Di seguito gli articoli e le fotografie pubblicati nella giornata richiesta.
Articoli del 06/03/2006
Ecco un articolo (penso a Storie italiane) che si ride per non piangere...A parte tutto, è da tanto tempo che non citavo più LA VOCE, è il momento di rimediare:
01-03-2006 La grande gara del permesso di soggiorno |
Pier Luigi Parcu  |
In tempo di presunte guerre di civiltà, con la prevista concessione annuale contingentata di permessi di soggiorno ai lavoratori stranieri, l’Italia sta conducendo una sua piccola ma emblematica battaglia di inciviltà.
I flussi annuali
Nel nostro paese, i flussi annuali di nuovi permessi di soggiorno per motivi di lavoro sono stabiliti sulla base di un qualche incomprensibile calcolo che ben poco ha a che vedere con le esigenze del mercato del lavoro italiano e molto di più con le pulsioni xenofobe di settori della maggioranza politica e di parte della popolazione. In teoria, comunque, pochi o tanti che siano, i permessi di soggiorno per motivi di lavoro dovrebbero riguardare cittadini extracomunitari residenti all’estero, ai quali futuri datori di lavoro italiani, o legalmente stabiliti in Italia, propongono l’assunzione e quindi il trasferimento nel nostro paese. Naturalmente, tutti sanno che si tratta di una ridicola ipocrisia. Sabato 18 febbraio, il giorno in cui gli oltre seimila uffici postali preposti hanno iniziato a consegnare i kit per la richiesta del permesso di soggiorno ai presunti "futuri datori di lavoro", centinaia di migliaia di extracomunitari, che già vivono e lavorano, più o meno irregolarmente, nel nostro paese, si sono precipitati a fare la fila per ritirarli. Come hanno scritto i giornali, di futuri datori di lavoro, nelle lunghe code, non c’era neanche l’ombra. Sempre a quanto riferiscono le cronache, sono valse a ben poco le esortazioni delle forze dell’ordine a non precipitarsi tutti insieme agli uffici postali il primo giorno di consegna, in quanto i kit sarebbero rimasti in distribuzione per almeno un paio di settimane. In tutte le città, gli extracomunitari hanno comunque sopportato lunghe attese, fino a che i documenti disponibili, pare fossero un milione e cinquecentomila, non sono finiti. Il fatto che, nei giorni successivi, molti uffici postali non fossero stati riforniti di nuovi kit porta all’amara considerazione che, in fondo, conoscendo la burocrazia italiana, per "i futuri datori di lavoro" fare la fila il primo giorno di distribuzione non era poi una scelta così irrazionale. Anzi, si è poi scoperto che la scelta poteva addirittura rivelarsi ultra razionale, e economicamente vantaggiosa, se, riuscendo a procurarsi qualche modulo in più, si fosse poi avviata una proficua attività di bagarinaggio. Si vedano al proposito le cronache sul Corriere della Sera del 26 febbraio: il prezzo di bagarinaggio dei kit nei giorni successivi si è incredibilmente attestato su svariate centinaia di euro.
