Di seguito gli articoli e le fotografie pubblicati nella giornata richiesta.
Articoli del 12/11/2009
Da
Rom Sinti @ Politica

L’Orchestra Sinfonica Abruzzese e l’Alexian Group di Alexian Santino
Spinelli eseguiranno due concerti di solidarietà per l’Abruzzo.
I concerti avranno luogo il 13 Novembre a Roma presso il Tempio
Valdese di Piazza Cavour alle ore 18,00 e a Lanciano (in
Abruzzo prov. Chieti) presso il Teatro Fedele Fenaroli il 14 Novembre
alle ore 21.
I concerti sono stati organizzati grazie al contributo delle seguenti
associazioni e istituzioni: Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia –FCEI
e Tavola Valdese, l’Associazione nazionale Thèm Romanò di Lanciano (Ch), la Ut
Orpheus Edizioni di Bologna, la Cooperativa ERMES di Roma, l’Arci Solidarietà di
Roma, la Fondazione Casa della Carità di Milano, l’Associazione Altrevie di
Roma, la Compagnia Nuove Indie di Roma, l’Associazione Piemonte-Grecia Santorre
di Santarosa di Torino, la Deputazione Fedele Fenaroli del Comune di Lanciano,
la Federazione Romanì di Roma, la rivista Confronti DIALOG-ARTI di Roma.
I due eventi sono stati inoltre promosse da decine di radio e dalle riviste
Focus di Milano e Intercity di Pescara.
I concerti avranno il titolo di "Romano Drom" La lunga strada dei Rom e
rappresentano un evento artistico unico e originale in cui sarà proposta musica
Rom con canti in lingua Romanì composti da Alexian Santino Spinelli, un Rom
Abruzzese profondamente legato alla sua terra. I Rom Abruzzesi, cittadini
italiani, sono presenti in Abruzzo da oltre sei secoli e sono vicine alle
famiglie Aquilane duramente colpite dal terremoto. I concerti saranno introdotti
da Roberto De Caro presidente della casa editrice musicale Ut Orpheus che ha
pubblicato le musiche che saranno eseguite.
Fin dal Rinascimento i Rom girando di piazza in piazza e di castello in castello
hanno influenzato i musicisti colti apportando novità ritmiche e musicali oltre
che strumentali. Ma è soprattutto in epoca Romantica, nel momento in cui si
affermano i concetti di nazione, radici culturali, folklore locale, libertà etc.
che i grandi compositori come Listz, Brahms, Schubert e più tardi Dvorak,
Mussoskj, Ravel, Debussy, Bartok, Stravinskj, oggi Goran Bregovic hanno attinto
a piene mani dalla tradizione musicale romanì, per la prima volta – in questo
evento con la Sinfonica Abruzzese - la musica romanì non sarà assorbita dalla
musica classica, ma al contrario l’orchestra sinfonica accompagnerà e si
integrerà nella musica romanì.
Il concerto è un viaggio artistico-culturale in cui vengono rievocate attraverso
i suoni, le parole e i colori, le radici profonde di un popolo millenario
caratterizzato dalle prismatiche sfumature e dalle intensissime emozioni.
Un viaggio nell’intimità della storia e della cultura di un popolo trasnazionale.
Le musiche proposte in cui si rintracciano gli echi del passato sono quelle
dell’ambito familiare che i Rom suonano per tramandarsi, per comunicare e per
restare uniti. I canti sono memorie mai scritte in cui si custodiscono valori
etici, filosofici e linguistici di un popolo dalle molteplici espressioni.
L’Europa, mosaico culturale, è anche un mosaico musicale e ogni popolo è custode
di ritmi e di stili che si sono rinnovati attraverso i secoli.
A questo ricco mosaico culturale europeo anche i Rom, originari dell’India del
Nord, hanno dato il loro apporto, con colori e forme distinti.
