Lo sgombero era stato annunciato nei giorni scorsi come imminente e sui vari
social network era rimbalzata la notizia fino alla conferma di ieri sera.
Ore contate quindi per il campo abusivo sorto vicino a quello regolare di via Bonfadini.
La Diana Pavlovic (Consulta rom) dichiarava : "Cercare con loro le soluzioni"
e dopo la sentenza del Consiglio di Stato: "Ora l'assessore Granelli dovrebbe
sospendere gli sgomberi".
Sempre ieri, giornata calda per la questione rom, con il Consiglio di Stato
che ha bocciato il piano nomadi "Illegittimo lo stato di emergenza" e con i
giudici che scrivono "non esistono dati fattuali che autorizzino ad affermare
l'esistenza di un nesso tra la presenza sul territorio di insediamenti rom e una
straordinaria ed eccezionale turbativa dell'ordine e della sicurezza pubblica",
il presidente Tursi di Arcisolidarietà commentava la sentenza: "E' giunto il
momento di fare autocritica e tornare a governare la situazione senza parlare
alla pancia delle persone".
Queste erano le premesse.
Lo sgombero del campo di via Bonfadini è stato deciso (così sostiene
l'amministrazione) a causa dei lavori in corso nell'area per la costruzione
della strada Statale Paullese e la società di costruzione che ha in appalto il
lavoro e si è resa firmataria di una denuncia a carico degli occupanti, sostiene
che attualmente è tutto fermo a causa della presenza del campo.
Lo sgombero preannunciato per questa mattina non è stato effettuato, ma solo
rimandato.
Intorno alle otto e mezza, dopo più di due ore di attesa, si sono presentati
in forze servizi sociali, polizia municipale, amsa, ruspe, protezione civile e
il comandante Mastrangelo dei vigili urbani di Milano.
Gli occupanti, dopo una serie di momenti di tensione e le solite promesse da
parte dell'amministrazione di percorsi sociali per i nuclei che prevedono la
divisione mamme/bambini in comunità e padri per strada, hanno richiesto almeno
un mese di tempo per lasciare il campo e trovare un'altra soluzione abitativa
sempre per strada visto che non è stata offerta loro una reale e valida
alternativa.
Il campo era nato nella zona nel Marzo 2011 ed attualmente abitato da più di
200 adulti e almeno una settantina di minori, scolarizzati e frequentanti tutti
le scuole elementari e medie della zona, sono presenti inoltre anche minori di
soli pochi mesi e molte persone anziane.
"Trovato l'accordo" la polizia ha preannunciato un'ulteriore avviso di
sgombero il 9 di Dicembre e il definitivo sgombero il 12 dello stesso mese, ha
minacciato gli occupanti di non costruire più nemmeno una casa o " La prima
baracca che cresce in più…. " e ci lasciano sottintendere una politica che ben
conosciamo.
A fine sgombero è arrivata Diana Pavlovic che ha invitato alcuni occupanti
del campo alla riunione della consulta rom che si tiene ogni giovedì e in cui
sono riuniti i rappresentanti della comunità rom milanese per riflettere assieme
come affrontare lo sgombero.
Comunicato del Gruppo sostegno Forlanini su sgombero campo Bonfadini -
Milano, 22.11.2011
Stamattina un nutrito nucleo di polizia locale, con la presenza del suo
responsabile milanese, e dei servizi sociali comunali si è presentato al campo
informale di via Bonfadini (prossimo all'area da tempo autorizzata) per quello
che nei giorni scorsi era stato preannunciato come lo sgombero di quest'area.
Dopo un colloquio tra gli abitanti del campo e la polizia locale, si è arrivati
alla soluzione del rinvio dello sgombero al 12 dicembre.
Si è trattato insomma di una manifestazione della strategia dissuasiva adottata
dalla nuova Giunta nei confronti dei campi "abusivi": nessuna tolleranza per gli
insediamenti informali, per i quali si procede a dissuadere sia
dall'incrementarli sia dall'abitarli. e - in alternativa parziale e notoriamente
insufficiente - vengono proposte misure come la separazione, nel caso dei nuclei
familiari, tra madri e bambini da una parte e padri dall'altra. Nessuna
soluzione più strutturale viene proposta allo sgombero, misura di extrema ratio,
che viene lasciato senza alternative.
Noi crediamo che la strada da percorrere sia diversa:
innanzitutto la moratoria degli sgomberi degli insediamenti, siano essi
effettuati in forma dissuasiva o "pesante";
l'avvio di una urgente e seria considerazione integrata della questione,
che ne affronti gli aspetti sociali, lavorativi, scolastici, sanitari, in
necessaria interlocuzione coi diretti interessati. Non può né deve bastare
la trattativa tra il capo della polizia locale e gli abitanti; è in
questione una convivenza civile tra soggetti, da risolversi in istanze più
aperte e democratiche.
Parlando cogli uomini e le donne, sono emerse per l'ennesima volta le tante e
note problematiche di un vivere difficile come quello di chi abita in un campo:
nessuno di loro vuole passare la propria esistenza in questo modo precario né
lavorare forzatamente in nero, né rinunciare alla difficile scolarizzazione dei
propri figli, vista giustamente come premessa a una vita migliore. Sono gli
stessi motivi che hanno guidato le associazioni, nel recente passato, a
polemizzare aspramente con la precedente Giunta sugli aspetti razzisti, disumani
e inferiorizzanti delle pratiche discriminatorie e degli sgomberi e a
sollecitare la nuova Giunta ad approcciarsi in modo democratico alla questione.
