Di seguito gli articoli e le fotografie pubblicati nella giornata richiesta.
Articoli del 21/06/2007
Ricevo da Etem Dzevat questo contributo
Zingaro deriva dal nome Athinganos con cui Greci definivano “intoccabili” le persone di questa etnia. In Italia, ladro, sporco, pericolo = zingaro Nel mondo più o meno 40 milioni Rom e Sinti In Europa sono circa 14 milioni In Italia sono 180 mila tra cui cittadini italiani 70 mila, 70 mila ex jugoslavi e 40 mila rumeni e bulgari. Nella città di Pisa sono circa 800/1000 Rom di ex Jugoslavia (Macedonia, Kosovo, Bosnia) , più i nuovi cittadini europei Rom Rumeni 300/500 Il primo problema che devono risolvere gli amministratori locali, prefetti e governo, monitorare con certezza quanti Rom sono realmente presenti per città, per regione e nella stato. Questa attività deve essere svolta da un gruppo misto gagè-rom, sapendo che ogni gruppo porta il suo stile e cultura diversa, cerchiamo essere presenti in questo fondamentale lavoro. I rom jugoslavi è possibile suddividerli in due grandi gruppi : Khoracane che appartengono alla religione Islam e Gagicane di religione ortodossa. Per integrazione sociale e diritti delle “minoranze” ci sarebbe una emergenza continuativa. Punto primo permesso di soggiorno, Secondo lavoro, Terzo abitazione, ecc. ecc. Sapendo il pregiudizio sugli zingari in questo senso servirebbe un reale appoggio da parte delle istituzioni. Una delle idee per una soluzione abitativa consisterebbe in micro villaggi, dove le famiglie allargate che arrivano a 50 persone…. Immagine del campo deve consistere in una soluzione di passaggio, per i Sinti che ancora svolgano attività circense e di giostrai che ancora vivono in maniera nomade o semi nomade. Sottolineo che il gruppo Rom di ex Jugoslavia sono con cultura abitativa assolutamente sedimentaria. Dando la possibilità di un permesso di soggiorno, si da una responsabilità… Far un “patto” di stabilità con cui i ragazzi sono obbligati ad andare a scuola ed evitare di chiedere l’elemosina. Se ci sono disoccupati ricevere un sostegno economico e avere assegno familiare… Il prezzo per rispettare il patto è legge, altrimenti sanzioni, che significa senza nessun aiuto delle istituzioni. Ci sono Rom jugoslavi con tre generazioni e tre cittadinanze, padre madre kosovari, macedoni o bosniaci, figli nati in Croazia e nipoti nati in Italia. Tanti senza nessun documento (pure per quelli nati in Italia)… tutte queste persone possono fare solo richiesta per attesa apolidia ma senza davvero arrivare a essere apolidi riconosciuti… L’emergenza Rom rumeni secondo noi si elimina con l’aiuto allo stato Rumeno. I progetti fatti dagli stessi Rom Rumeni finanziati dall’EU e nazioni unite. Si buttano migliaia di euro per rimandare al loro paese di provenienza cittadini rom rumeni che ora fanno parte dell’Europa. Non buttare più soldi per niente ma si aiutano loro in casa loro, creando delle opportunità lavorative e abitative che permettano di rimanere nella loro terra. Dopo ultimo successo ad Appignano del Tronto, dove 4 ragazzi da 13 a 16 anni sono deceduti per causa di un Zingaro ubriaco… Rom rumeno arrestato per il duplice omicidio di Mendicino, Calabria… E il Rom bosniaco che per rubare una macchina a Giugliano si è trascinato dietro la proprietaria, uccidendola. Il Ministro Amato ha pensato di far scattare l’emergenza Rom con finanziamenti speciali da regioni, province e comuni, prevede le seguenti misure: campi nomadi sotto vigilanza, telecamere e maggiori poteri ai prefetti. Soluzioni adottate in periodi della storia da regimi violenti e totalitari. Noi diamo fiducia al Governo di sinistra italiano e lanciamo un appello per arrivare con fondi speciali ad una soluzione al problema ROM, più grande minoranza europea, unico popolo con bandiera e senza terra madre , più discriminata in Europa. Pieni di speranza, grazie ed arrivederci. Etem Dzevat, presidente ACER di Pisa, membro del Comitato Rom e Sinti insieme
20 giugno 2007 - LETTERA APERTA ALLA CITTADINANZA E ALLE ISTITUZIONI IN
OCCASIONE DELLA GIORNATA MONDIALE DEL RIFUGIATO
Acli, Arci, Caritas Ambrosiana, Casa della Carità, Cgil, Cir, Cisl, Consorzio
Farsi Prossimo , Naga e Uil
La situazione in Italia
La condizione dei richiedenti asilo in Italia è molto critica. La mancanza di
una legge sulla tutela del diritto d’asilo, pure sancita dall’articolo 10 della
nostra Costituzione, ha prodotto in questi anni una situazione di estremo
disagio e sofferenza per persone che sono state costrette a lasciare la
propria terra e i propri affetti a causa delle persecuzioni subite.
Prima che la richiesta d’asilo venga esaminata dalle apposite Commissioni
Territoriali possono passare tempi che variano sensibilmente da Commissione a
Commissione: dalle poche settimane nelle Commissioni del Sud Italia ai molti
mesi (quasi un anno) nella Commissione territoriale di Milano, senza contare le
migliaia di domande ancora pendenti presso la cosiddetta Commissione Stralcio di
Roma. Nel frattempo il richiedente asilo attende quasi un anno per vedersi
rilasciare un permesso di soggiorno che consente di lavorare regolarmente.
