Di seguito gli articoli e le fotografie pubblicati nella giornata richiesta.
Ricevo e pubblico integralmente:
Carissimi,
visitando il vs sito, che riteniamo uno dei più aggiornati e interessanti, ci
siamo imbattuti nell'articolo "Ecco le casette del campo rom in via Longhin"
postato dal giornalista del Mattino di Padova Alberto Melis il 14/09/2011
(Alberto Melis in realtà aveva soltanto segnalato l'articolo, ndr.).
Conoscendo molto bene la storia degli ultimi 15 anni del campo in questione,
vorremmo aggiungere alcune importanti precisazioni.
Dopo anni di politiche efficaci che hanno permesso di smantellare il campo
nomadi comunale di via Tassinari, con l'originale progetto di autocostruzione
"dal campo nomadi alla città: il Villaggio della Speranza" (per i particolari vi
rimandiamo al ns sito www.operanomadipadova.it), e l'autonomizzazione di decine
di famiglie di rom serbi sia dal punto di vista lavorativo che abitativo (anche
qui con il supporto dei nostri mediatori), l'Amministrazione comunale ha
cambiato inspiegabilmente rotta.
La nostra Associazione ha lavorato per diversi anni in entrambi i campi nomadi
comunali, tenendo la barra fissa su due concetti: smantellamento definitivo
delle aree e coinvolgimento diretto delle persone nelle scelte che li avrebbero
coinvolti. Per questo motivo, nel presentare il progetto "Villaggio della
Speranza" all'ex Ministro del Welfare Ferrero, che ha deciso di finanziarlo, ci
siamo fatti portavoce dei rom e dei sinti con proposte concordate con loro. Se
per i sinti veneti di via Tassinari l'autocostruzione di tre minipalazzine,
inaugurate il 2 febbraio 2010, per tre famiglie allargate ha rappresentato il
migliore compromesso tra le tradizioni dei residenti e le disponibilità del
Comune, per i rom di via Longhin la proposta era ben altra e riguardava
l'individuazione di alcuni terreni privati.
L'attuale progetto di riqualificazione del campo nomadi comunale di via Longhin,
che vede uno stanziamento di 480.000€, imposto ai rom come unica alternativa
allo sgombero, vede la costruzione di 16 piazzole attrezzate di bagno e stanza
adibita a soggiorno-pranzo in muratura, mentre la zona notte continuerà ad
essere la roulotte. Le camere da letto saranno infatti costruite in seguito ad
un eventuale ulteriore stanziamento pubblico di oltre 500.000 euro.
I diretti interessati si sono dichiarati da subito e più volte contrari al
progetto, sostenendo che sempre di un campo nomadi si tratterà: tutti insieme e
nel medesimo luogo. Quanti compagni di classe dei bambini andranno a fare i
compiti nel ghetto ristrutturato? Quanti imprenditori saranno invogliati a
valutare il curriculum di un residente dell'ormai nota via Longhin? Prima di
firmare, pena la l'allontanamento e la cancellazione della residenza, l'accordo
con il Comune, i capi famiglia dei circa 60 residenti hanno proposto ancora una
volta soluzioni alternative più aderenti alle proprie esigenze nonchè
maggiormente vantaggiose per le tasche dei concittadini ma che non sono state
prese in alcuna considerazione.
Vi saremo molto grati se dalle pagine del vostro sito deste voce alle nostre
perplessità per mantenere sempre alta l'attenzione circa l'efficacia dei certi
progetti di integrazione e sulle modalità con cui vengono realizzati
Cordiali saluti,
Opera Nomadi di Padova - Onlus
Ricevo da Marco Brazzoduro
Il 15 maggio 2012, una delegazione di giovani rom, nati in Italia ma
cittadini stranieri, ha incontrato il presidente della commissione diritti umani
del Senato, Pietro Marcenaro, e gli ha consegnato un appello per il capo dello
Stato, Giorgio Napolitano. E' stato stimato che ci sono in Italia almeno 14 mila
ragazzi di origine rom che, nati da genitori apolidi o residenti irregolarmente
nel nostro Paese, si sentono parte integrante della società, pur essendo nei
fatti degli "estranei".
Ecco, qui di seguito, il testo integrale della lettera:
Caro Presidente. Siamo in tanti, ragazzi e ragazze del popolo Rom nati in
Italia, di seconda, a volte anche di terza generazione, da genitori apolidi o
residenti irregolarmente nel nostro Paese. Ci rivolgiamo a Lei perché ancora una
volta abbiamo apprezzato le parole chiare che ha inteso indirizzare al Sindaco
di Nichelino, che ha avuto la sensibilità di concedere la cittadinanza onoraria
a 450 ragazzi nati da genitori stranieri in quel territorio.
Siamo italiani, ma stranieri. Ci sentiamo "parte integrante della nostra
società", ma viviamo quotidianamente il disagio di essere considerati
impropriamente stranieri. Disagio doppio e particolarmente pesante per noi
ragazze e ragazzi Rom. Non è assolutamente facile, ci creda, per tanti di noi
regolarizzare posizioni giuridiche, ottenere un permesso di soggiorno, fare
richiesta di cittadinanza, perché veniamo da famiglie che vivono da sempre
situazioni precarie, per la difficoltà di reperire la necessaria documentazione,
in particolare per quelli di noi i cui genitori e nonni sono nati e provengono
da luoghi che hanno vissuto recenti e drammatiche vicende belliche.
Eppure abbiamo frequentato le scuole. Una situazione difficile, quella che
viviamo, di "stranieri in patria". Che rende precaria la nostra vita e non
agevola l'integrazione sociale e l'accesso al lavoro, nonostante molti di noi
abbiano frequentato le scuole e, soprattutto, vorrebbero inserirsi regolarmente
e legalmente nella comunità civile. In tanti abbiamo vissuto la violenza degli
sgomberi dei campi e l'umiliazione della reclusione nei CIE, i Centri di
identificazione per l'espatrio. Ed in tanti viviamo in case popolari o case
proprie o ancora piccole aree autocostruite. Ma espatrio verso dove, se è
l'Italia la nostra patria? Ci creda, sono esperienze dure e drammatiche, che
spingono, purtroppo, tanti giovani verso la marginalità, l'illegalità ed il
rifiuto delle regole civili. Che ricacciano le nostre comunità verso
l'esclusione sociale ed una inaccettabile discriminazione.
Le risposte da un Governo che guarda all'Europa. Dal Governo Monti, signor
Presidente, governo che guarda all'Europa ed ai suoi valori fondanti di
accoglienza, di solidarietà e di inclusione sociale, ci aspettavamo finalmente
un provvedimento che ponesse fine a questa ingiustizia. Abbiamo anche apprezzato
le aperture del Ministro Riccardi, espressione della Comunità di Sant'Egidio, i
cui volontari frequentano i campi e conoscono bene le nostre difficoltà. Ma
ancora una volta dobbiamo prendere atto che nulla è successo.
Speriamo nella sua lungimiranza. Non possiamo che appellarci a Lei, affinché con
la determinazione e la lungimiranza che tutti le riconoscono intervenga su
Governo e Parlamento per porre fine ad una discriminazione che produce solo
tensioni e disagi, che è palese ingiustizia, che tradisce i valori della Carta
Costituzionale. Siamo, ci sentiamo, vogliamo essere riconosciuti cittadini
italiani.
Confidando in Lei, le porgiamo i più distinti e cordiali saluti.
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