Di seguito gli articoli e le fotografie pubblicati nella giornata richiesta.
Articoli del 13/12/2008
Dal blog
Casilino 900
foto tratta da reterom.blogspot.com
E' accaduto all'1.30, mentre l'intera città era colpita da una pioggia dura e
incessante.
Arriviamo al campo alle 10 di mattina, dove troviamo Hackja (uno dei direttori
dei lavori, il portavoce dell'area bosniaca del campo) assieme ai figli e al
gruppo operativo NAE.
La casa è recintata dai nastri gialli della Polizia Municipale.
Mancano le parole, a tutti.
Due giorni prima accanto alla casa si era tenuta la riunione degli anziani del
campo. Erano 50 anni che non accadeva una cosa simile. Il fuoco acceso in una
vasca da bagno ardeva scaldando i pensieri e le parole dei saggi, argomentando
le posizioni da intraprendere per il futuro delle famiglie e dell'insediamento.
Desiderio di futuro e voglia di parteciparne.
Credo che con Savorengo Ker sia andata definitivamente in fumo la burocrazia che
ha bloccato i lavori di costruzione della casa e nient'altro. Dal 28 luglio la
casa aspettava di essere completata e inaugurata. Cavilli burocratici, posizioni
politiche e l'ambiguità di chi ha patrocinato il progetto hanno bruciato
Savorengo Ker.
Il degrado è figlio dell'abbandono, della mancanza di cura. Per questo
l'architettura in legno di Savorengo Ker è crollata bruciando nel rogo
dell'impotenza, lasciando che cenere e fango si confondessero nel presente di
una città dei forti.
Savorengo Ker avrebbe potuto essere la biblioteca di un nuovo sapere, i suoi
libri avrebbero testimoniato la nascita di una cultura dell'incontro e della
reciprocità, le mappe archiviate negli scaffali avrebbero testimoniato il
passaggio epocale dalla discrimanzione all'accoglienza del popolo rom nel mondo
dei gagè, i suoi video infine avrebbero raccontato come sia possibile costruire
assieme la città attraverso la fiducia reciproca.
Savorengo Ker avrebbe contenuto volumi pericolosi. Tutti i cittadini avrebbero
potuto leggervi la vera storia di una persecuzione, quella del popolo rom,
oscurata dalla televisione e dai giornali.
Ma con Savorengo Ker è bruciato solo il legno che la teneva in piedi.
Dalle ceneri della casa nasce un nuovo desiderio.
per stalker, ilaria
Czech_Roma
Discriminazione
nelle scuole
A fine novembre, dopo lunghi periodi di silenzio dal governo ceco sulla
segregazione scolastica dei Rom, Ondrej Liska, il ministro dell'istruzione,
intende adoperare un metodo rivoluzionario di "inclusione" volto a "terminare la
discriminazione nelle scuole". Ma cosa significheranno in pratica queste parole?
Un primo test cruciale arriverà all'incontro di questa settimana del
Consiglio dell'Unione Europea, quando la Repubblica Ceca renderà pubblica l'
agenda per la sua presidenza dell'UE, programmata per il 1 gennaio.
Secondo rapporti interni, la questione Rom sarebbe assente dall'agenda.
Sarebbe un'opportunità persa, non solo per i Rom, ma per l'Europa nel suo
complesso.
Nonostante alcuni progressi, persiste una rigida realtà per i Rom. Continuano
ad essere i più poveri, ad avere meno accesso al sistema sanitario e soffrire di
tassi di disoccupazione più alti tra le maggioranze nazionali. La media di
vita dei Rom nell'Europa Centrale è di 10 anni inferiore a quella dei non-Rom.
Molti Rom non completano l'istruzione primaria, pochi vanno alle superiori e
ancora meno all'università.
L'anno scorso, la più alta corte europea pubblicò una decisione approfondita
secondo cui la segregazione razziale nelle scuole - una brutta cicatrice su gran
parte del paesaggio europeo - era una violazione di legge. La decisione
riguardava 18 bambini della Repubblica Ceca che erano stati assegnati a scuole
speciali per disabili mentali con modelli razziale sproporzionati.
Come suggeritomi dal consulente legale, ero incoraggiato dalla decisione del
tribunale; ma passato un anno, i Rom rimangono confinati in scuole separate.
Le autorità ceche hanno la possibilità di rimediare a questo danno.
