Di seguito gli articoli e le fotografie pubblicati nella giornata richiesta.
Da
Roma_Shqiperia
By Agnieszka Rakoczy - Published: March 26 2008 Sta piovendo e la principale
discarica di Tirana nella valle di Sharra, cinque km. fuori dalla capitale, è
coperta di fango appiccicoso. D'altra parte, per Ardian Alu, il lavoro è il
solito.
Assieme a suoi due figli, Alu, membro della comunità rom albanese, setaccia
attraverso i mucchi di immondizia selezionando i materiali riciclabili può
vendere ad un commerciante locale.
E' pagato 14 Lek ($0.17) per un chilo di plastica, 20 Lek per un kg. di ferro
e 120 Lek per un kg. di alluminio.
Alu, padre di cinque figli, guadagna circa 20.000 Lek al mese. "Appena per
dare da mangiare ai miei figli," dice.
È venuto lavorare e vivere sul luogo del deposito di 15 ettari, tre anni fa
da un villaggio dell'Albania orientale.
La sua casa, costruita con fogli di metallo e cartone recuperato da materiale
di riporto, è all'interno della discarica, a circa 20 metri dall'area dove vive.
Altre 50 famiglie rom che riciclano immondizia a Sharra hanno pure loro
costruito le case nella discarica.
Il tema del trattamento dei rifiuti solidi è una priorità, dati i piani
albanesi di sviluppare la sua industria turistica, Le strade della nazione sono
fittamente coperte di immondizie. Le immondizie famigliari si buttano nei fiumi.
"Conoscendo la situazione e pensando allo sviluppo turistico, abbiamo creato
una commissione sul trattamento dei rifiuti e per iniziare a pensare ad una
politica a lungo termine," dice Suzana Guxholli, consigliera economica del primo
ministro.
La municipalità di Tirana sta provando a dare l'esempio. La capitale
ufficialmente conta 600.000 abitanti, che potrebbero essere oltre un milione,
secondo alcuni funzionari comunali. Quattro compagnie private vengono impiegate
dal comune per raccogliere e smaltire le circa 1.000 tonnellate giornaliere di
rifiuti di Sharra.
Riflettendo sull'aumento di potere di spesa dei residenti nella capitale, la
media di rifiuti giornalieri è arrivata a 1,2 kg. contro i 0,5 kg. del 2002.
La municipalità, il ministero dei trasporti e dei lavori pubblici assieme
all'ambasciata italiana stanno cooperando per aggiornare la discarica di Sharra
secondo schemi moderni. Il progetto è supportato da un prestito di 6 milioni di
€ del governo italiano.
"Con l'inizio di maggio apriremo un nuovo impianto a Sharra, nel pieno
rispetto degli standards dell'Unione Europea, e saremo in grado di risistemare
il vecchio impianto," dice Nemix Simixhiu, tecnico senior del ministero dei
trasporti.
Il progetto richiede l'impermeabilizzazione della vecchia discarica per
prevenire le infiltrazioni sotterranee di acqua inquinata, installando pompe per
il drenaggio e il biogas, e costruendo un impianto per il trattamento delle
infiltrazioni.
Il luogo completato sarebbe coperto di argilla e circondato da siepi.
Il nuovo impianto sarà posto accanto a quello già esistente. Una squadra di
tecnici italiani sta mostrando ai propri colleghi albanesi come operare [...].
Uno studio di fattibilità è progettato per un nuovo luogo di eliminazione
rifiuti che sostituirebbe Sharra in circa sei anni.
Si sta risolvendo anche il tema di rialloggiare le famiglie rom o trovare
loro altri modi di guadagnare. Dice Alu, sul rialloggio: "E' una buona idea. Non
ho nessun posto dove andare."
Una possibilità è di impiegare le famiglie nel nuovo impianto, dato che la
municipalità lavora su una politica di riciclaggio.
"Abbiamo una lunga strada davanti," dice Eriola Muka, capo delle politiche di
sviluppo del comune.
Spiega: "Stiamo preparando un programma speciale per le scuole di Tirana per
insegnare alle giovani generazioni la necessità di proteggere l'ambiente e sulla
necessità del riciclo."
Il progetto di Sharra è visto come uno schema pilota per tutta l'Albania.
