Di seguito gli articoli e le fotografie pubblicati nella giornata richiesta.
Articoli del 02/12/2011
Di Fabrizio (pubblicato @ 09:51:53 in casa, visitato 1914 volte)
Da
Sinti Italiani in viaggio per il diritto e la cultura
Una microarea
*
Rom e sinti, tra falsi allarmi e integrazione: il docufilm "Mandiamoli a
casa"
Davide Casadio, Sinti Italia Mez-Italia - Verso la Strategia Nazionale, Roma,
6 dicembre
Circa la metà di coloro che risiedono nel nostro Paese sono italiani. Lo dice il
rapporto della Commissione Diritti Umani del Senato, che ha redatto il primo
rapporto sulla situazione di Rom e Sinti in Italia, di cui fa parte integrante
il docufilm "Mandiamoli a casa" (vedi il servizio su Rai News, ndr). In studio
con Luce Tommasi e Josephine Alessio, il senatore Roberto Di Giovan Paolo del
Pd, componente della commissione Diritti Umani e Francesco Mele, uno degli
autori del filmato.
*
Rui commenta il docufilm su rom e sinti "Mandiamoli a casa"
Riceviamo da Irene Rui e pubblichiamo un suo commento a
Rom e sinti, tra falsi
allarmi e integrazione: il docufilm "Mandiamoli a casa"
La copertina così come il video è interessante e permette di lanciare un
sassolino nell'informazione riguardante i rom e i sinti, ciò che da qualche anno
cerco di fare in seno locale. Devo però fare una critica ai due interlocutori
Francesco Mele e al Senatore Roberto Di Giovan Paolo, poiché ancora una volta
dimostrano di ragionare da gagé e di non comprendere le culture rom e sinti.
Affermare che visto che ci sono rom che vivono nelle case, anche coloro che ora
risiedono nei campi devono integrarsi e andare ad abitare nelle case ci mostra
una miopia culturale e un poco rispetto di queste minoranze. Culturalmente i
sinti e non i "camminanti" (mezzi gagi e mezzi sinti o rom), sono abituati a
vivere all'aperto, costringerli a vivere all'interno di mura domestiche o
capannoni, significa fare a molti una violenza psicologica e culturale. Altra
cosa per i rom italiani, che sono da sempre almeno negli ultimi secoli, abituati
a vivere in casa. Non si possono accumunare la cultura sinti con quella rom,
perché pur per alcuni aspetti simili, sono diverse. Integrazione non significa
che altri soggetti si devono omologare alla maggioranza dei residenti di un
Paese, bensì significa scambio culturale ed interazione fra i popoli. Spero che
il 6 dicembre al Workshop si tenga conto di questo e che la soluzione per uscire
dai ghetti e dall'emarginazione sono per i sinti le microaree e una politica di
inserimento occupazionale per coloro che non esercitano più la professione dello
spettacolo viaggiante o di raccolta del materiale ferroso.
Nota: Rom e Sinti: Verso la Strategia Nazionale
clicca sull'immagine per scaricare l'invito. L'evento su
Facebook
La Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani del
Senato della Repubblica e Open Society Foundation in collaborazione con FIERI,
organizzano un workshop dal titolo "Rom e Sinti, verso la strategia nazionale",
presso il Senato della Repubblica, Aula della Commissione Difesa, Martedì 6
dicembre, alle ore 9,00 in Via degli Staderari, 2. Per gli uomini, obbligo di
giacca e cravatta.
Intervengono:
- Andrea Riccardi (Ministro per la Cooperazione Internazionale e
l'Integrazione)
- Massimo Serpieri (Vicedirettore dell'unità Justice D4 della
Commissione Europea)
- Isidro Rodriguez (Direttore della Fundacion Segretariado Gitano)
- Zeljko Jovanovic (Direttore del Roma Initiatives Office dell'Open
Society Foundations)
- Jeroen Schokkenbroek (Special Representative of the Secretary
General for Roma Issues for the Council of Europe)
Modera:
- Henry Scicluna (Advisor for Roma Issues, Council of Europe)
Conclusioni:
- Pietro Marcenaro (Presidente della Commissione diritti umani)
Segnalazione di Elvis Asti. Mi immagino le facce nella redazione ma già godo
a leggere i commenti. Ricordate che è lo stesso "giornale" che da spazio a
queste notizie...
