Di seguito gli articoli e le fotografie pubblicati nella giornata richiesta.
Articoli del 10/04/2008
Di Fabrizio (pubblicato @ 16:04:46 in casa, visitato 2039 volte)
Chiunque è d'accordo è pregato di inviare adesione
Marco Brazzoduro
Casilino 900 è un campo abitato da rom di diversa provenienza: Bosnia,
Montenegro, Kossovo. All’incrocio tra via Casilina e via Palmiro Togliatti è
un’area che già decenni addietro ospitava una baraccopoli di sottoproletari
italiani, immigrati dalle regioni meridionali. Dopo decenni di tolleranza e
qualche modesto intervento pubblico (scolarizzazione, bagni chimici, una (!)
fontanella, periodica pulizia) da qualche tempo qualcuno ha deciso che era
venuta l’ora di rendere la vita difficile agli abitanti. I controlli di polizia
sono diventati sempre più frequenti. Improvvisamente è stata interrotta
l’erogazione di energia elettrica con il conseguente forte disagio. Inoltre sono
state fatte circolare voci di un prossimo sgombero. Chi dice a maggio chi più
benevolo dice a giugno in modo da far completare l’anno scolastico ai 236
bambini iscritti nelle scuole del quartiere. Naturalmente si è diffuso un
comprensibile nervosismo. Nessuno infatti si è premurato di avvisare gli
abitanti del loro destino. Nessuna tra le autorità, evidentemente non
autorevoli, ha avvertito la responsabilità etica di assumere un impegno che in
primo luogo salvaguardi i diritti umani di base come quello all’alloggio e
quello all’unità familiare. Ci si chiede se sarà rispettata la raccomandazione
della Carta Sociale Europea che esige che gli sgomberi abbiano come presupposto
il trasferimento a situazione abitativa alternativa. L’esperienza italiana e in
particolare quella di Roma, ove gli sgomberi significano brutale abbattimento
con ruspa dei miseri ricoveri e abbandono di gran parte delle vittime, siano
donne incinte o bambini in tenera età, in mezzo alla strada, induce a credere
che Roma si distingua ancora una volta per una brutalità che non le appartiene.
Tra gli abitanti del campo, stranieri ma in Italia da tanto di quel tempo (30 se
non 40 anni) da doversi considerare di fatto se non di diritto cittadini
italiani, serpeggia un comprensibile disagio che in non pochi assume le
sembianze della paura. La domanda che corre sulle bocche di tutti è : “che fine
faremo ?”
Prime adesioni: Associazione Nuova Vita, Stalker-Osservatorio Nomade, Marco
Brazzoduro (Università di Roma, La Sapienza), Roberta Cipollini (Università di
Roma, La Sapienza), Roberto De Angelis (Università di Roma, La Sapienza),
Tommaso Vitale (Università di Milano, Bicocca), Maria Grazia Dicati (Verona),
Alfonso Perrotta (Associazione Interculturale Villaggio Globale, Roma), Carlo
Berini e Yuri Del Bar (Sucar Drom), Cristina Formica (Roma), Vanessa Ioannoni
(Roma), Alessia Montuori (Senza Confine), Rita Corneli (CPN Rifondazione
Comunista), Andrés Barreto (candidato al Consiglio Comunale, Roma), Roberto
Malini (Everyone), Milena Magnani (scrittrice, Bologna), Enrico Masci (cittadino
romano), Fabrizio Casavola (Mahalla), Gianluca Peciola (Assessore XI Municipio,
Roma), Stefano Galieni (Coordinatore Nazionale dipartimento immigrazione, Prc),
Claudio Graziano (responsabile immigrazione ARCI Roma), Claudio Meloni, Attac
Roma, Nazzareno Guarnieri (candidato al Consiglio Comunale, Pescara), Romsinti
politica, Associazione POPICA ONLUS, Christian Picucci (Roma), Piero Colacicchi
(Osservazione), Elisabetta Vivaldi, Fulvio Vassallo Paleologo (Università di
Palermo), Nuove Tribù Zulu & Chinh India-Italia, Annamaria Rivera (Università di
