Di seguito gli articoli e le fotografie pubblicati nella giornata richiesta.
Articoli del 22/04/2010
Segnalazione di Tommaso Vitale su un
caso presentato
dieci giorni fa
21.04.2010
I poteri di ordinanza devono far fronte a reali situazioni contingibili di
pericolo e di emergenza. La precarietà abitativa di gruppi di Sinti deve essere
affrontata nel rispetto dei loro diritti fondamentali e con gli strumenti
legislativi ordinari (TAR Lombardia, n. 981/2010).
Tar Lombardia, sentenza n. 981 dd. 06.04.2010 (32.87 KB)
Segna un precedente giurisprudenziale assai importante per la causa dei diritti
dei Rom e dei Sinti in Italia, la sentenza pronunciata dal TAR Lombardia, sez. III, n. 981/2010 (dd. 06.04.2010) che ha annullato l'ordinanza del Sindaco del
Comune di Gambolò volta ad ordinare lo sgombero di un gruppo di Sinti cittadini
italiani, insedianti con le loro roulottes da almeno tre decenni in un'area
periferica del Comune.
Il Sindaco del predetto Comune aveva ordinato ai Sinti di liberare l'area, sulla
base dei rapporti della Polizia locale che avevano indicato la precarietà delle
condizioni igienico-sanitarie dell'insediamento.
Il Sindaco aveva dunque invocato gli artt. 50 comma 5 e 54 del D.lgs. n.
267/2000, come modificato dal D.L. n. 92/08, sostenendo che l' allontanamento
del gruppo di Sinti poteva essere giustificato da motivi di tutela della salute
pubblica e della sicurezza urbana.
Accogliendo il ricorso inoltrato dai Sinti medesimi, il TAR Lombardia ha invece
sostenuto che i poteri di ordinanza del Sindaco per motivi di tutela della
salute pubblica, di cui all'art. 50 comma 5 d.lgs. n. 267/2000, possono essere
giustificati solo da circostanze imprevedibili all'origine di vere e proprie
emergenze igienico sanitarie non fronteggiabili con mezzi ordinari (Consiglio di
Stato, sez. V. sentenza n. 868 dd. 16.02.2010). Nell'ordinanza sindacale,
invece, i paventati pericoli per la salute dei residenti, indotti, secondo il
Sindaco di Gambolò, dall'insediamento dei Sinti, non risultavano minimamente
accertati e documentati, rilevandosi soltanto una situazione di precarietà
igienica dei luoghi, che ben può essere affrontata con mezzi ordinari.
Ugualmente, il TAR Lombardia rileva che l'adozione dell'ordinanza di
allontanamento non poteva nemmeno essere giustificata da motivi di sicurezza
urbana. Anche dopo le modifiche introdotte dal decreto-legge n. 92/2008 ed i
nuovi poteri attribuiti ai Sindaci in materia, il potere di ordinanza sindacale
ai sensi del nuovo art. 54 del d.lgs. n. 267/2000 deve sempre riferirsi alla
tutela della sicurezza pubblica, intesa come un'attività di prevenzione e
repressione dei reati penali, come indicato dalla giurisprudenza costituzionale
(Corte Cost., n. 196/2009), escludendosi invece gli ambiti di riferimento della
polizia amministrativa locale.
Di conseguenza, la presenza di situazioni di degrado o marginalità urbane,
incuria o occupazione abusiva di immobili, di alterazione del decoro urbano,
richiamate dal D.M. 5 agosto 2008, non possono giustificare di per sé
l'attribuzione dei poteri di ordinanza del Sindaco, se non viene dimostrato il
nesso con fenomeni di criminalità suscettibili di minare la sicurezza pubblica e
la capacità obiettiva di tali situazioni di degrado di determinare situazioni
contingibili ed immediate di pericolo per la collettività. Altrimenti, il potere
di ordinanza dei Sindaci sarebbe suscettibile di incidere su diritti individuali
fondamentali in modo assolutamente indeterminato e al di fuori delle garanzie
costituzionali e internazionali.
Il Comune di Gambalò non avrebbe sufficientemente motivato in ordine ai
paventati pericoli immediati per l'incolumità o la sicurezza pubblica derivanti
dalla presenza dell'insediamento di Sinti sul proprio territorio e pertanto
l'ordinanza sindacale appare illegittima per carenza di motivazione e di
istruttoria.
La sentenza del TAR Lombardia sottolinea infine che, anche alla luce della
consolidata presenza della comunità Sinti sul territorio del comune di Gambolò
da almeno tre decenni, la questione dovrebbe essere oggetto di accurata
ponderazione, tenendo conto del rispetto dei diritti fondamentali degli
appartenenti alla comunità Sinti e del necessario bilanciamento con l'interesse
pubblico, anche alla luce degli strumenti istruttori e partecipativi previsti
tanto dalla legge n. 241/90 quanto dalla legge regionale n. 77/1989 in materia
di interventi per le popolazioni nomadi.
