Di seguito gli articoli e le fotografie pubblicati nella giornata richiesta.
Articoli del 23/11/2005
CACAK - Mercoledì 16 novembre 16.37 - Sono comuni le discriminazioni tra i richiedenti lavoro che siano di etnia rom o disabili. Sasa Obradovic, direttore dell'Amministrazione Nazionale dell'Impiego di Cacak, dice che ciò può essere vero, anche se [invece] non sussistono discriminazioni di genere. "Le discriminazioni di genere non sono un problema a Cacak, dato che il 53% degli occupati è di sesso femminile e il 47% maschile, ma esistono discriminazioni verso i Rom e chi ha disabilità specifiche." Ha aggiunto che la sua amministrazione sta sviluppando un programma per l'impiego di persone disabili, che coinvolgerà tanto gli addetti dell'amministrazione che i datori di lavoro, con l'approntamento di spazi di lavoro specifici e il pagamento dell'80% dello stipendio alla persona disabile.
Di Fabrizio (pubblicato @ 07:59:11 in casa, visitato 2218 volte)
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"Possibilità unica" di risolvere la crisi
By Dominic Casciani BBC News Community affairs
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Per i sostenitori della campagna, mai come ora i Comuni hanno avuto "la probabilità migliore" di risolvere la crisi nazionale dei siti di sosta ed i conflitti con i sedentari. |
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THE GYPSY CONTROVERSY LATEST STORIES
AROUND THE COUNTRY Minety example Travellers bought their land, but do they have the right to stay?
BACKGROUND Q&A: Travellers and the law
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I nuovi obblighi per i comuni di aiutare Nomadi e Viaggianti a trovare i luoghi possono risolvere le tensioni locali, annuncia in una conferenza la Gypsy and Traveller Law Reform Coalition.
Ma Nomadi e politici dicono che occorre ancora molto lavoro per generare il dialogo con la gente stanziale. L'appello arriva dopo un anno di grandi tensioni sugli insediamenti non autorizzati. Con le nuove misure, i comuni devono includere i bisogni di Nomadi e Viaggianti nei loro programmi sulla casa. Devono anche lavorare per incontrare le esigenze di luoghi di sosta, come pure favorirne l'acquisto di appezzamenti da parte dei gruppi itineranti ed essere di sprone perché ne vengano costruiti ed attrezzati dal privato sociale. Le misure sono arrivate dopo una lunga campagna per far prendere atto ai comuni della drastica scarsità nazionale di luoghi di sosta. I promotori della campagna sostengono che questa scarsità porta agli insediamenti illegali perché non ci sono posti dove fermarsi. Diverse battaglie della corte stanno continuando attorno ai maggiori insediamenti non autorizzati in tutto il paese. Il più grande tra gli sgomberi preannunciati, vicino a Basildon, si pensa costerà almeno 1 milione di sterline. Speranze ed aspettative Lord Avebury, Liberal Democratico che ha sostenuto la causa dei Nomadi e Viaggianti, dice durante la conferenza che presto i comuni non avranno più scuse per non iniziare a risolvere i problemi che hanno condotto a significative tensioni locali.
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"Questo è un momento di speranza e l'aspettativa," ha detto Lord Avebury. "Infine abbiamo una formula che può risolvere i problemi di sistemazione. E una volta risolto quello, si potranno affrontare gli altri problemi sociali che ne derivano. |
"Ci devono essere occasioni per la gente di agire e parlare assieme - può succedere che i problemi siano troppo grandi o insolubili, ma se state viaggiando insieme, il minimo che può nascere è un dialogo" Rev. Michael Hore, Cottenham |
"Per la prima volta ci sono comuni disposti a collaborare a vicenda su ciò che occorre fare così possiamo ipotizzare assieme, e accordarci, sul numero di siti necessari" Len Smith, della Gypsy and Traveller Law Reform Coalition, dice che è "interesse di tutti" la costruzione di nuove aree di sosta. "Il governo sta approntando nuovi piani regolatori - questo Congresso sta valutando queste nuove funzioni ed assicurandosi che tutti i consegnatari relativi siano consapevoli di che cosa fare perché il sistema funzioni e siano creati quei siti di cui c'è un disperato bisogno." Il Reverendo Michael Hore, rettore di Cottenham, porta ad esempio l'esperienza nel suo villaggio di Cambridgeshire come avvertimento e segno di speranza. Le tensioni sono aumentate in 2003 dopo che ad un sito di sosta si era allargato con l'arrivo di molti altri viaggiatori irlandesi. Mentre le tensioni rimangono alte, il reverendo Hore ha detto che là era iniziato il dialogo fra gli abitanti ed i viaggianti e che ciò ha iniziato a migliorare la situazione. "Sono state dette cose terribili che hanno trasceso nel razzismo," continua "ma ci devono essere occasioni per la gente di agire e parlare assieme".
