Di seguito gli articoli e le fotografie pubblicati nella giornata richiesta.
Articoli del 22/12/2005
Due segnalazioni da Tommaso Vitale:
Quaderni di Sociologia (36/2004): numero dedicato all'inserimento dei rom nella scuola.
N. 36/2004 anno XLVIII
I rom nella scuola italiana
resistenze, reinterpretazioni, successi
Sommario
- Leonardo Piasere, Presentazione
- Carlotta Saletti Salza, Non c'è proprio niente da ridere. Sulle strategie di gestione del quotidiano scolastico di alcuni alunni rom
- Stefania Menchinelli, Il rapporto di una comunità di Rom kalderasha con la scuola
- Stefania Pontrandolfo, Alla ricerca dei Rom di Melfi: i rom immaginati e l'archivio scolastico
- Alessandro Vittorio Sorani, Gli insegnanti degli alunni rom e sinti. Un'indagine nazionale
The Sociological Review
Volume 53 Page 691 - November 2005
doi:10.1111/j.1467-954X.2005.00591.x
Volume 53 Issue 4
Giustizia Zingara opposta alla Legge Gagioreske: Interrelazioni delle Differenze
Risuonando degli echi di Frankenberg, questo articolo esplora il ruolo di straniero individuale/outsider. L'individuo o il sistema non-Zingaro (Gorgio) viene spesso chiamato a decidere sulle dispute di Nomadi-Zingari, anche se raramente assume un ruolo familiarmente benigno, come nello studio di Frankenberg. Il sistema "esterno", rappresentando secoli di sedentarizzazione e persecuzione razziale, può portare anche alla manipolazione. Mentre i giudizi orali rappresentano il sistema non scritto degli Zingari come isolato da potenziali evoluzioni, i rari studi sulla risoluzione dei conflitti tra gli Zingari hanno attirato l'attenzione di altre discipline, perché toccano questioni inerenti i controlli alternativi e la cooperazione locale nelle società post-industriali.
Più che focalizzarsi su confronto e contrasto, l'articolo dimostra le interrelazioni tra le differenze con l'enfasi posta sulle agenzie e le istituzioni come risorsa per il rafforzamento legislativo.. Questo materiale etnografico non emerge da sperdute ex-colonie, ma dal centri dell'Impero Britannico. Nomadi e Viaggianti godono anche di una relativa indipendenza, tale da gestire i conflitti al loro interno. Sinora materiale così dettagliato era considerato una testimonianza del passato. Può diventare rilevante.
http://www.blackwell-synergy.com/doi/abs/10.1111/j.1467-954X.2005.00591.x
(se qualcuno non può accedere, puoi chiedermi l'articolo in allegato)
un saluto cordiale
Tommaso Vitale
via Bicocca degli Arcimboldi, 8 - 20126 Milano
 DIRITTO D'ASILO: AMNESTY INTERNATIONAL PUBBLICA IL NUOVO RAPPORTO 'LAMPEDUSA: INGRESSO VIETATO' (EGA EDITORE) Da ottobre del 2004 a ottobre del 2005, almeno 2.778 migranti - ma probabilmente molti di piu' - sono stati rimandati in Libia poche ore dopo il loro arrivo a Lampedusa, senza avere avuto accesso a metodi appropriati di identificazione nè alla procedura di asilo, e dopo essere stati scelti in tutta fretta sulla base della loro nazionalita' presunta. In un nuovo rapporto 'Lampedusa: ingresso vietato' (EGA Editore, 88 pagine, eu. 8,00, con una prefazione di Giovanni Maria Bellu), la Sezione Italiana di Amnesty International sintetizza l'ultimo anno di mobilitazione contro queste deportazioni e contro le gravi violazioni del principio di non-refoulement (non-respingimento) dei rifugiati e richiedenti asilo, contro cui hanno preso posizione molte altre organizzazioni non governative, l'Alto commissariato Onu per i rifugiati e il Parlamento europeo. Nel rapporto, Amnesty International denuncia gli accordi fra l'Italia e Libia, risalenti al 2000, il cui contenuto è tuttora segreto, e la preoccupante situazione dei diritti umani nel paese nordafricano. Il rapporto - inviato al ministro dell'Interno, Giuseppe Pisanu, e