Il Comune di Gambolò è stato anche condannato al pagamento delle spese legali.
a cura di Walter Citti
Segnalazione di Gianluca Tarasconi
TU TAJ ME IO E TE
DIRITTI DEL POPOLO ROM E CONVIVENZA
LA SCUOLA LA CASA LA FAMIGLIA
I BAMBINI DI RUBATTINO E ALTRE STORIE
NOI NON CI STANCHIAMO.
SI STANCHERANNO PRIMA LORO.
Che cosa succede nel cuore di un bambino rom che si mette la cartella sulle
spalle e, un giorno dopo l'altro, va a scuola, accolto, amato e rispettato?
Che cosa succede nel cuore di uomini e donne rom che vedono rispettati i loro
diritti e la loro dignità?
E che cosa succede invece quando le ruspe cancellano i diritti e la dignità?
Milano
29 Aprile 2010
Camera del Lavoro
Corso di Porta Vittoria 43 -
Salone Di Vittorio
dalle ore 19.30
ore 19.30 - APERITIVO SOLIDALE
Installazioni video
Musica dal vivo con i Muzikanti di Balval
Mostra "Immagini e storie dei bambini di Rubattino"
ore 20.30 - VITA DA ROM
Intervengono:
Tommaso Vitale, professore di sociologia dell'Università di Milano-Bicocca
Stefano Pasta, volontario del servizio rom della comunità di S. Egidio
Assunta Vincenti, Marialuisa Amendola, mamme Rubattino
Jovica Jovic, musicista
Introduce
Paolo Limonta, maestro elementare
Modera
Patrizia Quartieri, Consigliere Comunale e Presidente della Commissione Pari
Opportunità
Comitato Zona 3 per una Scuola di Qualità
Una nota di Ernesto Rossi
Una delle cose più belle in assoluto che sono successe (stanno
succedendo) in questa città negli ultimi tempi riguarda, stranamente forse, e
comunque in modo inedito, i bambini rom, ripetutamente cacciati e respinti dai
luoghi di fortuna in cui vivono con le loro famiglie, e conseguentemente dalla
scuola, che molti di loro frequentano con grande passione.
Riguarda la rivolta civile (raramente questo termine appare così appropriato) di
alcune maestre ed anche di alcuni genitori degli altri bambini, i
piccoli gagè loro compagni di classe, contro l'esclusione e il rifiuto.
I bambini appartengono a tutti, rappresentano un possibile futuro: meglio e più
insieme crescono, e più c'è speranza che la diversità, come spesso si sente
ripetere, venga riconosciuta quella ricchezza che è, anche in natura (ma noi
umani, almeno in parte poco apparteniamo a questa ‘natura', cui ci siamo
sottratti, promessa, condizione, speranza di un futuro diverso).
Questa storia verrà presentata e discussa nella serata del 29 aprile in Camera
del Lavoro di Milano alle 19.30: l'esperienza di Rubattino, luogo geometrico
della violenza insensata (ma c'è una violenza sensata?) contro gl'inermi, che
nasce, come diceva Curzio Malaparte, da "Una misteriosa paura degli inermi"e
induce il "furor d'abiezione".
Ci sono bambini, altrove, che a scuola vengono lasciati senza mensa, a pane e
acqua; refezione non più usata, nell'Italia democratica, nemmeno per i
carcerati. Milano, essendo città accogliente e civile – e ricca - non commette
di queste brutalità; ma essendo anche pratica e concreta, risolve il problema
alla radice: niente scuola, niente problemi. Sapete? è il decoro, che va
tutelato; bisogna difendere, con le unghie, con i denti, con uomini in assetto
antisommossa, la nostra sicurezza.
A questa vicenda milanese rimane tristemente (e vergognosamente) estranea
l'amministrazione della città, sindaco, vicesindaco decorato al valor incivile,
assessori, consiglieri comunali, zonali, cattivi consiglieri malconsigliati:
loro sono i mandanti. Che, come l'assessora competente, durante uno sgombero,
proprio a Rubattino, vanno a celebrare la Giornata Mondiale dell'Infanzia. E
mentre lì parlano, nemmeno gli si strozza la voce in gola.
Quella che si presenta giovedì sera in Camera del Lavoro è dunque una storia che
tutti dovrebbero conoscere, per capire, imparare, ragionare. Per tirare – poi -
un mezzo sospiro di sollievo: non siamo ancora perduti.
Veniteci.
Fotografie del 22/04/2010
Nessuna fotografia trovata.
|