Di seguito gli articoli e le fotografie pubblicati nella giornata richiesta.
Articoli del 11/01/2011
Di Fabrizio (pubblicato @ 09:45:40 in casa, visitato 1562 volte)
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Bresciaoggi.it E adesso Brixia Sviluppo deve rimborsare i sinti
Il terreno di Guidizzolo
Brixia Sviluppo dovrà forse restituire i 2.200 euro di caparra che erano
stati dati dalle famiglie sinti di via Orzinuovi per l'area di Guidizzolo nel
Mantovano.
La vicenda è nota e ha messo a rumore la politica bresciana: a fine 2009
Brixia Sviluppo, società controllata dal Comune al 100 per cento, acquista per
150mila euro un'area edificabile di 500 metri quadrati a Guidizzolo. Obiettivo
dell'operazione è rivendere l'area a un prezzo vantaggioso ad alcune famiglie
sinti del campo di via Orzinuovi che, in questo modo, lascerebbero il capoluogo
e si trasferirebbero a Guidizzolo. Nei piani del Comune di Brescia questa
dovrebbe essere solo la prima di una serie di permute con acquisto e successiva
rivendita di terreni che dovrebbe portare alla chiusura del campo di via
Orzinuovi.
L'OPERAZIONE Guidizzolo, in realtà, si arena ben presto, a causa della
protesta degli abitanti e dell'Amministrazione (di centrodestra) del Comune del
Mantovano, i quali, di avere come vicini di casa i sinti bresciani, non ne
vogliono proprio sapere. Erigono muri, arano i terreni, deliberano atti
amministrativi per impedire che nell'area (edificabile) possano esserci case
mobili. La mobilitazione nel comune virgiliano occupa le cronache a cavallo tra
gennaio e febbraio scorsi.
Risultato: la palla torna a Brescia, con però un nodo in più. Brixia Sviluppo ha
già venduto l'area alla famiglia Quirini. L'accordo prevede il pagamento di 300
rate mensili per 25 anni da 512 euro ognuna (in tutto fanno 153.720 euro,
128.100 + Iva, esattamente il costo dell'area), una caparra iniziale di 2.200
euro, la clausola che senza il pagamento di tre rate l'area torni di proprietà
della società controllata del Comune di Brescia.
COSÌ ACCADE puntualmente: i sinti, quando vedono quanto accade a Guidizzolo
(con tanto di atto amministrativo che vieta l'accesso delle case mobili) si
chiedono perché mai dovrebbero acquisire quell'area e infatti non pagano.
L'area torna dunque nella piena disponibilità di Brixia Sviluppo, ma resta il
nodo della caparra. È dei Quirini, ma i soldi li ha in cassa Brixia Sviluppo che
ora, per provare a vendere l'area ad altri privati (presumibilmente non sinti),
ha bisogno di una liberatoria. Firmata da chi? Dai Quirini ovviamente, i quali
però - lo hanno fatto sapere nei giorni scorsi - daranno la liberatoria solo se
avranno indietro i soldi della caparra. Non si sa se con gli interessi o meno.
Nel frattempo, tramontato il piano acquisto/rivendita di terreni, l'opzione
di riserva ideata dal Comune è stata la sottoscrizione del «Patto di
cittadinanza» con i sinti di via Orzinuovi. L'accordo, sottoscritto un paio di
mesi fa, prevede la bonifica dell'area (costo in carico all'Amministrazione:
circa 150 mila euro) e il pagamento da parte di ogni famiglia che vive nel campo
di una cifra forfettaria di 150 euro mensili per i consumi elettrici.
I LAVORI DI BONIFICA sono iniziati da un mesetto e dovrebbero concludersi
entro poche settimane. Le famiglie che vivono nel campo sono venti (formate da
70 adulti e 35 bambini). Di queste, cinque famiglie dovranno andare via entro
febbraio. Due o tre famiglie, che hanno disabili o anziani ultra 75enni,
andranno in case popolari, altre due o tre si trasferiranno nel campo di via
Borgosatollo.
Il campo di via Orzinuovi, sull'area che rientra fra gli snodi stradali della
Piccola Velocità, dovrebbe essere lasciato libero entro un anno. Le 15 famiglie
sinti del campo dovrebbero finire nel campo di via Borgosatollo, per il quale è
prevista una futura bonifica. E i rom di via Borgosatollo? Alcuni si sono già
trasferiti in case popolari del Comune, altri dovrebbero andarci in futuro.
