Di seguito gli articoli e le fotografie pubblicati nella giornata richiesta.
Articoli del 19/10/2009
Ricevo da Agostino Rota Martir
Ciao Demo, come stai?
Sono Ago il tuo amico, ti scrivo dal campo Rom dove abbiamo vissuto per tanti
anni insieme, fino a quella triste alba di qualche mese fa', quando la Polizia
fece irruzione nel campo e nella lista c'era anche il tuo nome e quello di tua
moglie, classificati come irregolari, così insieme ad altri sei stato anche tu
"rastrellato" e consegnato a quel grigio e disumano Centro Accoglienza per le
espulsioni, da lì in poi le nostre tracce si sono separate, perché dopo qualche
giorno vissuto nella paura e trepidazione sei stato espulso dall'Italia insieme
a tua moglie.
Ricordo ancora la tua ultima telefonata mentre vi stavano conducendo
all'aeroporto di Roma, era notte mi supplicavi piangendo di fare ancora qualcosa
per evitare l'espulsione, ma ormai la decisione era stata presa, anche con
l'inganno calpestando quelle poche briciole di umanità sopravvissute in Italia:
chi in Italia è ancora capace di commuoversi davanti le lacrime "zingare"? Fu
così che qui al campo lasciavi i tuoi figli, i tuoi nipotini, l'ultimo è nato
solo qualche giorno fa', ancora non lo hai visto neanche in una foto, poi il
piccolo Semsedin e la Melissa che tanto amavi e coccolavi.
Lei sta bene, è cresciuta e diventa sempre più bella e anche furbetta, certo
all'inizio ha sentito molto la vostra mancanza, quando la si portava vicino alla
vostra baracca allungava le sue manine e puntando il dito sussurrava il tuo
nome: "Demo, Demo..."
Non ti nascondo che in quei momenti ho faticato a trattenere le lacrime,
erano un misto di commozione ma anche di rabbia e impotenza!
Quanti momenti trascorsi insieme, momenti di gioia e di fatica, di festa e anche
altri meno belli, momenti quotidiani che possono sembrare insignificanti ma che
aiutano a tessere relazioni e danno il senso della vita.
Il 2008 è stato un anno da paura per gli stranieri, ma l'accanimento più
crudele è stato riservato ai Rom, descritti come una minaccia sociale, un peso
insopportabile per il paese, la causa di una crisi che coinvolge non solo
l'economia ma anche il tessuto sociale del nostro paese che si sta disgregando a
passi rapidi, come prigionieri di noi stessi e delle nostre stesse paure e che
si illude di uscirne accanendosi senza pietà verso i più deboli: una guerra
dichiarata ai Rom in nome della sicurezza: campi Rom dati alle fiamme,
demolizioni arbitrarie, Rom che si davano alla fuga con le loro poche cose
caricate su dei poveri sgangherati furgoncini, nei loro occhi stampata paura e
incredulità, aggressioni, leggi speciali, controlli, schedature etniche...
Caro Demo ci eravamo un po' tutti illusi che forse a Pisa non sarebbe potuto
accadere tutto questo, e invece puntualmente è successo, anche con la complicità
dell'Amministrazione e il silenzio di tanti, forse di troppi!
Pur vivendo da almeno quindici anni in Italia ti hanno espulso perché secondo
la legge eri un clandestino, un irregolare. Il tuo unico reato è stato quello di
essere un Rom senza Permesso di Soggiorno, anche se l'avevi qualche anno fa', ma
poi ti era scaduto, perché per un Rom trovare un lavoro regolare è una missione
quasi impossibile. Lavoravi dignitosamente raccogliendo materiali ferrosi
insieme ai tuoi figli con il tuo vecchio furgone colore arancione, sai è ancora
al campo, inutilizzato, là dove l'avevi asciato tu, come a volerci dire che
forse un giorno finalmente riuscirai a ritornare per riallacciare quei legami
spezzati, che sanno essere più forti di qualsiasi legge. Sappi che anch'io ti
aspetto e fin da ora ti chiedo perdono per la cattiveria della mia gente e cerca
di tornare anche per loro, perché è solo guardando nei tuoi occhi che rivivremo
il nostro passato, incroceremo gli occhi dei nostri nonni emigranti, le loro
speranze rinchiuse dentro a valige strapiene di ricordi e sogni, costretti anche
loro a lasciare le proprie terre in cerca di un lavoro, molti visti pure loro
come clandestini indesiderati, spessi offesi e calpestati.
