Di seguito gli articoli e le fotografie pubblicati nella giornata richiesta.
Fate finta che sia un tentativo di mettere la testa fuori dal seminato.
Una scena a cui alcuni di voi hanno sicuramente assistito è lo sgombero/ il controllo in un campo rom: pistole puntate sulle donne e sui bambini, caroselli di gipponi... e per quanti non ne hanno mai visti (o si ostinano a negare che succedano cose simili), il riferimento per capire lo trovano in film come Soldato Blu o Piccolo Grande Uomo.
Per anni, i Rom hanno vissuto con un PARADIGMA: i celerini potevano agire in quella maniera (che lo facessero a ragion veduta oppure no, qui non importa), perché i Rom sono ai margini della società, tanto geograficamente che nell'agenda politica. Questo ha anche significato che le associazioni, più che i Rom stessi, avevano una ragione in più per battersi per diminuire l'isolamento geografico e politico: fare in maniera che certi atteggiamenti della polizia non passassero sotto silenzio.
Facile comportarsi come RAMBO, quando il nemico è indifeso e nessuno può testimoniare. Il Rom, italiano o straniero, in un campo abusivo o regolare, è per la legge un tipo di cittadino che se si lamenta perde il diritto a risiedere, che il comune gentilmente gli concede.
Ma ecco, si presenta nell'ultimo mese un malessere che percorre l'Europa. Nelle periferie francesi, scoppia una rivolta, le cause si perdono in quarant'anni di storia francese. La miccia è nuovamente l'isolamento geografico e politico. La risposta dello STATO è stata l'impiego della forza pubblica e la militarizzazione delle periferie. Forse i Flic sono stati + civili con i figli del Maghreb, dei loro colleghi italiani nei confronti dei Rom, rimane il fatto che anche in quel caso LA FORZA PUBBLICA E' INTERVENUTA PER SANCIRE IL DISTACCO TRA POPOLAZIONE E ISTITUZIONI. In questo mese e mezzo difatti, non è emersa nessuna strategia pubblica che affronti il tema dei rapporti tra le istituzioni (centrali o decentrate) e settori marginali in rivolta.
Un bubbone che può espandersi a macchia d'olio nel continente: a differenza dei Rom qui si tratta di cittadini riconosciuti come tali, che si ribellano e che non possono essere sgomberati. Al limite, li si può lasciare a marcire, sapendo che prima o poi la rivolta può tornare.
PARTICOLARE IMPORTANTE: dato che in Francia le violenze sono avvenute da entrambe le parti, al di là di quel che raccontano governi e giornali, chiunque può rintracciare in rete documenti, video, testimonianze di cosa è successo. Senza censure.
Mi rendo conto, che i miei ragionamenti si perdono in 100 rivoli. Un intermezzo?

3 pericolosi agitatori anarco-insurrezionalisti e uno che passava di lì per caso
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Ma ecco che la cura esonda: in Val di Susa. Non sono disperati delle periferie, non sono una dimenticata minoranza etnica (non ancora, almeno). Eppure la polizia si è comportata con loro come se dovesse fare un controllo in campo rom. Un ministro, che si affretta a dichiarare che non ci sono state cariche della polizia. Una TV (grazie internet!) che mette online le riprese di cosa è successo.
Il punto chiave, come all'inizio di questo post, resta la mancanza di dialogo tra decisori e cittadini (quell'altro ministro: "...si mettano il cuore in pace!"). E nel mio piccolo, proprio quel ministro che ha interessi privati nell'appalto, ricorda molto da vicino quegli assessori che sgomberano i campi, e hanno preso qualche mazzetta perché su quei terreni si costruisca il solito centro commerciale...
Diciamo che l'argomento (TAV sì, TAV no) per me ha un'importanza minima, rispetto al risultato ottenuto: la polizia che carica cittadini inermi e gli stessi cittadini che vengono fatti passare per ostaggio di chissà quale complotto sovversivo. Sulla protesta in sé, personalmente posso essere o meno d'accordo, ma ritengo che la differenza tra una democrazia e il suo contrario è la possibilità di esprimere, pacificamente ma con forza, le proprie opinioni. Quindi, d'accordo o meno, vi segnalo dove confrontarsi con l'eterogeneo comitato che si è formato in quella valle.
Quello che mi interessa, piuttosto, è che mentre sulla carta l'Italia passa ad una Costituzione "federalista", nei fatti le istanze locali vengono soffocate (e sconfessate dagli stessi "federalisti"). La mancanza di una mediazione trasforma in pericolosi agitatori anche chi tra i manifestanti avrà sempre votato moderato o leghista.
Quello che lega tra loro tre situazioni molto diverse tra loro (il campo sosta, la banlieu francese, la valle piemontese) a parte la reazione poliziesca, è che sono un puzzle di nodi locali, che presi singolarmente hanno poco valore, rischiano di essere proteste corporative, o comunque minoritarie: una difesa del proprio ghetto o del proprio cortile.
