Di seguito gli articoli e le fotografie pubblicati nella giornata richiesta.
Articoli del 07/04/2011
CARTA.org 4/04/2011 di Patrizio Gonnella
E' illegale la detenzione finalizzata all'espulsione di una donna che ha dato
da poco vita a un bambino. E' quanto ha sentenziato la Corte europea dei diritti
umani nei giorni scorsi. Qualche settimana prima, le Camere hanno approvato la
legge sulle detenute madri. Nel caso Seferovic contro Italia (ricorso n.
12921/04), la Corte, all'unanimità, ha affermato che ci fosse una violazione
dell'articolo 5 (diritto alla libertà e alla sicurezza) della Convenzione sui
diritti umani del 1950.
Mediha Seferovic, di etnia rom e di nazionalità bosniaca, viveva da tempo
preso i campi nomadi romani di Casilino 700 e Casilino 900. Nel settembre del
2000, temendo discriminazioni al suo rientro in Bosnia, la Seferovic chiese il
riconoscimento dello status di rifugiata. L'istanza fu rigettata per motivi
formali. Nel settembre del 2003 dette vita a un bimbo che morì pochi giorni dopo
in ospedale. L'11 novembre del 2003 la polizia le contestò un ordine di
espulsione e la condusse al centro per espellendi di Ponte Galeria a Roma, dove
trascorse un periodo di detenzione amministrativa. Nei mesi successivi fu
rivisto il provvedimento di espulsione e nel 2006 le fu riconosciuto lo status
di rifugiata politica. I giudici di Strasburgo, nel condannare l'Italia al
risarcimento di 7500 euro a favore della cittadina bosniaca, hanno
perentoriamente affermato che è inammissibile detenere una donna – anche qualora
penda un provvedimento di espulsione – che ha appena partorito. L'illegalità
della detenzione non viene meno anche nella ipotesi in cui la donna abbia perso
il bambino.
E di bambini in carcere si è occupato il Senato, che ha approvato il testo
unificato di alcune proposte di legge in materia di rapporto tra detenute madri
e figli minori. Durante la discussione parlamentare sono state introdotte
modifiche restrittive al testo originario che rischiano di vanificarne del tutto
i contenuti e lasciare più o meno invariato il numero di bambini sotto i 3 anni
incarcerati con le loro mamme, principalmente straniere, essendo la giustizia
italiana sommaria sempre più discriminatoria. A oggi sono poco meno di 50. La
novità più sostanziosa è la modifica dell'articolo 275 del codice di procedura
penale. Viene previsto l'innalzamento da 3 a 6 anni dell'età del bambini al di
sotto della quale non può essere disposta o mantenuta la custodia cautelare
della madre in carcere (ovvero del padre, qualora la madre sia deceduta o
assolutamente impossibilitata a dare assistenza alla prole), salvo che
sussistano esigenze cautelari di eccezionale rilevanza. In presenza di tali
esigenze il testo approvato prevede la possibilità di disporre la custodia
cautelare della donna incinta e della madre di prole di età non superiore ai sei
anni in un istituto a custodia attenuata per minori (Icam), del tipo funzionante
a Milano dal 2007. Sono state poco significativamente toccate le norme
dell'ordinamento penitenziario relative alla detenzione domiciliare speciale per
le madri con figli di età non superiore a 10 anni. La legislazione previgente
prevedeva che il primo terzo di pena andasse comunque scontato in carcere. Con
le modifiche apportate ora sarà possibile scontare a casa (o in un Icam) anche
il primo terzo di pena. Questa facoltà non è comunque concessa a chi è
condannato per uno dei crimini di cui all'articolo 4 bis della legge del 1975,
ossia una buona parte delle donne recluse.
Di Fabrizio (pubblicato @ 09:35:49 in casa, visitato 1629 volte)
ReggioTV TRAPPOLA MORTALE A CICCARELLO
Reggio Calabria. "Da anni viene segnalato al comune di Reggio Calabria che
nell'insediamento rom dell'ex Polveriera un vecchio edificio militare sta per
crollare sulle baracche, ma, nonostante il pericolo di vita in cui si trovano
dieci famiglie, fino ad oggi, non è stato fatto niente. Ieri mattina , da una
parete del vecchio edificio che si sporge sulle baracche si sono staccati dei
mattoni, e c'è mancato poco che colpissero i bambini che giocavano sotto".
E' la denuncia dell'Opera Nomadi di Reggio Calabria dopo l'ennesimo episodio che
ha interessato quello che è rimasto dell'ultimo insediamento Rom in città.
