Di seguito gli articoli e le fotografie pubblicati nella giornata richiesta.
Da
Roma_Daily_News
Una via di Sulukule, dove molte case attendono la demolizione per
trasformarsi in hotel e centri commerciali. Articolo di Eve Coulon per
TheNational
In una piccola casa di una strada percorsa dal disordine e dalle rovine di
appartamenti i cui abitanti sono già andati, Goksel Gulkoperan aspetta di
essere sgomberato. Al signor Gulkoperan è stato dato il termine odierno per
lasciare la sua casa vicino alle mura antiche della metropoli turca, o viceversa
di essere buttato a forza per strada.
"Non so dove andare," dice il signor Gulkoperan. Casa sua, come il resto del
povero quartiere di
Sulukule,
una parte della vecchia Istanbul che una volta era un popolare centro della vita
notturna e per la predominanza di popolazione Rom, sta per essere demolita per
fare spazio ad appartamenti di lusso, hotel e centri commerciali.
Le autorità cittadine dicono di voler fermare il "decadimento" in questa
parte di Istanbul e dare alloggi sani agli abitanti da qualche altra parte, ma i
residenti e gli attivisti dicono che il piano è parte di un programma
implacabile e guidato-dal-soldo di ristrutturazione che distrugge le vite di
migliaia di gente.
Da quando la Turchia si è arricchita per il boom economico degli ultimi anni,
molte città hanno iniziato programmi di rinnovamento urbano che rifletta questo
nuovo benessere e modernità. Questo è maggiormente visibile ad Istanbul, una
città con 3.000 anni di storia, diventata improvvisamente la "cool Istanbul",
che attrae oltre sei milioni di turisti all'anno.
In diverse parti della città sono spuntati centri commerciali, hotel e
appartamenti di lusso. Ora è il turno della storica penisola sulla parte europea
che ospita l'Hagia Sophia, il Palazzo Topkapi e la Moschea Blu, ma anche
quartieri come Sulukule, che letteralmente significa "torre d'acqua" perché da
qui entrava un'importante tubatura al tempo dei Bizantini.
Una volta ospitava 5.000 persone, ma la popolazione di Sulukule si è
dimezzata dopo il programma di reinsediamento iniziato due anni fa, dice Nese
Ozan, attivista della Piattaforma Sulukule, un gruppo che sta lottando contro
questi piani. "Sono già state distrutte due case su tre," dice la signora Ozan.
Alcune strade nel quartiere sembrano zone di guerra, con molti edifici distrutti
e ridotti a cumuli di macerie, allontanati i vecchi proprietari.
Altre case sono ancora in piedi, ma le finestre e le porte sono state
divelte. Un gruppo di uomini raccoglieva il metallo da una casa distrutta, per
poterlo rivendere come ferraglia.
Ai proprietari di Sulukule è stata offerta una somma di compensazione di 500
lira (Dh1,170) a metro quadro per le loro case. Ma dato che molte delle piccole
case misurano soltanto 60 mq., il denaro offerto non basta per comperare un
appartamento da qualche altra parte, dice Ozan.
Sulukule ed altre zone simili della penisola storica "sono diventate regioni
di decadenza e macerie nel centro di Istanbul" a causa di anni di negligenza,
riporta una dichiarazione del governo municipale di Fatih, di cui Sulukule fa
parte.
Inoltre, possibili terremoti sarebbero un pericolo per gli abitanti a causa
dello stato precario di molte case. "Daremo appartamenti a quelli che vivevano
negli edifici demoliti, si sposteranno lì" in una nuova sistemazione, ha detto
in un discorso dell'anno scorso Kadir Topbas, sindaco di Istanbul. "Credeteci".
Ma in molti a Sulukule rifiutano il programma per una semplice ragione: non
vogliono lasciare il loro quartiere per nuovi appartamenti in un sobborgo remoto
e senza lavoro.
Yilmaz Kucukatasayyar, discorrendo con gli amici di fronte a una casa
sventrata che era della sua famiglia, ha detto che i suoi genitori si sono
spostati in un blocco d'appartamenti a Tasoluk, 40 km. a nord di Sulukule,
vicino alle coste del Mar Nero. "Non potrei starci, è davvero molto lontano. Là
non siamo felici. La nostra casa è qui, nel cuore di Istanbul," dice Kucukatasayyar.