Dovrebbero iniziare annunciando alla sessione di giovedì del Consiglio che i Rom
saranno una priorità per la prossima presidenza. L'approfondimento della
recessione globale solo sottolinea l'assurdità di continuare a marginalizzare
10-12 milioni di cittadini.
James A. Goldston, Prague Executive director, Open Society Justice Initiative.
Premessa noiosa: da circa un mese sento discutere su quanto Facebook sia alienante, sul fatto che bisogna starne distante perché è pieno di gruppi fascisti (che si chiudono e riaprono a velocità pazzesca), sul fatto che è pieno di programmi inutili. Io rimango della vecchia idea che non bisogna buttare via bambini assieme all'acqua sporca. Ad esempio, ho conosciuto meglio persone che già frequentavo, trovato nuovi collaboratori e lettori, frequento gruppi di discussione sugli argomenti che mi stanno a cuore, ho trovato partecipanti ad iniziative...
Proprio su Facebook mi è stato segnalato questo lungo e interessante articolo di Eugenio Viceconte sul portale di Sinistra Democratica: spiega bene gli arretramenti delle politiche sociali negli ultimi 10 anni, in particolare l'odissea di quest'ultimo anno, dove media e politica hanno fatto gli straordinari per costruire "il pericolo zingaro". Noto lo sforzo di chi ha scritto nel cercare anche soluzioni "politiche" e non di buonismo alla presenza di forse 150.000 Rom e Sinti in Italia. Insomma: grazie per la solidarietà, ma ora è tempo di sporcarsi le mani e di promuovere soluzioni politiche!
Quando il governo ha dato corso alle promesse elettorali sulla sicurezza ed ha messo in scena le azioni repressive contro "zingari", in particolare la sciagurata campagna della raccolta delle impronte ai bambini, nel popolo della sinistra si è colto qualche segnale di indignazione e s'è fatta strada l'idea che alla gente Rom e Sinti venisse negato qualcuno dei diritti fondamentali dell'uomo previsti dalla Dichiarazione Universale e le immagini dei roghi di Ponticelli hanno creato dolore e sconcerto facendo prendere coscienza che il razzismo del nostro paese è una realtà concreta. Poi è arrivato l'attacco alla scuola, la crisi economica e nei sondaggi la paura della povertà ha sostituito l'ansia per la presenza dei Rom; il risultato è stato che di Ponticelli e di impronte non si parla più. Ovvero, la litania contro il governo "che prende le impronte ai bambini rom" e rimasta nelle frasi fatte negli articoli politici e nei blog, anche se la norma, per l'intervento della comunità europea, è stata ritirata. Un modo per connotare il governo di destra e delle città amministrate dagli sceriffi quando anche l'opposizione dei Diritti dei Rom sembra essersi completamente dimenticata. La "crisi" ha fatto ripiombare sul tema dei diritti umani della più grande minoranza europea la cortina di silenzio che grava da sempre. Non che sia scemato in questi mesi "l'accanimento contro gli zingari". L'opinione pubblica continua ad essere ferocemente xenofoba fomentata da una stampa ed una TV spietatamente attive nel creare odio cieco ed ingiustificato allarme. Da parte sua il governo e le amministrazioni comunali hanno continuato un'azione costante di intimidazione sulla popolazioni rom e sinti. Continuano di buon passo i piani per smantellare quel poco di sostegno sociale che, malamente, era stato dato per far fronte a progetti di integrazione vecchi di venti anni; come continuano i progetti di rimozione sociale dell'etnia rom da allontanare, marginalizzare, isolare, espellere, nascondere. Si vanno anche consolidando preoccupanti progetti di allontanamento dei minori dalle famiglie con la creazione dei presupposti ideologici nella società tali da far accettare l'equazione "povertà = perdita della patria potestà". Ma non è questa la sede per fare l'analisi puntuale delle discriminazione in corso contro la gente rom e sinti da parte di questo governo e delle amministrazioni locali ne per mettere in evidenza il pensiero razzista insito nella società italiana. Ci sono siti che quotidianamente si battono su questi temi (*) ed a questi vi rimando. Invece è importante fare il punto sui ritardi della politica italiana in generale e della sinistra in particolare sulla battaglia per l'applicazione della Dichiarazione universale dei Diritti dell'uomo per la gente Rom e Sinti