a tutti i parlamentari - ricorda anche l'allarmante situazione dei Centri di permanenza temporanea, la mancata assistenza legale e le condizioni di detenzione inadeguate dei cittadini stranieri che arrivano alla frontiera marittima italiana. La pubblicazione puo' essere ordinata a fronte di un contributo spese di 10,20 eu. La richiesta dovra' essere inviata a: Amnesty International Settore Pubblicazioni, via G. B. De Rossi 10, 00161 Roma. I richiedenti dovranno specificare in modo chiaro e leggibile nome e cognome, indirizzo, cap, citta' e provincia e allegare la ricevuta di un versamento sul ccp 70691001 intestato ad Amnesty International, Sezione Italiana, via G. B. De Rossi 10, 00161 Roma, specificando sulla causale 'rapporto Lampedusa' Roma, 20 dicembre 2005
Pubblichiamo un controverso e contraddittorio articolo apparso sul sito di Rinascita. A parte alcune inesattezze (l'Opera Nomadi fondata durante il fascismo ???) prova a leggere i rapporti con i complessi mondi rom e sinti, presenti in maniera sempre più numerosi con l'allargamento dell'Unione Europea (soprattutto Romania e Ungheria). Uno spunto di riflessione su ciò che è scritto al di fuori della ristretta schiera degli addetti ai lavori.
Con il prossimo allargamento a Romania e Bulgaria l’Unione Europea vedrà aumentare consistentemente il numero dei Rom all’interno dei propri confini. Oggi con piú di 10 milioni di persone sono la minoranza piú consistente dell’Europa allargata. Ma ancora oggi c’è molta ignoranza su di loro, sulla loro cultura e la loro storia. Molti associano Rom ai rumeni forse per cacofonia o perché molti dei Rom provengono da quel Paese ma sono due popoli totalmente distinti ed anche in Romania i Rom sono considerati una minoranza etnica, pur sempre molto numerosa. Spesso vengono chiamati in modo diverso: nomadi, gitani, zingari e raminghi, ad indicare comunque sia, persone senza terra e senza patria. Però si è soliti fa risalire all’XI (alcuni dicono XII) secolo l’arrivo di queste popolazione dal Nord dell’India, cacciate dal Re Mohamed Gazni perché considerate nemiche. D’allora vissero in Europa migrando in piú parti del continente, alcuni fanno differenza tra gitani spagnoli e zingari romeni e Rom bosniaci ma non la gente comune. E’ soltanto dal 1993 attraverso il Consiglio d’Europa ed i “Criteri di Copenhagen” che gli Stati europei candidati hanno cominciato definire meglio queste popolazioni. In Slovacchia ed Ungheria, dove vivono circa un milione di Rom, i governi hanno attuato delle riforme notevoli e la situazione ènettamente migliorata nel tempo, almeno per quanto scritto su carta bollata. La nazione magiara é stata la prima al mondo a riconoscere il diritto collettivo delle minoranze. In Ungheria le minoranze riconosciute sono 12 ed esse godono di diritti molto vasti: accesso all’insegnamento, rappresentanza nei consigli comunali, integrazione nelle strutture politiche internazionali, organizzazione delle manifestazioni culturali, creazione di un posto di commissariato alle minoranze ecc. Però recandosi a Budapest o Bratislava non si può non notare la netta differenza tra occidentali, locali, e Rom. La Repubblica slovacca sancisce nella sua costituzione i princìpi della salvaguardia delle minoranze ma in alcune zone del Paese, dove tali minoranze sono presenti, la percentuale di disoccupazione è al 100%. Qui, come in Ungheria, i Rom, per le loro attività non integrate, sono strettamente controllati dalla polizia, non godono di adeguati servizi sociali e vengono visti con disprezzo da gran parte della popolazione, un pó come avviene in quasi tutte le parti d’Europa. Ma se negli Stati dell’Est e balcanici si cerca in qualche modo di attenuare tali conflitti