Bari), Andrea Billau (Campo della pace ebraico), Pietro Luppi (Occhio del
Riciclone), Erasmo Silvano Formica (M.E.Z), Sergio Mauceri (Università di Roma,
La Sapienza), Francesco Careri (Università di Roma 3), Marina Stracchi
(Università di Roma, La Sapienza), Valeria Tolli (Università di Roma, La
Sapienza), Enrica Paccoi (ASSOCIAZIONE YAKAAR di amicizia ITALIA SENEGAL), don
Bruno Nicolini (centro Studi Zingari), Davide Truffo (studente, Roma), Hamadi
Zribi (PRC), Antonella Giacobini (Roma), Silvia D'Alessandro (Roma), Django Jazz
Tzigana (Monteporzio), Antonella Zarantonello, (Granello di Senape ONLUS,
Vicenza), don Paolo Lojudice (Pontificio Seminario Romano Maggiore), Lucia
Ercoli, (Servizio di Medicina Solidale Policlinico di Tor Vergata), Paolo
Missori (Policlinico Umberto I), Associazione Afroitaliani/e, Ilaria Vasdeki
(Roma), Alberto Melis (scrittore), Imma Tuccillo Castaldo (Roma), Karin Maria
Faistnauer Catanese (Associazione "Donne e Futuro" Lamezia Terme), Marco Nieli
(Presidente Opera Nomadi Napoli), Paola Pavese e Bernardino Venanzi (Gruppo
Status).
Ricevo e porto a conoscenza:
Salve mi chiamo Cosimo e scrivo per segnalarvi un romanzo "Il circo capovolto"
di Milena Magnani ed. Feltrinelli che ho visto presentato in forma di reading
spettacolo con attore e fisarmonica ( più autrice)
due sere fa al teatro Parenti di Milano, nella rassegna racconto italiano.
Finalmente un romanzo che parla in maniera decisa dell'olocausto rom e che
al tempo stesso pone il lettore in collegamento con il mondo interculturale di
oggi, dove le lingue della nuova immigrazione hanno un ruolo di rilievo.
Essendo ambientato in una baraccopoli, racconta il convivere di persone di
diverse etnie che si devono confrontare e misurare su ciò che li unisce e non su
ciò che li divide.
Bellissimo è il fatto che l'autrice, oltre alla narrazione in lingua italiana,
abbia lasciato idiomi riferibili a cinque diversi ceppi linguistici (non solo
albanese, ma anche rumeno, ungherese, ceko, romanes) e che non abbia sentito il
bisogno di metterne la traduzione in italiano a fondo pagina. Su questo punto ho
avuto modo di ascoltare le sue motivazioni durante la presentazione che ha fatto
in mezzo alle straordinarie letture di Andrea Lupo e alla fisarmonica gitana di
Sanelli e mi è piaciuto sentirle dire che il senso della storia, e quindi di una
trama comune, si afferra e procede al di là che dei personaggi e delle loro
culture non si capisca tutto tutto fino in fondo.
E su questo devo concordare che l'intento è pienamente riuscito. Le differenze
non sono ostacolo qui ma solo elementi normali della vita intorno a cui si
adatta una volontà di comunanza. La storia poi, la trama che il romanzo
sviluppa, ruota intorno a un ungherese Branko Hrabal che arriva in questa
baraccopoli portando con se i vecchi materiali appartenuti al circo di suo
nonno, un circense deportato a Birkenau. Raccontando ai bambini delle baracche
la storia di questo magico circo e affidando loro i materiali che ha recuperato,
riesce a restituire lai bambini oro un senso e una dignità del loro stare nel
mondo e nella storia.
Quasi certamente voi conoscete già questo libro, io sono stato molto colpito dal
tipo di presentazione che è stata fatta in forma di spettacolo perchè è stato
come fare un'immersione dentro il libro.
Un romanzo così meriterebbe risonanza in luoghi dove si fa cultura di pace.
Se per caso poi non lo conoscevate, spero di avervi fatto segnalazione gradita.
Cosimo
Fotografie del 10/04/2008
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