Di seguito gli articoli e le fotografie pubblicati nella giornata richiesta.
Articoli del 23/08/2010
Da
Roma_Daily_News
by BERİL DEDEOĞLU
b.dedeoglu@todayszaman.com
11/08/2010 - Dev'essere stato circa un anno fa. Stavo camminando in Spagna
con delle colleghe quando una signora molto anziana mi chiese in turco la
bottiglia d'acqua che portavo con me.
Quando le chiesi di dov'era, mi disse che era una Rom della Bulgaria, e che
sapeva parlare il turco perché Turchi e Rom una volta erano lì parimenti
oppressi, e per questo i due gruppi si sentivano vicini l'un l'altro. Non so
cosa stesse facendo lì, ma mi disse che la sua vita in Spagna era brutta come in
Bulgaria e che il destino dei Rom non cambia mai.
Una collega spagnola che era con noi si rattristò per questa conversazione.
Riaffermò che i Rom erano i nuovi "Ebrei" e che sono uno dei bersagli principali
del crescente nazionalismo in Europa occidentale. Sinceramente pensai che la mia
collega stava esagerando quando diceva di aver paura che i Rom potessero essere
vittime di uccisioni di massa. Insistette che gli Europei non potevano vivere
senza la sensazione di essere minacciati da "altri" attorno a loro, fornendo
molti esempi dalla storia rom.
Le recenti decisioni sui Rom del presidente francese Nicolas Sarkozy mi hanno
ricordato gli ammonimenti della mia collega. A seguito degli ordini del
presidente Sarkozy, le autorità locali hanno iniziato a smantellare un totale di
300 insediamenti rom in tutto il paese. Sembra che tutte le volte che la sua
popolarità declina, il presidente Sarkozy sente il bisogno di usare la retorica
nazionalista per riguadagnare appoggi. I Rom sono diventati le ultime vittime di
quest'attitudine, dopo le politiche come "i musulmani non sono europei", "la
Turchia non è Europa" e "le donne che portano il burqa devono stare a casa".
Anche nei tempi antichi i Rom viaggiavano in tutto il continente e,
nonostante il loro stile di vita nomade, non erano considerati stranieri nei
paesi dove passavano le loro vite. Con le loro tradizioni e credenze ancestrali,
i Rom in verità sono abbastanza differenti dalla maggior parte degli Europei che
vivono nelle città o nei villaggi. La maggioranza dei Rom europei vivevano in
Europa orientale durante l'epoca della guerra fredda, ma quando i paesi del
blocco orientale si unirono alla UE, acquisirono la cittadinanza europea e così
il diritto di viaggiare liberamente per l'Europa, proprio come ogni altro gruppo
etnico o sociale di quei paesi.
Inoltre, nel caso dell'Ungheria e della Romania, i diritti delle minoranze
delle popolazioni rom furono uno dei principali argomenti del processo di
negoziazione UE. La UE è stata abbastanza esplicita nel chiedere a questi paesi
di attuare misure di discriminazioni positive verso queste persone. Alcuni paesi
candidati dell'Europa orientale hanno ascoltato le raccomandazioni UE su come
trattare la popolazione rom, e li hanno persino obbligati a vivere in grandi
appartamenti, nel nome di migliori condizioni di vita. Tuttavia, questa politica
è stata rigettata dai Rom stessi, che affermano che fosse irrispettosa del loro
tradizionale modo di vita. In alcuni casi, hanno reagito mettendo i loro animali
in queste case mentre loro sceglievano di vivere in tende all'aperto.
Il concetto solito di stato-nazione prevede progetti di "creazione della
nazione" attraverso l'assimilazione o politiche d'integrazione, usando la forza
se necessario. Quanti resistono a queste politiche sono sovente esclusi dalla
società. Inoltre, la loro resistenza spesso fornisce una scusa per etichettarli
come "cattive persone". Alcuni Europei vogliono che i Rom diventino invisibili,
e paesi come la Francia preferiscono "risolvere" il problema rom rimandandoli
nei loro paesi d'origine come l'Ungheria e la Romania. Se questo è quel che si
chiama "unità nella diversità", è allora impossibile affermare che la UE si
definisca un buon esempio per paesi come la Turchia.
Terra news - di Federico Raponi
DOC. Da Napoli alla Romania, "Europa 0 km" racconta un viaggio nel presente
dei rom tra soprusi della camorra, razzismo dilagante e fabbriche chiuse.
Disoccupazione in Romania, ostilità in Italia. Il documentario Europa 0 km
"segue la diaspora dei 900 rom cacciati da Ponticelli nel maggio di due anni fa
- racconta il co-regista Luca Bellino - dopo 3 giorni di roghi e bombe molotov
sui loro campi".
Com’è potuto succedere?
E' stata la conseguenza di un contesto nazionale durato mesi, a partire
dall’omicidio Reggiani a Roma. Lo sfondo è stato un accordo sotterraneo tra
apparati amministrativi e il clan dei Sarno, per cui nella zona dove si
trovavano i nove campi si doveva costruire, cantierizzando entro una data.
Esattamente un mese dopo l’incendio. I soldi sono arrivati a pioggia, e tra
l’altro nell’inchiesta l’assessore coinvolto è stato arrestato.
L’atteggiamento della gente comune?
Purtroppo in quel quartiere gestiva tutto la criminalità. Se invece guardiamo
alle vite private, c’erano grande comunione e amicizie. Ma, quando è arrivato il
richiamo all’ordine, appoggiato anche da manifesti del Pd ("Via i Rom da
Ponticelli"), come al solito sono state mandate avanti le donne a dire: "via
tutti".
Dove sono finiti i rom?
Una parte è tornata in Romania, a Calarasi, e un’altra si è rifugiata in altri
nuovi campi arrangiati a Napoli.
Com’è la situazione nel Paese d’origine?
C’è una grandissima nostalgia del regime comunista, si ricorda che nelle
fabbriche lavoravano soprattutto i rom. Dopo l’89 hanno chiuso e da lì è
iniziata la diaspora verso l’Europa, culminata con l’ingresso della Romania
nell’Unione europea. Da qui il titolo del film, perché lì abbiamo visto ovunque
cartelli con questa scritta. L’Europa però ha significato sfruttamento da parte
delle multinazionali, tante anche italiane, con stipendi bassissimi e Rom che
non lavoravano più. Ora con la crisi generale le nuove fabbriche stanno per
chiudere, la crescita del Paese un po’ di soldi li porta, molti sono tornati e
un tessuto lavorativo si sta ricreando.
E a Napoli?
La situazione è d’emergenza, i campi sono in condizioni estreme e precarie, non
c’è nessun progetto di scolarizzazione né di formazione. I rom vivono della
raccolta del ferro, attività principale, e di elemosina. Vogliono una stabilità,
e quando d’estate tornano a Calarasi, con quei soldi costruiscono le proprie
case.
L’idea del documentario?
Ci siamo resi conto che di questo evento simbolico fortissimo - cruciale nella
storia del razzismo italiano, nel quale ci si è sentiti legittimati, nel
silenzio generale, a incendiare abitazioni come fecero i fascisti in Africa -
non se ne parlava più. Quindi per noi è stato un atto necessario.
Fotografie del 23/08/2010
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