Tutto questo prende più vigore all'indomani della pronuncia del Consiglio di
Stato sull'illegittimità della proclamazione dell'"emergenza nomadi" e dei
provvedimenti ad essa connessi.
Chiediamo da tempo un cambio di passo alla Giunta e agli assessorati competenti;
l'interlocuzione colle istanze associative e cogli stessi soggetti, come si è
potuto vedere anche letteralmente "sul campo" stamattina, sono premesse
necessari e e imprescindibili. In queste tre settimane che ci separano dal 12
dicembre poniamo le premesse per non rendere necessario quello sgombero
preannunciato; le istituzioni, gli assessorati, i servizi, le associazioni, gli
stessi soggetti abitanti possono e devono lavorare a una soluzione positiva, per
questa e altre situazioni.
Di Fabrizio (pubblicato @ 09:55:47 in Italia, visitato 1659 volte)
conferenza stampa Amnesty International TOLLERANZA ZERO PER I ROM' – SGOMBERI FORZATI E DISCRIMINAZIONE CONTRO I ROM A
MILANO
che avra' luogo martedi' 29 novembre 2011
alle ore 11.30
a Milano
presso l'Associazione della Stampa Estera in Italia (via Principe Amedeo, 5)
Il rapporto, disponibile in lingua inglese e italiana, descrive le violazioni
dei diritti umani subite dalle comunita' rom a Milano, a seguito dei Patti per
la sicurezza del 2007, della dichiarazione della cosiddetta ‘emergenza nomadi'
del 2008 e dell'applicazione, nel capoluogo della Lombardia, dei decreti e delle
ordinanze derivanti dalla dichiarazione dello stato d'emergenza.
Il rapporto denuncia le pratiche illegali degli sgomberi forzati, eseguiti a
centinaia a Milano negli ultimi anni anche in vista dell'Expo 2015, che hanno
aggravato la discriminazione nei confronti dei rom, in contrasto con le
sollecitazioni e le raccomandazioni degli organismi internazionali sui diritti
umani.
Interverranno:
Valentina Vitali, ricercatrice del Programma Europa e Asia centrale,
Segretariato Internazionale di Amnesty International;
Iain Byrne, coordinatore delle politiche sui Diritti economici, sociali e
culturali, Segretariato Internazionale di Amnesty International;
Giusy D'Alconzo, direttrice dell'Ufficio Campagne e ricerca, Sezione Italiana di
Amnesty International.
La conferenza stampa verra' introdotta da Christine Weise, presidente della
Sezione Italiana di Amnesty International.
Attenzione: l'ingresso sarà riservato ai giornalisti. In settimana seguiranno incontri tra la delegazione di Amnesty International con le realtà di base, gli abitanti dei campi e le associazioni.
Per confermare la partecipazione, richiedere ulteriori informazioni e
concordare interviste:
Di Fabrizio (pubblicato @ 09:31:03 in casa, visitato 1877 volte)
A Palermo il problema è il traffico. A Lamezia sono gli zingari. Per quanti
sforzi possano fare la Procura di Salvatore Vitello e il Comune di Gianni
Speranza, i rom non li digerisce proprio nessuno. Si sentono ancora oggi tuonare
le parole dei consiglieri comunali: «Mai più un'altra Scordovillo City, bisogna
smantellare l'accampamento e spalmare le famiglie rom in ogni angolo della
città».
Il principio di sicurezza, nato chissà per quale motivazione, è quello di non
creare nuove aggregazioni forti di zingari, perché tutti insieme diventano un
pericolo, divisi fanno meno danni. Rubano meno, sporcano meno, incasinano meno.
Sulla base di questo principio di "polverizzazione" degli zingari si sta
muovendo il Comune che finora ha spostato 80 persone dal campo dove ce n'erano
fino all'estate scorsa circa 500. Col sistema che appena viene sfollato un
nucleo familiare, le ruspe demoliscono la sua vecchia baracca in modo che non
possa nuovamente riempirsi, come avveniva un tempo.
Ma appena arriva un nucleo familiare, uno solo (nella solitudine di un numero
primo), in un quartiere e in un palazzo, succede l'indescrivibile. Soprattutto
quando si tratta di una casa confiscata nella zona d'influenza di un boss che se
ne sta in galera da anni.
Tutti i vicini si organizzano, mettono in scena proteste, fanno sit-in,
attaccano striscioni. No agli zingari perché, spiegano, «le nostre case perdono
di valore». È accaduto a San Pietro Lametino, a Ginepri ed ora in Via della
Vittoria. Dovunque la musica (stonata) è la stessa.
È la sindrome "nimby", l'abbreviazione di "not in my back yard", cioè "non
dietro casa mia". Nessuno vuole i rom. Ma la stessa sindrome in città non esiste
quando si tratta di mafiosi. Forse perché gli zingari arrivano sotto casa con
l'Ape carico di vecchi mobili da macero, e i mafiosi si presentano col Tir, un
bel Porsche ed i mobili superlucidi. Forse perché gli zingari parlano nel loro
modo rozzo e si lavano poco perché non hanno acqua calda, ed i mafiosi hanno
l'idromassaggio e si vestono con le griffe.
Non conta se gli affiliati ai clan i soldi li fanno strozzando imprenditori,
vendendo droga ai ragazzini, e sparando per uno sgarro. Loro sono persone
rassicuranti, creano un'alea di falso rispetto intorno a loro. Agli inquilini
non importa se il figlio di un altro vicino ha avuto una crisi d'astinenza
d'eroina, o il negoziante di scarpe sotto casa ha ricevuto l'ennesimo
avvertimento per pagare il pizzo. L'effetto "nimby" contro i mafiosi non scatta.
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