Nel frattempo, la Banca Mondiale, la Banca Europea per la Ricostruzione e lo
Sviluppo e le agenzie per lo sviluppo internazionale svedese e tedesca stanno
supportando progetti per aiutare le città nella nazione a cambiare il loro
approccio alla raccolta dei rifiuti.
[...]
Copyright The Financial Times Limited 2008
Segnala Maria Grazia Dicati
di GAD LERNER
"Nutrire il pianeta", è l'ambizioso tema dell'Expo 2015 che ha attirato su
Milano i consensi (decisivi) di un'Africa affamata. Ma nel frattempo riuscirà
Milano a nutrire le sue poche migliaia di profughi, e magari a rispettarne i
diritti umani anche quando impone loro le regole della legalità?
Non sappiamo dove abbiano dormito stanotte le donne incinte e i bambini
sgomberati dal campo di via Bovisasca.
Sappiamo solo che la polizia li ha già intercettati nel vagabondaggio prima
che raggiungessero altri rifugi illegali come via Colico o il cavalcavia Bacula
di Quarto Oggiaro, appositamente ostruito con blocchi di cemento. Né troveranno
posto alla Casa della Carità di don Colmegna, completamente satura dopo avere
allestito un prefabbricato in cortile per i settanta di via San Dionigi: anche
loro sgomberati senza alcuna soluzione alternativa prevista dalle istituzioni.
Stava per cominciare l'anno scolastico. Ci furono insegnanti straordinarie che
andarono a riprendersi uno a uno i loro bambini dispersi fra campi e dormitori,
per dare seguito alla preziosa fatica dell'inserimento sociale.
Sono mesi che le cronache locali tuonano: "Spazzare via i campi rom". Titoli di
cui un giorno, troppo tardi, si vergogneranno. Ignorando quel che pacatamente
ricordava ieri il sito della Diocesi di Milano: tra gli sgomberati di via
Bovisasca (situazione insostenibile che richiedeva un intervento, ma civile) ci
sono rom e romeni di altra etnia - che importa? - che lavorano regolarmente nei
cantieri della Fiera, con tanto di permesso di soggiorno. Dieci ore al giorno,
per sei giorni, pagati 800 euro al mese. Timbreranno il cartellino pure oggi,
dopo la notte all'addiaccio, dopo l'inutile tentativo di spostare la baracca un
po' più in là, visto che il Comune non ha offerto soluzioni d'emergenza neppure
per i figli e le mogli incinte, figuriamoci per i lavoratori della Fiera?
Il dilemma non deve essere considerato fra quelli "eticamente sensibili" da una
destra lombarda ansiosissima di salvaguardare la vita nascente, ma indisponibile
a scucire un solo euro per villaggi solidali che diano ricovero ai senzatetto
già nati. E siccome anche il Partito democratico trova poco glamour
rappresentare i diritti degli immigrati, specie se rom, in una campagna
elettorale che nel Lombardo-Veneto si affida a capilista confindustriali, il
risultato è che in via Bovisasca ci vanno solo gli appassionati di conflitti
estremi.
È il set ideale per disfide trash, Daniela Santanché (con o senza tacchi a
spillo) contro la candidata rom della Sinistra arcobaleno. Dove tramonta l'idea
che Milano, la città che vuole nutrire il mondo, possa cominciare in casa
propria a mettere insieme legalità e integrazione. Sgomberi con ricoveri per
mamme e bambini. Lavoro regolare per gli immigrati, con soluzioni abitative
provvisorie e istruzione garantita ai figli. Cioè proprio le stesse misure
elementari che saremmo disposti a finanziare nei campi profughi africani.
In assenza della politica, a ricordarcelo dev'essere ancora una volta
l'arcivescovo Tettamanzi: "La legalità è sacrosanta. Ma l'impressione è che qui
si stia scendendo abbondantemente sotto i limiti stabiliti dai fondamentali
diritti umani". Oppure il Tribunale dei minori che ammonisce il Comune di Milano
sui suoi obblighi di tutela dell'infanzia, completamente disattesi.
Sarebbe assurdo suddividere Milano in buoni e cattivi, di fronte alle sue
imbarazzanti disuguaglianze e al volto sporco della povertà. C'è da fare fatica,
tutti insieme. Ma siamo pur sempre una delle metropoli più ricche e dinamiche
del mondo, possibile che nessuno abbia l'autorità e il coraggio di chiedercelo?
(2 aprile 2008)
- sempre su
Repubblica -
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