"Può succedere che i problemi siano troppo grandi o insolubili, ma se state viaggiando insieme, il minimo che può nascere è un dialogo"
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Di Fabrizio (pubblicato @ 02:40:52 in casa, visitato 1869 volte)
Comunicato stampa: Comunità di Sant'EgidioCon l'arrivo del freddo a Roma arrivano gli sgomberi di zingari Urgente un tavolo per alternative reali e non per interventi-tampone Con un tempismo che solo alla burocrazia può riuscire, questa mattina, a ridosso di un altro intervento solo alcuni giorni fa, in concomitanza con l'arrivo del freddo, sono state sgomberate da Via Aldisio a San Basilio 15 famiglie di zingari (un centinaio di persone di cui la metà bambini). Le loro baracche (presenti da molti anni, prima abitate da italiani) sono state rase al suolo dalle ruspe. Tra le persone vittime dello sgombero molti sono i bambini iscritti a scuola nei dintorni, un uomo emiplegico e alcuni anziani. Alle famiglie non è stata presentata nessuna formale ordinanza di sgombero o "sfratto". Gli zingari (tutti presenti a Roma da molti anni) sono stati invitati ad andarsene, e successivamente le baracche sono state demolite. La città non ha bisogno di interventi senza ritorno e miopi. Nessuna urgenza o rischio di ordine pubblico appare in questo caso né immediato né reale, anche se l'ordinanza, è stato detto, proviene dal Comitato per la sicurezza e l'ordine pubblico. Si è trattato di un intervento su un piccolo agglomerato, su una via secondaria, su un terreno di scarso interesse pubblico. La Comunità di Sant'Egidio ritiene immotivato lo sgombero e non compatibili con il livello di civiltà di una città come Roma iniziative che colpiscono famiglie insediate da anni nel tessuto comunale senza un progetto organico, contestuale, di accoglienza. La Comunità di Sant'Egidio chiede immediati interventi di assistenza per le famiglie rimaste senza un riparo, per il sostegno scolastico, e l'apertura di un tavolo urgente con le istituzioni per individuare soluzioni alternative e praticabili, secondo standard accettabili per la dignità della città e delle persone coinvolte.
Roma, 22 novembre 2005
Piazza di S. Egidio, 3/a - 00153 ROMA - Tel +39.585661 - Fax +39.58566331
Il Corriere della sera - 22.11.2005 - 69 Hits
Milano - Le diverse periferie. Richieste e bisogni dei cittadini
Di Alessandro Balducci*
I disordini in Francia hanno spinto al centro dell'attenzione il problema delle periferie. In Italia non abbiamo costruito negli anni '60 e '70 enormi concentrazioni di edilizia sociale come è successo in Francia, ma anche noi dobbiamo interrogarci su quali domande emergono dalle diverse periferie che nella grande metropoli non sono più solo i quartieri popolari ai confini del Comune. Ci sono periferie interne fatte di baracche e di aree industriali dimesse che ospitano insediamenti illegali di immigrati, fatte di campi nomadi improvvisati. Queste periferie esprimono una domanda di politiche abitative di prima accoglienza che debbono essere in grado di dare una risposta civile a popolazioni urbane che non possiamo ignorare.
Ci sono le periferie pubbliche, grigie e dure, di Milano e dei comuni della prima cintura che in assenza di una continuità nella politica della casa sono diventate spesso concentrazione di fenomeni di disagio: in alcuni quartieri le case vengono occupate abusivamente oppure vengono legalmente assegnate a famiglie multiproblematiche che si vanno ad aggiungere a una popolazione prevalentemente anziana, spaventata e sola.
Propongono una domanda di riqualificazione che è anche di appartenenza alla comunità urbana, di interruzione della catena della emarginazione che unisce il quartiere popolare al lavoro precario, all'esposizione alla violenza da parte di gruppi organizzati, al vivere accanto a fenomeni di disagio sociale. È una domanda complessa, perché chiede alle politiche un approccio multi-settoriale, uscendo dalla logica della riqualificazione edilizia che da sola può fare ben poco. Ci sono infine periferie nella metropoli, dove le tensioni del mercato abitativo di Milano hanno spinto gruppi sociali a reddito medio-basso nella miriade di villette a schiera o di piccoli condomini. Queste popolazioni esprimono una domanda di politiche per la mobilità che rendano meno difficoltoso muoversi, ma anche di interventi capaci di conferire urbanità a brani di territorio che rischiano di trasformarsi in non luoghi, con tutte le connesse implicazioni di marginalità progressiva per le popolazioni che vi abitano. Se non vogliamo essere colti di sorpresa dobbiamo ascoltare le domande che emergono dalle diverse periferie.
*Direttore del Dipartimento di Architettura e Pianificazione Politecnico di Milano
Fotografie del 23/11/2005
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