in Italia. Le direttive europee per l'applicazione della Dichiarazione universale dei Diritti dell'uomo. La comunità europea riconosce che in Europa i Rom e i Sinti sono ancora oggetto, in varia misura, di discriminazione, emarginazione e segregazione. In Italia, a dispetto da quanto previsto dalle raccomandazioni europee, non c'è un riconoscimento giuridico dei Rom e Sinti come minoranze etnica e linguistica. Su questi temi c'è uno storico ritardo della sinistra che praticamente non ha fatto niente per difendere il diritto all'identità culturale al popolo rom e sinti. Ritardo è ancora più triste se si pensa che negli anni settanta, in particolare per l'azione di Lelio Basso, la sinistra italiana ha contribuito in maniera determinante alla stesura della Dichiarazione universale dei diritti dei popoli, espressa nella Carta di Algeri, e fatta proprio nelle direttive dell'ONU e della Comunità europea. Il tema della identità è centrale per superare l'attuale emergenza civile della discriminazione di una minoranza fortemente penalizzata da una oggettiva segregazione economica in gran parte derivante dal pregiudizio etnico. Le raccomandazioni europee per il pieno conseguimento dei Diritti dell'Uomo per la minoranza Rom e Sinti dovrebbero rappresentare un percorso politico per la sinistra italiana. Nelle raccomandazioni europee si richiede:
- Il riconoscimento dello status giuridico dei Rom e dei Sinti
- Programmi per il miglioramento dell'integrazione nella società come individui, comunità, gruppi minoritari,
- Partecipazione ai processi decisionali a livello locale, regionale, nazionale ed europeo
- Garantire, come gruppo minoritario, trattamenti per l'istruzione, l'impiego, l'assistenza medica, i servizi pubblici e situazione abitativa
- Mettere in atto azioni positive a favore delle classi svantaggiate quali i Rom ed i Sinti per l'impiego, l'alloggio e l'istruzione
- Creare istituzioni speciali per proteggere la lingua, la cultura, le tradizioni e l'identità Sinte e Rom
- Combattere il razzismo,la xenofobia e l'intolleranza e garantire in trattamento non discriminatorio dei Rom e Sinti a livello locale, regionale, nazionale ed internazionale. Si veda la Raccomandazione N.R. 1557 (2002) adottata da l'Assemblea Parlamentare del Consiglio d'Europa, il 25 Aprile 2002 [http://sucardrom.eu/europa.html#1557 ]
Questo percorso politico sociale, che deve garantire ai Rom e sinti, tra l'altro, l'accesso alla piena cittadinanza ed alla libera circolazione, il diritto all'abitazione, al lavoro ed alla scolarizzazione, deve sfociare nel riconoscimento del diritto alla differenza come valore sociale ed occasione di incontro tra diverse società e culture. Occorre aver ben presente che l'etnia Rom e Sinti non è un corpo estraneo in Italia ed in Europa. Più della metà dei Rom e praticamente tutti i Sinti sono cittadini italiani, radicati nella cultura regionale e nazionale da secoli, e non hanno niente a che fare con il nomadismo. Su questa parte di popolazione italiana sopravvivono, nella cultura maggioritaria, preconcetti e mitologie che non permettono il superamento delle barriere all'integrazione nella diversità culturale della gente rom-sinti. La "zingara ladra di bambini" ne è l'esempio più eclatante mille volte smentito e ancora ingiustificatamente vivo. Una stampa spesso appiattita sul luogo comune xenofobo, quando non asservita all'interesse politico, non aiuta a modificare i preconcetti di una opinione pubblica prevenuta ed impaurita. Di contro l'Italia non ha mai fatto i conti con il suo passato razzista. Un chiaro sintomo, simbolico quanto significativo è la mancanza nella Giornata della Memoria del ricordo dello sterminio dei Rom, (porrajmos,divoramento in lingua romanì) I rom balcanici, la cittadinanza e lo jus soli Se ci sono fortissimi ritardi sul riconoscimento pieno dei diritti dei Rom e dei Sinti italiani, che anzi stanno regredendo per situazione abitativa e per accesso al lavoro, la situazione dei Rom di vecchia e recente immigrazione è particolarmente critica. Per ben quarant'anni ben poco è stato fatto per approntare politiche di accoglienza rispetto al flusso migratorio dei Rom provenienti dalla area dell'allora Jugoslavia, flusso cominciato negli anni 70 e culminato all'inizio degli anni 90 in concomitanza