Di seguito gli articoli e le fotografie pubblicati nella giornata richiesta.
Raccolto da Toon Machiels (BE) su Roma_Literature
His i molo, na 's i mol'.
C'era una volta in un paese non lontano da qui, un vecchio saggio
Rom che viveva sulla riva di un grande lago. Questo vecchio saggio
non aveva figli e viveva rivendendo l'acqua del lago: alcuni dovevano
pagare e altri no. Gli abitanti del villaggio pensavano che l'acqua
avesse poteri speciali, altrimenti il Rom non l'avrebbe venduta.
Un giorno arrivò sul lago una giovane Romnì. Era da
sola e non voleva comperare l'acqua, ma chiese al vecchio se la
voleva prendere come figlia. Il Rom acconsentì immediatamente,
ma le disse anche: “Certamente, ma dovrai rispettare tre
condizioni: dovrai vivere in casa mia, dovrai vendere l'acqua e non
dovrai mai entrare in cucina.”
Erano condizioni accettabili (soprattutto quella della cucina,
pensò la giovane). Così iniziò il suo nuovo
lavoro. Rispettò coscienziosamente le condizioni. Vendeva le
bottiglie e l vecchio saggio ogni giorno le chiedeva se aveva udito
qualche novità dai clienti di passaggio. Siccome il vecchio
chiedeva sempre notizie, la Romnì prese a dare molta
attenzione a ogni nuovo arrivo. Passava le notizie al vecchio, che
era molto contempo, e così di ritorno anche lei. In quelle
occasioni, lui le dava istruzioni su chi doveva pagare e chi no.
Passarono i giorni, le settimane, i mesi. La giovane diventava
sempre più impaziente: cosa doveva imparare ancora? Era
passato un anno e così la Romnì chiese al vecchio
quando sarebbe stata pronta per conoscere bene quel lavoro. Stupito,
il Rom la guardò e disse che lei conosceva già quasi
tutto. Ma la donna non era convinta e voleva spiegazioni. L'uomo
rise, capendo che era giunto il momento di chiarire il suo mestiere
visto che la donna aveva sempre rispettato il patto iniziale.
“Ti starai chiedendo perché qualcuno deve pagare e
altri invece hanno le bottiglie gratis, non è così?”
Naturalmente” rispose la Romnì, “ma non
solo. Voglio sapere cosa fai nella cucina. Perché è lì
che aggiungi le polverine magiche.”
Il Rom rise di nuovo. “Quando i giovani devono indovinare, i
vecchi scherzano” disse misteriosamente. “Però
ora tu conosci tutti i clienti, le loro famiglie, quando sono
contenti, quando si lamentano e quando hanno paura. Ora, se viene
qualcuno che è malato, io gli darò gratis una
bottiglia. Ma loro hanno l'abitudine di andare dal dottore del
villaggio, che li curerà. Ma se vengono qui a mostrare i loro
dispiaceri, allora io vendo loro una bottiglia e il loro male
svanisce, perché credono in me.”
Poi la portò in cucina, dove non c'era proprio niente di
speciale o di magico. “Qui faccio bollire l'acqua per
un'ora. Non voglio che i miei clienti si ammalino!” La
giovane capì come il vecchio Rom aveva guadagnato il rispetto
di tutto il villaggio e ascoltò con ancora più
attenzione i clienti. Ben presto fu a conoscenza di molti più
segreti di quanti ne conoscessero le altre donne del villaggio.
Col tempo ebbe sempre meno bisogno dei consigli dell'anziano e
divenne una Romnì rispettata da tutti.
La Bulgaria e l'Europa (III puntata)
Parte delle difficoltà nell'esaminare il problema
dell'integrazione dei Rom in Bulgaria sono le critiche rivolte
dall'estero. Variano dalle preoccupazioni generali ad un'attitudine a
patrocinare la politica bulgara, come se lo stato dovesse essere
messo alla prova sul problema dell'integrazione. Ma la situazione dei
Rom è forse differente o migliore nel resto d'Europa, in
particolare nella EU?
Si dovrebbe iniziare ricordando che le statistiche riguardo ai Rom
sono tanto variabili quanto inaffidabili. Per diverse ragioni:
la loro natura transitoria,
particolarmente in Europa occidentale;
in alcuni paesi c'è il
timore a definirsi Rom a causa dei connotati negativi (anche in
Bulgaria c'è qualcosa di simile, molti Rom sia
autodefiniscono Vlach oppure Pomak);
in Grecia, ad esempio, le autorità
rifiutano o mancano di valutare e misurare il problema;
gli stessi Rom non sono un'unità coesa: chi parla il
romanès, chi il sinto, chi la lingua locale.
