Di seguito gli articoli e le fotografie pubblicati nella giornata richiesta.
Articoli del 04/06/2007
Ciao,
Mi chiamo Vittoria, sono tedesca, ma vivo da diversi anni a Verona che ormai
considero la mia città. Purtroppo ho visto questo articolo oggi sull'Arena, il
quotidiano di Verona, dove hanno appena eletto un sindaco leghista (Tosi).
Con molta preoccupazione vi segnalo questo articolo, in particolare la parte
dove Tosi dice che l'etnia Rom ormai è destinata a finire. (Tosi è già stato
processato per istigazione all'odio razziale in precedenza)
Vittoria.
Il primo cittadino con una troupe di «Ballarò» nei due luoghi simbolo
delle sue campagne: ex Cartiere e campo nomadi
Il sindaco: fine dell’esperimento Rom
«Integrazione fallita per scelta loro, degrado, criminalità: Boscomantico
chiuderà presto»
Tosi ricorda che «lo spaccio alle ex Cartiere non è competenza del Comune ma
delle forze dell’ordine»
di Giampaolo Chavan
Un sopralluogo con la troupe di Ballarò, il programma di Raitre in onda tutti i
martedì, alle ex Cartiere e nel campo Rom di Boscomantico.
L’occasione per ribadire i punti cardine da realizzare a stretto giro di posta
del programma elettorale della Casa delle libertà. E così arriva la conferma dal
primo cittadino: il campo rom di Boscomantico chiuderà molto presto. Il nuovo
sindaco lo dice a pochi passi dall’ingresso della ventina di prefabbricati dove
vivono 200 nomadi di cui almeno la metà sono bimbi che frequentano asili e
scuole vicine.
«Il programma prevede la cessazione di questo esperimento di integrazione
fallito» afferma Tosi. E aggiunge, a poca distanza dall’ingresso del campo
mentre il giornalista della trasmissione Rai intervista i Rom: «Questo
esperimento ha portato solo degrado e criminalità con episodi clamorosi come
l’operazione Gagio con i Rom che vendevano i figli ai pedofili. I Rom sono stati
coinvolti in tutti i reati possibili e immaginabili e sono stati mantenuti
dall’ex amministrazione comunale».
A portare alla chiusura del campo anche il fatto che «qui a Boscomantico non c’è
un cittadino italiano perchè sono tutti romeni entrati per lo più in modo
clandestino sul nostro territorio». A deludere il neosindaco l’esito di questa
esperienza, voluta dall’amministrazione Zanotto: «Qui non c’è integrazione, ai
semafori c’è la situazione di prima, il livello di degrado e criminalità è
rimasto uguale. È stata la Procura veronese a definirlo una fucina di
criminalità». Tanto più che l’etnia Rom, a parere del sindaco Flavio Tosi,
sembra avere un futuro già segnato: «Ho una sentenza della Procura (forse
intendeva il tribunale, ndr) del 1995 che condanna i nomadi. La motivazione
sostiene che è abitudine per loro utilizzare i figli per compiere reati e per
raccogliere l’elemosina. Li costringono in questo senso e i figli una volta che
diventeranno grandi non potranno fare altro che reinserirsi nello stesso
meccanismo». La morale, a parere di Tosi, è una sola: «Questo è un meccanismo
che porta alla non integrazione per scelta di questo tipo di comunità, e si vede
da questo tipo di modo di vivere (e rivolge lo sguardo al campo rom ndr).
Quindi, se non c’è volontà di integrazione di chi arriva nel nostro territorio,
non vedo perchè la nostra amministrazione deve ospitare e mantenere chi non si
vuole integrare». Porte aperte, invece, «a chi si vuole integrare e vuole
rispettare le leggi».
La solidarietà della nuova giunta Tosi è già tracciata: «C’è un fatto di equità
perchè i Rom sono cittadini romeni e io so che il Comune ha anche una povertà
tutta veronese (anziani e giovani coppie con difficoltà economiche) e
l’amministrazione dovrebbe iniziare a rivolgere la propria attenzione verso le
nostre fasce deboli».