con la dissoluzione del paese. A ben vedere l'immigrazione rom dai Balcani è stata costituita da rifugiati per la situazione bellica, etnica e di disgregazione nazionale del paese di provenienza. La popolazione Rom balcanica paga con l'emarginazione la decennale mancanza di politiche di accoglienza e di inserimento graduale. L'effetto più disastroso è la sciagurata situazione dei grandi dei grandi "campi nomadi" che restano l'unica possibilità abitativa per queste popolazioni. Da tener presente che tra i rom di origine balcanica c'è una nettissima prevalenza di persone arrivate giovanissime in Italia o nate in Italia (seconda e terza generazione) che non hanno più alcun legame linguistico e di cittadinanza con le zone d'origine, di fatto apolidi poiché non riconosciuti dalle neo repubbliche balcaniche e che in pochissimi hanno avuto la cittadinanza Italiana. In Italia non è previsto lo jus soli (cittadinanza per diritto di suolo) e quindi un ragazzo nato e cresciuto in Italia, con la scolarizzazione dell'obbligo e, qualche volta, con un diploma, divenuto maggiorenne si trova quasi sempre nella paradossale situazione di non poter accedere ne alla carta d'identità ne al permesso di soggiorno. Quindi viene loro negato l'accesso al lavoro. Esiste quindi la necessità di definire una normativa che garantisca la cittadinanza per diritto nascita sul territorio italiano. Alla estrema destra che raccoglie firme per espulsioni indiscriminate qualcuno dovrebbe spiegare che questa componente non ha altro luogo in cui andare se non l'Italia. Per questa popolazione, in gran parte apolidi di fatto, non esistevano e non esistono problemi di censimento. Sono infatti da sempre inseriti nell'assistenza sanitaria, nei programmi di sostegno e di scolarizzazione e, per alla nascita, registrati all'anagrafe. L'immigrazione dei Rom Rumeni L'ultima parte dell'immigrazione rom, a partire dalla fine degli anni 90 è stata costituita da rom provenienti dalla Romania. Una immigrazione "alla spicciolata" di piccoli nuclei familiari estremamente poveri, spinti all'emigrazione da una situazione di disaggio sociale fortissima nel paese d'origine. Poco propensi a creare una presenza stabile in Italia hanno occupato spazi di sopravvivenza ancora più marginali. In particolare questa popolazione è dispersa sul territorio in piccoli gruppi, in situazioni abitative precarie ed ha poco a che vedere anche con i campi nomadi. La sicurezza, le politiche abitative e l'integrazione con il territorio Intorno all'arrivo dei Rom Romeni, nel frattempo divenuti cittadini europei, è montato un allarme sociale spesso immotivato che ha travolto anche le popolazioni preesistenti. Tra l'altro i numeri sulla presenza rom propagandati dalla stampa e dalla politica all'inizio della campagna di allarmismo seguito al caso Reggiani erano enormemente sopravvalutati, anche rispetto alle stime in possesso delle autorità all'inizio del 2007, stime che poi si sono rilevate rispondenti alla realtà. L'effetto è stato che le politiche e gli inasprimenti introdotti dal decreto sicurezza rischiano di fermare il processo, lentamente iniziato di inserimento nel tessuto sociale di tutte le popolazioni rom e sinti,, ormai di fatto italiana, ledendo i diritti di base di persone già fortemente marginali nel tessuto economico. La politica proposta dal governo e dalle amministrazioni comunali, incentrata sull'isolamento sociale, tende a non superare la logica dei megacampi. Anzi si tende ad "istituzionalizzare" il disaggio e l'emarginazione sociale mediante la segregazione abitativa. Questo non aiuta la risoluzione di un problema essenzialmente di carenza di diritti per l'etnia rom, e non risolve neanche i problemi legati all'illegalità verso cui una popolazione priva di fonti di sostentamento e di possibile inserimento nel mondo del lavoro viene sospinta. La politica abitativa è essenziale per creare fattori di inserimento sociale. Oggi, ad esempio una ragazzina rom del famigerato Casilino 900, una vera favela, va a scuola con classi di ragazzi del quartiere, va dal medico di base, quando sarà trasferito il campo al di fuori del raccordo anulare, secondo il progetto Alemanno, si troverà a far scuola in un container tra soli bambini rom ed ad essere assistita da un medico della croce rossa, in