Di seguito gli articoli e le fotografie pubblicati nella giornata richiesta.
Articoli del 30/08/2010
Sì, con moderazione... Dopo
quello che avevo scritto sulla convocazione di una manifestazione a Roma il
4 settembre, qualcuno ha partorito un testo più articolato (non ci voleva
tanto). Lo trovate qui sotto e al
link ufficiale c'è anche l'elenco di tutte le adesioni. Da parte mia
sotterro l'ascia di guerra e ci troviamo comunque (chi vuole e chi può) a
Parigi.
Il COORDINAMENTO NAZIONALE ANTIDISCRIMINAZIONE
Mobilita Rom e Sinti e tutti gli amici Sabato 4 settembre 2010 per una
manifestazione civile in Piazza Farnese a Roma, di fronte all'Ambasciata
Francese a partire dalle 14,30 per dire:
- STOP A RAZZISMO E DISCRIMINAZIONE CONTRO I ROM E SINTI!
- STOP AI CAMPI NOMADI!
- BASTA USARE ROM E SINTI COME CAPRI ESPIATORI E CARNE DA MACELLO PER FINI
POLITICI
- STOP ALLE NUOVE FORME DI DEPORTAZIONE!!
Il Ministro Maroni con un intervento al Corriere della Sera ha ufficialmente
aperto la campagna elettorale che verterà ancora una volta sul problema della
sicurezza e i predestinati ad essere usati come carne da macello e agnelli
sacrificali saranno i Rom e Sinti.
Il Corriere della Sera ha intervistato il Ministro senza dare alcuna possibilità
ai Rom e Sinti di replicare.
I soliti articoli a senso unico!!
La comunicazione in Italia è pura propaganda e non informazione. Quando si
tratta di Rom e Sinti non c'è mai contraddittorio!!
Ciò che sta accadendo in Francia ai Rom ci indigna come uomini prima che come
cittadini italiani, europei e cittadini del mondo. Basta deportazioni!!
I Rom e Sinti hanno pagato un prezzo altissimo durante la Seconda guerra
Mondiale: i 500 mila Rom e Sinti massacrati dai nazifascisti senza che questo
evento si sia impresso nella memoria collettiva!!
I media asserviti al potere mettono in evidenza solo gli effetti devastanti
della discriminazione senza rilevare le cause che li determinano di cui sono
responsabili le stesse decisioni del governo.
Sarkozy e Maroni mostrano i muscoli contro bambini, donne e vecchi che non
possono difendersi in nessun modo!!
Ai Rom e Sinti solo la cronaca, mentre gli eventi culturali sono oscurati!
La società civile deve essere informata e deve reagire!
L'integrazione passa attraverso i Fondi Europei e non dalle tasche degli
italiani come invece si fa credere!
Ecco alcune miei suggerimenti in 10 punti per migliorare la situazione dei Rom in Italia
1) La sicurezza e la legalità vanno garantite a tutti. Rom e Sinti compresi.
Lanciare molotov è reato e nessuno è stato perseguito per averlo fatto. Nessuna
voce autorevole ha condannato realmente l'episodio. Solo all'estero si sono resi
conto della gravità della situazione dei Rom e Sinti in Italia
2) Ristabilire la legalità riguardo la palese violazione dei più elementari
diritti umani nei confronti delle diverse comunità romanès in Italia, costrette
a vivere in condizioni disumane e fortemente discriminate in netto contrasto con
la Costituzione Italiana, con la Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo
e con le normative europee ed internazionali.
3) Smantellare i campi nomadi che sono pattumiere sociali degradanti e
frustranti, centri di segregazione razziale permanente ed emblema della
discriminazione. I Rom e Sinti non sono nomadi per cultura. La mobilità è sempre
coatta e mai una scelta. Chi vive oggi nei campi nomadi ieri aveva le case in
Romania o nella ex-Jugoslavia. Il 70% della popolazione romanì in Italia ha
cittadinanza italiana e vive nelle case (l'arrivo risale al XV secolo)
4) Facilitare l'accesso alle case popolari con pari opportunità o sviluppare
insediamenti urbanistici non ghettizzanti facilitando anche l'utilizzo dei
servizi pubblici. Favorire il più possibile l'accesso alla scolarizzazione, al
lavoro e all'assistenza sanitaria alle famiglie di Rom e Sinti più disagiate.
5) Promuovere l'integrazione anche attraverso i Fondi Europei con programmi
specifici riguardanti la popolazione Romanì per evitare la facile
strumentalizzazione di far credere che l'integrazione dei Rom e Sinti in Italia
passa attraverso le tasche degli italiani.
6) Arrestare il processo di demonizzazione e di criminalizzazione di un intero
popolo. Sono i singoli che hanno un nome e cognome a sbagliare e che devono
essere puniti e non l'etnia di appartenenza.
7) Promuovere la conoscenza della storia, della cultura, dell'arte e della
lingua dei Rom e Sinti per combattere gli stereotipi negativi e favorire
l'integrazione. Attualmente si dà in 99% di spazio mediatico alla cronaca e l'1%
di spazio agli eventi culturali che pur si organizzano sull'intero territorio
nazionale (Festivals, concerti, mostre, esposizioni, convegni, rassegne
cinematografiche, concorsi letterari, etc). E'chiaro che questa disparità non
può avere effetti positivi.
8) Prendere atto del palese fallimento dell'assistenzialismo delle associazioni
di volontariato che si sono arrogate il diritto di rappresentare il popolo Rom.
Si sperperano annualmente centinaia di migliaia di Euro per progetti di scarso o
nessun valore per i Rom e Sinti.