La troupe del conduttore Giovanni Floris si era recata poco prima anche alle ex
Cartiere. «Con la proprietà è doveroso da parte dell’amministrazione comunale
incontrarsi e approvare un progetto il prima possibile» afferma Tosi. È
fondamentale dare un’indicazione a chi è titolare di quell’area a Basso Acquar:
«La proprietà potrà procedere alla demolizione e smaltimento delle ex Cartiere
solo quando saprà che il Comune gli dà le garanzie precise su quello che potrà
fare».
Il problema è l’investimento che non può essere fatto per milioni di euro,
«tanto costano la demolizione e lo smaltimento senza avere garanzie sui
progetti». Poi parte un’altra stoccata all’amministrazione Zanotto: «Per più di
due anni non ha fatto nulla se non una delibera durante la campagna elettorale».
Nel frattempo, le ex Cartiere rimangono il luogo prediletto per gli spacciatori:
«Prima dell’accordo con la proprietà non puoi fare nient’altro. Lo spaccio nelle
cartiere? Non è competenza del Comune, è competenza eventualmente delle forze
dell’ordine. Dico eventualmente perchè, in realtà, le ex Cartiere rimangono
terra di nessuno per il tipo di area, per la possibilità di accesso
incontrollato e così sarà finchè non viene rasa al suolo e bonificata».
Tommaso Vitale segnala questo articolo di
Repubblica
Viaggio nei paesi europei alla ricerca di un'integrazione possibile
Nel continente sono tra i 9 e i 12 milioni: ma non esistono censimenti
I rom e l'Europa, dal rigore tedesco alla Francia modello "bastone e carota"
I Rapporti della Divisione Roma and Travellers del Consiglio europeo
L'Italia ha la maglia nera. Ovunque esistono Uffici centrali nazionali
di CLAUDIA FUSANI
ROMA - Sono "qualcosa" che non può essere ignorato. "Esistono" e devi
farci i conti. Sono, spesso, un "problema" per gli altri, cioè "noi"; ma
soprattutto per se stessi: condizioni igienico sanitarie pessime, massimo della
devianza, nessuna integrazione. Tutto vero. Eppure se cerchi di capire come
l'Europa affronta la questione rom e zingari rimbalzi in un muro di vaghezza e
pressapochismo. Nonostante gli sforzi del Dipartimento Roma and Travellers (Rom
e camminati, due delle varie etnie zingare), l'ufficio nato nel 1993 a
Strasburgo nell'ambito del Consiglio Europeo per fronteggiare la questione rom e
che ogni anno produce pagine e pagine di relazioni, rapporti internazionali,
raccomandazioni, manca totalmente un progetto esecutivo. Dalle parole non si
riesce a passare ai fatti. Risultato: se l'Italia non sa da che parte cominciare
per affrontare la questione rom, l'Europa è messa più o meno nelle stesse
condizioni.
"Purtroppo non esiste un modello unico per affrontare la questione" dice Maria
Ochoa-Llido, responsabile del Dipartimento rom e migranti del Consiglio di
Europa. "La situazione varia da paese a paese e ogni governo affronta la
questione con un proprio approccio politico. Negli ultimi venti anni le cose
stanno cambiando e il Consiglio d'Europa se ne sta facendo carico sul fronte dei
diritti umani, dei diritti delle minoranze e in funzione dell'integrazione
sociale".
Negli anni, attraverso numerose Raccomandazioni - ad esempio sulle condizioni
abitative (2005), sulle condizioni economiche e lavorative (2001), sui campi e
sul nomadismo (2004) - si è cercato di dare almeno una cornice di riferimento,
linee guida ai vari stati per gestire la continua emergenza rom. Buone
intenzioni, quindi, ma scarsi risultati. Secondo il Rapporto annuale della
Commissione europea contro il razzismo e le intolleranze presentato al
Parlamento Europeo il 23 novembre 2005, i Rom risultano la popolazione più
discriminata d'Europa. Svantaggiati nel lavoro, nell'alloggio, nell'istruzione e
nella legislazione ma anche vittime regolari di continue violenze razziste. Il
Rapporto - va detto - non si occupa dell'aspetto devianze, cioè criminale, che
caratterizza da sempre la popolazione rom e che tanto pesa nel non-inserimento
sociale degli zingari.
