Di seguito gli articoli e le fotografie pubblicati nella giornata richiesta.
Articoli del 12/07/2010
Segnalazione di Pierluigi Umbriano
La Corte europea dei diritti umani (CEDU) ha accertato, nel caso Udorovic c.
Italia, la violazione dell'art. 6, par. 1, della Convenzione che garantisce
l'equità della procedura, in relazione ad una domanda giudiziaria di un
cittadino italiano di etnia sinta avverso lo sgombero di un campo nomadi.
Con sentenza del 18 maggio 2010, la Corte europea dei diritti umani (CEDU) ha
accertato, nel caso Udorovic c. Italia, la violazione dell'art. 6, par. 1, della
Convenzione che garantisce l'equità della procedura, in relazione ad una
domanda giudiziaria di un cittadino italiano sinto avverso lo sgombero di un
campo nomadi.
La vicenda riguarda nello specifico un cittadino italiano, appartenente alla
comunità dei Sinti, abitante in un campo nomadi di Roma. Sebbene il campo fosse
stato autorizzato al comune in un primo momento, successivamente ne era stato
ordinato lo sgombero, in quanto il campo non era fornito di acqua potabile e non
era dotato di fognature.
Contro i provvedimenti del Comune, il ricorrente aveva quindi promosso un
ricorso davanti all'autorità giudiziaria amministrativa, per l'annullamento,
previa sospensiva, del provvedimento impugnato, ed altra azione davanti
all'autorità giudiziaria ordinaria, ai sensi degli artt. 43 e 44, D.Lgs. n. 286
del 1998, lamentando il carattere discriminatorio dell'azione amministrativa.
Il giudizio amministrativo si era concluso con la sospensiva del provvedimento
impugnato, confermata dal Consiglio di Stato; il giudizio innanzi al giudice
ordinario aveva invece visto soccombere l'attore, in quanto il tribunale, con
ordinanza del 12 marzo 2001, aveva ritenuto che i provvedimenti impugnati non
erano discriminatori, avendo essi lo scopo di garantire la salute pubblica dei
cittadini residenti vicino al campo nonché quella degli occupanti dello campo
stesso (ed il giudizio dinanzi alla Corte d'Appello di Roma aveva quindi
confermato la decisione di prime cure).
Il ricorrente era però ricorso alla Corte europea dei diritti umani, lamentando
la discriminatorietà del provvedimento, e deducendo l'iniquità della procedura
svoltasi davanti all'autorità giudiziaria ordinaria dato che il processo si era
svolto in camera di consiglio e che la corte non si era pronunciata sul
provvedimento amministrativo del sindaco di Roma, di alcuni anni precedente allo
sgombero, che precisava le regole dei campi nomadi in città (e, in particolare,
prevedeva, per le famiglie di Rom e Sinti, che coloro che avevano figli in età
scolare e frequentanti corsi di istruzione obbligatori avevano il diritto di
risiedere nei campi nomadi collegati alla città).
La Corte europea dei diritti umani (CEDU) ha quindi accertato, con la decisione
in epigrafe, la violazione dell'art. 6, par. 1 della Convenzione, ed il diritto
ad un equo processo, perché la Corte d'Appello non aveva statuito sulla parte
della domanda proposta dal ricorrente riguardante proprio la decisione sindacale
precedente, inerente la regolamentazione dei campi nomadi in città.
Di: Giulia Malinconico
Del fatto avevo letto in settimana. Ecco un articolo che
qualche dubbio lo solleva
IL LEVANTE - DOMENICA 11 LUGLIO 2010 07:51 DI SONIA DI MAURO
Via Martirano, zona alla periferia di Milano, è lo scenario dello "strano" furto
di cui è stato vittima lo scorso 6 giugno, Igor Iezzi, segretario della
Lega Nord Milano, insieme ad una giornalista con la quale organizzava un
documentario sui rom.
Ancora poco chiari i fatti. Secondo il racconto del diretto interessato, il
leghista Iezzo, si trovava insieme alla giornalista nel campo rom, quando,
durante l'organizzazione delle riprese, sono stati avvisati della presenza dei
vigili che stavano multando le loro automobili parcheggiate poco distante.
Recatisi sul posto, il segretario e la giornalista, hanno appreso che in realtà
i vigili erano lì perché insospettiti dall'armeggiare di alcuni rom intorno
alle auto. "A me hanno spaccato il vetro e rubato due cellulari, mentre alla
giornalista hanno forzato il baule portando via la borsa con tutti i documenti,
un navigatore e mille euro in contati. Poi è arrivata la polizia e tutta la
refurtiva è stata recuperata. Tutta tranne i mille euro che la giornalista aveva
con sé perché sarebbe dovuta andare a pagare l'affitto" racconta Iezzi.
Diversa la ricostruzione dei fatti fornita da diversi giornali locali che
parlano di un invito ad allontanarsi, che le due vittime avrebbero ricevuto da
un rom e al quale sarebbe seguito la scoperta del furto. Solo dopo sarebbe stata
chiamata la Polizia locale che avrebbe condotto una "lunga ‘trattativa' con i
nomadi" fino a giungere "al ‘ritrovamento' di gran parte del bottino".
Al di là di qualche strana incongruenza, (i vigili c'erano o non c'erano?), è
inevitabile porsi qualche quesito: se la Polizia ha contrattato a lungo con i
nomadi, come mai si legge che "nessuno è stato riconosciuto"? e soprattutto,
come mai non c'è stato alcun arresto?e le telecamere che riprendevano il campo
per il documentario?
Senza contare che è altresì strano che un uomo tanto ostile agli immigrati di
ogni razza ed intenzionato a "continuare con gli sgomberi", come lui
stesso ha più volte affermato, lasci due cellulari in macchina nelle immediate
vicinanze di un campo rom.
La scarsa simpatia che Iezzo già provava per i rom è deducibile, inoltre, dalle
affermazioni che hanno immediatamente seguito il furto: "Questa è la
dimostrazione che i rom se ne devono andare e che non hanno alcuna intenzione di
integrarsi. Dobbiamo proseguire con la politica degli sgomberi perché l'unico
numero da associare alla parola nomadi deve essere lo zero".
Gli fa eco l'assessore alla Sicurezza della Provincia di Milano, Stefano
Bolognini il quale afferma che il furto "dimostra ancora una volta che
nonostante il contributo per l'integrazione predisposto dal ministro Roberto
Maroni, questa gente preferisca delinquere piuttosto che intraprendere la strada
della legalità. Il piano che prevede da qui al 2011 la chiusura dei campi nomadi
- aggiunge Bolognini - deve andare avanti in modo più deciso. E coloro che
non rispettano il patto della legalità devono essere espulsi con fermezza".
Solidarietà anche da parte del presidente del Consiglio regionale Davide Boni
che con toni più pacati prosegue sulla scia dell'assessore milanese : "Tutta
la mia solidarietà al segretario Iezzi - ha affermato - per la brutta
vicenda che l'ha visto protagonista e che ancora una volta ha evidenziato come
qualcuno non sappia minimamente cosa significhi vivere nel rispetto delle regole".
Se zero valgono i rom, zero varranno anche i dubbi di coloro che hanno
riflettuto sull'accaduto eppure la libertà di pensiero dovrebbe essere ancora
consentita.
Fotografie del 12/07/2010
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