una situazione di militarizzazione e di isolamento. La rappresentanza politica e l'autodeterminazione Ultimo ma non meno importante punto è quello della rappresentanza politica del mondo Rom e Sinti. Prevista dalla normativa europea è forse l'aspetto più disatteso del processo di integrazione del contesto italiano. Fino ad oggi le comunità Rom e Sinti non hanno mai avuto una voce diretta per esprimere le proprie posizioni ne per governare e partecipare all'impostazione dei processi di integrazione. Una politica realmente aperta al rispetto dei diritti dell'Uomo deve necessariamente aprire degli spazi di rappresentanza sia alle organizzazioni che aggregano la complessità etnica, nazionale e culturale delle genti Rom e Sinti, sia aprirsi ad accogliere singoli esponenti provenienti da questa cultura minoritaria. La politica deve diventare anche luogo di incontro perché si possa arrivare all'obiettivo dell'integrazione nel rispetto della diversità culturale. Fonti FEDERAZIONE "ROM SINTI INSIEME" È la maggiore organizzazione di autorappresentanza delle numerose associazioni del mondo Rom e Sinti si esprime tramite il un blog istituzionale [http://comitatoromsinti.blogspot.com/ ]. Sucar Drom È un blog [http://sucardrom.blogspot.com/ ] è la voce dell'Istituto di Cultura Sinta, e dell'associazione Sucar Drom e costituisce la fonte più sull'argomento. Di particolare utilità è il sito istituzionale di Sucar Drom [http://sucardrom.eu/home_it.html ] che raccoglie la documentazione essenziale per capire e cominciare a conoscere le Minoranze Nazionali ed Europee Sinte e Rom e per definire gli obiettivi per il pieno riconoscimento dei diritti di cittadinanza. Utilissimo è il quadro legislativo [http://sucardrom.eu/legislazione.html ], che a partire dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo, riporta la vastissima legislazione internazionale, europea, italiana, regionale che dovrebbe garantire a questo popolo dignità ed eguaglianza ed è invece largamente disattesa. RomSinti@Politica È il vivace e combattivo blog di gran parte del direttivo della Federazione Rom e Sinti Insieme [http://coopofficina.splinder.com/ ] Mahalla È una finestra sulla galassia rom, raccoglie e segnala notizie da tutto il mondo con una specifica attenzione ai temi della difesa dei diritti dell'uomo. [http://www.sivola.net/dblog/ ]
Ricevo da Piero Maria Maestri
Ciao a tutte/i,
ieri pomeriggio (10 dicembre, ndr) ho partecipato ad un incontro con il Prefetto (in qualità di
Commissario straordinario alla "emergenza Rom") con una delegazione della
Commissione consiliare Servizi sociali della Provincia.
Voglio condividere con voi alcune informazioni che ci ha fornito – magari le
avevate già registrate, e in questo caso mi scuso – e alcune riflessioni.
Sui numeri. I dati del censimento parlano di 3531 "nomadi" presenti nel
territorio della Provincia di Milano tra campi autorizzati e abusivi. A questi,
secondo il Prefetto vanno aggiunti circa 500 persone "itineranti", presenti cioè
ora in un comune ora in un altro.
Sempre secondo il Prefetto altre 800/900 persone (soprattutto neocomunitari)
sarebbero andate via per evitare il censimento. Tra parentesi, il censimento si
sarebbe svolto in maniera tranquilla con qualche caso di polemiche (come via
Impastato "a causa dell’orario in cui si è svolto" – sic!).
In sostanza, nella provincia ci sarebbero stati nella scorsa primavera circa
5000 "nomadi": più o meno quello che le ricerche più serie sostengono da anni.
Alla faccia dei Penati e DeCorato di turno che hanno parlato di 10.000, poi
25.000, di "invasione eccetera.
E alla faccia del Ministro Maroni che alla presentazione del censimento (vedi
comunicato che vi allego) parlava di 12.000 allontanatisi all’inizio di giugno
(a meno che fossero tutti a Roma e Napoli….).
Per meglio specificare:
- nei 12 campi autorizzati nel Comune di Milano ci sono 1331 persone (di cui 601
minori) – 587 italiani;
- nei 18 campi non regolari del Comune di Milano ci sono 797 persone (299 minori)
– 109 italiani, 307 comunitari, 380 extracomunitari e 1 apolide;
- nei 9 campi autorizzati nel resto della provincia 363 persone (134 minori), in
maggioranza italiani;
- nei 34 comuni con presenza di insediamenti irregolari ci sono 1071 persone (422
minori) – di cui 526 italiani.