sociali, nei vecchi Paesi dell’Unione c’è un diffuso disinteresse verso i Rom, anche perché il comportamento degli zingari nelle cittá piú ricche ed industrializzate non è sempre molto corretto. Nonostante esistano associazioni pubbliche e di volontariato per favorire l’insegnamento e l’integrazione dei bambini Rom e per cercare di toglierli dalla strada, generalmente per quanto riguarda l’occupazione e l’integrazione culturale, il problema è di difficile soluzione, anche se grazie alle canzoni dei Gypsy Kings o ai film di Kustorica l’interesse per la cultura Rom nei Paesi occidentali è cresciuta. In Spagna vive la comunità Rom piú grande d’Europa (600.000) ma non esiste nessun deputato o senatore di tale etnia. Nella stessa Spagna, Inghilterra (dove godono comunque sia di buoni diritti rispetto ad altri Paesi europei), Germania ed Italia (dove fin dal fascismo è in attività l’Opera Nomadi) la nuova emergenza è la lotta fra poveri e i conflitti con le altre minoranze immigrate nel Paese ospitante. Aumenta cosí il disprezzo di coloro che vivono loro intorno. Se gli zingari oggi vogliono avere i diritti che spettano alle altre debbono però adeguarsi a seguire normali regole di convivenza. Sulla questione dei nomadi, comunque regna l’ipocrisia mascherata da perbenismo. Attraverso il riconoscimento, la difesa ed la garanzia dei diritti di tutte le minoranze si attua un processo giusto almeno sulla carta ma che tuttavia allo stesso tempo è indice di sgretolamento culturale. Tale sgretolamento porta addirittura alla creazione di piccole aristocrazie locali, vassallaggi e oligarchie interne alle etnie rette dunque da “nomenklature” più astute che si accaparrano i fondi che i Paesi ospiti offrono e ne regolano la distribuzione. E i rimedi diventano così peggiori dei mali.
G.L.
Di Fabrizio (pubblicato @ 17:00:27 in media, visitato 2639 volte)
Da Romani_Cinema:
" ...Conosciamo il razzismo. Conosciamo la discriminazione. Ma nel nuovo documentario "Faces of Change" lo vediamo svilupparsi ovunque - pervasivamente e universalmente, con gli stessi devastanti effetti, come succede al signor Ivan Ivanov. La lotta per superare la vergogna, come il razzismo - pervade questo film. Sono cinque storie arrotolate assieme a fornire un'istantanea sul razzismo, girate da cinque giovani cineamatori che sono anche attivisti dei diritti umani negli angoli più nascosti del globo. Mettono in gioco le proprie vite e combattono in queste riprese grezze, personale, sovente ispirate."
"Faces" : Prejudices on a Persona Level
THE WASHINGTON POST
"FACES OF CHANGE" è un film di successo sui diritti umani. In 80 minuti mette a fuoco la vita di cinque attivisti di cinque diversi continenti. Ivan Ivanov, il rappresentante dell'Europa, è un Rom bulgaro, attivista dei diritti umani, avvocato e direttore esecutivo dell'organizzazione internazionale ERIO - con sede a Bruxelles (homepage di ERIO - su Ivan Ivanov qui un precedente articolo ndr.). Anche se in possesso di una laurea in legge e una in medicina, non sfugge ai pregiudizi sui Rom. Dal Nord America Eloida Blanco, che risiede nella comunità di Agriculture Str. a New Orleans e la cui sorella ha sviluppato un tumore da quando aveva 12 anni. Mohamed Borbosse dall'Africa è un ex-schiavo della Mauritania e rischia quotidianamente la propria vita a causa dei suoi comizi contro la schiavitù. |
da: silverdocs.com
Ivan Ivanov, [...], ha lottato contro la povertà e il razzismo per diventare dottore. Ma quando un paziente rifiuta di sottoporsi alle cure di un Rom dottore, Ivanov capisce di doversi impegnare per un'altro lavoro. Ritorna all'università per diventare avvocato specializzato in diritti umani e combattere i pregiudizi contro i Rom in Bulgaria.