Inoltre, nasce ancora confusione dalla commistione con altri
popoli itineranti nel nord Europa, come i Travellers in Gran Bretagna
e Irlanda, che passano le medesime discriminazioni, anche se sono più
da considerarsi un gruppo culturale piuttosto che etnico. [...]
Quindi, quanti sono i Rom in Europa e nell'Unione Europea? Le
stime dicono tra gli otto e i 13 milioni, una popolazione indigena
che attraversa Svizzera, Irlanda e Scandinavia. Inoltre esistono area
dove sono presenti comunità di Rom immigrati. Quando Romania e
Bulgaria si uniranno alla EU, i Rom saranno più numerosi della
popolazione di Scozia, Galles, Irlanda o Danimarca. [...] La
questione dell'integrazione pone pressione a tutto il continente, non
riguarda solo il caso di qualche mendicante nel metrò di
Parigi.
Quale integrazione? L'aneddotica evidenzia incrociandole,
discriminazioni verso i Rom e percezioni di una loro attitudine
antisociale. Nella città di Usti nad Labem, nella repubblica
Ceca, venne costruito un muro attorno all'area dei Rom, creando
effettivamente un ghetto fisico – non è una storia del
1937, ma del 1999. In maniera simile, ci sono città italiane
che “pagano” i Rom residenti perché lascino la
città con l'inizio della stagione turistica, ritenendo che la
loro presenza allontani i visitatori. All'opposto quello che è
successo a Kosice, dove le autorità hanno costruito un gran
numero di appartamenti per la locale popolazione rom, ma dopo pochi
mesi i divisori, le tubature, gli stessi vetri erano stati rimossi e
venduti. Nel 2004 il tentativo del governo slovacco di tagliare i
benefici sociali per i disoccupati, provocò una vasta rivolta
nella comunità rom.
C'è senza ombra di dubbio un problema di integrazione su
scala europea. Ciò è chiaramente visibile nella
scolarità, che può promuovere l'integrazione e
migliorare le condizioni delle minoranze, basti il risultato ottenuto
in GB con gli immigrati dell'Asia del sud est. Nella comunità
Rom i successi sono trascurabili. Nella repubblica Ceca, oltre metà
dei bambini nelle scuole per ritardati mentali sono rom. Una
situazione forse ancora peggiore riguarda la Slovacchia e l'Ungheria,
i paesi con la più alta percentuale di Rom sulla popolazione
globale. Anche qua ci sono problemi legati alla comunità, come
l'assenteismo scolare, che non contribuiscono a risolvere i problemi.
La situazione nell'università è tragica, con la
comunità rom che è presente con meno dell'1% che
continua gli studi, confrontato col 21% europeo. Anche se la
posizione sociale e le condizioni di vita sono simili, è
difficile fare un confronto con esperienze simili, ad esempio la
comunità afro-americana, perché manca il termine di
paragone delle aspettative comunitarie. Forse la Bulgaria sta
compiendo più di uno sforzo nel tentativo di desegregare il
proprio sistema scolastico: la Danimarca recentemente ha introdotto
le scuole speciali per i Rom “che non possono essere tenuti
nelle classi regolari, e la segregazione norma comune in Spagna e
nell'Europa centrale, tramite veri e propri ghetti, che si perpetuano
anche nella scuola.
Quali sono le altre aree da tenere sotto controllo? [...] La
disoccupazione è molto estesa nelle comunità rom in
Europa, con tassi dell'85%, 50% e 65% rispettivamente in Slovacchia,
Spagna e repubblica Ceca. In campo sanitario, i tassi di vaccinazioni
tra i bambini sono molto distanti da quelli europei mentre, ad
esempio, il livello di epatite B è dell'8,4%, contro l'1,4%
che è la media europea. Quanto alle aspettative di vita, che
tra gli indicatori generali è quello più significativo,
tra i Travellers in Irlanda è di 11 anni inferiore alla media
nazionale, tra i Rom della Slovacchia è di 15 anni inferiore.
E' evidente la mancanza di storie positive riguardo la comunità
rom. Il recente vincitore del Grande Fratello croato è un Rom.
Ci sono grandi festival culturali in Spagna e Francia, come quello di
Sainte Marie de la Mer. Ma sono casi piuttosto isolati.
Sembra che i Rom abbiano perso molto del loro spazio nella
società, attraverso l'erosione dei loro commerci tradizionali
[...] e della cultura (a causa dell'integrazione e della
sedentarizzazione forzata sotto il comunismo). Forse il primo passo
per migliorare la situazione sarebbe ricollocare questa comunità
culturale, eventualmente attraverso la sua rappresentazione politica,
sull'esempio di quanto è già successo con le comunità
scozzesi, gallesi, irlandesi e danesi, che a livello europeo hanno
assunto in prima persona le questioni che riguardano il loro gruppo
etnico.
Segnalazioni precedenti:
Bulgaria
I
Bulgaria
II
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