Di seguito gli articoli e le fotografie pubblicati nella giornata richiesta.
Articoli del 27/10/2010
Rom a Milano: per risolvere i problemi occorre la forza della ragione non
la propaganda
Da settimane stiamo assistendo a Milano a uno spettacolo poco edificante sulla
vicenda del campo rom di via Triboniano, campo regolare che in passato era stato
indicato spesso come "modello".
Ora si dice che quel campo va abbattuto per un problema di viabilità dell'Expo.
Si è così aperto un confronto che ha definito una varietà di strumenti per
dare un'alternativa agli sfollati, tra i quali l'assegnazione di alcuni alloggi
pubblici non abitabili e da ristrutturare con i soldi del "fondo Maroni", da
affidarsi al privato sociale che li assegnerà alle famiglie interessate.
Una soluzione, pur parziale, di buon senso si era dunque profilata. Se non fosse
che la Lega, con una posizione ideologica e propagandistica, ha bloccato
l'Amministrazione Comunale, la quale invece si era già impegnata con le famiglie
rom e le organizzazioni del terzo settore , firmando accordi per l'assegnazione
degli alloggi.
Questa situazione di blocco − a nostro avviso irresponsabile − sta però
generando un clima di insicurezza sul futuro di molte famiglie, che a oggi non
hanno nessuna prospettiva al di fuori del più volte annunciato sgombero del
campo di Triboniano. La situazione è senz'altro aggravata dal fatto che sono
diversi i campi regolari che l'amministrazione ha dichiarato di voler chiudere
in tempi brevi.
Crediamo che questi prossimi giorni debbano vedere l'Amministrazione Comunale
produrre proposte alternative al campo per tutte le famiglie regolarmente
residenti, e chiediamo che si eviti in tutti i modi il ricorso alla forza, che
sarebbe ingiustificato e intollerabile.
Con questo presidio chiediamo a tutti i cittadini, oltre che alle forze
politiche e sociali, di mandare un segnale chiaro all'Amministrazione Comunale:
si usi la ragione per risolvere i problemi e si abbandoni la disumana politica
degli sgomberi senza soluzioni alternative. Non può passare sotto silenzio
l'importante risoluzione che il Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa ha
preso il 21 ottobre 2010 (CM/ResChS(2010)8) all'unanimità contro l'Italia,
richiamando con forza lo stato italiano, a tutti i livelli, a garantire anche
per i rom i diritti all'abitazione sanciti nella Carta Sociale Europea.
La Camera del Lavoro di Milano, Arci Milano, Gruppo Abele Milano,
Associazione Rom e Sinti insieme, Aven Amentza, UPRE Roma
Da
Czech_Roma
Le reazioni al verdetto di Vítkov (vedi
QUI ndr) e la lunghezza della sentenza non hanno sorpreso. Quanti
concordano con quella la trovano giustificata, e quelli che non sono d'accordo
si pongono delle domande. Oltre alle legittime opinioni sulla lunghezza della
condanna in relazione al crimine in questione, ci sono anche opinioni
(soprattutto su internet) che ripetono all'infinito le aperte invenzioni, le
bugie e gli stereotipi sulle vittime.
Tali ripetizioni evidentemente aiutano qualcuno ad evitare il doloroso
riconoscimento che siamo capaci della peggior sorte di atrocità, inclusa mandare
a fuoco un'intera famiglia. Questo vale per tutti quanti, che pur non
approvando le atrocità, tentano nei fatti di giustificarle riferendosi alle
"malefatte degli zingari" nel loro complesso. Sono guidati a ciò dall'antiziganismo,
che nella Repubblica Ceca si basa sulla nostra classica invidia. Durante le loro
generalizzazioni, gli antiziganisti spesso spandono bugie e calunnie sui Rom
[...]. Amano prendere esempi dai media sui Rom coinvolti in crimini. A loro non
importa che anche i non-Rom commettano i medesimi crimini, perché non è il
crimine in sé che loro importa - sono gli "zingari". I loro interlocutori in
queste discussioni su internet includono, naturalmente, neonazisti, razzisti, e
sociopatici incapaci di empatia. E' sintomatico che tutti si riferiscano agli
incendiari razzisti come ai "ragazzi di Vítkov".
C'è, tuttavia, un segno di speranza. Persone comuni e ragionevoli hanno
iniziato a partecipare a queste discussioni sempre più spesso. Questa gente non
si fa prendere dal gioco a chi grida più forte, e dai suoi soliti trucchi, e
sembra sentire un bisogno di esprimersi più forte che nel passato.
Tutto ciò sta avvenendo sulla pagina Facebook "Non sono d'accordo con la
condanna per i Ragazzi di Vítkov", o durante "eventi" in Facebook come quello
chiamato "Nel caso di Vítkov chiediamo la stessa punizione per i genitori di
Natálka!"
"I genitori che lasciano bruciare il loro figlio non meritano milioni di
corone, ma la prigione". Questa è la richiesta di Petra Ramešová, František Fanz
e Bára Pertlová, fondatori dell'evento Facebook intitolato "Nel caso di Vítkov
chiediamo la stessa punizione per i genitori di Natálka!" Tutti e tre, e non
sono soli, stanno ovviamente commettendo il reato di diffamazione ma, ancora più
importante, stanno cinicamente mentendo per parlare male dei Rom e giustificare
il tentato assassinio della famiglia rom.