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Kathir Raj rappresenta l'Asia ed è Dalit (intoccabile ndr.) la sua famiglia da generazioni è destinata a suonare le percussioni ai funerali delle caste più nobili. Nara dos Anjos, brasiliana di pelle nera, rimase incinta quand'era ragazzina e ora cerca di evitare lo stesso destino alle altre ragazze.
Attraverso il video i cinque attivisti trasmettono dispacci dai rispettivi angoli del mondo, raccontando storie e mostrando immagini che nessun pubblico conosce fuori dai rispettivi confini. Gli interpreti recitano le loro stesse vite, esperienze e presentano come li vede la società e come la vedono loro. Sono storie ricche di passione e stupore, umorismo, paura e impregno per cambiare. Attraverso le interviste il film documenta la scoperta da parte degli interpreti delle ideologie razziste nel proprio paese e la scoperta dei tratti in comune, dopo la loro partecipazione alla conferenza ONU contro il razzismo di Durban in Sud Africa. Accompagnati da storie e musiche, gli interpreti ci accompagnano ad aprire assieme una finestra sulle connessioni che esistono tra le diverse realtà.
L'8 dicembre si è tenuta l'anteprima di "Faces of Change", a New York presso lo Schomburg Center di Harlem. Il film, appena entrato nel circuito commerciale ha già ottenuto diversi riconoscimenti, come l'Humanitarian Award al Fort Lauderdale International Film Festival.
FACES OF CHANGE ha ottenuto anche il premio del SILVERDOCS Documentary Film Festivalin the U.S.A nel giugno 2005.
E' anche stato selezionato ai:
- Locarno International Film Festival, Switserland ad agosto 2005,
- Rio International Film Festival ad ottobrer 2005 e
- Fort Lauderdale International Film Festival.
Inoltre è stato invitato a:
- Bergen International Film Festival in Norway, e
- One World FIlm Festival in the Chech Republic di marzo 2006
Carissimi Avrei alcune questioni per i Leaders delle Comunità Rom in Europa e nel Nuovo Mondo (USA & Canada ecc.) 1- Perché ignorino i loro Fratelli e Sorelle nel Medio Oriente? 2- Perché non ho trovato niente sulla condizione dei Dom-Rom in nessuna conferenza internazionale su i Rom? O solo pochissime righe? (alcune informazioni QUI ndr)3- Perché i Rom d'Europa e del Nuovo Mondo (come USA & Canada) non fanno tentativi di contattare i Dom-Rom del Medio Oriente e trasferire le loro esperienze? So che i Dom-Rom nel Medio Oriente non sono organizzati, solo un paio di loro potrebbero realmente cooperare, ma questo perché nessumno li prende per mano e mostra loro come si fa. I Rom-Dom in diversi anni hanno accumulato grandi esperienze e hanno il Dovere di aiutare i loro fratelli, come fecero gli Ebrei d'Occidente con quelli d'Oriente. I Rom-Dom di Europa e del Nuovo Mondo devono mobilitarsi il più in fretta possibile per aiutare i Dom-Rom del Medio Oriente, perché soffrono delle medesime persecuzioni [...] con la differenza che per loro la soluzione per sfuggirne è assimilarsi alle tradizioni arabe, cose che hanno fatto per generazioni. Credetemi, in Egitto c'è stato un Primo Ministro di origine Dom-Rom, e per quanto fosse stato anche un leader della lotta d'indipendenza contro la Gran Bretagna, lui, come del resto altri Dom-Rom intellettuali ed agiati, tra cui proprietari terrieri, scrittori e giudici, hanno sempre fatto di tutto per nascondere o misconoscere la loro origine. Quindi il problema in Medio Oriente differisce da quello euuropeo: qui le migliori generazioni vengono totalmente assimilate e perdono la loro identità, diventano Arabi di successo; soltanto quelli più poveri e meno istruiti rivendicano la loro appartenenza ai Dom-Rom. Ultimamente, anche quelli di noi meno istruiti si qualificano come "Alti-Egiziani", perché il loro aspetto e la loro parlata differisce sostanzialmente dagli Egiziani del nord. Oppure si identificano come discendenti degli antichi Egizi, per spiegare come mai differiscano nei costumi e nei volti dagli Arabi. Mi aspetto che vi adoperiate realmente per salvare l'identità dei vostri fratelli Dom-Rom, proma che il loro patrimonio culturale si dissolva nell'arabità e perda ogni importanza.
