Di seguito gli articoli e le fotografie pubblicati nella giornata richiesta.
Articoli del 19/06/2010
PeaceReporter.net
I rom chiedono al Comune di Milano di essere coinvolti nelle trattative che
li riguardano
"Non siamo gente cattiva, vogliamo solo vivere in pace". Così dice Marian,
uno degli abitanti del campo di via Triboniano, al termine della conferenza
stampa organizzata a Milano dalla Federazione Rom&Sinti insieme. Obiettivo
dell'incontro, denunciare la situazione della comunità rom nel capoluogo
lombardo. "Siamo molto preoccupati – dice Dijana Pavlovic, vicepresidente della
Federazione – quello che si sta verificando a Milano è anomalo, anche rispetto
alle altre città italiane". A impensierire i rom è il continuo ricorso alla
pratica degli sgomberi che ormai sistematicamente viene portato avanti dalle
autorità milanesi, senza alcuna proposta alternativa. "Dal 2007 a oggi –
prosegue la Pavlovic – nella città sono stati effettuati 271 sgomberi, ben 95
solo nei premi mesi del 2010. Quasi la totalità degli zingari allontanati vive
ancora a Milano: lo sgombero non è una soluzione. Il ministero degli Interni ha
stanziato 13 milioni di euro per affrontare il problema dei rom nel capoluogo,
ma il Comune non fornisce spiegazioni chiare sull'utilizzo di questi soldi. In
base ai dati forniti dalla Caritas e dalla Casa della Carità, nove dei tredici
milioni verranno utilizzati per la sicurezza. Tradotto significa per gli
sgomberi e l'installazione delle telecamere nei campi, che poi verranno
dismessi. Solo i restanti quattro milioni verranno usati per l'inserimento
sociale dei rom, di cui un milione e 800mila per l'inserimento nelle case".
Secondo la comunità rom, le risorse stanziate, se usate in maniera diversa,
potrebbero risolvere una volta per tutte il problema legato alla loro presenza
sul territorio. Manca, però, una qualsiasi forma di dialogo con i responsabili
del Comune, il vice-sindaco Riccardo De Corato, e Mariolina Moioli, assessore
alla Famiglia, Scuola e Politiche Sociali. "Nessuno parla con noi – dice Marian
-. Nel campo di Triboniano, dove abito, la situazione è critica. Sappiamo che
entro il 30 agosto il campo verrà sgomberato per fare spazio all'Expo, ma nulla
di più. Ci sono 220 bambini, molti di loro sono nati in Italia e vanno a scuola.
Che senso ha spingerli su una strada, così ci obbligheranno a rubare. Sono
romeno e sono in Italia da quasi 10 anni, ho tre figli di 15, 10 e 5 anni e loro
non parlano romeno, perché si sentono italiani. Alcuni di noi sbagliano, ma non
è giusto che paghiamo tutti e che veniamo discriminati o tenuti all'oscuro delle
trattative. Siamo esseri umani e sappiamo parlare. Venite nei campi a
conoscerci, così cambierete idea su di noi".
Smentito anche il luogo comune secondo cui da parte della comunità rom non viene
mai fatta alcuna proposta concreta, quasi fossero incapaci di formularla e fosse
il loro obiettivo vivere nelle discariche o nelle zone più degradate della
città. Nel corso dell'incontro gli zingari di Triboniano hanno fatto riferimento
a una lettera, indirizzata al Comune di Milano, che conteneva dei suggerimenti
per una soluzione del problema dopo l'effettuazione dell'annunciato sgombero. Le
proposte si concretizzano in quattro punti e di questi due sono particolarmente
interessanti e riguardano la volontà di trovare una casa in affitto e la
possibilità del rimpatrio assistito, che molti non escludono, a patto che venga
eseguito in maniera civile. "Assegnateci una caserma dismessa – si legge nel
testo – o un immobile da riadattare all'abitabilità, di proprietà pubblica o di
Enti religiosi. Assegnate a questi ultimi parte dei fondi a noi destinati dal
Governo o dalla Comunità europea per l'acquisto di materiale edile e per il
compenso a un tecnico supervisore e noi ristruttureremo gratuitamente i
locali...". Proposte che fino a questo momento sono cadute nel vuoto. Quel che è
certo, è che entro fine anno verranno sgomberati altri quattro campi regolari:
via Novara, via Idro, via Triboniano e via Bonfadini.
Benedetta Guerriero
c6.tv
Video | Rom e Sinti a convegno: "Gli sgomberi? Parlatene con noi"
Milano. Che fine fanno i rom dopo gli sgomberi? Che fine faranno quelli del
campo di via Triboniano? La Federazione Rom e Sinti Insieme, durante una
conferenza stampa, ha spiegato ai milanesi la grave situazione che sta colpendo
la minoranza Rom nella nostra città. Secondo la Federazione la "politica degli
sgomberi" attuata da questa amministrazione comunale è "del tutto inutile,
perchè si tratta - come ha spegato Dijana Pavlovic vice presidente della
Federazione- di uno spreco di denaro, denaro pubblico, perchè queste persone non
fanno altro che andare da un'altra parte per poi essere sgomberate anche da lì".