9) Creare una consulta in Italia di intellettuali Rom e Sinti che abbiano una
esperienza internazionale sulle problematiche concernenti la realtà delle
comunità romanès che possa favorire la mediazione nella risoluzione dei problemi
sociali e politici.
10) Favorire il più possibile il processo di integrazione a coloro i quali
dimostrano una chiara volontà di partecipazione sociale evitando di porre sullo
stesso piano chi merita e chi delinque. I modelli positivi devono essere
esaltati per essere una valida attrattiva per combattere l'esclusione sociale e
l'emarginazione culturale.
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(clicca sull'immagine per andare alla pagina dell'intervista)
Wednesday 25 August 2010 - A Napoli le istituzioni hanno annunciato un piano
da 24 milioni di euro per l'accoglienza di duemila rom presenti sul territorio.
L'obiettivo è quello di costruire campi in grado di accogliere la
popolazione in modo adeguato e di abbattere le baraccopoli che occupano
attualmente. Ma le associazioni sono scettiche. Per la costruzione dei nuovi
insediamenti ancora non si è mosso niente, affermano, le costruzioni dovevano
essere pronte in primavera, ma dei soldi stanziati ancora non c'è traccia.
Analizziamo la questione con Barbara Pierro, responsabile
dell'associazione "chi rom e...chi
no" , intervistata dalla nostra Monica Mastroianni.
Da
Roma_Benelux
Le Point.fr La vita di Bukurije e Lumturije, due giovani sorelle rom, è diventata un
incubo da quando sono state costrette a lasciare la Germania, dove hanno passato
tutta la loro vita, per installarsi in Kosovo, paese dei loro genitori, che non
avevano mai visitato.
Pristina, 18/08/2010 - De Ismet HAJDARI (AFP)
"Mi sento come se fossi in prigione. Non esco dal cortile di casa", racconta
Bukurije Berisha, 13 anni, in perfetto tedesco, mostrando le alte mura che
circondano la sua casa in rovine.
"Ho sempre la speranza di svegliarmi e rendermi conto che non era altro che un
brutto sogno" aggiunge.
Nel suo rapporto pubblicato a luglio, l’UNICEF indica che quasi la metà dei Rom
che saranno espulsi dalla Germania al Kosovo, in virtù di un accordo firmato tra
i due paesi, sono bambini la maggioranza dei quali nati e cresciuti in Germania.
"I bambini sono i più colpiti da questi rientri forzati. (…) In Kosovo devono
fare fronte a una realtà totalmente nuova. Si sentono persi ed esclusi", ha
affermato il commissario per i diritti dell’uomo del Consiglio Europeo, Thomas
Hammarberg, nella prefazione di questo rapporto.
Il Signor Hammarberg ha invitato martedì i paesi dell’Europa occidentale, a
cessare di rimandare con la forza, i Rom in Kosovo.
Le sorelle Berisha sono arrivate a dicembre in Kosovo, con i loro genitori e
altri cinque fratelli e sorelle. La famiglia si è rifugiata nella stradina
stretta di un bidonville rom, nella periferia di Pec (ovest). Una casa lasciata
da diciassette anni ha bruciato durante il conflitto in Kosovo (1998-1999) e il
nuovo focolare, sprovvisto di acqua corrente, è stato prestato loro da un
cugino.
Le due ragazzine sono nate in Germania dove i loro genitori hanno chiesto asilo
nel 1993, fuggendo dalla repressione delle forze serbe di Slobodan Milosevic nel
Kosovo. Non parlano albanese, lingua principale del Kosovo, e conoscono a
malapena la lingua rom.
"Mi sento tedesca", assicura Lumuturije Berisha, 14 anni, gli occhi pieni di
lacrime.
La famiglia Berisha fa parte di un gruppo di circa diecimila Rom che sono dovuti
ritornare dalla Germania al Kosovo, ex provincia serba la quale ha proclamato la
sua indipendenza nel 2008 malgrado una feroce opposizione di Belgrado.
Benché Pristina si sia messa d’accordo con Berlino per accogliere questi
rifugiati rom, il ministro kosovaro degli affari sociali, Nenad Ristia, ha
ammesso di recente che questo paese non possedeva risorse per accettarli tutti e
per gestire la loro integrazione.
Quasi la metà dei due milioni di abitanti del Kosovo, paese più povero d’Europa,
sono disoccupati o sono poveri, secondo i numeri ufficiali.
Esperti mettono in guardia contro l’incapacità delle autorità locali, di
garantire i diritti dell’uomo fondamentali ai suoi cittadini, tali che l’accesso
a un alloggio adeguato, alle cure mediche e all’educazione.
Florim Mulolli, padre di una ragazza gravemente ammalata, la famiglia del quale
è stata ugualmente obbligata di ritornare in Kosovo, deplorano l’attitudine
delle autorità tedesche, accusandoli di non fare eccezioni.
Sua figlia Selina soffre di una malattia congenita provocando apnee nel sonno.
La sua respirazione deve essere controllata tramite un’attrezzatura molto
costosa, la quale avverte i genitori, quando lei smette di respirare.
"Quest’apparecchio funziona con l’aiuto di diodi da sostituire, i quali sono
molto costosi per noi e impossibili da pagare, i quali inoltre, non si trovano
qui" si lamenta il Sig. Mulolli.
"La Germania ha condannato Selina a morte, ma non la lasceremo morire. Quando i
diodi saranno consumati, io e mia moglie guarderemo Selina a turno" dice questo
padre con amarezza, stringendo la figlia tra le sue braccia.
Fotografie del 30/08/2010
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