Per il momento alloggia nella vecchia casa di famiglia e sta tentando di
ottenere la licenza di venditore da strada.
Quando gli si chiede cosa farà se la casa sarà abbattuta, uno dei suoi amici, Ercan Ozkulan,
risponde per lui con una risata: "Allora andremo in un'altra casa, finché non
finiranno."
Ma per il signor Gulkoperan nella sua casa vicina a quella di Kucukatasayyar
e dei suoi amici, le cose non sono così facili. Nella sua stretta sala,
Gulkoperan, 47 anni, tiene in mano delle radiografie. Ha un cancro ai polmoni, e
i dottori gliene hanno già asportato uno durante un'operazione.
Quando gli venne offerto un appartamento a Tasoluk come tenutario a Sulukele,
lo rivendette immediatamente per pagarsi le cure mediche e ritornò nel
quartiere, dove vive con i suoi tre bambini e uno zio anziano. Ora il denaro è
andato ed aspetta l'arrivo dei bulldozer.
Lì vicino, un altro proprietario, Adem Ergucel, dice che le autorità volevano
pagargli un compenso per uno solo dei suoi appartamenti, quando lui ne ha due.
"La municipalità è sopra la legge?" si chiede. La signora Ozan dice che gli
attivisti ed i residenti hanno promosso due cause per fermare il progetto, ma
anche se sinora la corte non si è espressa in merito, le demolizioni continuano.
Un gruppo di circa 30 accademici ed esperti è uscito con un progetto
alternativo che hanno chiamato Stop e che dicono renderebbe possibile ai
residenti di Sulukule di rimanere nel quartiere. Mustafa Demir, sindaco di Fatih,
ha promesso di riguardare al progetto.
"Non è troppo tardi" per salvare Sulukule, dice la signora Ozan. Ma i
progressi del progetto, che dovrebbe completarsi nei prossimi due anni,
suggeriscono che i piani cittadini sarebbero duri da fermare. "Le conseguenze
sociali saranno terribili," dice la signora Ozan.
Ci sono anche critiche internazionali. "La popolazione Rom ha affrontato
diverse istanze di demolizione di comunità, sgomberi forzati ed esposizione a
povere condizioni di vita e sanitarie, senza far mai ricorso pubblico," ha detto
questo mese la UE in un rapporto sui progressi della Turchia come paese membro
candidato.
"Le demolizioni dei quartieri rom, in alcuni casi sono diventati sgomberi
forzati," continua. Il rapporto della UE ha notato anche che la commissione per
i diritti umani del primo ministro turco, ha richiesto un'indagine su possibili
violazioni dei diritti umani a Sulukule.
Da
Vita.it
Di Daniele Biella - Si chiama "Villaggio degli Ercolini", è della
Fondazione Raphael onlus e riceve oggi il premio del Pontificio consiglio per la
giustizia e la pace della Santa sede. Si tratta di un centro polifunzionale per
l'accoglienza di giovani rom e non solo
Un villaggio destinato all’accoglienza di giovani disagiati, in particolare
ragazze e ragazzi rom. Che nasce come centro polifunzionale dedicato ad
attività di formazione professionale e inserimento sociale degli utenti e che
potrebbe diventare, in futuro, un vero e proprio luogo attrezzato per la dimora
di famiglie tuttora senza una unità abitativa. È questo, in sostanza, il
progetto Villaggio degli Ercolini, promosso dalla Fondazione Raphael onlus
con la collaborazione del Comune di Roma, che ha individuato la struttura dove
sorgerà la sede del centro, nel quartiere Prenestino.
