Di seguito gli articoli e le fotografie pubblicati nella giornata richiesta.
Articoli del 02/12/2005
GALATI - Circa una ventina di mediatrici sanitarie di origine rom, in otto località nel distretto di Galati, hanno preso parte ad un corso di formazione sui metodi contraccettivi, organizzato dal Dipartimento di Sanità Pubblica (DSP). L'azione coinvolge anche i volontari della Croce Rossa nelle scuole superiori di "Sf.Maria", "Emil Racovita" e "Dimitrie Cuclin" di Galati. Fonte: Romanian_Roma
 Oltre 250 cittadini africani giunti a Milano da vari paesi straziati da conflitti (come Sudan, Etiopia ed Eritrea) sono stati costretti a trovare rifugio in un edificio abbandonato di via Lecco 9, dopo aver pernottato in condizioni sub-umane in una caserma abbandonata in zona Forlanini. Tutti loro sono titolari di Permesso di Soggiorno per motivi umanitari o per asilo politico. Alcuni altri sono ancora in attesa del riconoscimento del loro status di residenti per asilo politico. Quindi la loro presenza a Milano è pienamente legale e i documenti di cui sono titolari per soggiornare in Italia hanno una validità di due anni. Ma, in questo momento, stanno letteralmente rischiando la vita: - per le condizioni disastrose dello stabile ove alloggiano, - per la difficoltà a sopportare rigide temperature in mancanza di qualsiasi forma di riscaldamento, - per la mancanza d'acqua che rende impossibile curare l'igiene personale o cucinare pasti caldi, - per le allarmanti condizioni sanitarie di molti. Sono infatti presenti persone affette da scabbia, dissenteria e da patologie psicologiche post-traumatiche provocate da torture, shock o stress da situazioni belliche, ecc. Sin dal primo giorno di permanenza in via Lecco queste persone si sono date da fare per cercare di rendere più puliti, sicuri e vivibili i locali di questo edificio. Ora le necessità più impellenti sono: - il passaggio regolare dell'Amsa per la rimozione dei rifiuti;- la fornitura dell'acqua e del gas;- la fornitura di fonti di calore (stufe o caloriferi elettrici) per il riscaldamento dei locali;- l'organizzazione di un presidio sanitario in loco.Le associazioni che si sono attivate in queste settimane per cercare di aiutare questi nostri nuovi concittadini, fuggiti dalla guerra e dalla fame, hanno fornito ai rifugiati vestiti pesanti, materassi, coperte e generi alimentari. Ma c'è ancora bisogno d'aiuto e di materiali; per questo le associazioni solidali con i rifugiati stanno organizzando un centro di raccolta ove convogliare tutti gli aiuti da distribuire agli abitanti di Via Lecco 9. Allo stesso tempo, i firmatari chiedono alle autorità e istituzioni competenti di intervenire sollecitamente per risolvere i problemi più urgenti segnalati sopra, attivando celeri procedure d'emergenza in considerazione della straordinarietà della situazione e del rischio incombente di una vera e propria catastrofe umanitaria nel cuore di Milano; alla cittadinanza tutta chiediamo anche di non voltare lo sguardo dall'altra parte e di rimboccarsi le maniche. Chi può metta a disposizione le proprie risorse, le proprie energie, le proprie competenze. C'è bisogno di tutto e di tutti e prima possibile! Milano 1 dicembre 2005
Action, Associazione Todo Cambia, Rifondazione Comunista, Arci
Noi, capifamiglia della comunità Rom di via Idro 62,
in merito ad alcune notizie apparse sulla stampa nazionale
PRECISIAMO
- Non è avvenuto alcun arresto o alcun fermo nel campo comunale di via Idro, che è sempre stato abitato da cittadini italiani di etnia Rom Harvati.
- I carabinieri e la polizia sanno chi sono i residenti del campo, tramite un controllo costante dei gruppi famigliari. Sono anche a conoscenza di tutti gli insediamenti provvisori di Rom e cittadini stranieri, che si sono sviluppati attorno al nostro campo.
- Alcuni di questi insediamenti sono tollerati come “soluzione provvisoria” da parte dello stesso comune, che da un verso procede agli sgomberi e dall’altro deve trovare luoghi lontano dalla città, dove far sostare gli sgomberati.
