Di seguito gli articoli e le fotografie pubblicati nella giornata richiesta.
Articoli del 21/07/2010
Storie che puntualmente riappaiono d'estate (leggere
UNO e
DUE)
Salve, mi chiamo Alessia Cocco e vi scrivo per denunciare un fatto a cui ho
purtroppo assistito passivamente.
Sabato pomeriggio, per combattere l'afa romana ho deciso di andarmene in
piscina. La scelta dell'impianto è ricaduta sulla Vigor, in via di Grotta Gregna,
un po' per la vicinanza a casa mia e un po' per il fatto che c'ero già stata il
mercoledì precedente con un mio amico e mi aveva fatto una buona impressione.
Impressione, invece, sulla quale ho dovuto ricredermi.
Mi accingo a raccontare l'accaduto. Ero in fila per pagare il biglietto
d'ingresso. Premetto che non sono socia, ma questo non è motivo discriminate per
l'entrata. L'unica differenza è nel piccolo aumento sul prezzo del biglietto.
(Il mercoledì ho pagato 6 euro invece dei 5 previsti per i soci). Ero in fila,
dicevo, mentre davanti a me si è profilata questa scenetta. Sento la ragazza al
desk che dice alla coppia che mi precedeva che l'ingresso è vietato ai non soci.
Siccome la cosa mi suona strana visto che c'ero stata qualche giorno prima e non
mi avevano fatto storie penso che probabilmente questa limitazione è messa in
atto nel week end così chiedo spiegazioni all'altra ragazza che dava
informazioni. Quest'ultima invece mi sussurra un "no" facendomi segno con la
testa di guardare più attentamente le persone che avevo davanti. E lì capisco
tutto. Capisco che anche vivendo in una grande città abituata ad accogliere
persone di diversa nazionalità, etnia, razza e cultura non ci si deve stupire se
ancora succedono cose del genere. Capisco che vivere a Roma nel 2010 non mi
risparmia dall'assistere ancora a scene di puro razzismo. Non è che non avessi
notato che la coppia non fosse italiana, ma diamine, abito a Roma, di stranieri
ne vedo continuamente! La coppia non ha destato in me particolare attenzione
solamente perché i due non erano né particolarmente caciaroni, né sporchi né
maleodoranti. Sta di fatto comunque che non erano italiani. Non saprei dire di
che nazionalità fossero, forse rumeni, ipotizzo dall'accento. Ma a parte la
diversità linguistica e del colore della pelle leggermente più scuro del mio,
non c'era nient'altro nel loro aspetto che mi facesse sospettare lontanamente
che si poteva trattare di persone pericolose, attaccabrighe o chissà cos'altro.
Non posso dire infatti che fossero trasandate, sporche, né tantomeno sudice.
Ammetto anzi che erano vestiti meglio di me che avevo su una gonnellina bianca
di non so più quanti anni fa e una magliettina a bretelline. Non si può nemmeno
addurre la discriminazione a possibili precedenti di disturbo della coppia
perché da quello che dicevano ho capito che quella era la prima volta che i due
mettevano piede nella piscina. Non credo che quelle due persone avessero potuto
immaginare quello che sarebbe successo loro quel sabato pomeriggio. Credo solo
che come me e centinaia di altre persone avessero deciso di combattere l'arsura
di questo torrido luglio con qualche tuffo in piscina, tanto più che la donna
era anche in attesa, e invece si sono ritrovati a sguazzare in uno sconcertante
bagno di razzismo.
Io mi sento in dovere di scrivere questa lettera di protesta visto che ho
assistito mio malgrado passivamente alla cosa. Lì per lì sono rimasta così
spiazzata dall'accaduto che non ho fatto né detto nulla. Non voglio
giustificarmi in alcun modo perché la mia passività mi rende colpevole quanto le
addette della piscina. Io a differenza loro però c'ho rimuginato tutto il week
end e ora sento il bisogno di denunciare questa cosa perché si sappia in che
razza di città viviamo. Probabilmente le ragazze hanno avuto l'ingrato compito
di negare l'ingresso a certe persone dai proprietari dell'impianto sportivo, ma
credo che questo non giustifichi nemmeno loro. Io mi sento terribilmente in
colpa per non aver preso le difese di quelle due persone straniere la cui unica
colpa è stata scegliere quella piscina piuttosto che un'altra. Quanto meno avrei
potuto protestare andandomene e scegliendo un'altra struttura e invece non l'ho
fatto. Ora me ne pento. Perciò ora ho bisogno di denunciare l'accaduto. Perché
si sappia che ancora a Roma, nel 2010 accadono episodi di razzismo.