Un problema quello dei Rom a Milano che parte anche dalla mancata comunicazione
tra la parti. "Difficilmente l'amministrazione parla direttamente con i
rappresentanti dei campi, e questo è sbagliato, noi con il Comune dobbiamo
sempre parlare attraverso intermediari" racconta Adrian Tanase, abitante del
campo rom di via Triboniano. Secondo la Federazione dei 13 milioni di euro che
il Ministero degli Interni ha stanziato per la questione Rom, solamente 1
milione e 800 mila andrebbero investiti nella soluzione abitativa, e solamente
800mila per l'inserimento lavorativo. Nove milioni, invece, sono destinati alla
"sicurezza" il che significa ulterori sgomberi, cancellate, telecamere e altri
sistemi per mettere in sicurezza campi che rimarranno, secondo le previsioni,
comunque vuoti. La Federazione ha parlato anche di "azioni legali" in
preparazione per i fatti di Triboniano. Abbiamo incontrato Diana Pavlovic,vice
presidente della Federazione e Adrian Tanase rom del campo di via Triboniano.
Servizio ed interviste di Federica Giordani
Segnalazione di Masilia Amieri e Paolo Teruzzi
da
Eliotropo
Lungo il percorso che collega la Brianza alla stazione di Sesto FS, un
conducente si accorge della presenza dei rom e li costringe ad abbandonare il
mezzo pubblico
Al confine tra Monza e Cinisello Balsamo, alle porte di Milano, martedì 15
giugno un autista dell'autobus z221, linea gestita dalla Brianza Trasporti,
esclama: “Non voglio la merda sul mio pullman, gli zingari no. Apriamo le
finestre e cambiamo aria”. Alcuni rom e una donna di colore, impaurita dalla
situazione, rimangono a piedi.
Riavvolgendo il nastro. Sono all'incirca le 9.45. Fuori piove. Come consuetudine
la z221, l'autobus che collega la Brianza alla stazione di Sesto FS, effettua il
proprio viaggio e come sempre al confine tra Monza e Cinisello Balsamo salgono
anche i rom. Resosi conto della loro salita, il guidatore perde il controllo e
impone a quanti non hanno il biglietto di avvicinarsi alla sua postazione. Dopo
un primo momento di esitazione da parte dei viaggiatori incriminati, il tono si
fa sempre più minaccioso e aggressivo. Non contento, il conducente si alza in
piedi e pretende che quanti sono sprovvisti del biglietto, scendano
immediatamente dalla z221. Intimoriti dalla reazione, i rom e la donna di colore
abbandonano l'autobus. Raggiunto il proprio obiettivo, il conducente non
trattiene nemmeno i commenti offensivi.
Contattiamo l'ingegnere Matteo Gola dell'Ufficio marketing e comunicazione della
Brianza Trasporti, azienda appartenente al gruppo Autoguidovie, per chiedere una
spiegazione della vicenda.
Come reagisce l'azienda davanti a questi episodi?
“Riceviamo molte segnalazioni per comportamenti non professionali. Tutti gli
autisti e i controlli verificatori seguono dei corsi di formazione dove viene
loro insegnata un'etica professionale per lo svolgimento delle loro attività. Ci
sono autisti che possono svolgere la funzione di controlleria in fase di salita,
senza, però, modificare il tempo di percorrenza del mezzo. Si può non far salire
una persona senza biglietto, ma se l'utente è già sul mezzo, non lo si può
obbligare a scendere, specie nel caso di un minorenne. Se è presente un
controllore, può capitare che scenda con l'utente privo del documento di viaggio
per proseguire nella contravvenzione.
Qual è il suo giudizio?
Da quello che mi descrive, l'autista ha sbagliato. Non doveva far scendere le
persone, quando erano già salite. Poteva bloccare in fase di salita, ma non far
scendere forzatamente della gente che stava viaggiando, pur senza biglietto. Il
conducente stava guidando e non poteva intervenire, perché automaticamente
avrebbe ritardato il programma di esercizio e questo non va bene. Avrebbe dovuto
chiamare o segnalare alla direzione che avrebbe fatto intervenire dei
controllori. L'azienda chiede ai dipendenti di usare atteggiamenti sempre
professionali, senza alcuna discriminazione. Il titolo di viaggio deve essere
chiesto all'italiano come all'extracomunitario. A volte il biglietto viene
chiesto agli italiani e non agli stranieri, perché sembra che ci sia un
accanimento verso gli extracomunitari ed è un'immagina brutta da vedersi.
Cosa pensa delle esternazioni offensive del vostro autista?
Sono espressioni che non vanno dette. Sulla z221, tuttavia, che passa vicino al
campo che si trova in fondo a via Borgazzi, salgono molti rom che ci hanno
creato diversi problemi. Certe cose si possono pensare, ma non si possono
esprimere. Bisognerebbe sempre mantenere un atteggiamento professionale e
educato, ma non è facile. Gli autisti sono tanti e ognuno ha la propria testa,
nonostante la formazione, spesso agiscono in autonomia. Diversi controllori sono
stati rimossi dalla loro mansione per i loro atteggiamenti. Ognuno di loro è
sottoposto a un periodo di verifica in cui si valutano i loro comportamenti.
Ogni sei mesi l'azienda fa le proprie valutazioni e decide se sono idonei a
svolgere la mansione. Molti non sono in grado o perché troppo aggressivi o
perché troppo poco determinati. Noi chiediamo di agire senza discriminazione, ma
con professionalità ed educazione.
Benedetta Guerriero
fonte:
http://it.peacereporter.net
Fotografie del 19/06/2010
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