Di seguito gli articoli e le fotografie pubblicati nella giornata richiesta.
Articoli del 28/01/2010
Ricevo da Claudio Graziano
L'ammistrazione alemanno fa le le prove per le elezioni regionali e ha fretta
di dare soddisfazione alle promesse fatte ai suoi elettori, partendo dalla
questione "Casilino 900", il campo emblema della presenza rom nella capitale.
Si tratta di 600 rom, che vivono lì da oltre 30 anni, provenienti dalle varie
regioni della ex Jugoslavia e dalla Romania, che secondo l'amministrazione
alemanno, verranno sgomberati entro i primi di Febbraio. In tre giorni sono già
state abbattute decine di baracche.
La tanto millantata collaborazione con la comunità rom non esiste (basta vedere
la reazione dei 128 legittimi assegnatari del campo di Salone, deportati al
centro per richienti asilo di Castel nuovo di Porto per far posto agli arrivi da
Casilino, .a cui era stato promesso di tornare al campo dopo l'espletamento
delle pratiche di permesso di asilo). E a quelle altrettanto preoccupate dei rom
di Casilino 900. I rom questo sgombero lo subiscono e basta.
L'80 per cento dei bambini del campo frequenta le scuole del territorio, una
percentuale molto alta indicatore di un livello altrettanto alto di inserimento
sociale della comunità.
Questi bambini saranno i primi a pagare i costi del trasferimento, perché
saranno costretti o a lunghissimi viaggi per tornare nelle loro scuole, o a
cambiare del tutto scuola, amici, insegnanti.
Eppure la memoria dovrebbe tracciarci il sentiero: l'esperienza di Castel Romano
ci insegna infatti le difficoltà di trasferire i bambini ad ore di distanza
dalle scuole che frequentano.
Il Piano punta a chiudere 80 campi abusivi sparsi sul territorio, e ne indica 13
tra tollerati e autorizzati. Non ci viene spiegato, però, in che condizioni
andranno a vivere i 7200 nomadi della capitale, di cui circa la metà bambini. A
via Candoni, Roma Sud, vivono circa 700 persone, molte lavorano.
L’amministrazione, senza coinvolgere il XV Municipio, ha fatto portare 24
container, che ospiteranno oltre 200 persone provenienti da Casilino. Il rischio
è che questo diventi un campo sovraffollato. Si rischia di interrompere il
prezioso lavoro di integrazione svolto, in questi anni, dalle associazioni
insieme ai rom. . Si chiudono i campi abusivi e si costruiscono delle mega
bidonville etniche, prodotto di un moderno progrom urbano (sull'esempio di
Castel Romano).
Secondo il Piano verrà consegnato un documento, il "Dast", che dovrebbe
permettere a chi lo possiede di sostare nei campi. Ad oggi, al di là
dell'accanimento di una serie di identificazioni continue, svolte in modo
ripetuto ed intimidatorio - anche 5 o 6 volte sulle stesse persone - a cui sono
stati sottoposti i rom della città, ben pochi hanno visto questo documento.
All'esigenza del lavoro, della casa, dei diritti, sembra venire contrapposta
l'ossessione della schedatura, della ghettizzazione, della "soluzione finale".
Intanto con la scusa dei cantieri, la giunta è riuscita a far passare un bando
per la sorveglianza: 3 milioni di euro per le vigilanza privata, mentre in poco
più di un anno, le risorse per progetti di mediazione culturali sono stati
tagliate del 20 per cento
Non un accenno nel piano nomadi ad una soluzione alternativa che non sia il
solito ammassamento dei rom in campi che è il primo motivo della loro
emarginazione. Non un accenno a modalità alternative di inserimento socio
abitativo - accesso alle case popolari o agevolazioni negli affitti.etc. -
Al contrario, le risorse stanziate, vengono in buona parte investite in proposte
securitarie inutili nel promuovere l'autonomia delle popolazioni rom ma, al
contrario, utilissime e spendibili per propaganda elettorale.
E' utile ricordare ai cittadini di questa città che le risorse
dell'amministrazione saranno investite un'altra volta per costruire ancora campi
rom, baraccopoli moderne utili solo, e per un breve periodo, in caso di gravi
disastri naurali.
Insomma, rom terremotati a vita, per la giunta Alemanno.
Quindi, carente su una politica abitativa che sia progettuale, ma anche rispetto
alle politiche di accoglienza, questa giunta, dietro il paravento di proposte di
ordine e di polizia, sta accentuando il disagio della popolazione romana:
pensiamo ai recenti sgomberi della fabbrica heineken e di Casilino 700, che
hanno determinato la dispersione di molti rom nei territori circostanti
aumentando i disagi anche per i residenti del territorio e dall'altra parte,
hanno sradicato i rom dalle reti sociali territoriali in cui erano inseriti.