La scommessa, al di là degli schieramenti di destra o sinistra, è di uscire dai propri schemi ed orizzonti, anche per le politiche dei Rom e dei Sinti. Trovare le ragioni remote perché le rivendicazioni specifiche possano essere assunte da uno schieramento più vasto. Sapendo che più si sarà civili e democratici nel nostro argomentare, più saremo (civilmente e democraticamente) censurati.
RELAZIONE SULLA SCOLARIZZAZIONE DEI MINORI ROM NELLE SCUOLE MATERNE, ELEMENTARI E MEDIE DELLA REGIONE CAMPANIA
I Rom a Napoli e nella Campania
In Campania, a fronte delle presenze tradizionali di Rom italianizzati e perfettamente integrati nella società locale, esistono circa 3000 Rom di origine ex-Jugoslavia, in prevalenza dasikhané (dei sottogruppi Mrznarja, Kanharija e Banguleshd) con una minoranza di Musulmani (khorakhané). Le loro condizioni abitative sono quasi dappertutto disastrose (baraccopoli), con alcune significative eccezioni come il nuovo campo attrezzato di Secondigliano a Napoli, che presenta però vistosi problemi di isolamento e gestione. Un ottimo villaggio attrezzato è stato recentemente aperto a Caivano e un altro è atteso a Giugliano, dove esiste il più grande insediamento di baracche dopo quello di Scampia (rispettivamente, circa 600 e 800 persone). Per i circa 1000-1500 Rumeni presenti nella provincia esiste, allo stato attuale, un solo Centro di Accoglienza Comunale a Napoli, la Scuola “G. Deledda” di Soccavo.
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Scuola materna ed elementare a Napoli
A cinque anni dall'inizio del progetto comunale Napoli-Zona Nord gestito dall’Opera Nomadi di Napoli (oggi ribattezzato “Attività specifiche per minori rom ed extra-comunitari”), la percentuale di minori rom che frequenta le scuole materna ed elementare a Napoli con una certa regolarità è del 50% circa. La percentuale scende a circa il 20 % nella scuola media, per i motivi che ben conosciamo: necessità di contribuire all’economia familiare, per le femminucce al menage domestico e in più, precoce avviamento al matrimonio.
Le scuole interessate a Napoli, tra Scampia e Secondigliano, sono la Pascoli II (elementare e media), l'80°, l'87° e il 10°. Qualche altra scuola del Centro accoglie i minori rom abitanti in zona, ma non avendo progetti in queste scuole, l’O.N. non ha un monitoraggio di queste frequenze.
Il numero di bambini iscritti è salito quest'anno (2005-2006) a 264. Il principale ostacolo alla frequenza è rappresentato dalla necessità economica della famiglia, che impiega i bambini per il mangel. Le inadempienze vengono gestite dagli operatori dell'Opera Nomadi, che avvisano e sollecitano costantemente le famiglie sulla necessità di rispettare i "Patti di cittadinanza" istituiti con il Comune di Napoli, in particolare riguardo l'obbligo di iscrizione/frequenza dei minori. Per fare sì che gli O.D.S. inviati dalla scuola sui casi di dispersione più eclatanti abbiano un esito positivo, l’Opera Nomadi lavora a stretto contatto con l’assistente sociale di Scampia, in modo da concordare insieme interventi fattivi e non inutilmente repressivi.
L'Opera Nomadi dà anche sostegno logistico e consulenza per i bambini rom rumeni iscritti a Soccavo (6 alle elementari).
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Scuola media a Napoli
A Napoli, la frequenza nella scuola media di alunni Rom è estremamente limitata (25 iscritti, di cui 7-8 frequentano più o meno con regolarità). Data l’esiguità delle risorse a disposizione dell’O.N., in passato solo poche ore sono arrivate a questa fascia così delicata del processo di scolarizzazione. L’O.N. di Napoli sta attualmente cercando di intervenire su questa fascia di dispersione con un progetto comunale ad hoc sul campo di Secondigliano, relativo all’alfabetizzazione degli adolescenti e finalizzato al conseguimento della terza media. Laddove in passato è stato realizzato, si é riusciti a intervenire con qualche risultati in questa sacca di dispersione.
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Fuori Napoli
Fuori Napoli, la sezione napoletana della nostra associazione, quella di Caserta e quella di Giugliano hanno attivato percorsi di scolarizzazione sulle comunità locali, pur tra mille difficoltà e ostacoli.
A Caivano è iniziata la scolarizzazione di circa 30 minori rom del gruppo Crna Gorja del Montenegro, con accompagnamento scolastico.