Queste lunghe attese per la definizione della domanda di asilo determinano
conseguenze gravi: oltre al disagio derivante dal protrarsi di una condizione di
incertezza e spesso di vera e propria indigenza, risultano evidenti le
difficoltà di inserimento socio-lavorativo, dovute principalmente ai lunghi
tempi di attesa per l’ottenimento di un permesso di soggiorno che consente di
lavorare regolarmente.
Desta, inoltre, preoccupazione il ricorso al trattenimento dei richiedenti asilo
all’interno dei Centri di Identificazione in modo sempre più generalizzato: la
scarsa possibilità di uscita diurna (come è evidenziato dal numero bassissimo di
autorizzazioni all’allontanamento dai centri) configura una privazione della
libertà personale non soggetta al controllo dell’autorità giudiziaria. Il fatto
che nella medesima area (ad esempio in via Corelli a Milano) sorgano centri
dalle finalità molto diverse provoca, infine, il concreto rischio che si
verifichi nei fatti una assimilazione sostanziale e del tutto impropria dei
centri per richiedenti asilo con i Centri di Permanenza Temporanea (strutture
destinate all’esecuzione delle espulsioni).
La situazione a Milano
La città di Milano si è trovata recentemente a dover affrontare l’afflusso
consistente di profughi del Corno d’Africa, la maggior parte dei quali è
titolare di un permesso di soggiorno per motivi umanitari. Queste persone
giungono quasi interamente dalle regioni meridionali, dove sono sbarcati
fortunosamente, dove sono stati accolti (in massa) temporaneamente e dove, a
tempo di record, è stata loro concessa una protezione umanitaria, anch’essa
temporanea.
Il Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati (SPRAR) non solo non
è dotato di posti sufficienti in accoglienza, ma non è neanche in grado di
valutare la portata di questi flussi, di individuarne le provenienze dalle
Commissioni Territoriali meridionali e di coinvolgere strutture sia pubbliche
che private esterne allo SPRAR che, in questa fase, possono fornire un supporto
ad un sistema inadeguato.
Il compito di segnalare le presenze al Servizio Centrale dello SPRAR spetta alle
Prefetture (su indicazione della Questura che ha accolto la richiesta di asilo),
ma a Milano questo sistema non sembra funzionare: i richiedenti asilo non
vengono adeguatamente informati sui loro diritti, attendono a lungo la
convocazione presso la Commissione Territoriale e, dopo l’audizione, attendono
ancora molti mesi per conoscere l’esito della richiesta.
Soltanto pochi richiedenti asilo, che si rivolgono direttamente agli sportelli
del Comune o alle organizzazioni più visibili sul territorio riescono ad
inserirsi nello spazio angusto del Sistema di protezione, mentre la maggior
parte di essi cerca rifugi di fortuna, caratterizzati da condizioni igieniche
preoccupanti, o si accampa nei pressi dei parchi cittadini: al momento ci sono
circa 100 profughi, prevalentemente sudanesi, lungo la ferrovia dello Scalo
Romana, mentre più o meno cinquanta persone, in prevalenza eritrei, dormono
lungo i binari del tram, tra le aiuole dei bastioni di Porta Venezia. E’
oltretutto molto probabile che nel giro di pochi mesi il numero di profughi
accampati in questi luoghi aumenti, per via dell’incremento degli sbarchi nelle
coste meridionali nel periodo estivo.
L’Italia oggi non è come in passato un Paese di transito di rifugiati, ma di
insediamento a più lungo termine. In occasione della Giornata Mondiale del
Rifugiato le nostre organizzazioni intendono richiamare l’attenzione della
cittadinanza sulle condizioni di vita di queste persone, sollecitando al tempo
stesso le istituzioni centrali e locali a procedere con urgenza verso:
1. LA RAPIDA APPROVAZIONE DI UNA LEGGE ORGANICA SUL DIRITTO D’ASILO;
2. LA RIDUZIONE DEI TEMPI DI ATTESA, ANCORA TROPPO LUNGHI, PER LA CONVOCAZIONE
DEI RICHIEDENTI ASILO IN COMMISSIONE E PER LA RISPOSTA ALLA DOMANDA DI ASILO
(PROCEDURE PIÙ CELERI E TRASPARENTI) ;
3. L’AUMENTO DEI POSTI IN ACCOGLIENZA PREVISTI DAL S.P.R.A.R. NONCHÉ UN
PROGRAMMA EFFICACE DI ACCOGLIENZA E DI INTEGRAZIONE SOCIO-LAVORATIVA GESTITO A
LIVELLO LOCALE, MA COORDINATO, MONITORATO ED ADEGUATAMENTE FINANZIATO A LIVELLO
CENTRALE DAL MINISTERO DELL’INTERNO E ANCI;
4. UN MAGGIOR COORDINAMENTO TRA ENTI LOCALI E PRIVATO SOCIALE PER FACILITARE
PERCORSI DI ACCOGLIENZA E DI INSERIMENTO SOCIO-LAVORATIVO RIVOLTI A RICHIEDENTI
ASILO, RIFUGIATI E TITOLARI DI PORTEZIONE UMANITARIA.
Acli
Arci
Caritas Ambrosiana
Casa della Carità
Cgil
Cir
Cisl
Consorzio Farsi Prossimo
Naga
Uil
Fotografie del 21/06/2007
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