Caro Demo, amico Rom espulso a causa della nostra cecità, aiutaci a
purificare il nostro sguardo, solo così impareremo a gustare e riconoscere la
bellezza delle diversità e la varietà dei suoi colori.
campo Rom di Coltano (PI)

Laboratorio
Manufatti Donne Rom * * *
Ass. Insieme Zajedno * * *
La pagina su Facebook
Il Laboratorio Manufatti Donne Rom sarà presente con opere ricamate alla mostra
di Sara Bernabucci e Barbara Salvucci “SENZA PERDERE IL FILO” curata da Lea
Mattarella ; inaugurazione venerdì 16 ottobre 2009, ore 19 fino al 18 dicembre
2009. Vicolo del Farinone, 32 – Roma.
PRODOTTI: Realizziamo manufatti in stoffa, originali ed esclusivi, accessori per
la casa e per l'abbigliamento unici e curati nei dettagli:
• Linea Donna gonne della tradizione zingara, sciarpe, collane, portagioielli, borse,
pochette, portamonete, pizzi • Linea Casa tovaglie, set da tavola, canovacci, asciugamani •
Linea Bambino vestiti, gonnelline, pantaloncini per bambini grandi e piccoli con tessuti
anallergici e di facile vestibilità
Facciamo piccole riparazioni e "restauri". Ordinazioni pronte in una settimana.
DESCRIZIONE COMPAGNIA: Il Laboratorio è composto da più locali, uno dei quali è
stato allestito come punto esposizione dei manufatti, dando la possibilità di
mettere in relazione da subito le partecipanti con il pubblico.
Nel Laboratorio c’è anche un piccolo angolo cucina e uno spazio dedicato ai
bambini con giochi per la prima infanzia e altro materiale didattico che dà la
possibilità alle partecipanti di portare con loro i figli che non vanno a
scuola: possibilità indispensabile per le donne Rom che allattano per lungo
tempo.
Il sabato, quando vengono i bambini più grandi, ci si dedica anche ad attività
ludico/educative, al sostegno scolastico, ai lavori di bricolage, alle
passeggiate nel quartiere, a momenti per la divulgazione della cultura Rom,
tramite iniziative specifiche (ascolto e lettura di fiabe e racconti, canti o
balli tradizionali ecc...).
Le attività di manifattura ad oggi sono realizzate con 6 macchine da cucire,
professionali ed industriali, 1 taglia e cuci, 1 ricamatrice, 1 bullonatrice per
tessuti. La strumentazione in dotazione sta permettendo l’assetto del gruppo
lavoro, grazie alla parallela attività di promozione e gestione delle donazioni,
curate anche queste dalle donne Rom, ad oggi realizzate in concomitanza di
manifestazioni pubbliche, di eventi particolari e grazie ad una rete informale
di diffusione commerciale che si realizza con il lavoro volontario di molte
altre donne.
L’elevato livello di professionalità raggiunto in questi anni ha spinto le donne
a voler sperimentare nuove produzioni di manufatti (abbigliamento per bambini
con tessuti anallergici e di “facile vestibilità”, gonne della tradizione
“zingara”), ma soprattutto a voler accrescere la visibilità del laboratorio
anche con l’idea di sensibilizzare al consumo critico, inteso come quel
comportamento che consiste nel comprare un prodotto sulla base non solo del
prezzo e della qualità, ma anche in base all'impatto sociale, alla
valorizzazione del capitale umano impiegato e alla preferenza verso prodotti
artigianali ad elevato contenuto di manodopera.
La visibilità di questa esperienza al territorio, inoltre, permette di far
conoscere la sua “originalità” in termini di contenuto e di processo lavorativo,
valorizzando l’immagine dei Rom e sottolineando un’idea concreta di
intercultura.