Un progetto ancora in cantiere ma che proprio oggi, giorno in cui cade il 60simo
anniversario della Dichiarazione universale dei diritti umani, riceve un primo
grande riconoscimento, quello del Pontificio consiglio per la giustizia e la
pace del Vaticano, che ha assegnato al progetto della Fondazione il premio
“Cardinale van Thuan”, dal nome del religioso vietnamita (ex presidente del
Pontificio consiglio stesso) spentosi nel 2002 all’età di 74 anni. Alla presenza
del papa Benedetto XVI, la premiazione del progetto Villaggio degli Ercolini
riveste un significato particolare perchè tocca un tema su cui molto si è
dibattuto negli ultimi mesi, quello legato ai numeri e alle condizioni di vita
delle famiglie di “nomadi” presenti sul suolo nazionale. A Roma, i dati del
censimento effettuato da Croce rossa italiana e Prefettura, parlano di 8.306 rom
e sinti presenti, lo 0,3% della popolazione della capitale. Una cifra più che
dimezzata rispetto alla presenza 'percepita', che prima del censimento era
stimata in almeno 20mila unità.
“È con grande soddisfazione che abbiamo appreso dell'assegnazione del
prestigioso premio", sono le parole del sindaco di Roma Gianni Alemanno, "la
nostra città, attraverso questa iniziativa, saprà ancora un volta rilanciare la
propria immagine di accoglienza e solidarietà”. Il progetto della Fondazione
Raphael inizialmente era previsto per una zona del XX municipio, quella dove
opera l’associazione sportiva Ercolini di don Orione, che annovera tra le
proprie file una squadra di calcio maschile e una di pallavolo femminile
interamente composta da ragazzi e ragazze rom. Una volta concluso, il Villaggio
degli Ercolini potrebbe essere un modello virtuoso di soluzione per il
superamento dei campi nomadi. E degli sgomberi forzati.
Ricevo da Habib Sghaier
Da
AssoNews
I nomadi (28 minori – 26 adulti ) che appartengono alla stessa famiglia, sono
residenti regolarmente, con permesso di soggiorno e lavoro nei campi come
braccianti.
L’affittuario del terreno accanto, faceva lavorare gratuitamente al nero
alcuni Rom e voleva anche obbligare alcune donne a concedergli rapporti
sessuali. Davanti i continui rifiuti ha cominciato una campagna di
disinformazione tra Tv, giornali, denunce inviate alle istituzioni etc... Una
formale denuncia è stata depositata in Procura anche per accertare la
correttezza dei Vigili del fuoco.
Nel frattempo, una vecchietta ha causato intenzionalmente un piccolo incendio
causando ustioni al figlio che è stato ricoverato in ospedale.
L’ACSI si è adoperata a organizzare il rimpatrio volontario di tutta la
famiglia continuando a reperire locali da affittare. Purtroppo, in città,
nessuno voleva concedere un locale. Nel mese di luglio, metà del campo ha fatto
rientro in Romania.
19 bambini continuano a frequentare la scuola. Il rimpatrio delle persone
restanti è programmato per l’Epifania. Di tutto questo sono stati informati:
assessore all’immigrazione, il capo di gabinetto del sindaco, ed il comando dei
VV UU.
Mercoledì 10 c.m. alle ore 12.00 i VV.UU. si sono presentati per informare le
donne presente assieme ai loro bambini che il loro campo sarà sgomberato tra 24
ore c.a.
Immediatamente l’ACSI ha chiesto l’intervento del Capo di gabinetto del
sindaco, il Presidente del gruppo Partito Democratico al Consiglio Provinciale
ed al Segretario cittadino del PD, chiedendo loro in presenza dell’’assessore
all’Immigrazione di aspettare il pullman che arriverà il 6-7 gennaio per
rimpatriare le 33 persone rimaste (di cui 5 neonati e 3 donne che hanno
partorito con cesareo).
Non interessava nessuno la situazione di donne e bambini che da domani non
troveranno collocazione abitativa. Questo è il Centro Sinistra di Foggia chi
parla di solidarietà e fratellanza.
Questa amministrazione ha in conto questo secondo sgombero per via della
campagna elettorale e per insensibilità.
Prof. Habib SGHAIER Presidente
Associazione Comunità Straniere in Italia (A.C.S.I.)
Via Federico Spera,95 ,97,99 - 71100 FOGGIA
Fax 0881200015 Mobile 3497239108
E.mail com.stran@yahoo.it -
acsi.h@libero.it
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