- Le forze di sicurezza e le autorità sono a conoscenza che in una simile situazione di tensione e di miseria, che coinvolge TUTTE le comunità Rom, siamo noi i primi a non poter tollerare insediamenti di persone e famiglie di altri gruppi. Tra cui, possono esserci sia persone oneste che criminali.
Ribadiamo: siamo cittadini italiani, residenti in questa zona da oltre 30 anni. Nessuno di noi si è mai macchiato di crimini come quelli commessi nel Lecchese, che sono quanto di più lontano dalla nostra tradizione e dai nostri comportamenti.
Comportamenti che sono distanti da qualsiasi ipotesi di convivenza civile. PER QUESTO RITENIAMO MOLTO GRAVE aver coinvolto la nostra comunità in fatti a cui siamo assolutamente estranei. Mettetevi nei panni di quanti di noi lavorano e devono tener nascosto di essere Rom o di abitare in questo campo: com’è possibile per noi ottenere il rispetto o impegnarci per aver un rapporto col quartiere dove viviamo e dove molti di noi sono nati e sono andati a scuola?
Vi invitiamo, serenamente, a verificare le notizie prima di scriverle, con noi i diretti interessati, perché ogni vostra parola è importante per una convivenza civile.
Per questo, vi invitiamo presso il nostro campo di via Idro 62 – MILANO ad una conferenza stampa, venerdì 2 novembre 2005 alle ore 15.30
Le famiglie della comunità Rom di via Idro
Di Fabrizio (pubblicato @ 03:12:06 in media, visitato 2392 volte)
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Gli Unza, gruppo di musicisti rom
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di Zita Dazzi
MILANO - Sarà il primo serial tv dedicato ai romeni che vivono a Milano. Il primo docu-film che ha per protagonisti un gruppo di immigrati ripresi nella loro vita quotidiana alla periferia della grande città. Le prime 11 puntate di “Miracolo alla Scala”, film documentario ispirato al grande capolavoro neorealista “Miracolo a Milano”, sono già state girate e montate.
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La pellicola - prodotta dall’Arci e dal Centro sperimentale “Cesare Zavattini” - è stata presentata in prima serata a Milano con una grande festa-concerto ai caselli daziari di Porta Ticinese. Presenti il regista, sceneggiatore e montatore Claudio Bernieri (che ha già in mente un progetto di 50 puntate in totale) e i protagonisti, un gruppo di musicisti rom.
Per ora il film gira nei cinema e nei circoli privati di Milano, ma l'idea è di proporlo alla tv. E Bernieri è già in contatto con Nessuno Tv, emittente privata milanese, che vuole comprare la prima serie per programmarla quest'inverno. Gli “Unza”, attori nel film, sono oggi, fra i gruppi musicali di strada, i più richiesti in città per feste, spettacoli e concerti, portati persino in passerella dallo stilista Romeo Gigli, durante le sfilate di moda della primavera scorsa. Quella degli Unza è una parabola felice all’interno della vicenda tormentata del grande campo realizzato dal Comune per i nomadi in via Triboniano, periferia nord del capoluogo lombardo. Un campo in pessime condizioni, che accoglie in modo stabile circa 500 dei 2mila zingari sgomberati in fasi successive dalla ex favela di via Barzaghi. Gli sgomberi cominciati tre anni fa per volere della giunta del sindaco Albertini, ancora non hanno permesso all’amministrazione di venire a capo della vicenda. E ogni sei mesi la favela ricresce, alle porte di Milano, rendendo necessario un nuovo intervento della polizia. La telenovela di via Barzaghi, l’estate scorsa, è uscita anche dai confini delle cronache cittadine per approdare sulle pagine nazionali dei quotidiani, quando la Caritas ambrosiana ha dovuto far fronte all’emergenza creata dall’ultima ondata di sgomberi, programmati senza prevedere nemmeno accoglienza per i bambini e per le donne in regola con i documenti di soggiorno. Tutta questa vicenda è sullo sfondo degli 80 minuti di pellicola girati a Musocco, il quartiere milanese dove cresceva la favela, senza effetti speciali e senza camuffare la realtà. In scena Marian Badeanue, alias “Director”, il direttore della banda musicale, e i suoi compagni di avventura. Nel film – come nella vita vera - Director ogni mattina esce dalla sua roulotte per andare in metropolitana a suonare col suo gruppo, e con i figli, Loredana e Ciprian, costretti