Ahmed Almezayenhuman right activist, and jurnalist. Bucuresti - Romania.
Quando nella lettera precedente ho scritto sui Dom-Rom del Medio Oriente, non l'ho fatto perché volevo aiuto personale e neanche perché cercassi informazioni, dato che io arrivo da lì e conosco bene la mia comunità. Volevo spingervi all'azione, perché anche noi avessimo una voce, come in Europa. Voglio che ii Dom-Rom abbiano illoro posto nelle nostre organizzazioni internazionali. Questo il mio scopo e la mia speranza, per questo vi scrivo.
In Efgitto non esiste un'associazione Dom-Rom guidata da uno di loro, soltanto poche associazioni caritatevoli che dipendono da qualche chiesa: nessuna organizzazione culturale, o dei Diritti Umani o Unione presieduta da Dom-Rom, c'è una grande differenza dall'essere condotti da un Arabo o da un bianco.
Mi sono documentato sugli sforzi di Amoun Sleem a Gerusalemme (lei è Dom-Rom come me), purtroppo anche se (secondo alcune stime) in Egitto ci sarebbero più di un milione di Dom-Rom, la più estesa comunità del Medio Oriente, non abbiamo nessuna organizzazione.
Io spero di sentire in futuro la loro voce, e che siano fieri di ciò che sono, aiutarli a mantenerte la loro cultura e battersi per i loro diritti, senza dissolversi nella comunità araba. E non voglio che ci sia chi parla a nome loro, sia questo Europeo, Americano o Arabo.
[...]
Questo al momento sarà possibile solo con l'impegno dei leaders, delle organizzazioni e delle comunità Rom nel mondo, che espandano il loro ombrello anche a noi.
Grazie Ahmed
Una notizia dal Neue Zürcher Zeitung:17. Dicembre 2005 - Secondo la Società per i Popoli Minacciati gli uffici svizzeri per la cooperazione di Pristina (Kosovo) non impiegano appartenenti alla minoranza rom. Il parlamentare verde Josef Lang intende discutere questo caso nella sessione invernale del parlamento federale. Allo stesso link, un articolo sulle politiche sociali verso i Rom nella Repubblica Ceca (ma non ho il tempo materiale per tradurlo dal tedesco, forse settimana prossima) PS: qualcuno che ha studiato il tedesco in tempi più recenti dai miei???
::Fashion |
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ROMEO GIGLI ALTA MODA ROMA |
Per l'Alta Moda Roma Romeo Gigli rilegge la cultura e l’estetica dei Rom |
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Classe 1949, un passato tra i libri antichi dei genitori antiquari, un viaggio di 4 mesi in India negli anni caldi all’insegna di “Love & Peace”. E poi ancora un lunga esperienza a Londra, prima e a New York poi, dove Gigli si fa “le ossa” prima di fondare nel 1983 la griffe che porta il suo nome con cui sfilerà a Milano Collezioni Donna e a Parigi pret-à-porter scandendo ad ogni sfilata standing ovation e facendo versare fiumi di inchiostro sulle riviste specializzate di tutto il mondo. Oggi Romeo Gigli torna a far parlare di sé grazie alla sua personalissima rivisitazione della moda (e della cultura) Rom presentata durante l’ultima Roma Alta Moda. “Non una sfilata, ma una vera pièce teatrale”, ci tiene a sottolineare lo stilista.
