Di seguito gli articoli e le fotografie pubblicati nella giornata richiesta.
InterNAPOLI.it 12-04-2011 L'operazione all'alba. Alex Zanotelli: «Eravamo un paese
accogliente»
GIUGLIANO. L'operazione è cominciata questa mattina all'alba. Oltre 400 nomadi
residenti nei campi rom a ridosso della zona Asi, sono stati sgomberati con
l'ausilio di ruspe e di agenti delle forze dell'ordine. Si prevede che le
operazioni di sgombero continueranno anche domani. Non sono mancati momenti di
tensione. Sul posto è giunto anche il padre comboniano Alex Zanotelli, il quale
ha annunciato che lascerà il campo nomadi «solo quando la prefettura mi darà
rassicurazioni in merito alla sistemazione dei nomadi che non hanno trovato
posto nei moduli abitativi, allestiti dal Comune di Giugliano». Nel nuovo campo
infatti trovano posto appena 200 persone circa a fronte delle 500 che fino a
oggi vivevano nella ''baraccopoli'' a ridosso della zona industriale di
Giugliano. «Ho chiamato in prefettura ed ho rappresentato ad una funzionaria
questa esigenza - ha spiegato padre Alex Zanotelli - ma fino ad ora non ho
ricevuto alcuna risposta».
Non si sa dove andranno i rom sgomberati dai campi. Dopo che le ruspe hanno
distrutto le baracche, alcune famiglie hanno lasciato la zona, altre stanno
ancora raccogliendo le cose che hanno deciso di portarsi dietro, altre invece,
alcune decine di nomadi, si sono accampati in due terreni non lontani da Ponte
Riccio, entrambi nel territorio del comune di Giugliano. Alcune famiglie con i
loro camper si sono sistemati nei pressi del cavalcavia della stazione
ferroviaria. Altre invece a poca distanza dalla rotonda di Qualiano.
La preoccupazione viene rivolta in particolare per i tanti bambini, molti dei
quali, frequentavano regolarmente le scuole. Solo domani si saprà quanti
continueranno a frequentare regolarmente le scuole. La maggior parte di essi è
praticamente nata a Giugliano e, sempre alcuni di loro sono figli di altri
nomadi nati a Giugliano. Gli insediamenti hanno cominciato a mettere radici a
Giugliano già 20 – 25 anni fa.
Alcuni volontari, rappresentanti di associazioni umanitarie, hanno provveduto
alla distribuzione del pasto e dell'acqua. I servizi sociali del Comune di
Giugliano hanno fatto sapere che i nomadi hanno rifiutato la colazione offerta
loro in mattinata. «Solo una bambina - ha riferito all'Ansa Rosa Ariano,
responsabile dei servizi sociali al Comune di Giugliano - ha accettato un pacco
di merendine». Padre Zanotelli si è intrattenuto per l'intera giornata con i rom
della zona Asi esprimendo loro solidarietà: «Una volta eravamo un popolo
ospitale - ha commentato il sacerdote - ma ora sembra che non ci sia più
umanità».
Appartengono a varie etnie i rom sgomberati dai campi giuglianesi. Molti di loro
provengono dalla ex Jugoslavia. Lo sgombero del campo era già stato predisposto
e pianificato da settimane e legato a problemi di salute pubblica. Esso infatti
insiste su un terreno fortemente inquinato e destinato alla bonifica. Ma la
presenza dei rom aveva creato problemi al consorzio di imprenditori locali che
opera all'interno dell'area per i furti di cavi di rame e di energia elettrica.
Proprio per questo motivo gli imprenditori del Cig da anni si battono con
istituzioni, Comune e prefettura, affinché venisse trovata una soluzione al
problema: «Lo sgombero non era più rinviabile perché i nomadi non potevano più
vivere in queste assurde condizioni igienico-sanitarie. Ma d'altra parte dico
anche che ora gli imprenditori non hanno più alibi e devono investire, come
anche le istituzioni devono fare il loro dovere - è il commento che in mattinata
ha rilasciato il presidente degli industriali giuglianesi, Angelo Punzi - Ora ci
aspettiamo che venga bonificata l'area e che venga garantita la sicurezza
soprattutto per i nostri clienti, che molto spesso in questa zona non volevano
proprio venire La nostra sfida – aggiunge Puzi - è anche quella di realizzare un
centro servizi per tutti gli imprenditori, siamo sicuri che nel giro di poco
tempo potremmo aumentare considerevolmente il numero di lavoratori impiegati».