a una vita molto diversa da quella degli altri bambini milanesi. L’idea è quella di raccontare una grande metropoli italiana vista con gli occhi degli immigrati, sempre in bilico fra integrazione e marginalità sociale. Negli 11 episodi, in tutto 80 minuti di filmato in presa diretta, come in uno spaccato neorealista, si vedono molti aspetti della vita degli stranieri: il lavoro nero, la difficoltà per fare i documenti, l’inserimento scolastico, la precarietà degli alloggi, le discriminazioni, ma anche la fiducia nella vita e nella possibilità di integrarsi. La presenza dei bambini, figli del protagonista, consente a un certo punto al regista di risollevare le sorti di questa fiction dal grigiore della cronaca. L’epilogo infatti ha un tocco magico che lo rende simile a una storia di Cesare Zavattini: i musicisti rom fanno fortuna, la rete del trasporto pubblico, grazie a loro, incrementa i passeggeri, e rende ricco il Comune. Per questo, l’amministrazione arriva a riconoscere i meriti dei musicisti e avvia la costruzione di case popolari per ospitarli in modo più degno di una grande città. Il titolo della prima serie di 11 puntate, “Miracolo alla Scala”, è stato scelto perché la piccola Loredana racconta in un tema ai compagni di classe la sua vita. Loredana sogna di diventare ballerina alla Scala. E anche questa storia è a lieto fine, perché la ragazzina sarà “adottata” artisticamente da una insegnante di ballo dell’ente lirico più famoso del mondo, che le permette di realizzare il suo sogno. “I musicisti e i due bambini – racconta il regista – vengono seguiti passo passo, in metropolitana e nel centro della città. Il film racconta le proteste per avere una casa, la difficoltà per trovare il lavoro, le roulotte, i matrimoni rom, la fatica di chi fa il muratore a cottimo… E si potrebbe andare avanti per 50 puntate, secondo il mio progetto. Sarebbe una bellissima serie tv, un programma a metà strada fra il reportage e la fiction, con un soggetto strano per la televisione: i nuovi poveri e i cittadini del mondo. Lasciando spazio per una rivelazione finale, un sogno. La realizzazione del miracolo per l’appunto”.
(21 novembre 2005 - ore 11.27)
da sucar dromPubblichiamo una lettera dell'Ente Morale Opera Nomadi Sezione di Napoli, ricevuta attraverso il Romano Lil (circolare interna dell'Ente Morale Opera Nomadi Nazionale). Scrivete a romanolil@libero.it per ricevere la circolare direttamente al vostro indirizzo di posta elettronica.
Cari amici, vorrei informarvi che la campagna elettorale a colpi di sgombero dei Rom Rumeni 2005-2006 è appena iniziata e che per domani ne è previsto uno nuovo a Torre del Greco, località Via dei Monaci (é anche una fermata della Circumvesuviana, direzione Sorrento). Circa 70-80 Rom Rumeni, già sgomberati da Casoria il 3 novembre, avevano trovato rifugio dal tempo inclemente di questi giornii su delle strutture abbandonate a ridosso dell'autostrada. Anche lì sono andati i vigili e minacciano di sfrattarli per domani mattina. Tra di loro, vi sono parecchi neonati (alcuni con bronchite e altre patologie), donne incinte e vecchi malati. Sabato scorso ho personalmente condotto alcuni neonati con le mamme al pronto soccorso. Queste persone sono assolutamente tranquille, non delinquono e vorrebbero solo trovare un pò di pace, dopo lo sciagurato sgombero di via Lufrano. Ancora una volta, però, verranno buttate sulla strada (non sono considerate nemmeno degne di un'espulsione) al freddo e al gelo di questi giorni, nell'indifferenza generale delle istituzioni (Prefetto in testa) e il disinteresse di tutti. Ma quanti neonati dovranno ancora pagare con la vita la terribile colpa di essere nati rom? Per quanti secoli o anni dovrà ancora durare questa assurda caccia contro lo "zingaro", spauracchio da sempre dei popoli stanziali? Inivitandovi a essere vigili e all'erta sulla questione, speriamo nella collaborazione di tutti
per il Consiglio Direttivo professore Marco Nieli Ente Morale Opera Nomadi Sezione di Napoli
Per contatti diretti e per offrire la propria collaborazione professore Marco Nieli, telefono 338 2064347 avvocato Cristian Valle, telefono 333 6271815

Riferimenti: il dibattito sugli sgomberi a Napoli
Fotografie del 02/12/2005
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