Un fatidico timbro
Ma è la totale insensatezza tecnica del passo successivo e decisivo della procedura, la modalità di definizione della graduatoria per l’assegnazione dei permessi, a dover ora preoccupare. Infatti, con i documenti debitamente compilati, i "futuri datori di lavoro" devono aspettare che un decreto del Governo fissi la data di partenza della prossima "Grande gara di resistenza alle file per immigrati extracomunitari", con la quale l’Italia si propone di entrare nel Guinness dei primati…delle file. Sembra che i permessi di soggiorno verranno assegnati a coloro i cui "futuri datori di lavoro" consegneranno per primi la domanda in forma di assicurata accettata, alla data stabilita nel decreto, in uno degli uffici postali abilitati. All’americana, che suona più efficiente, il metodo per compilare la graduatoria di preferenza sarebbe quindi first come first serve. Gli uffici postali italiani sono stati opportunamente dotati, all’uopo pare, di una straordinaria innovazione tecnica, ci informa sempre la stampa: un timbro minutario, con il quale sarà possibile allineare, al minuto, l’arrivo allo sportello dei partecipanti. Il rischio del metodo prescelto è piuttosto chiaro. È facile prevedere che il giorno in cui sarà resa nota la data di consegna dei documenti alla posta, avrà inizio il bivacco davanti agli uffici postali dei "futuri datori di lavoro" o, più probabilmente, delle centinaia di migliaia di immigrati con la speranza del permesso di soggiorno. Potrebbe non essere un bel vedere. È davvero necessario questo epilogo comico, e speriamo non tragico, di una vicenda economicamente e umanamente comunque deplorevole? Si può almeno evitare il bivacco e la gara per la consegna? Effettivamente, basterebbe dare disposizioni agli uffici postali di raccogliere tutte le domande e semplicemente numerarle. Poi un computer, innovazione del secolo scorso, crediamo successiva al timbro minutario, potrebbe estrarre a sorte i vincitori del permesso di soggiorno. In fondo, anche gli americani, sorteggiano i permessi. Fanno quella che chiamano una lottery. Non diventeremmo un paese molto più civile solo grazie a un ultimo, meno irrazionale, passaggio: l’ipocrisia e l’insensatezza economica di tutta la questione resterebbe intatta, ma almeno eviteremmo molte sofferenze ai "futuri datori di lavoro". Non siamo specialisti della materia, e rileggendo quanto scritto ci viene quindi un dubbio: ma è possibile che le cose stiano davvero così? Speriamo che qualcuno ci smentisca...
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Un'altra galleria fotografica, offerta dalla cooperativa LACI BUTI 2, impegnata nella potatura degli alberi.
(grazie a Filippo Podestà per la collaborazione)
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L'avviso in via Brembo
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Per il lavoro si è affittato un camion munito di piattaforma
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 la raccolta e la pulizia
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 Il quadro comando
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 la squadra
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 fatto il carico si raggiunge il nuovo cantiere
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 pausa
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 il ritorno
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 intervento dei vigili in via Noto per spostare le macchine in divieto di sosta
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servizio effettuato lunedì 27 febbraio in via Brembo e via Noto a Milano

«Sono considerati stranieri in patria»
Membro della Lega per i Diritti dell'Uomo e del collettivo Romeurope, Malik Salemkour sottolinea la stigmatizzazione e il rifiuto permanente verso le popolazioni itineranti, vittime di pregiudizi e sospetti
Si può parlare di deterioramento delle condizioni di vita della gens du voyage, in quest'ultimi anni?
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Nel 2000, la legge Besson richiedeva che, entro quattro anni, fossero realizzate su tutto il territorio nazionale delle superfici di sosta e d’accoglienza della gens du voyage, per permettere una sistemazione regolare durante gli spostamenti. Questa stessa legge e questi stessi termini doveva esaminare, nei piani locali d’urbanizzazione, le condizioni dei sedentari che abitano in caravan. Il legislatore ha aggiunto un termine di due anni. La maggior parte dei comuni è dunque ancora in norma. E quasi tutti i dipartimenti della Francia hanno uno schema dipartimentale, ma le superfici di parcheggio, non sono ancora realizzate. Si ritiene tra 6.000 e 7.000 il numero di posti conformi disponibili per le persone che vivono in abitazione mobile. Ma, le necessità stimate nella legge del 2000 erano di 30.000. Si è ancora lontani. In compenso, le espulsioni e le sanzioni per parcheggio irregolare sono la norma. Non si può dire che i sindaci sono fuorilegge. Spingono gente ad emigrare, a causa della carenza di azione pubblica. Inoltre, sono sopravvenute leggi a stigmatizzare la gente del viaggio. In particolare, la legge di sicurezza interna di Nicolas Sarkozy, che sancisce il parcheggio irregolare con ammende, ritiri di patente, delle richieste di veicoli, qualora non ci siano posti. Si è nel mantenimento della stigmatizzazione ed il non riconoscimento di quest'uomini e queste donne.
