Di seguito gli articoli e le fotografie pubblicati nella giornata richiesta.
Articoli del 26/07/2010
COMUNICATO STAMPA
Il 2 luglio 2010 la Provincia di Roma, dopo un lungo e controverso iter, ha
concesso l'Autorizzazione Integrata Ambientale all'inceneritore di rifiuti
tossici e nocivi della Basf di Roma di via di Salone, 245.
L'inceneritore non si trova all'interno di una zona industriale, dove persone
presumibilmente in buona salute trascorrono una parte limitata della giornata
per non tutti i giorni dell'anno, ma ad alcune centinaia di metri dal
villaggio attrezzato di via di Salone in cui vivono stabilmente all'aria aperta
circa trecento minori di etnia rom.
Secondo le testimonianze raccolte dall'associazione "21 luglio" già da anni gli
abitanti del villaggio hanno avvertito cattivi odori e lamentato problemi alle
vie respiratorie per i fumi emessi dalla ciminiera dell'inceneritore.
L'impianto ha subito tra il 1999 ed il 2004 una serie di guasti: la rottura di
un serbatoio di acido cloridrico, lo scoppio di un forno, un principio di
incendio.
Nel settembre 2003 l'Istituto epidemiologico (Asl RME) ha presentato i dati
analitici secondo cui la mortalità per tumore negli uomini dal 1987 al 2001 nel
territorio circostante è del 30% superiore rispetto alla media di Roma
Il 3 novembre 2006 la Asl RMB ha pubblicato i risultati di alcune indagini.
Le indagini epidemiologiche hanno confermato, tra i dati del 2003, 8 su 9
decessi per Linfomi non Hodgkin (+156% rispetto all'atteso), ed evidenziato un
maggior numero di tumori al cervello tra gli abitanti della zona.
Le indagini ambientali, hanno evidenziato concentrazioni di diossina da 5 a 20
volte superiori a quelle medie di altre zone italiane nella centralina posta a
300 metri dall'inceneritore. Le concentrazioni di palladio inoltre sono
risultate doppie.
Alla luce di tali ricerche è ragionevole dedurre che il villaggio attrezzato di
via di Salone sia situato in una zona di elevata ricaduta delle emissioni
tossiche e nocive.
Il 26 marzo 2009, secondo la relazione fatta dalla'ASL RM B "si ritiene che le
abitazioni e le diverse attività poste entro una distanza prudenzialmente
stimabile in 500 mt. dal perimetro dello stabilimento si trovino, già in
condizioni di normale esercizio degli impianti, nell'area di massima ricaduta di
inquinanti pericolosi per la salute umana".
Sempre la ASL RMB, in una nota inviata anche al dott. Angelo Scozzafava, attuale
soggetto attuatore del Piano Nomadi della capitale, aveva già espresso la
propria "contrarietà al rilascio dell'Autorizzazione Integrata Ambientale per
l'impianto di trattamento termico dei catalizzatori esausti, a causa del rischio
per la salute pubblica che esso viene a determinare nel contesto urbanistico
realizzatosi". "Dovrebbe in ogni caso essere predisposto – continua la nota - un
adeguato piano di informazione della popolazione sui rischi associati alle
attività della BASF".
Alla luce di quanto avvenuto l'associazione "21 luglio" manifesta profonda
preoccupazione per l'impatto che le emissioni prodotte dall' all'inceneritore di
rifiuti tossici e nocivi della Basf ha avuto e continua ad avere sulla salute
dei circa trecento minori residenti nel campo di via di Salone ed esprime una
forte perplessità sulla reale attuazione di un piano informativo tra i residenti
del villaggio attrezzato così come raccomandato dalle autorità sanitarie.
E' opportuno ricordare che l'art. 24 par. 1 della Convenzione Internazionale di
New York sui diritti dell'Infanzia e dell'Adolescenza stabilisce che "gli Stati
parti riconoscono il diritto del minore di godere del migliore stato di salute"
mentre la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europea ribadisce il
diritto di ogni minore "alla protezione" (art. 24).
L'associazione "21 luglio" sollecita:
- il Commissario straordinario per l'emergenza nomadi a Roma dott. Giuseppe
Pecoraro a fornire le legittime risposte sugli eventuali rischi alla salute dei
minori rom del villaggio attrezzato di via di Salone determinati dalle
esalazioni tossiche dell'inceneritore della BASF
- le istituzioni preposte all'attuazione del Piano Nomadi della capitale a non
far venire meno l'obbligo di ispirare la scelta di collocazione di ogni
insediamento abitativo attrezzato al Principio di Precauzione sancito già dal
Trattato di Maastricht del 1992 e ribadito nei successivi documenti di politica
ambientale – sanitaria della Comunità Europea al fine di assicurare ad ogni
minore rom "le migliori condizioni di salute fisica e mentale che gli Stati
siano in grado di garantire" (art. 12 par. 1 del Patto Internazionale sui
diritti economici, sociali e culturali).