A Caserta, circa 30 bambini frequentano in varia maniera la scuola elementare, dove l’Opera Nomadi locale svolge attività di mediazione con le famiglie e sta per mettere in campo dei laboratori interculturali.
A Giugliano, il progetto dell'Opera Nomadi locale, prevedente l'accompagnamento e la mediazione per circa 70 bambini rom va avanti ormai da 2 anni.
25 bambini rumeni erano stati iscritti a Casoria (v. Lufrano), dove recentemente c’è stato uno sgombero di 400 persone, ma per mancanza di accompagnamento comunale, il diritto allo studio di questi bambini non è stato adeguatamente sorretto e incoraggiato.
E’ difficile seguire le situazioni sparse della provincia napoletana, dell’avellinese e del beneventano, dal momento che non sono in atto progetti in queste zone. Nel Salernitano era stato iniziato un discorso di scolarizzazione dei minori rom slavi locali, ma le difficoltà dell’Opera Nomadi locale hanno fatto sì che anche qui il monitoraggio fosse discontinuo.
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Attività svolte dall'Opera Nomadi riguardanti l'alfabetizzazione primaria e l’intercultura
Accompagnamento scolastico (legge 285/'97): quest'attività costituisce a tutt'oggi il grosso del progetto 285 di cui si è detto. Attualmente l'accompagnamento dei circa 240 alunni rom nelle diverse scuole di Secondigliano e Scampia (circa la metà frequentano con una certa regolarità) viene svolto coi pulmini donati dal Banco di Napoli all’Opera Nomadi e guidati da operatori rom. Gli operatori italiani e rom sono coinvolti in una difficile e paziente opera di mediazione con le famiglie rom, si preoccupano anche di sollecitare le famiglie su punti delicati come l'igiene, eventuali pediculosi o altre affezioni/infezioni, la certificazione dopo l’assenza per malattia, il materiale scolastico e le inadempienze.
Laboratori interculturali e di sostegno dell'alfabetizzazione (legge 285/'97): tale attività viene svolta in tre scuole di Secondigliano, l'87° (Don Guanella), l'80° e Pascoli II. In tali scuole sono state organizzate attività di sostegno all'alfabetizzazione in un'ottica interculturale che, spesso, vengono eseguite in condizioni di grande precarietà logistica dovuta anche alla mancanza cronica di spazi. Tali laboratori prevalentemente linguistici hanno l'importante funzione di colmare l'evidente lacuna di una programmazione didattica differenziata, tarata sulle esigenze specifiche dei minori rom, che sono in parte diverse da quelle degli alunni italiani. I bambini rom presentano infatti dei condizionamenti che sono dovuti alle precarissime condizioni igienico-sanitarie e abitative, nonché al carattere orale della loro cultura. E' dunque importante che la loro frequenza scolastica sia seguita e monitorata nel tempo da operatori qualificati che cercano anche di dare un taglio interculturale all'alfabetizzazione (con l’obiettivo di arrivare in prospettiva a un apprendimento bilingue: italiano/romanes). Fondamentale è infatti che gli alunni rom non dimentichino la loro lingua, il Romanés, le loro tradizioni e i loro costumi. L’Opera Nomadi ha anche costantemente introdotto attività ludiche, grafico-pittoriche, espressive e musicali sulla storia, la lingua, la cultura del popolo rom, con interventi mirati sul gruppo classe e in presenza delle maestre. Quest’anno, in una delle scuole, la Pascoli II, è partito un piccolo laboratorio di circo sulle tradizioni del popolo rom.
Doposcuola (legge 285/'97): le attività di doposcuola, svolte nel Campo Nuovo, presso il centro sociale B o presso le varie case del campo, è condotto a stretto contatto con il lavoro svolto a scuola, spesso dagli stessi operatori. Tali attività hanno coinvolto una ventina di bambini, dai 6 agli 11 anni, corrispondenti alla fascia di età della scuola elementare, a vario titolo bisognosi di sostegno per l'alfabetizzazione e l'integrazione scolastica. L'attività è stata condotta, per quanto possibile, anche in romanés, madrelingua dei bambini rom.
Progetto di aggiornamento per docenti sulla scolarizzazione di minori rom: svolto a Giugliano, in collaborazione con l'Opera Nomadi locale, ha interessato nell’anno 2004-2005, una ventina di insegnanti di vari circoli di Giugliano e altrettanti operatori sociali e tutors del Comune di Giugliano e dell'Opera Nomadi locale.
A Napoli, a tutt’oggi, non si è ancora vista un tale iniziativa e se ne sente fortemente la mancanza.