L'ARCI afferma con forza la sua contrarietà al piano nomadi e a come si sta
attuando, agli sgomberi senza soluzioni alternative, alle operazioni
preelettorali, al taglio delle spese di integrazione.
Claudio Graziano
responsabile immigrazione
ARCI di Roma
tel 3356984279-06417347 12
www.arciroma.it
Ricevo da Paolo Ciani
Lettera Istituto Comprensivo “via dell’Archeologia” Scuola frequentata dai
bambini Rom di Via di Salone portati al "Cara" di Castel Nuovo di Porto
AL SINDACO DI ROMA Gianni Alemanno
AL PREFETTO DI ROMA
AL V DIPARTIMENTO Politiche sociali
AL XV DIPARTIMENTO politiche educative
AL CAPO DEI VIGILI URBANI Di Maggio
p.c. Alla Comunità di S. Egidio
Alla Casa dei Diritti sociali
A Ermes
Agli organi di stampa
“ Portati via! ”
I diritti degli invisibili
I docenti dell’Istituto Comprensivo di via dell’Archeologia, in
considerazione degli esiti dell’attuazione del piano nomadi del comune di
Roma - che implica in particolare lo spostamento di famiglie di alunni
frequentanti l’Istituto dal campo di via di Salone al CARA di Castelnuovo di
Porto - si interrogano, nello specifico scolastico, sull’opportunità di una
azione che vanifica i risultati positivi conseguiti negli anni e gli sforzi
delle parti coinvolte nell’obiettivo di un progressivo miglioramento
dell’integrazione.
Le motivazioni sottese a quanto affermato sono le seguenti:
la distanza fra il CARA di Castelnuovo di Porto e l’istituto è tale da
costituire impedimento alla fruizione del diritto allo studio dei bambini;
il trasferimento in altra scuola interromperebbe la fruizione di un percorso
scolastico continuativo, predisposto ed attuato sin dalla scuola dell’infanzia,
e potrebbe dar luogo a regressioni nell’apprendimento e nella relazione;
la progettualità di continuità richiede un’azione costante e lungimirante che si
costruisce attraverso il confronto costante e la mediazione;
essere una comunità scolastica significa superare i limiti imposti dalle storie
personali, attenti alla crescita degli alunni, promuovere progettualità di
continuità, favorire una integrazione che lungi dall’essere omologazione sia
conoscenza ed arricchimento reciproco
I docenti possono affermare che gli alunni oggi “portati via” dalle loro
scuole hanno frequentato regolarmente, hanno maturato un atteggiamento positivo
e motivato nei confronti della scuola, instaurando sereni e proficui rapporti
con i compagni e con gli insegnanti; molti dei famigliari, inoltre, si sono
sempre interessati al loro andamento scolastico.
Negli anni sono stati attuati percorsi, rivolti a tutti gli alunni, che hanno
consentito, nel tempo l’instaurarsi di un clima di fiducia reciproca e
l’acquisizione di risultati significativi nella crescita globale della
personalità. Tutto ciò senza avvertire il bisogno, da parte dei docenti, di
attirare l’attenzione sugli ottimi risultati raggiunti perché questo è il lavoro
normale di una scuola che funziona.
I docenti notano con dispiacere che la scuola è chiamata in causa per ogni
problematica, ma non è stata neanche presa in considerazione come interlocutore
nell’attuazione del piano nomadi; è convinzione comune che interventi efficaci,
soprattutto nel sociale, si realizzino attraverso azioni coerenti e sinergiche
di più istituzioni. Perché allora la scuola non è stata consultata prima di
procedere con le azioni predisposte? Ovviamente nella parte che riguarda le
proprie competenze e cioè per valutare le possibili conseguenze e le ricadute di
uno spostamento che avviene a metà anno scolastico e a metà di un percorso di
vita per molti degli alunni iscritti.
I docenti chiedono che, nel tutelare i diritti umani di tutti, sia in
particolare garantito il diritto dei minori alla frequenza scolastica in una
situazione di continuità.
Ricordano che si parla di alunni, persone, esseri umani, non pratiche da
sbrigare, nomi da depennare semplicemente da un elenco: sono sentimenti,
emozioni, percorsi di una storia condivisa, che all’improvviso scompaiono. La
scuola con loro ha conosciuto la diversità di un differente stile di vita, le
difficoltà di inverni passati al freddo nei container, la dignità e lo sforzo
fatto ogni giorno per stare insieme, e l’uguaglianza come quella di essere
bambini come altri bambini, niente di più niente di meno.
Lungi dall’esprimere un giudizio politico o fare politica, i docenti vogliono
unicamente essere messi in condizione di fare bene il proprio lavoro.
E’ in fondo un’esigenza normale. Niente di più e, viene da dire, “non uno di
meno”.
Roma, 25 Gennaio 2010
Istituto Comprensivo
“via dell’Archeologia”
Roma
Fotografie del 28/01/2010
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