Le testimonianze rese in tribunale dai genitori e dai nonni di Natálka
differiscono tra loro in alcuni dettagli, ma ci sono diverse possibili ragioni
per questo: la commozione per il fuoco stesso, il fatto che gli eventi accaddero
più di un anno fa, ed altre ragioni naturali. In nessuna circostanza la loro
testimonianza o quella di chiunque altro ha portato alla conclusione che abbiano
"lasciato bruciare la loro bambina". Al contrario, sono stati loro che hanno
portato via Natálka dal fuoco. Non ci sono neppure indicazioni, come sostenuto
da qualcuno, che durante l'assalto non fossero a casa ma nel pub, o che avessero
in casa merce rubata, a cui tenevano più della loro figlia. Tutto ciò è pura
diffamazione inventata da chi odia i Rom nel loro complesso. Molti di loro
presentano anonimamente le loro opinioni.
Il comportamento di questi antiziganisti, neonazisti e razzisti porta
tensioni sociali e violenza come gli incendi ed altri attacchi violenti commessi
contro i Rom. Il tentato omicidio di Vítkov è stato solo uno dei tanti. Dal
punto di vista dei media, ci ha mostrato solo la cima dell'iceberg della
crociata anti-Rom. Dove finirà, nessuno lo sa - e per questo è un bene che i
"Ragazzi di Vítkov" siano stati condannati dal sistema giudiziario (la sentenza
non ha ancora avuto effetto). Attraverso il tribunale, la società ha fatto
sapere che l'antiziganismo, il razzismo e le violenze ad essi collegate sono
fenomeni completamente inaccettabili.
František Kostlán, translated by Gwendolyn Albert
Segnalazione di Franco Marchi
Corriere della Sera - Iniziativa di dieci nomadi del Triboniano. A
settembre avevano firmato i «progetti di autonomia abitativa»
MILANO - Dieci rom del campo milanese di via Triboniano hanno presentato
un ricorso, in sede civile, contro il sindaco di Milano Letizia Moratti, il
prefetto Gian Valerio Lombardi e il ministro dell'Interno Roberto Maroni:
chiedono che vengano loro assegnate le case popolari in adempimento a quei
«progetti di autonomia abitativa» che in settembre erano stati
prima sottoscritti dall'amministrazione comunale e dalla Prefettura e poi
«bloccati». Gli avvocati Alberto Guariso e Livio Neri, che hanno presentato
il ricorso al Tribunale di Milano, fanno riferimento all'accordo siglato nei
mesi scorsi dal Comune e dalla Prefettura, con cui sono state individuate «le
famiglie rom destinatarie degli alloggi Aler (di edilizia popolare, ndr)» con
«l'assegnazione nominativa a famiglie attualmente residenti nel campo Triboniano»,
che dovrebbe essere sgomberato nelle prossime settimane. I nomadi nel ricorso
chiamano in causa anche il ministro Maroni e in particolare
ciò che il ministro dichiarò il 27 settembre scorso: «Nella conferenza
stampa - spiegano i legali dei rom - Maroni affermò che i ricorrenti (come gli
altri destinatari dei 25 alloggi, individuati da Casa della carità, Ceas e
Consorzio Farsi Prossimo) non avrebbero potuto acquisire gli alloggi indicati
nei rispettivi progetti, bensì altri, che sarebbero stati reperiti facendo leva
"sul gran cuore di Milano"».
«COMPORTAMENTO DISCRIMINATORIO» - A un mese da quelle affermazioni, si
legge ancora nel ricorso, i nomadi «non hanno potuto fare ingresso negli alloggi
loro assegnati» e il prefetto «non ha più convocato alcun abitante del campo di
via Triboniano per la sottoscrizione dei progetti di autonomia». Nel frattempo,
spiegano ancora i legali, «amministratori e politici hanno ripetutamente
dichiarato alla stampa che
ai rom non sarebbe mai stata data alcuna casa popolare». Per questo i nomadi
chiedono che il Tribunale accerti e dichiari «il carattere discriminatorio del
comportamento tenuto dalle amministrazioni convenute» e ordini «di dare pieno e
esatto adempimento» ai progetti di alloggio nelle case popolari, «assumendo ogni
necessario provvedimento affinché ai ricorrenti sia consentito prendere possesso
degli alloggi stessi e sospendendo, sino alla materiale assegnazione dei
predetti alloggi, i provvedimenti di allontanamento o sgombero dal campo nomadi
ove i ricorrenti attualmente risiedono; pagando ai ricorrenti gli importi
indicati nei progetti e infine garantendo ai "referenti del presidio sociale"
che hanno sottoscritto detti progetti il rimborso delle spese necessarie per la
ristrutturazione degli alloggi».
«COSE GIUSTE» - Alle dieci famiglie rom è arrivato il sostegno di don
Virginio Colmegna, presidente della Casa della Carità: «Stanno affermando cose
giuste», ha detto il sacerdote. «Mi auguro che questo atto possa sbloccare la
situazione. Sono ancora convinto che si possa continuare nel cammino che avevamo
iniziato e che mira a sistemare non solo queste, ma anche un altro centinaio di
famiglie».
A dicembre scadono i poteri straordinari conferiti dal Governo al Prefetto di
Milano Gian Valerio Lombardi. «Entro quella data bisogna anche destinare tutte
le risorse previste per l'accompagnamento sociale, abitativo e lavorativo dei
rom - ha aggiunto don Colmegna -. Per questo spero che il ricorso diventi uno
stimolo ad accelerare il percorso di superamento dei campi».
Redazione online
25 ottobre 2010
Fotografie del 27/10/2010
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