di Piero Basso, presidente di Dar casa Scrl
In piccolo, la stessa politica schizofrenica di chi i problemi non vuole
risolverli viene praticata dal Comune di Milano nei confronti della popolazione
Rom (anche italiani). Come spiega un appello promosso da alcuni gruppi di
sostegno (Forlanini, Rubattino) e sottoscritto da decine di organizzazioni, tra
cui anche ARCI e CGIL, negli ultimi due anni a Milano sono stati effettuati
oltre 360 sgomberi di campi abitati da Rom e Sinti che hanno coinvolto alcune
centinaia di nuclei familiari presenti da tempo sul territorio cittadino. Spesso
gli sgomberi sono condotti, senza preavviso, alle prime luci dell'alba, anche
con pioggia e neve, lasciando uomini, donne e bambini senza riparo e privati
delle loro poche cose che vengono arbitrariamente distrutte. (Le cose non sono
cambiate molto dagli anni del dopoguerra quando i gipponi della polizia di
Scelba distruggevano le biciclette dei braccianti in sciopero).
L'appello prosegue citando le decine o centinaia di bimbi Rom costretti ad
abbandonare la scuola, e con quella i preziosi legami di amicizia costruiti con
i compagni, e denunciando la violazione dei diritti di quelle persone, sanciti
da trattati e convenzioni firmati dall'Italia, il diritto all'abitare,
all'integrità personale, alla salute, all'istruzione.
Io vorrei mettermi da un punto di vista diverso da quello degli estensori
dell'appello, e provare a ragionare come un buon milanese che, secondo Moratti e
De Corato, dovrebbe sentirsi più "sicuro" a seguito degli sgomberi. Naturalmente
la "sicurezza" di cui parlano questi signori non è la sicurezza che deriva
dall'avere un lavoro non precario o la sicurezza di essere tutelato contro il
rischio di un infortunio sul lavoro. La loro "sicurezza" si limita, ma è già
qualcosa, a evitare furti, scippi o violenze. Personalmente ho recentemente
subito un furto notturno in casa, che alcuni ritengono opera di "zingari", pur
essendo lontano da ogni campo Rom, e pur avendo a meno di cento metri da casa
una camionetta dell'esecito. Chiunque, tranne sindaco e vicesindaco, capisce che
la presenza di alcuni ragazzi armati di mitra non protegge nessuno dai
malintenzionati; semplicemente ti aspetteranno in un'altra strada.
Ma almeno una sicurezza gli sgomberi me la danno: ed è che a pagare il conto
saremo noi cittadini contribuenti (come me e come voi, che le tasse le paghiamo
tutte).. Assai di più dei 2.128.000 euro indicati recentemente da De Corato in
risposta a un'interrogazione dei consiglieri Landonio e Patrizia Quartieri,
senza però precisare a quanti sgomberi questa cifra si riferiva. Secondo una
recente valutazione di Terre di Mezzo (giugno 2010) ogni sgombero costa, in
media, circa 24.000 euro, tra costi di "bonifica e pulizia" a carico dell'AMSA e
l'impiego di vigili urbani, polizia e carabinieri. In totale, per 360 sgomberi,
quasi nove milioni di euro.
Quale che sia la cifra, è indubbio che questi soldi sarebbero molto più
utilmente spesi nel costruire percorsi di integrazione, come meritoriamente
tanti stanno facendo, dalle mamme e maestre del Rubattino alla S. Egidio, alle
associazioni che concludono il loro appello proprio con queste parole:
"Chiediamo che le risorse pubbliche non vengano più sistematicamente sprecate
per demolire e distruggere baracche e beni, sogni e legami, ma siano utilizzate
per promuovere percorsi reali di integrazione abitativa e lavorativa e progetti
che garantiscano il diritto all'istruzione ed alla salute per tutti, Rom e Sinti
compresi. Chiediamo che i Rom e Sinti siano riconosciuti come soggetti a pieno
titolo, interlocutori attivi dei progetti che li riguardano".
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