Di seguito gli articoli e le fotografie pubblicati nella giornata richiesta.
Articoli del 12/04/2008
Da
ChiAmaMilano
L’ennesima, inutile “bonifica” sposta poco più in là il problema Rom
mentre la politica sta in silenzio
Una volta abbattute le baracche alla Bovisasca e dispersi i Rom si è letto e
sentito di tutto. Silenzi e protagonismi elettorali hanno evidenziato l’assenza
della politica che ormai si limita ad operare con le ruspe e ad alzare il
sopracciglio se la Curia milanese fa appello ad un senso di umanità che non
dovrebbe appartenere ai soli cattolici. Nel cortocircuito perenne
dell’ossessione securitaria ciò che dovrebbe essere normale fa quasi scandalo e
quel che in un paese ricco e civile –seppur in declino– dovrebbe scandalizzare
diviene la norma dell’agire da parte dell’amministrazione cittadina.
La condizione dei Rom è un problema e chiunque abbia un minimo di buon senso
–prima che di senso d’umanità– non può certo pensare che voltare la testa
dall’altra parte di fronte alle baraccopoli e all’accattonaggio sia la
soluzione. Ma una soluzione può essere una sequela di sgomberi che ormai si
succedono ininterrottamente senza risolvere nulla? Assistiamo ad una sorta di
gioco dei quattro cantoni con il corollario di veri e propri sconti tra Milano e
i comuni dell’hinterland che accusano il Capoluogo di trattarli come una
discarica. Il cerchio si chiude con l’implicita equazione: rom=immondizia.
In questo scenario la politica è assente. L’orizzonte è circoscritto dalle ruspe
e dai silenzi, poiché gli zingari fanno guadagnare voti solo se vengono
sgomberati. Ma si può sgomberare la povertà?
Di questo si tratta. A meno che non si voglia davvero pensare che i circa
diecimila Rom presenti sul territorio milanese siano tutti dediti al crimine. Se
così fosse, più che di emergenza da trattare con gli sgomberi si dovrebbe
contemplare l’uso dell’esercito per presidiare le strade. Invece, la maggior
parte degli uomini che “risiedono” nei campi lavora nell’edilizia, ovviamente in
nero. Ma il circo politico-mediatico si nutre di altro: dei baby borseggiatori e
delle Mercedes parcheggiate accanto alle baracche. Ci sono gli uni e le altre,
ma nel caso dei Rom tutta l’erba è fatta fascio.
Ma di povertà si tratta, estrema e brutale, che si ammassa in favelas e produce,
come dicono gli operatori delle associazioni che tentano di costruire percorsi
di integrazione, un processo di rinomadizzazione di una popolazione che in
Romania era e rimane sedentaria.
Ma l’emergenza e l’investimento politico sulla paura fanno prevalere lo spettro
sulla realtà: i Rom rumeni tornano ad essere nomadi e gli sgomberi interrompono
ogni tentativo d’inserimento scolastico di bambini e ragazzi destinati così,
nella migliore delle ipotesi, all’accattonaggio.
Non c’è dubbio che la questione non possa essere affrontata dalla singola
amministrazione locale, nemmeno da quella di una città grande come Milano. La
sua risoluzione passa sia attraverso politiche pubbliche che superano la sfera
cittadina, sia per mezzo della stipula necessaria di accordi bilaterali con la
Romania, alla quale –non bisogna mai dimenticarlo– non è parso vero di potersi
liberare di quella che i Rumeni, prima, durante e dopo il quarantennio
comunista, hanno sempre considerato come una minoranza avulsa e intollerabile.
La politica deve elaborare risposte e soluzioni per problemi complessi, spesso
spinosi. Questo è il suo compito. Disperdere la polvere, perchè possa essere
nascosta negli angoli meno visibili non è solo abdicare alle proprie
responsabilità, ma anche rinunciare alla propria missione.
Beniamino Piantieri
Da
RomSinti@Politica
Sono stufi di essere chiamati per accogliere i rom, senza venire preavvisati
degli sgomberi chiesti dalle amministrazioni locali. Di disintossicare i drogati
senza un dialogo con chi decide le politiche di prevenzione. Di distribuire
pasti caldi ai pensionati senza esser consultati da chi detta le regole
dell’assistenza sociale.
Per questo oltre 40 fra le principali sigle del volontariato italiano ieri hanno
scelto, non a caso, Milano per presentare un documento che condanna la logica
degli sgomberi senza progetti alternativi e chiede alla politica di abbandonare
la logica della «sicurezza» slegata dagli interventi di recupero sociale.
C’erano don Gino Rigoldi, presidente di Comunità Nuova e cappellano del carcere
minorile Beccaria, e don Virginio Colmegna, presidente di Casa della Carità, al
centro del tavolo dove è stato firmato l'atto di nascita del "Cantiere per un
patto costituente di un nuovo welfare", definito "spazio di riflessione e
proposta politica". Una sigla che reclama attenzione dalle istituzioni e
investimenti per la tutela dei diritti delle persone.
Un tema, quello dei diritti, che pochi giorni fa era stato sollevato dal
cardinale Dionigi Tettamanzi a proposito dello sgombero della Bovisasca. Fatto
che Lucio Badolin, presidente del Cnca (Coordinamento nazionale delle comunità
d'accoglienza), ieri all'incontro nella sede delle Acli, in via della Signora,
ha sottolineato: «Siamo al punto che persino qualche vescovo arriva a domandarsi
pubblicamente che senso ha questo modo di agire. Questo modo di far politica e
di amministrare non ci piace. Questo alitare sulla paura dei cittadini per
alimentarla è pericoloso. I bisogni sociali rimangono ai margini dei programmi
politici e dell'azione di governo».
E don Colmegna ha aggiunto: «Stiamo facendo un'operazione culturale, non un
manifesto elettorale. Vogliamo contare di più, abbiamo fiducia in una politica
forte su questi temi».
Il discorso più duro è stato quello di Rigoldi, che ha puntato il dito contro
«il disastro sociale e culturale che abbiamo davanti. Al Beccaria c'è il 20 per
cento in più di detenuti. La sicurezza della pena che chiedono certe forze
politiche esiste solo per i poveracci che rubano per fame e restano in galera
per anni». Il cappellano è indignato per le manifestazioni davanti alle chiese
della Lega, che contesta le posizioni di Tettamanzi a difesa dei rom: «Va
ricordato a questi signori che per il Vangelo tutti siamo figli di Dio. I
razzisti stiano fuori dalle chiese».
In allestimento è un sito web dedicato al tema (www.cantierewelfare.org)
per raccogliere nuove adesioni all’appello, per ospitare un forum di discussione
e per organizzare un incontro pubblico dove verrà presentata una piattaforma sul
welfare.
Fotografie del 12/04/2008
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