E' il loro modo di vita che fa paura?
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Sì, come tutte le implicazioni che sono dietro l’itinerante, i pregiudizi sui ladri di galline, i deterioramenti. Perché ha un modo di vita diverso, si ritiene che non possa educare i suoi bambini, che sia incapace di lavorare come gli altri e, più generalmente, di inserirsi. Non è tanto come si procuri da vivere c'è sempre un sospetto di attività illecite in ogni lavoro stagionale: nell’agricoltura, nell'artigianato, nel recupero dei metalli. C'è la sensazione di essere aggrediti, sia da parte degli abitanti sedentari che degli eletti locali, per il solo chiedere di vivere tranquillamente su terreni autorizzati. Il non riconoscimento della casa mobile comporta anche grandi difficoltà per aprire un conto bancario, per i crediti. Facendosi gli interventi polizieschi sempre più violenti, le società rifiutano di assicurarli. Sono considerati stranieri in patria e non figli della repubblica.
La gens du voyage è vincolata ad un taccuino di circolazione. Non è una pratica discriminatoria?
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La legge del 1912 eliminò il passaporto interno per tutti i francesi, ma instaurò un taccuino antropometrico per i nomadi. Fu necessario attendere il 1969 per vederlo scomparire. Oggi, ogni persona che vive in casa mobile, indipendentemente dalla sua cultura e origine – anche se fosse troppo povera per pagarsi qualsiasi altra cosa - è sottoposta ad un taccuino o ad un opuscolo di circolazione, secondo il tipo di risorse. Sono così collegati amministrativamente ad un comune, cosa che apre loro diritti civici, ma ogni volta, con dispositivi particolari. Ad esempio, le persone che vivono per strada e che sono domiciliate in un centro sociale o altro, possono votare entro sei mesi mentre la gens du voyage deve attendere tre anni. Il documento deve essere vistato dalla polizia ogni tre mesi o tutti gli anni, poiché si considera che chi si muove di continuo, sia a priori da sorvegliare. E' una pre-classificazione come delinquente. Ma le associazioni rappresentative della gens du voyage non richiedono l’abrogazione di questo taccuino. Ritengono che è grazie a quello che possono esistere.
L’assenza di riconoscimento riguarda anche il passato doloroso di queste popolazioni...
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[Nel periodo di Vichy ndr] Il nomadismo fu proibito in Francia su richiesta delle autorità tedesche. Si ritiene 500.000 il numero di zingari sterminati in Europa, durante la seconda guerra mondiale. Non si hanno cifre precise riguardo coloro che provenivano dal territorio francese. Si sa semplicemente che furono internati d’ufficio. Il dovere di memoria sulla deportazione di queste popolazioni è stato un poco onorato a Auschwitz. Ma in Francia, a parte Arles (Bouches-du-Rhône) e Montreuil-Bellay (Maine-et-Loire), non c'è lavoro di riconoscimento e di accettazione di questa Comunità che ha una storia in Francia. Si dice che i primi zingari furono registrati a Colmar verso il 1417. Dopo questa data, non ci sono che atti di proibizione, di cacciata. Aujourd’hui si trova ancora a di alcuni luoghi pubblici o di comuni, dei pannelli "proibisce ai nomadi ".
Qual'è la situazione di queste popolazioni nel resto d'Europa?
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La gens du voyage è una specifica francese. Si valuta la popolazione ambulante tra le 250.000 e le 300.000 persone. Negli altri paesi europei, hanno subito una sedentarizzazione forzata o sono state considerate come minoranze. In alcuni paesi dell'Europa dell'Est, si è assistito a pogroms a negli anni 1995-1997. in altri si sospettano, ancora oggi, sterilizzazioni forzate di donne. Si è oltre alla discriminazione, si è nel razzismo. Nel 2001-2002, Rom dell'Ungheria hanno anche ottenuto l’asilo in Francia e oggi il loro paese è nell’Unione europea.
Entretien réalisé par L. T
édition du 25 février 2006
Fotografie del 06/03/2006
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