Furono sgomberati da Maroni Ora i rom chiedono i danni
Milano, caos nelle baraccopoli. Dopo la sentenza del Consiglio di Stato,
centinaia di nomadi sono pronti ad azioni legali
I rom sono pronti a chiedere i danni per gli sgomberi e le espulsioni subite
all'interno dei campi regolari negli ultimi tre anni. È il primo effetto
collaterale della sentenza del consiglio di Stato che ha azzerato il piano
nomadi dell'ex ministro Maroni: i giudici hanno dichiarato «illegittimi» gli
atti firmati dal prefetto Gian Valerio Lombardi in qualità di commissario e
demolito il concetto stesso di emergenza. «La presenza di seimila rom a Milano
non giustificava norme straordinarie».
A cascata, diventa carta straccia anche il regolamento approvato in era-Moratti
per garantire la sicurezza delle aree attrezzate. Il principio messo nero su
bianco: fuori dai campi chi ha precedenti, chi delinque, chi ospita amici e
parenti fuori dagli orari dell'area attrezzata. Decine di nomadi - seguendo alla
lettera le nuove norme - sono stati cacciati dagli insediamenti per mettere in
pratica l'agognato «alleggerimento dei campi». il verbo del consiglio di Stato,
però, sbianchetta tutto. «Chi ha subito un danno ora potrà rivalersi verso le
istituzioni» dice Alberto Guariso, uno degli avvocati che ha seguito la
battaglia giudiziaria contro il piano Maroni. «Se il regolamento è un atto
illegittimo, perché bastavano le norme ordinarie, è giusto chiedere un
risarcimento per gli allontanamenti».
Al Tar, ad esempio, è ancora pendente il ricorso di quattro rom italiani di via
Idro espulsi dal campo perché avevano subito condanne penali in un periodo
antecedente all'entrata in vigore del regolamento (oggi polverizzato). Chiosa Guariso: «A questo punto credo che vinceranno la causa, come tutti quelli che si
faranno avanti nella stessa situazione». Diverso il caso degli sgomberi dei
campi irregolari, resi possibili anche dalla legislazione ordinaria e perciò a
prova di ricorso. E le case Aler? Le cascine nel Pavese acquistate con il
sostegno economico del Comune? I rimpatri profumatamente pagati? Quelli, ironia
della sorte, non si toccano. «I vantaggi sono acquisiti» sottolinea Guariso,
«servirà piuttosto un riassestamento di competenze da parte delle istituzioni
per correggere la catena di comando». Il piano nomadi, oltre alla messa in
sicurezza dei campi e alle telecamere, promuoveva anche l'integrazione abitativa
dei rom. «La sentenza è un atto politico gravissimo» dice l'assessore
provinciale Stefano Bolognini. «Per risolvere le situazioni di degrado dei campi
rom servivano poteri straordinari.
Il piano Maroni seguiva il buon senso, i numeri lo dimostrano». Le presenze sono
scese fino a quota 1.200, le quattro aree infernali del Triboniano sono state
chiuse. Di «sentenza politica» parla anche Romano La Russa, assessore regionale
alla Sicurezza. «I giudici confondono il loro ruolo con quello dei politici. È
una sentenza in perfetta armonia con l'orientamento della giunta Pisapia, che ha
allentato i controlli nei campi tollerando anche quelli abusivi». L'ultimo
cambio di rotta è arrivato ieri nella baraccopoli illegale di via Bonfadini, un
campo satellite di quello autorizzato: lo sgombero dei cento occupanti, previsto
per ieri mattina, è stato rinviato al 12 dicembre. «Hanno rifiutato la
sistemazioni dei nostri servizi sociali» dice l'assessore Marco Granelli.
«Queste settimane serviranno loro per trovare una soluzione».
di Massimo Costa -
23/11/2011
Fotografie del 02/12/2011
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