Una minoranza di 9-12 milioni di persone - Uno dei file più aggiornati
della Divisione Roma and Travellers sono i numeri. Che vista l'assenza di
censimenti della popolazione rom - per il timore che possano diventare strumenti
discriminatori - è già tantissimo. In Europa si calcola che viva un gruppo di
circa 9-12 milioni di persone, in qualche paese del centro e dell'est europa -
Romania, Bulgaria, Serbia, Turchia, Slovacchia - arrivano a rappresentare fino
al 5 per cento della popolazione. Scorrendo i fogli delle statistiche ufficiali
europee (aggiornate al giugno 2006), colpisce come nei paesi della vecchia
Europa, nonostante la presenza e l'afflusso continuo di popolazione rom, manchi
del tutto un loro censimento. Eppure conoscere i contorni del problema dovrebbe
essere il primo passo per approcciarlo. Sono censiti solo gli zingari che vivono
nei paesi dell'est Europa, dal 1400 la "casa" dei popoli nomadi in arrivo
dall'India del nord est.
La Romania guida la classifica dei paesi con maggior numero di gitani: l'ultimo
censimento ufficiale del 2002 parla di una minoranza che si aggira tra il
milione e 200 mila e i due milioni e mezzo. Seguono Bulgaria, Spagna e Ungheria
a pari merito (800 mila), Serbia e Repubblica Slovacca (520 mila), Francia e
Russia (tra i 340 e 400 mila; ma secondo il rapporto di Dominique Steinberger
del 2000 in Francia vivrebbero almeno un milione di zingari), Regno Unito (300
mila), Macedonia (260 mila), Repubblica ceca (300 mila), Grecia (350 mila).
L'Italia è al quattordicesimo posto con una stima, ufficiosa in assenza di un
censimento, che si aggira sui 120 mila. Sappiamo che oggi quel numero è salito
fino a 150-170 mila. Facendo un confronto con i paesi della vecchia Europa, è
una stima inferiore rispetto a Spagna e Francia, Regno Unito e Germania. Sui
motivi di queste concentrazioni la Storia conta poco: se è vero che la Germania
nazista pianificò, come per gli ebrei, lo sterminio degli zingari (Porrajmos) e
nei campi di concentramento tedeschi morirono 500 mila rom, in Spagna la
dittatura di Franco ha tenuto in vigore fino agli anni settanta la legislazione
speciale contro i gitani eppure gli zingari continuano ad essere, e sono sempre
stati, tantissimi.
Il caso italiano - A scorrere i Rapporti del Consiglio europeo, l'Italia
sembra avere la maglia nera nella gestione della questione rom. La lista delle
"mancanze" italiane è lunghissima. Contrariamente agli altri paesi della vecchia
Europa, non abbiamo una politica certa sui documenti di identità e di soggiorno
mentre in altri paesi hanno la carta di soggiorno e anche i passaporti.
Nonostante molti Rom e Sinti vivano in Italia da decenni, non hanno la
cittadinanza col risultato che migliaia di bambini rom nati in Italia risultano
apolidi; gli stessi bambini non vanno a scuola e non hanno accesso
all'educazione; non sono riconosciuti come minoranza linguistica. L'Italia,
soprattutto, continua ad insistere nell'errore di considerare queste persone
nomadi segregandole in campi sprovvisti dei servizi e diritti basilari mentre
invece sono persone a tutti gli effetti stanziali. Si legge a pag. 29 del
rapporto: "Non si riscontra a livello nazionale un coordinamento. E in assenza
di una guida a livello nazionale, la questione non potrà mai essere affrontata
in modo valido". Bocciati, su tutta la linea. Persino "puniti" nel dicembre 2004
per la violazione della disposizione sul diritto alla casa. "Puniti" anche
Bulgaria e Grecia.