MISSIONE: Dal 2006, l’Associazione Insieme Zajedno, insieme a donne
bosniache di etnia Rom, ha attivato a Roma, in Via dei Bruzi 11/c (quartiere San
Lorenzo), un LABORATORIO DI MANIFATTURE DONNE ROM, che è anche un progetto per
la formazione e l’occupazione di donne Rom nel settore della manifattura e
vendita di accessori per l’abbigliamento e la casa (taglio, cucito, tricot,
tappeti a mano, manufatti in pelle).
Il Laboratorio si presenta come un esperimento su piccola scala di inclusione
sociale, “naturale” e “dal basso”, e come un percorso concreto di autonomia e
integrazione.
L’obiettivo principale del Laboratorio è stato sin dall’inizio quello della
partecipazione delle donne Rom alla progettazione, allo sviluppo, alla
valutazione e alla gestione diretta degli spazi e delle risorse, comprese quelle
economiche: questo è il vero elemento innovativo del progetto.
Il percorso che ha permesso ad oggi di avere un gruppo di lavoro consolidato di
donne Rom che gestiscono il laboratori ha agito su più versanti, da quello della
formazione lavorativa, a quello dell’inserimento nel tessuto sociale e al
supporto al nucleo familiare, a quello dell’aggregazione, intesa come
possibilità di dialogo e di confronto.
Il gruppo-lavoro è diventato, quindi, un contenitore di supporto alle difficoltà
del cammino che le donne Rom devono realizzare in un mondo al di fuori del
contesto di un “Campo Rom”.
Si tratta di una metodologia improntata sulla condivisione del lavoro e della
collaborazione fattiva e quotidiana tra le donne Rom e le donne
dell’Associazione (una pediatra esperta in etnopediatria, due coordinatori di
nidi e scuole dell’infanzia comunali, tre educatori di nidi comunali, esperte in
tecniche di taglio e cucito e tricot).
L’idea di fondo è che l’integrazione e l’educazione ad evitare comportamenti di
devianza sociale, debbano passare attraverso le relazioni umane ed essere
improntate ad un itinerario concreto di orientamento, educazione e formazione
professionale che favorisca l'acquisizione di valori educativi quali l'impegno,
la responsabilità, l'autonomia, l'autostima individuale, ma anche la possibilità
di comunicare migliorando la capacità di compiere le proprie scelte.
Queste modalità di lavoro includono necessariamente un percorso che agevola ed
evidenzia davvero le idee delle donne, sviluppandone l'immaginazione, la
spontaneità e le proprie abilità, si deve lavorare a 360 gradi, e comprende
anche quei passaggi (costruzione di relazioni affettive, sostegno
all’istruzione, aiuto nel disbrigo di pratiche amministrative come permessi di
soggiorno e ricongiungimenti familiari, controllo sanitario ecc…) utili a
fornire gli strumenti validi per una reale autonomia.
Trascorrere la giornata lavorativa insieme (comprendente i momenti del pranzo e
dell’accompagnamento al Campo Nomadi), stimola la possibilità di dialogo e di
confronto paritetico fra diverse culture senza rinunciare a parti significative
della propria identità; tutte le donne coinvolte imparano a sviluppare un certo
grado di confidenza all'interno del gruppo e a condividere, con semplicità,
attitudini ed emozioni; si impara a mettere in pratica, nelle situazioni
quotidiane, quanto appreso nel gruppo; si cresce nell’accettazione e nel
rispetto di se stesse; si diventa tolleranti nei confronti degli altri,
rispettando le diversità; si condividono i meccanismi di accettazione e di
differenza e la socializzazione aiuta a superare l’isolamento fino ad arrivare a
ideare e produrre insieme.
In questo contesto che si potrebbe definire “di genere”, la donna Rom diventa,
in quanto imprenditrice di se stessa, un punto di forza, un esempio di successo,
qualcuno in cui identificarsi, anche per altre donne.
Essenziale è il rispetto concreto delle condizioni di lavoro. Una donna che
lavora nel Laboratorio è stata assunta, già dal 2007, dalla Cooperativa “Le rose
blu” partner dell’associazione, con contratto a tempo indeterminato e gode di
tutti i diritti che questo comporta (permesso di soggiorno anche per i figli,
assegni familiari, malattia, maternità, ricongiungimento familiare per il
marito).
Fotografie del 19/10/2009
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