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Da
Roma_Daily_News
Today's Zaman Non ci sono diritti umani per i Rom - by
ORHAN KEMAL CENGİZ
Sono molto bravo a calcio balilla. L'ultima partita è stata negli USA durante un
viaggio. I miei concorrenti furono davvero sorpresi per il mio talento. Che ci
crediate o no, da giovane ero ancora meglio.
Quando andavo alle superiore, nella nostra scuola c'era uno studente rom.
All'inizio del corso, capii che nessuno voleva sedersi vicino ad Hasan. Ero
l'unico a condividere con lui una panca o un tavolo. Con gli anni diventammo
buoni amici. Suo padre aveva un negozio di biliardini e dopo un po' di tempo
iniziammo ad andare in negozio tutti i giorni. In quanto amico di Hasan, per me
giocare era gratis. Fu così che diventai un campione. In quell'anno, non solo
imparai a giocare a calcio balilla, ma divenni anche cosciente di ogni tipo di
vergognoso pregiudizio verso i Rom. Gli altri alunni mi sussurravano alle
orecchie ogni tipo di pregiudizio sui Rom, per disturbare la mia amicizia con
Hasan.
Mi sono ricordato di tutto ciò mentre leggevo l'eccellente rapporto di Thomas Hammarberg,
commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa (CoE), "Diritti umani di
Rom e Viaggianti in Europa", appena pubblicato. Quando l'ho letto, ho capito che
non è cambiato quasi niente dalla mia infanzia, riguardo ai pregiudizi sui Rom.
Come sottolinea Hammarberg nel suo rapporto, non ci sono miglioramenti nella
situazione complessiva in Europa, in cui "le discriminazioni e gli altri abusi
nei diritti umani contro i Rom... si sono aggravati e nessun governo europeo può
vantare risultati di successo..."
Vorrei anche condividere con voi alcune parti che sottolineerei nel rapporto di Hammarberg:
"I Rom sono stati collettivamente stigmatizzati come criminali, in dichiarazioni
sorprendentemente ampie, anche nei tempi recenti. Un esempio è la Francia, dove
il governo ha deciso di deportare i migranti rom..."
Richiama l'attenzione sui collegamenti tra dichiarazioni xenofobe ed attacchi
contro i Rom in Europa: "La disgraziata retorica di alcuni candidati nel corso
delle elezioni 2008 in Italia, è stata seguita da brutti incidenti di
violenza..." E naturalmente anche i media: "Anche gli stereotipi antizigani
continuano ad essere diffusi e perpetuati dai media di tutta Europa. Numerosi
giornali e media radiotelevisivi riportano dei Rom... soltanto in contesto di
problemi sociali e crimini."
Le discriminazioni nell'istruzione, nell'alloggio, nell'impiego e nella vita
quotidiana sollevano tutte grande preoccupazione: "Diverse migliaia di Rom in
tutta Europa non sono stati scolarizzati, in toto o in parte... politiche che
separano a scuola i bambini rom dagli altri in diversi stati membri del
Consiglio d'Europa (...) Discriminazioni nell'accesso all'alloggio riportate in
diversi stati membri, spesso prendendo forme come il diniego dell'accesso
all'affitto pubblico e privato su piani di parità, o persino il rifugio di
vendere case ai Rom (...) La discriminazione endemica combinata con l'istruzione
di bassa qualità, sembra vanificare gli effetti delle emergenti politiche
d'impiego rivolte ai Rom (...) Vengono segnalate discriminazioni nell'accesso ad
alberghi, discoteche, ristoranti, bar, piscine pubbliche ed altre strutture
ricreative..."
In questo rapporto, non solo
Hammarberg ci illustra i problemi dei Rom, ma sviluppa anche alcuni consigli
utili se non provocatori. Come questo: "Dovrebbero stabilirsi delle commissioni
inquirenti in diversi paesi europei, per stabilire la verità sulle atrocità di
massa contro i Rom. Idealmente, questo dovrebbe essere un impegno pan-europeo.
Un resoconto completo ed il riconoscimento di questi reati, potrebbero in
qualche modo ripristinare la fiducia dei Rom verso la società maggioritaria."
Raccomando a tutti i miei lettori di leggere e riflettere su questo rapporto.
La provincia pavese - Casteggio, sinti da tutto il Nord Italia per i
funerali del leader di Piazzale Europa di Anna Ghezzi
CASTEGGIO. Sinti ce n'erano almeno ottocento a riempire la piazza della chiesa
di Casteggio, ma tra loro anche i pavesi - e non solo - che con Paolo Casagrande
hanno lavorato, condiviso un pezzo di strada, progettato nuove sfide per far
vivere il campo di piazzale Europa e l'integrazione con la città. Le serate di
conoscenza, i progetti per i più piccoli, lui era il contatto con istituzioni e
le associazioni.
Settanta corone di fiori rossi, bianchi, gialli, viola, arancio da cui, nel
corteo lunghissimo, verso il cimitero, sono stati tolti i fiori, e gettati per
terra, secondo la tradizione. Cappelli tradizionali,secchi di petali che le
ragazze gettavano in terra al passaggio del feretro di paolo Casagrande, 52
anni, diretto successore della regina Mafalda e leader del campo nomadi di
piazzale Europa. È morto potando un albero pericolante sopra la roulotte della
suocera, lasciando nello sconforto tutta la comunità.
La chiesa piena, i bambini del campo vestiti da chierichetti sull'altare a
cantare sulle note della chitarra dell'amico Davide Gabrieli di Trento.
Sull'altare c'era don Vittorio Pisotti, parroco del Sacro Cuore: «È il nostro
parroco - spiega Aurora Casagrande, la decana della famiglia, sorella di Paolo -
ci vuole bene. Ha celebrato tutti i nostri funerali». Da lui un saluto commosso:
«Era una persona così attenta, così piena di fede. Lascia un ricordo speciale,
era sempre disponibile ad aiutare prima di tutto la sua comunità, ma non solo».
A fianco di fra Franco Marocchi di Canepanova anche padre Rafaelangel Radice:
«Con Paolo, chiunque arrivasse al campo era accolto come un fratello», ricorda
il frate, che ora è a Busto Arsizio ma spesso tornava a Pavia. C'era anche don
Massimo Mostioli, una figura di riferimento: «È uno di noi, parla la nostra
lingua», raccontano amici e parenti. All'uscita dalla chiesta un corteo di fiori
e canti, la musica della banda di Noceto (Parma) che scandiva il ritmo con
canzoni funebri alternati a canti popolari come "Rose rosse per te". Fino al
cimitero: davanti alla bara la foto di Paolo con Papa Benedetto XVI, la lettera
di saluto inviata al campo dopo l'incontro a Roma. E poi la corona di rose
screziate con il nome con cui lo conoscevano tutti i sinti: Zito.
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