A questi vanno appunti aggiunte circa 500 persone "itineranti".
Anche in questo caso, come sostengono le ricerche più credibili, circa il 35-40%
dei "nomadi" sono cittadini italiani.
Capitolo minori (ai quali, parole del Prefetto "a nessuno sono state prese le
impronte digitali").
Prendendo i dati delle presenze nel comune di Milano, nei campi autorizzati su
359 bambine/i in età scolare, 341 risultano iscritti alle scuole e di questi 299
sarebbero frequentanti!
Nei campi irregolari su 299 minori (mi manca il dato di quelli in età scolare,
che presumo sia intorno a 220/250…) 208 risultano frequentare le scuole
dell’obbligo.
Non sono così convinto che i dati siano così "idilliaci" (scherzo: un centinaio
di bambini che non frequentano la scuola dell’obbligo è una sconfitta per tutti
noi…), ma in ogni caso i soliti dati allarmistici (il solito Penati parlava del
3% di bambini Rom frequentanti le scuole!) sono piuttosto ridimensionati.
Resta il problema di una politica inadeguata a garantire la scolarizzazione dei
Rom, assolutamente possibile visti i numeri di bambine/i di cui si sta parlando.
A questo punto, secondo il Prefetto, si dovrà avviare la "Fase B2, quella della
"razionalizzazione delle presenze".
In primo luogo si sta approntando (con il Comune di Milano) un regolamento della
presenza nei campi (che parte anche dai Patti di legalità…), di cui non siamo
riusciti ad avere la bozza, anche perché sarà in discussione anche nel gruppo di
lavoro specifica presso il Ministero dell’Interno (come dice un comunicato del
Ministero "con i Prefetti di Roma, Milano e Napoli, Commissari straordinari per
l’emergenza relativa agli insediamenti di comunità nomadi, e con i
rappresentanti del ministero del Lavoro, Salute e Politiche Sociali, del
ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca, e con il presidente
dell’UNICEF").
L’ipotesi è comunque quella di far gestire i campi (quello continua a essere il
nome, alla faccia del "zero campi"!) ad un "gestore sociale", che farebbe anche
"servizio di portierato, vigilanza e collaborazione con il Comune". Si vorrebbe
scegliere per questo il terzo Settore (olè!).
Una volta fatto il regolamento "si vorrebbero evitare nuove presenze".
Dalle risposte ad alcune domande rivolte (tralascio qualche battutina polemica
che è stata rivolta al Prefetto) risulta anche che:
- non esiste alcun progetto per gli attuali insediamenti "abusivi" – ribadendo che
negli ultimi tempi non sono stati fatti veri sgomberi e solo per ordinanze,
sicurezza ecc. Si penserebbe a nuove localizzazioni nei comuni ("ma i sindaci
non sembrano molto disponibili…");
- il Prefetto sarebbe propenso a chiedere poteri su tutto il territorio della
Lombardia (perché in provincie come Cremona, Mantova ecc. ci sarebbero più spazi
vuoti. Tenete conto che il Prefetto già altre volte ha fatto capire di ritenere
"spazio vuoto" il verde agricolo!!!) ;
- per l’emergenza il Commissario ha un finanziamento di 1 milione di Euri (non
ancora arrivati, peraltro);
- il Prefetto ha eluso la domanda sul coinvolgimento del "Tavolo Rom" (reso
superfluo dai poteri commissariali, pare di capire) e tantomeno risulta
interessato ad un coinvolgimento di rappresentanti dei Rom ("anche perché
rifiutano qualsiasi tipo di regolamento"…).
Questo l’incontro. Nulla di nuovo, quindi, ma solamente la conferma che non
esisteva né esiste alcuna "emergenza Rom"; che di fronte alla vera emergenza
(2000 donne, uomini e bambini in condizioni disperate e in questi giorni sotto
la neve) non esiste alcun progetto (anzi, De Corato parla di sgombero di Bacula
a gennaio!); che i Rom sono solamente materia di scontro elettorale e di
propaganda sicuritaria.
Vi abbraccio tutte/i, Piero
Fotografie del 13/12/2008
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