Spero che qualcuno accolga la mia denuncia. E spero che questo riesca a farmi
sentire meno colpevole.
La notizia viene ripresa anche da
Inviato Speciale, riporto invece quanto pubblicato dall'Avvenire
(credo versione cartacea, segnalazione di Marco Brazzoduro)
Le "mamme-maestre" di via Feltre chiedono alle Istituzioni una soluzione
per il nuovo anno scolastico
"Rom bocciati per troppe assenze" DI DANIELA FASSINI
Costretti a continue e prolungate assenze, a causa degli sgomberi, alcuni
bambini rom, nell'anno scolastico che si è appena concluso, non so no stati
ammessi alla classe successiva. "Diversi bambini sono sta ti bocciati perché non
han no raggiunto il numero minimo delle presenze sufficienti per la promozione",
racconta Assunta, in segnante della scuola primaria ma anche attiva nel
l'organizzazione volontaria delle mamme-maestre di via Feltre, affiancate
dalla Comunità di Sant'Egidio, per l'integrazione dei rom romeni più volte
sgomberati dagli insediamenti di Lambrate e Rubattino.
"Così abbiamo deciso di scrivere una lettera alle istituzioni, al sindaco ma
anche al presidente dei Tribunale dei minori, al prefetto, al questore e per
conoscenza ad Amnesty International – informa 'la mamma–maestra' – per
affrontare il problema e trovare entro settembre una soluzione". "Ora ci
troviamo davanti a un paradosso – scrivono nella lettera – le istituzioni con
gli sgomberi rendono impossibile la frequenza e sono sempre le istituzioni a
bocciare perché le assenze sono troppe" . Sono perlopiù bambini i scritti alle
scuole primarie, 12 per l'esattezza, che dovrebbero proseguire gli studi già
iniziati e altrettanti nuovi iscritti, qualcuno anche alle medie.
"Chiediamo semplice mente che l'anno scolasti co possa iniziare anche per i
bambini rom sotto il segno del rispetto, della serenità, della continuità,
dell'osservanza dei diritti sanciti dalla costituzione e dall'ordinamento
giuridico nazionale ed internazionale " conclude Assunta.
Sancito da convenzioni, patti e stabilito negli standard internazionali sui di
ritti umani, quello all'istruzione è un diritto che tutti devono garantire. Per
i bambini rom è anche qualcosa di più: per loro l'istruzione è una possibilità
di riscatto, dalla povertà e dall'emarginazione.
IL CASO: CINQUE SGOMBERI E A SCUOLA TRA MILLE DIFFICOLTÀ
"Simone ha nove anni e frequentava la terza elementare quando lo scorso 19
novembre ha subito il primo sgombero da via Rubattino" inizia così il racconto
di Stefano, volontario della Comunità di Sant'Egidio che ha seguito la vicenda
personale di Simone, bocciato a scuola per le troppe assenze. "Da lì, dopo pochi
giorni, la famiglia ha trovato 'rifugio momentaneo' in via Forlanini. Simone
riusciva a frequentare la scuola, anche se non c'erano mezzi pubblici".
Allontanata da Forlanini, a inizio anno, la famiglia si è poi trasferita in via
Lorenteggio. Stefano e alcuni volontari della Comunità avevano già iniziato le
pratiche per il trasferimento della scuola di Simone, impossibilitato a
raggiungere tutte le mattine via Rubattino da Lorenteggio. "Neppure il tempo di
completare le pratiche, ed ecco l'ennesimo sgombero – prosegue il racconto
Stefano – Li abbiamo ritrovati a Chiaravalle e lì Simone ha potuto, ma solo per
una settimana, frequentare la scuola di via Ravenna, al quartiere Corvetto".
Poi il 9 febbraio lo sgombero da Chiaravalle. Quella mattina Samuel era andato a
scuola. "Dopo un mese passato a girovagare, la famiglia si è nuovamente
insediata a Rubattino e tra aprile e maggio Simone è riuscito a frequentare la
scuola, quella in cui aveva iniziato l'anno scolastico. Ma a fine anno aveva
accumulato troppe assenze". (D.Fas.)
Fotografie del 21/07/2010
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