Dove vuole approdare? “C’è un unico continente che non conosco bene: l’Africa. Perché mio padre adorava l’Africa l’aveva vista in lungo e in largo quindi quando abbiamo iniziato a viaggiare tutti insieme in famiglia, abbiamo toccato diversi paesi ma mai l’Africa. E’ un viaggio che mi riprometto di fare…2
Come si concilia il gusto per l’antico che ha ereditato da suo padre, libraio antiquario, con la voglia di nuovo? “Mio padre ma anche mio nonno e il mio bisnonno erano librai antiquari e quella sarebbe dovuta essere la mia strada. Poi è successo che la vita ha modificato i questi piani. A 18 anni mi sono ritrovato a inventare da zero la mia vita. Nel ’67, dopo la maturità, andai per quattro mesi in India e da quel momento decisi di incontrare altre culture. Ero intriso della nostra, e volevo conoscere e leggere meglio gli altri Paesi.” Quindi non si è trattato di una fuga dalle proprie radici… “L’India mi ha arricchito tantissimo e la curiosità per altre culture si è scatenata. Da allora decisi he sarei stato viaggiatore.” Cosa è la sensualità? Non certo, forse, una scollatura o una trasparenza… “La sensualità è un modo di essere, di guardare, un gesto…” Parliamo di queste sfilata… “Rileggo la cultura e l’estetica dei Rom. Io ho ripercorso quello che è il loro Grande Viaggio che nasce in India e dilaga attraverso la Persia, l’Africa del Nord, raggiunge poi i Paesi dell’Est Europeo poi l’Italia, la Francia, la Spagna. I Rom, portandosi appresso questo bagaglio culturale hanno contaminato tutte le culture. Io non mi sono affidato solo a quello che i campi Rom romani raccontano ma ho voluto analizzare tutto questo loro lungo viaggio dalle origini…” E come si traduce questo nella moda? “Questa non è moda. Ma un racconto del loro viaggio estetico. Nella sfilata si ritrovano elementi che ricordano l’India, la Persia, l’Est, la Spagna. Ti racconto come ho viaggiato: sono entrato nei campi Rom e ho chiesto a loro di darmi alcuni dei loro costumi tradizionali che oggi sono sempre più rari perché i giovani oggi rifiutano i loro costumi perché si vogliono integrare nella metropoli. Per cui sono riuscito a trovare solo pochissimi pezzi. Ho usato 5-6 gonne di forme diverse che loro avevano e ho cercato di capire come le donne e gli uomini Rom scelgono e assemblano le loro materie. E ho scoperto che le Rom hanno un loro capo distintivo, la gonnellona che tutti conosciamo, e poi si impossessano di tutto ciò che incontrano. Il sopra non è mai loro, è qualcosa di cui si sono appropriate. Ho quindi iniziato a rileggere le loro gonne reinventandoli con altri materiali e stili, esattamente come fanno loro. Cioè cercando nei mercatini, mischiando tra loro stili materiali e colori. E ho poi aggiunto capi che ho raccolto nel mondo, d’archivio, di vintage, ricreando le varie estetiche. Cioè ogni donna è UNA donna. Ogni donna ha una abito ed è quella donna, calata nel personaggio così tanto da diventarlo. Tutto ciò non ha niente a che fare con la distribuzione. I capi della sfilata non saranno prodotti.” Il fine? “Supportare la loro cultura. Dare nuova energia a queste popolazioni, ai campi. Le donne sanno cucire, possono così riproporre la loro cultura. Al pubblico magari sono piaciute tre gonne, perché allora non permettere alle sartine Rom di riprodurle e venderle? Inoltre a Roma le sartine gitane non hanno una sede vera e propria e cuciono dove possono, su un albero, in mezzo alla piazza. Sarebbe importante costruire qualcosa per loro, dare loro uno spazio dove possano raccontare la loro storia.” Gli zingari italiani, conservano oggi la loro tradizione o pensa stia scomparendo? “Loro sanno perfettamente fare ciò che fa parte del loro costume. Basta solo chiederlo, basta ridare loro lo stimolo, il