Roma, 22 luglio 2010 -
Associazione "21 luglio"
A nome della ragazza, autrice di questa protesta rivolta
alla Direzione CPT di Pisa. Ciao, Agostino Rota Martir
Sono una ragazza Rom del campo nomadi di Coltano, sono nata in Italia e vivo
da molti anni con la mia famiglia a Coltano, di origine Bosniaca. Da quando ho
raggiunto la maturità sto facendo di tutto per ottenere la cittadinanza
italiana, benché i miei genitori siano Bosniaci io mi sento Italiana in tutto,
non solo perché questo è il paese in cui sono nata, ma mi sento parte di esso,
penso di rispettare le sue Leggi (mai alcun precedente in fatto di
giustizia), perché sono anche le mie, ma soprattutto perché sento di appartenere
anche alla gente italiana, anche come Rom.
Scrivo per raccontare quello che mi è successo due giorni fà a Pisa all’interno
di un autobus del CPT, un fatto che decido di raccontare, perché non è l’unico
che mi è successo ultimamente e credo sia importante farlo conoscere, perché
ferisce non solo il mio animo, ma anche quello del popolo italiano al quale
sento di appartenere, anche se ancora non ufficialmente.
Ebbene mi è successo questo: l’altro giorno (21 Luglio) sono salita sull’autobus
delle ore 16.40 diretto all’ospedale di Santa Chiara per visitare la mia zia
ricoverata, ero munita di regolare biglietto che ho timbrato nella apposita
macchinetta. Il controllore ad un certo punto si è rivolto a noi, ero in
compagnia di una mia cugina, con un atteggiamento di accusatore, dicendoci:
“ragazze, comportatevi a modo” ad alta voce, davanti a tutta la gente, prima da
lontano, poi anche vicino a noi. Ovviamente per me questo atteggiamento
prevenuto verso di noi era offensivo: primo, perché lui non poteva permettersi
di giudicarci senza conoscerci. Io allora, gli ho fatto presente che avevo il
biglietto timbrato e che suo compito era di verificare se il biglietto fosse in
regola, prima di accusarci di qualcosa.
Lui mi ha risposto, senza nemmeno guardare il biglietto, dicendomi sempre
davanti la gente presente in autobus, che senz’altro era già stato utilizzato
due o tre volte. Io gli ho mostrato il biglietto, che lui non si è degnato di
verificare ma ha continuato a sottintendere che noi stavamo facendo delle
“scenate per niente”.
A noi, ha anche detto che lui neanche voleva vedere il biglietto, ma allora mi
chiedo quale è il suo compito? Quello di giudicare le persone che non conosce?
Mi piacerebbe sapere sulla base di che cosa? Io gli ho risposto che lui non
poteva permettersi di giudicare le persone in quel modo, offensivo e maleducato,
semplicemente per le nostre sembianze e per la nostra apparenza Rom.
Io lo so che diverse persone, (Rom , ma anche Italiani e immigrati) utilizzano
l’autobus per scopi non sempre chiari, esempio per furti e borseggi, ma il
controllore non può fare di ogni erba un fascio, sentendosi autorizzato ad
offendermi davanti a tutti e pretendere che io mi comporti a modo, dopo averci
fatte passare per ladre davanti a tutti.
Con questa lettera voglio augurarmi e sperare che l’atteggiamento dei
controllori del CPT nei confronti delle ragazze e donne Rom, non sia dettato da
pregiudizi o da ignoranza, semplicemente chiedo che sia uguale a tutti gli
altri, e di smetterla di giudicarci a priori, perché questo offende non
solamente noi ma colpisce anche la cittadinanza di Pisa. Lo stesso vale anche
per quegli autisti, che quando vedono dei Rom in attesa alla fermata, decidono
di passare oltre senza fermarsi, non vorrei che diventasse una abitudine
consolidata, sia per gli autobus cittadini e sia quelli extra-urbani.
Se sbagliamo è giusto che i controllori ci riprendano e procedano nel darci ciò
che meritiamo (multa, richiamo, allontanamento dal mezzo, o denuncia), è il loro
compito, ma se il nostro comportamento è corretto e civile esigiamo altrettanto
dai controllori e dagli autisti dei mezzi del CPT di Pisa verso noi Rom, come
verso qualsiasi cittadino italiano o immigrato che sia.
Grazie dell’attenzione e spero che tutto questo non si ripeta mai più.
Una ragazza Rom del campo nomadi di Coltano. 23 Luglio 2010
Fotografie del 26/07/2010
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