiaro, mi piacerebbe che i miei figli raccogliessero la
mia eredità. Penso che con l'educazione che gli ho dato, ho installato in loro
l'amore per la gente. I miei figli sanno come dare, o come organizzare un
concerto umanitario. Spero che continuino da dove mi fermerò.
SETimes: Pensi che la cultura possa servire come forza unificante per
l'Europa del Sud Est?
Redzepova: La cultura è sempre stata, e sempre sarà, il ponte che
collega i popoli di credo e nazionalità differenti, perché non tiene conto dei
confini nazionali. Non importa chi tu sia,, ognuno canta e danza alla sua
maniera. Non penso che le canzoni siano una forza unificante solo per la gente
del'Europa del Sud Est, ma per il mondo.
SETimes: Sei stata influenzata da altre cantanti, come
Billie Holliday o Bessie Smith?
Redzepova: Riguardo alla musica, non ho mai seguito un esempio
specifico, ne sono stata influenzata da cantanti maschi o femmine. Il mio
mentore e marito, Stevo Teodosievski, ha voluto trasformarmi in un capolavoro.
Non ho mai seguito l'esempio di nessuno. Ho lavorato duro per diventare quella
che sono ora, ma ha sempre insistito perché fossi "me stessa" e nessun'altra.
Penso che, insieme, ce l'abbiamo fatta.
SETimes: Qualcuna delle tue canzoni parla del pregiudizio contro i
Rom? Sei mai stata criticata per aver usato la parola "zingaro" in un titolo?
Redzepova: No, le mie canzoni sono sulla tradizione e cultura rom, non
su come gli altri ci vedono. Riguardo alle critiche, rifiuto di riceverle. Non
importa cosa dicono gli altri, l'ho superato da tempo. Quando iniziai ad andare
a scuola, mi accorsi che per gli altri ero differente. Da quando i bambini mi
soprannominarono "zingara", e non volevano sedersi accanto a me. Tornai a casa
piangendo, ed una delle mie zie mi spiegò che siamo differenti perché veniamo da
un paese chiamato India, dove splende sempre il sole, ed è per questo che
abbiamo la pelle bruna.
SETimes: Nel documentario "Romani Soul", reincontri la
storia del popolo rom sino alle antiche origini. Senti una stretta parentela con
l'India e la sua cultura? Ha esercitato un'influenza diretta sulla tua musica e
lavoro creativo?
Redzepova: Certamente mi sento vicina all'India e al suo popolo,
specialmente con una provincia dell'India dove circa 28 milioni di persone
parlano la mia lingua, e posso capirli perfettamente. Ha rafforzato la mia
convinzione che i Rom siano originari dell'India.
SETimes: La musica è diventata troppo commerciale? La musica
tradizionale può essere presentata ad un pubblico di massa senza perdere
qualcosa di essenziale?
Redzepova: Se è creata sulla base della musica tradizionale,
sicuramente si possono ottenere buoni effetti. Però, quello che sempre più si
vende oggi è nudità sul palco, mentre la qualità e la buona voce si vendono di
meno.
SETimes: Tu hai fatto migliaia di concerti in una carriera lunga
decenni. Provi ancora la stessa energia ed entusiasmo quando sali sul palco?
Cosa ti fa continuare?
Redzepova: Sì, ci vado ancora con la stessa passione. Provo ancora una
positiva paura prima di un concerto, quando mi rendo conto che ci sono oltre
10.000 persone tra ilpubblico o, come a Sydney, 200.000 ad Hyde Park. Ciò che mi
motiva è il mio amore per le canzoni e la musica.
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