Di seguito gli articoli e le fotografie pubblicati nella giornata richiesta.
PisaNotizie.it
In occasione del convegno europeo "Senza dimora e flussi migratori", l'assessore
regionale al Welfare ha ribadito la contrarietà alla pratica degli sgomberi, e
alla riduzione della questione alla sola collocazione delle presenze sul
territorio: "Non si risolve il problema spostandolo da un comune all'altro". Si
attendono ora le decisioni della cabina di regia regionale che si riunirà la
prossima settimana, e la discussione aperta in consiglio comunale a Pisa
Dopo le dure critiche espresse dall'assessore regionale Salvatore Allocca nei
confronti della decisione del comune di Pisa di sgomberare 27 famiglie rom dal
campo di Cisanello - una scelta definita "sorprendete e preoccupante", anche
perché non annunciata all'interno della sede di cabina di regia regionale -
continua il confronto tra lo stesso Allocca e l'amministrazione comunale pisana,
anche in vista del tavolo regionale previsto per la prossima settimana.
A margine del convegno europeo dal titolo: "Senza dimora e flussi migratori",
che si è svolto al Polo Carmignani nella giornata di venerdì 16 settembre
l'assessore regionale ha ribadito la linea della Regione rispetto alla presenza
di rom nel nostro territorio: "In assenza di risorse dobbiamo avere idee e per
questo abbiamo istituito la cabina di regia regionale: servono politiche
condivise tra i territori per affrontare la questione rom".
Ma soprattutto da Allocca è stato riconfermata l'idea dello stop agli sgomberi
in quanto "inutili": "Mi rifiuto di pensare che quello dei rom sia solo un
problema di collocazione sul territorio. E' chiaro che la politica degli
sgomberi non serve, perché non si risolve il problema spostandolo da un comune
all'altro".
"Servono - ha sottolineato così l'assessore - percorsi comuni e condivisi che
coinvolgano i territori e se si decidono politiche condivise anche la Regione
può dare un contributo investendo risorse".
"E' necessario quindi - ha concluso l'assessore regionale - lavorare tutti
insieme, a cominciare dai comuni più esposti, per favorire percorsi di
inclusione sociale e di integrazione vera. Il tavolo regionale serve a questo: a
coordinare politiche comuni ed a elaborare una strategia condivisa".
Parole che non sono piaciute all'amministrazione comunale pisana. A replicare a
distanza ad Allocca è stata infatti l'assessore alle politiche sociali Maria
Paola Ciccone, che dal canto ha ribadito la situazione eccezionale del comune di
Pisa: "Noi sul territorio gestiamo, attraverso la società della salute, circa
250 homeless e 800 rom, un numero di presenze di persone che vivono la
marginalità superiore almeno del 25% a quelle che possiamo sopportare, anche se
naturalmente si tratta di situazioni diverse tra loro".
"E' evidente - prosegue Ciccone - che servono interventi per diminuire questi
numeri, per intervenire di più e meglio. Anche perché in realtà come la nostra
dove i servizi pubblici funzionano, i servizi stessi diventano elementi
attrattori per altre presenze. Quindi la cabina di regia regionale è
indispensabile proprio perché tutti devono fare la propria parte".
Sugli sgomberi l'assessore comunale precisa che "le ordinanze dei comuni non
sono fatte a cuor leggero, ma sono l'extrema ratio per ripristinare condizione
di sicurezza e legalità anche a favore degli stessi rom".
Il confronto tra Regione e Comune di Pisa è quindi aggiornato alla riunione
della cabina di regia regionale ma anche alla discussione a tema sui rom che si
terrà in consiglio comunale a Pisa, alla presenza dello stesso Allocca, sulla
base di mozione, presentata da Prc e Sel, e approvata in occasione dell'ultimo
consiglio comunale.
Infine sempre al convegno su senza dimora e flussi migratori la dirigente della
Divisione politiche sociali del Ministero del welfare, Cristina Belliri, ha
annunciato che "entro dicembre avremo una fotografia precisa della marginalità
in Italia: sapremo quanti sono i senza dimora sparsi sul territorio nazionale
grazie a un'indagine condotta dall'Istat".
"Sarà un punto di partenza - ha aggiunto - per attuare interventi mirati e
politiche di superamento della marginalità sociale. Intanto, a gennaio partirà
nelle città sopra i 250 mila abitanti la sperimentazione della carta acquisti di
cui saranno soggetti beneficiari gli enti no profit che avranno poi il compito
di distribuirla tra gli indigenti".
"L'indagine dell'Istat - ha concluso Belliri - è condotta con una metodologia
precisa che censisce tutti gli organismi, pubblici, privati e del privato
sociale, che a vario titolo offrono servizi ai senza dimora e consentirà non
solo di avere un numero preciso degli aventi bisogno, ma anche del tipo di
servizi che si offrono e quelli che si potrebbero offrire".