Gli Uffici centrali - Il nome di per sé evoca scenari da tragedia, liste,
schedature, concentrazione di informazioni. Nel 1929 a Monaco nacque "L'Ufficio
centrale per la lotta contro gli zingari in Germania", furono schedati, nel 1933
furono privati di tutti i diritti, poi lo sterminio. Eppure un Ufficio centrale
sembra essere l'unico modo per affrontare seriamente la questione rom, capire
quanti sono, dove vivono, di cosa hanno bisogno, tenere sotto controllo arrivi,
partenze, doveri e responsabilità oltre che diritti. All'estero esiste un po'
ovunque qualcosa di simile, in Germania, in Francia, in Olanda, Belgio e in
Spagna. "In questi uffici - racconta Massimo Converso, presidente dell'Opera
nomadi - lavorano anche i rom, sono mediatori culturali, parlano la lingua e i
dialetti, conoscono le abitudini dei vari gruppi, dettagli per noi
insignificanti e invece per loro fondamentali. Non si può prescindere da questo
se si vuole affrontare il problema con serietà e concretezza". Ministero
dell'Interno e Solidarietà sociale hanno avviato dei "tavoli tecnici" con
esperti e rom. Ma il ministro Giuliano Amato sta pensando a qualcosa di più: un
Ufficio governativo e una conferenza europea per avere gli strumenti e il luogo
dove fronteggiare la questione.
Lo statuto francese - Nonostante "la grande preoccupazione" del Consiglio
europeo "per i ritardi e l'emarginazione", la Francia (con 340 mila o un milione
di manouche) sembra aver adottato il modello migliore sul fronte
dell'accoglienza per i rom. Un modello che si muove tra l'accoglienza e la
tolleranza zero, due parametri opposti ma anche complementari: da una parte la
legge Besson (la prima versione risale al 1990, una successiva è del 2000) che
prevede che ogni comune con più di cinquemila abitanti sia dotato di un'area di
accoglienza; dall'altra la stretta in nome della sicurezza dell'ex ministro
dell'Interno, attuale presidente, Nicolas Sarkozy che nel febbraio 2003 ha
voluto la stretta e ha previsto (articoli 19 e 19 bis della legge sulla
sicurezza interna) sanzioni particolarmente pesanti contro le infrazioni allo
stazionamento. Chi non rispetta le regole dei campi e dell'accoglienza è fuori
per sempre. E chi occupa abusivamente un'area può essere arrestato e il mezzo
sequestrato. La legge Besson immagina i campi come una soluzione di passaggio e
prevede, contestualmente, un programma immobiliare di case da dare in affitto ai
gitani stanziali e terreni familiari su cui poter costruire piccole case per
alcune famiglie semistanziali e in condizioni molto precarie.
Di tutto ciò è stato realizzato poco ma comunque qualcosa. Nella regione di
Parigi sono stati creati campi per 560 posti in dieci anni (ne servirebbero tra
i 6 e gli 8 mila) e in tutto il territorio francese ce ne sono 10 mila, un terzo
di quelli necessari. Ma molti gitani e manouche vivono in case popolari e in
vecchi quartieri. Pagano affitto, luce e acque. "Siamo responsabilizzati -
racconta Arif, rom kosovaro, un pezzo della cui famiglia vive in Francia -
viviamo nei centri abitati, non siamo emarginati, facciamo lavori come facchino,
gommista, piccolo trasporto, pulizie, guadagniamo e firmiamo un Patto di
stabilità per cui i ragazzi sono obbligati ad andare a scuola ed è vietato
chiedere l'elemosina. Se siamo disoccupati per sei mesi abbiamo il sussidio - un
mio parente prende 950euro al mese - e abbiamo anche gli assegni familiari.
Certo chi sbaglia, chi delinque, chi ruba, chi non manda i figli a scuola, viene
cacciato dalla Francia. E su questo punto siamo noi i primi ad essere
d'accordo". Un altro risultato, visibile, è che in Francia difficilmente si
vedono zingari in giro, ai semafori o nelle vie dei centri cittadini. E' vietata
l'elemosina e l'accattonaggio. Recentemente l'ex ministro dell'Interno Sarkozy
ha sottoscritto un piano con la Romania per il rimpatrio dei rom romeni.