desiderio di ripossedere le loro tradizioni.” Come affronta lo stress da pre sfilata? Ho letto che fuma tantissimo…” “Fumo abbastanza, non troppo. Mi serve per la concentrazione. E preparare la sfilata non è stressante anche se molto faticoso. Dopo tre settimane di preparativi arrivo stremato. E’ stato un buon lavoro costruire in sole tre settimane un lavoro dal nulla. Ma è stato meraviglioso incontrare queste persone.” Ci racconta un episodio che le è rimasto impresso? “Non c’è donna Rom che non mi voglia leggere la mano… E mi leggono delle cose bellissime.” (ride) Da un lato oggi nella moda si va verso la globalizzazione, esiste modo di reinventare qualcosa di nuovo e superare l’empasse? “E’ un grande empasse, costretto in qualche modo dalle aziende e in qualche modo anche dalla comunicazione. Esistono degli stereotipi in cui non tutti si riconoscono. La tv ci racconta che le donne devono essere con le cosce fuori, col seno che esplode. Non credo che tutte le donne si riconoscano in questo. Forse un 15-20%. Esiste ancora un vincolo in questo momento dal quale non si riesce a uscire, a parte pochissimi creativi sempre più rari, dove la moda è un riciclo continuo di quello che è già stato. La moda del passato è irriproponibile perché si è persa l’energia che c’era in quel dato momento storico. Ma nel momento in cui lo rileggi in modo filologico, non c’è più energia. E’ consumata. Ed è quello il dramma.” Dove trova oggi l’ispirazione? “L’ispirazione si può trovare ovunque. E’ importantissimo però cercare di mantenere libera la propria identità. Nel momento in cui costringi il tuo pensiero a qualcosa hai perso ogni libertà per cui il racconto diventa difficile. Il compito di un creativo è di intuire il desiderio prossimo e farlo diventare progetto. Nel momento in cui la costrizione porta a non poter più leggere un possibile desiderio prossimo venturo, non ci più essere progetto contemporaneo.” |
:Fashion |
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BACKSTAGE CAMPI ROM E SFILATA |

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Backstage, 29 gennaio – Prove generali per la sfilata “Il grande viaggio” – Com’è nata l’idea “Lo stile Rom” – Romeo Gigli: Creativo e viaggiatori |
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BACKSTAGE – ore 19, sabato 29 Gennaio I preparativi della sfilata vanno avanti ormai da tre settimane. Tra le modelle Romeo Gigli ha chiamato alcune ragazze Rom. Star d’eccezione: Benedetta Barzini nel ruolo della sciamana.
PROVE GENERALI – il grande viaggio Una striscia di sabbia tra muri ocra di una città inesistente è la passerella. La musica tradizionale riempie la scena. “Rileggo la cultura e l’estetica dei Rom” afferma Romeo Gigli. “Ho ripercorso il loro grande viaggio dall’India alla Persia, fino al Nord d’Africa e ai paesi dell’Est Europa e poi l’Italia, la Francia, la Spagna”.
COME E’ NATA L’IDEA – lo stile Rom La moda lascia spazio al racconto. “Sono entrato nei campi Rom” racconta lo stilista “e ho chiesto alcuni costumi tradizionali. Ho usato cinque gonne di forme diverse, le gonnellone che tutti conosciamo. Ho cercato di capire come i Rom scelgono e assemblano le loro materie. E ho scoperto che le Rom hanno un loro capo distintivo, la gonna, e poi si impossessano di tutto ciò che incontrano. Il sopra non è mai loro. Ho reinventato le loro gonne, cercando nei mercatini tessuti, mischiando tra loro materiali e colori. Sul tutto ho aggiunto capi che ho raccolto nel mondo, pezzi d’archivio e vintage. Ogni donna Rom è UNA donna. Ogni donna ha un abito ed è quella donna, calata nel suo personaggio”.
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Fotografie del 22/12/2005
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