In molti paesi la cultura romanì è entrata a far parte del folklore locale,
spesso il folklore di quei paesi si identifica con la cultura o l’arte romanì:
il flamenco in Spagna, i violinisti ungheresi, i cymbalisti romeni, la musica in
Russia e nei Paesi della ex Jugoslavia. Alcuni generi musicali derivano dai Rom
come la Czardas e Verbunkos, ma anche tanta musica balcanica oltre che il jazz
manouches, che è il vero jazz europeo, il cui precursore è stato il leggendario
manouche Django Reinhardt.
La Repubblica Genova.it
Hanno tra i 23 e i 50 anni, e provengono da Molassana e Bolzaneto: "Vorremmo
creare una cooperativa". Boom di iscrizioni al corso della Provincia: "Così
cambiamo il nostro futuro"
di Domenica Canchano
Al corso professionale di sartoria aderiscono tredici donne di etnia rom e sinti.
Hanno tra i 23 e i 50 anni, provengono dai campi nomadi di via Adamoli a
Molassana, dove risiedono i rom di origine bosniaca, e di via Nostra Signora
della Guardia a Bolzaneto, dove i nomadi sono sinti, italiani, di origine
piemontese. Il corso è promosso dalla sezione genovese dall'Opera Nomadi in
collaborazione con la Provincia. L'appuntamento è presso la sede del Cna. Le
presentazioni sembrano un momento liberatorio: «Io mi chiamo Margherita», dice
una. «Mezza storta, mezza dritta», aggiunge con tono scherzoso la nipote Silvia,
di 26 anni. L'insegnante la riprende, scatenando l'ilarità dei presenti: «Eh no,
quando si ha una forbice in mano bisogna andare sempre dritta». Silvia racconta:
«Noi siamo italiani di origine piemontese che abitiamo in un campo. Anche per
noi è difficile trovare lavoro. Questo progetto ci offre l'opportunità di
specializzarci in un mestiere. Ho una bambina di sei anni e solo mio marito
lavora. Mia zia fa i panini per la nostra comunità nel campo di Bolzanet».
Zekija invece è una donna di 52 anni che proviene dalla Bosnia. E' in Italia da
18 anni, e a Genova sono nati i suoi figli. «La più piccola dei miei sei figli
ha 17 anni e fra poco potrà chiedere la cittadinanza italiana. Anche se ho molti
dubbi sui tempi di consegna. Due anni fa ho fatto domanda per ottenere la carta
di soggiorno e ad oggi non ho avuto risposta».
Fino a poco tempo fa lavorava come bidella, oggi si ritrova ad imparare un nuovo
mestiere per diventare economicamente indipendente. Quasi tutte stentano a
trovare un impiego e sebbene abbiano altre, Genova è la loro casa: i loro figli
e i loro nipoti sono i nuovi genovesi. Salmira, per esempio, ha 23 anni ed è
arrivata dalla Bosnia quando era appena una neonata. «Per la precisione avevo
poche settimane. Dico sempre che sono bosniaca, ma in realtà tutta la mia vita
l'ho vissuta qui». Serena Camedda dell'Opera Nomadi spiega: «Chi frequenta il
corso è perché intende proporsi al mondo del lavoro con una base di conoscenza
reale della sartoria. La speranza è quello di riuscire ad aprire una cooperativa
dove le donne possano svolgere questo lavoro. Sarebbe un ulteriore passaggio
all'autonomia». Quello che è certo è che alla fine del corso, previsto per la
prossima settimana, le "nuove" sarte otterranno un attestato di frequenza. «In
questi cinque mesi ho imparato a fare la gonna - racconta con un filo di
orgoglio Semsa, 42 anni - . Pulivo le scale dei palazzi, l'idea di fare la sarta
non mi dispiace. Anzi non vedo l'ora che le italiane indossino le mie gonne. La
gente onesta esiste, ed è anche fra di noi».
Fotografie del 12/11/2009
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