GoogleNews
In Romania, gli artigiani si adeguano alle tendenze della
"moda". Di Mihaela RODINA (AFP) – 3 sept. 2011
MIRONEASA - "Sono fiero del mio lavoro e felice che i miei prodotti siano
apprezzati", dice Vasile Anusca, cestaio come suo padre e i suoi avi. Come lui,
centinaia di rom rumeni beneficiano di un progetto che tenta di adattare alle
odierne mode, i loro mestieri tradizionali.
Davanti alla sua casa di "torchis" (misto di argilla e fibre vegetali su
struttura di legno) di Mironeasa (nord-est della Romania), con intorno alcuni
dei suoi tredici figli, prepara con cura i ramoscelli di vimini che saranno
trasformati con destrezza in cesti per la frutta, da uno dei suoi nipoti.
"Questo mestiere non ci rapporta molto, ma almeno ci permette di nutrire la
famiglia", interviene suo fratello Viorel Anusca, 51 anni, lui stesso padre di
undici figli.
Tempo fa, chi con un enorme sacco riempito di cucchiai di legno, chi di un
mucchio di cesti per raccogliere le pannocchie, i fratelli Anusca attraversavano
di parte in parte la regione per barattare i loro prodotti con patate o fagioli.
Ormai, grazie al progetto "Romano Cher" (La Casa dei Rom) messo in opera da una
società di consulenza, la KCMC, gli oggetti di legno o di vimini di numerosi
artigiani Rom possono essere venduti, tra l'altro anche via internet
(http://www.mestesukar.ro), a tutte le latitudini del mondo.
Già l'inverno scorso, dei "kit pupazzo di neve" (comprendendo naso, occhi,
bottoni di legno e scopa) fabbricati da rom di Peris (sud) sono stati venduti
con molta facilità a Bruxelles.
Inoltre, un vestito fatto di piccole placchette di alluminio forate, creato da
orafi del sud del paese, sarà presentato prossimamente durante sfilate di moda a
Bucarest e a Parigi.
Gli Anusca hanno usufruito di una formazione di tre mesi per imparare nuove
tecniche e fabbricano oggi giocattoli e vassoi di legno, e mobili in vimini.
Questo villaggio incollato contro una collina verdeggiante, conta circa tremila
abitanti, la maggiore parte dei quali si consacra all'agricoltura di sussistenza
o lavora come braccianti. Una trentina di rom hanno raggiunto questo programma,
sperando che il loro saper fare gli aiuterà a scampare dalla povertà che
caratterizza la loro comunità.
Solo il 27% dei rom rumeni in età lavorativa hanno un impiego stabile, secondo
uno studio realizzato per conto della fondazione Soros.
L'anello mancante.
"Si tratta di un progetto di economia sociale, il quale mira ad assicurare
entrate costanti alle persone che vi partecipano, ma anche ad migliorare la vita
della comunità, creando per esempio delle scuole materne", dichiara all'AFP Luis
Turcitu, responsabile locale del "Romano Cher".
Una seconda parte del progetto prevede l'organizzazione di laboratori
itineranti, per permettere al pubblico di vedere gli artigiani Rom al lavoro e
perfino di provare a creare un braccialetto o un ferro da cavallo. Come
Cristina, madre di due bambine che si accingono a intrecciare un cesto in una
tenda montata a Vama Veche, stazione balnearia sulle rive del mar Nero, la quale
osserva: "E' bello questo laboratorio, perché scopriamo un lato della
popolazione rom che contrasta con l'immagine negativa riflessa abitualmente dai
media".
Beneficiando di cinque milioni di euro di fondi strutturali dall'Unione Europea,
questo progetto "mira alla creazione di un anello mancante tra l'abilità dei rom
e la richiesta di mercato" spiega Mircea Nanca, direttore delle comunicazioni
del KCMC.
E aggiunge: mentre altri progetti mettono in evidenza la riconversione come
mezzo d'inserimento sociale, "Romano Cher vuole invece integrare i rom
valorizzando nuovamente le loro occupazioni tradizionali", insistendo sul
"legame stretto tra mestiere e identità culturale" osservato in questa comunità.
E' così che i Rom sono cestai, ramai, maniscalchi, falegnami o musicisti di
padre in figlio. Inoltre i membri dei differenti gruppi si mescolano molto
raramente.
Secondo il Sig. Nanca, una trentina di "cooperative artigianali" saranno avviate
per tutto il paese a partire dal 2013 e un migliaio di rom seguiranno corsi per
perfezionare le loro capacità.
"Questo progetto sarà una riuscita se, al di là delle parole, la gente con la
quale lavoriamo sentirà che la sua vita è migliorata e se la percezione dei
rumeni riguardo ai mestieri e alla cultura dei rom cambierà un pochino", afferma
il Sig. Nanca.
La minoranza rom di Romania conta ufficialmente cinquecentotrentacinque mila
membri, ma secondo le ONG, sarebbero di fatto un paio di milioni in un paese di
ventidue milioni di abitanti.
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