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Criticità e principali difficoltà incontrate
Le difficoltà riscontrate, nell’interfaccia scuola-famiglie rom, sono legate alle condizioni igieniche spesso precarie, alla diffidenza delle famiglie Rom verso l’istituzione dei gagé, da sempre ostile al loro popolo, alla mancanza in alcune scuole della provincia o della regione di progetti calibrati sulle esigenze di questi bambini e all'assenza di corsi di aggiornamento specifici per insegnanti e operatori del settore. Parecchie scuole non approvano più i progetti interculturali per mancanza di fondi o di personale o, più semplicemente, perché non ritengono che dalla cultura rom si possa imparare qualcosa.
A parte una mediatrice rumena, mancano, inoltre, in Campania, mediatori culturali rom, formati ufficialmente con un Corso Regionale, che intervengano nei rapporti con le maestre e nella promozione di un clima favorevole all’apprendimento e vicino al vissuto dei piccoli Rom. I pochi mediatori che in passato si era riusciti a formare con enormi sforzi sono fuggiti in nord-Italia per problemi con la comunità rom ortodossa, ma anche per la discontinuità dei pagamenti e la mancata valorizzazione a livello locale del loro importantissimo ruolo interculturale.
In generale, bisogna dire che nel processo di scolarizzazione, come è stato portato avanti in questi anni in Campania, manca molto la concezione del lavoro in rete, in un’ottica di fattiva collaborazione interdisciplinare ed interistituzionale. A livello cittadino napoletano, è venuto ad esempio meno il tavolo interistituzionale "Scolarizzazione minori rom e immigrati", che costituiva un punto di riferimento per gli operatori del settore, anche per rilevare e discutere gli eventuali punti di criticità dei progetti e del lavoro svolto in comune. Si spera a breve che questo momento di raccordo venga ripreso, perché costituiva un validissimo momento di confronto e riscontro.
Questo discorso di lavoro in rete riguarda tuttavia, crediamo, anche il livello centrale e sovraregionale, e a questo proposito sarebbe forse utile una maggiore attenzione da parte degli organi centrali (Ministero. Sovrintendenze) sul livello di rendimento del processo di scolarizzazione, che non può essere sostenuto solo dall’associazionismo. La costituzione di un Ufficio Centrale e Regionale per il Monitoraggio sarebbe a questo proposito, un validissimo strumento per la rilevazione dei dati (iscrizione, frequenza, successo scolastico), allo scopo di migliorare la qualità dell’offerta formativa rivolta ai piccoli rom. A livello centrale, inoltre, si avverte comunque, nell’immediato, l’esigenza di un monitoraggio da parte del Ministero dei risultati conseguiti, magari attraverso apposite ricerche messe in campo con l’IRRSAE o altri enti di ricerca/formazione.
Un’altra scelta intelligente sarebbe, a nostro avviso, quella di raccomandare, fermo restando l’autonomia delle singole scuole in fatto di curricola, l’adozione di offerte curricolari che contengano, in una certa percentuale, elementi tratti dalla storia, dalla lingua e dalla cultura rom. Spesso, infatti, si può dire che viene completamente trascurata o sottostimata la legittima esigenza di una programmazione interculturale, vale a dire che accolga spunti della cultura rom all’interno del curricolo o delle attività extra-curricolari. In questo senso, una revisione della legge 482 del ’99 sulle minoranze linguistiche, in direzione di un’inclusione del Romanes tra le lingue minoritarie da proteggere o tutelare, apporterebbe enormi benefici al lavoro svolto sul campo dagli operatori.
A distanza di circa 5 anni dall’inizio dei progetti dell’Opera Nomadi con il Comune di Napoli e a 2 dall’inizio dei progetti con Giugliano, in definitiva, si riconoscono indubbi risultati nell’affermazione del diritto allo studio dei minori extra-comunitari di etnia rom. L’iscrizione e l’accoglienza sono ormai prassi consolidate, a Napoli, come in parecchi casi nella provincia.
D’altro canto, la percentuale di frequenza (regolare) di circa il 50% (e del 60-70% saltuaria), come anche i dati riguardanti il successo scolastico (60-70% dei casi di promozione, ma con criteri che a volte andrebbero meglio verificati), impone l’esigenza di una valutazione complessiva del lavoro svolto insieme nelle scuole. I risultati ottenuti in termini di rendimento (livello complessivo di alfabetizzazione, capacità strumentali base, socializzazione) sono, infatti, a nostro avviso, inferiori alle aspettative, in alcune delle scuole dove si collabora, nonostante gli sforzi enormi messi in campo dall’Opera Nomadi con le poche risorse a disposizione. Quello che serve è un maggiore coordinamento a livello locale (orizzontale) e locale-centrale (verticale), con una maggiore capacità di monitoraggio dei risultati e delle criticità, una maggiore valorizzazione della lingua e cultura rom in sede curricolare, metodologico-formale e contenutistica, e un maggiore dispiegamento di risorse, in senso sia finanziario che di investimenti nella formazione del personale.
Napoli, 30 novembre 2005
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