TH. BEN.
Tratta dalla raccolta
Fiabe
Zingare di Alberto Melis
La versione originale di questa breve fiaba dei Boyàs argentini (i Ludar),
raccontata da Jorge Emilio Nedich, è stata pubblicata su "Lacio Drom". Nello
stesso numero della rivista è presente anche la versione in lingua boyàs, cioè
in rumaneàste, e una breve nota di Jorge M.F. Bernal (Lolo).
QUESTA È UNA STORIA molto triste, ma è una storia vera. Così raccontava mio
nonno, perché lui c'era.
C'era dunque una volta, in un paese lontano lontano, una famiglia di Ludari a
cui nacque un bambino. Ma era così piccolo e malaticcio, uno scricciolino tutto
occhi e niente ciccia, che i suoi genitori temevano morisse prima ancora di
mettere i primi denti e prima ancora di masticare il primo pane.
Il padre allora chiamò una vecchia, una di quelle che vedono le cose che devono
restare nascoste (come le maledizioni dette sottovoce o le disgrazie tra capo e
collo), per capire se c'era una possibilità che sopravvivesse.
La donna, dopo aver preso in braccio il piccolo, scosse il capo e disse: –
Vostro figlio morirà.
Il padre però non volle rassegnarsi.
– C'è qualcosa che io possa fare – chiese – qualsiasi cosa, per impedire che
muoia?
– Forse sì – rispose la vecchia. – Prendi uno stivale di pelle di capra e
riempilo di tè. Poi prendi uno degli stampi con i quali fabbrichi i tuoi mattoni
e mettici dentro lo stivale. Riempilo d'argilla e mettilo a cuocere al sole.
Quando il sole l'avrà indurito metti il mattone con dentro lo stivale di pelle
di capra pieno di tè nella culla del bambino.
Il padre seguì il consiglio della vecchia. Prese lo stivale di capra più ampio e
robusto che riuscì a trovare e lo riempì di tè. Poi mise lo stivale dentro uno
stampo per costruire i mattoni (il più ampio e robusto che riuscì a trovare) e
coprì tutto con l'argilla. Lo mise al sole, e quando il sole l'ebbe indurito per
bene, lo infilò dentro la culla del bambino.
Proprio come aveva detto la vecchia la magia funzionò. Perché il piccolo zingaro
non solo non morì, ma crescendo divenne anche un ragazzo bello e intelligente.
La famiglia di Ludari riprese così a viaggiare per il mondo, e viaggiando
viaggiando capitò in un deserto molto grande e caldo, dove non cresceva un filo
d'erba, e dove non scorreva un filo d'acqua.
Sotto il sole che batteva e batteva, un accidente di sole tondo e sordo, il
ragazzo cadde ammalato, dicendo che se non avesse bevuto almeno un po', di
sicuro sarebbe morto.
Il padre e la madre, al suo capezzale, piansero a lungo e si disperarono.
– Cosa possiamo fare? – chiese l'uomo a sua moglie.
– Dovremmo dargli un po' d'acqua chiara e dolce…
– Ma la nostra provvista d'acqua è finita – ribatté sconsolato l'uomo.
– Allora di certo morirà.
Fu solo in quel momento che l'uomo si ricordò dello stivale di pelle di capra
pieno di tè.
Cercò il mattone d'argilla e lo spezzò. Ma lo stivale di pelle di capra, che
ormai era tanto vecchio e rinsecchito, si polverizzò nelle sue mani: e il tè si
disperse nella sabbia del deserto.
Fu così che il ragazzo morì e la sua famiglia lo pianse.
Però il terreno dove era caduto il tè rimase umido e fresco. I Ludari scavarono
un pozzo e trovarono una sorgente d'acqua.
E ancora oggi, quando una famiglia di Ludari passa per quei luoghi, racconta la
storia del ragazzo e dello stivale di pelle di capra pieno di tè.
Anche mio nonno c'è passato, e così mi ha raccontato: «Qui un giovane Ludar ha
smarrito la vita, ma al suo posto ha lasciato la sorgente d'acqua più chiara e
dolce del mondo».
Fotografie del 11/01/2011
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