Il caso tedesco - Il Rapporto del Consiglio europeo, datato 2004, parla
di "svantaggi sociali, pregiudizio, discriminazione per quello che riguarda la
casa, il lavoro e la scuola e di casi clamorosi di razzismo" . Detto tutto ciò
in Germania i 130 mila circa tra Rom e Camminanti sono considerati per legge
"minoranza nazionale". Hanno diritti e doveri. "Dagli anni sessanta, con la
caduta del modello socialista titino - racconta Massimo Converso, presidente
dell'Opera nomadi italiana - e con le prime diaspore rom dall'est europeo verso
l'occidente europeo che poi si sono ripetute negli anni ottante e novanta con le
guerre nei Balcani, la Germania ha accolto queste migliaia di persone in fuga
con un progetto di welfare. Sono state assegnate case, singole o in palazzine
popolari, hanno avuto il sussidio per il vitto, chi ha voluto è stato messo in
condizione di lavorare. Tutto questo - continua Converso - al prezzo di
rispettare i patti e la legge. Altrimenti, fuori per sempre. Ci sono stati anni
in cui interi gruppi stavano per lunghi periodi in Germania, poi venivano in
Italia dove invece non è mai stato pensato un vero, severo e anche rigido piano
di accoglienza e dove gli zingari hanno avuto da sempre maggiori e diverse fonti
di reddito, ben più remunerative perché spesso illegali".
La Spagna come la Bulgaria - Nonostante Franco, le leggi speciali e le
persecuzioni, la Spagna ha una delle comunità gitane più popolose e in Europa
occupa il terzo posto dopo Romania e Bulgaria con 800 mila presenze. Dalla fine
degli anni Ottanta il governo centrale ha elaborato un Programma di sviluppo per
la popolazione rom anche se il budget annuale sembra abbastanza ridotto (3,3
milioni di euro a cui però si aggiungono i finanziamenti delle singole regioni e
delle ong). Anche in Spagna ogni regione ha un Ufficio centrale che coordina gli
interventi e le politiche per gli zingari in cui lavorano sia funzionari del
governo che rom con funzioni di mediatori culturali. Il risultato è che non
esistono quasi più campi nomadi, quasi tutti - chi non lavora ha un sussidio di
circa 700 euro al mese per sei mesi - vivono in affitto nei condomini popolari o
in case di proprietà, nelle periferie ma anche nelle città. Dipende dal livello
di integrazione. Che è in genere buono anche se resta alto il tasso di
criminalità: furti ma soprattutto spaccio di droga. Sono zingare il venti per
cento delle donne detenute nelle carceri spagnole. Negli ultimi mesi nelle
periferie delle grandi città, a Barcellona come a Madrid, a Siviglia e a Granada,
stanno rispuntando baraccopoli e favelas: sono gli ultimi arrivati, i rom della
Romania, la nuova emergenza.
La ricetta del "politico" gitano - La Spagna ha saputo produrre, finora,
l'unico europarlamentare gitano: si chiama Juan de Dios Ramirez Heredia, è stato
rappresentante dell'Osservatorio europeo contro il razzismo e la xenofobia e nel
1986 ha fondato la Union Romanì, federazione della associazioni gitane spagnole.
Heredia , in un'intervista rilasciata al magazine europeo Cafè Babel,
immagina il futuro della comunità rom: "Potrà essere migliore solo se sapremo
mantenere una certa dose di sopravvivenza e riusciremo ad essere presenti dove
si prendono decisioni politiche. Non ha senso che in paesi come la Spagna, dove
siamo 800 mila, non ci sia un solo gitano deputato o senatore". A gennaio
scorso, per la prima volta, la Serbia - 600 mila rom ufficiali senza contare
quelli partiti negli anni e ora in giro per l'Europa senza documenti - ha
accettato in Parlamento due deputati dei partiti delle minoranze gitane,
l'Unione dei rom e il Partito dei rom.
Sono 36 milioni gli zingari nel mondo. Diciotto milioni vivono ancora in India.
Un milione circa è riuscito ad arrivare anche negli Stati Uniti. A parte poche
migliaia di loro che sono riusciti ad avere una vita normale e ad emergere,
ovunque sono rimasti gli ultimi nei gradini della società.
(3 fine)
(3 giugno 2007)
Fotografie del 04/06/2007
Nessuna fotografia trovata.
|