I vigili del fuoco, che sono intervenuti sul posto, hanno segnalato il pericolo
ai vigili urbani sottolineando, ancora una volta, "la necessità di evacuare
l'area e hanno avvisato le famiglie che l'edificio potrebbe crollargli addosso
da un momento all'altro".
"Ci chiediamo cosa stia aspettando il Comune di Reggio Calabria prima di
intervenire" è l'interrogativo di Giacomo Marino che aggiunge: "è forse
necessario che prima qualche bambino resti sepolto sotto le macerie
dell'edificio?".Continua Marino: "questa situazione di gravissimo pericolo è ben
nota al sindaco ff Raffa, tanto da aver maturato una posizione ben precisa a
riguardo".
"Il 24 settembre 2010, dopo molte sollecitazioni, il sindaco Raffa si reca
personalmente sul posto e una volta constatato di persona il pericolo esistente
dichiara di non poter promettere nulla, ma che comunque tenterà di trovare una
sistemazione abitativa per le famiglie in pericolo. Facendo seguito al
sopralluogo del primo cittadino, il 25 ottobre 2010, il presidente dell'Opera
Nomadi incontra la dirigente del Patrimonio Edilizio, avvocato Titty Siciliano,
la quale in quell'occasione afferma che il comune intende sviluppare un piano
per la sistemazione abitativa delle famiglie che si trovano in pericolo e per
questo chiede all'associazione un censimento completo dell'insediamento".
"Dopo pochi giorni ( novembre 2010) - continua la nota - l'Opera Nomadi consegna
alla dirigente e al sindaco un report contenente il censimento aggiornato delle
famiglie (insediamento composto da 27 famiglie delle quali 10 in condizioni di
gravissimo pericolo) , una planimetria dell'insediamento, il primo verbale dei
vigili del fuoco (dicembre 2003) attestante il pericolo del crollo
dell'edificio, una certificazione dell'ASP e altri documenti. Nel mese di
dicembre 2010 la dirigente al patrimonio edilizio avvocato Siciliano, in un
incontro con un gruppo di famiglie rom, sostiene che il suo ufficio si sta
impegnando nel reperire alloggi per le 10 famiglie che si trovano in pericolo.
Ma queste promesse vengono smentite dallo stesso sindaco Raffa, il quale, in un
incontro pubblico tenutosi ad Arghillà nel mese di gennaio 2011, dichiara che il
comune non ha alloggi disponibili per le famiglie in pericolo e che non intende
intervenire nemmeno per mettere in sicurezza l'insediamento evitando il crollo
dell'edificio sulle baracche, visto che l'insediamento si trova su territorio di
proprietà del demanio statale e non di proprietà comunale".
"Nei mesi successivi il sindaco e la stessa dirigente Siciliano sostengono che
questa posizione del non intervento in quanto territorio del demanio statale è
stata ratificata anche dalla Prefettura e quindi il Comune è a posto. Insomma -
a detta dell'Opera Nomadi - per il comune di Reggio Calabria le 10 famiglie
devono vivere con il pericolo che il vecchio edificio gli crolli addosso. Se poi
l'edificio dovesse crollare e seppellirli veramente l'ente ha le carte in
regola, saranno le famiglie ad avere la colpa di aver costruito abusivamente
delle baracche accanto a questo vecchio edificio".
"Questa posizione assurda e fortemente immorale - conclude il presidente Marino
- è quella che un comune può oggi assumere tranquillamente nei confronti di
cittadini emarginati, senza che nessuno si indigni. Alla luce di quanto accaduto
ieri, invitiamo nuovamente il sindaco Raffa a rivedere la sua posizione e quindi
a provvedere ad effettuare almeno l'intervento di messa in sicurezza
dell'insediamento evitando la tragedia annunciata. Preghiamo, infine, tutti i
candidati a sindaco di voler inserire nei loro programmi la sistemazione
abitativa in dislocazione delle famiglie di questo ghetto che si trovano in
grave pericolo di vita, dimostrando così che la politica che loro propongono è
ricerca del bene comune anche per gli ultimi".
Sabato 02 aprile 2011 - Ore 15:02
Da Amoun Sleem
Devo dirvi che oggi come Laboratorio del
Centro Domari siamo
stati scelti per fornire il più famoso hotel di Gerusalemme, l'American Colony
Hotel, il che mi rende molto orgogliosa delle nostre donne zingare e del
nostro design di qualità. Molti dei nostri cuscini avranno posto in questo
hotel. Dobbiamo credere sempre nel nostro buon gusto, ed un giorno saremo là!
Amo essere zingara.
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