Di seguito gli articoli e le fotografie pubblicati nella giornata richiesta.
Non l'avrei segnalato, se non fossi appena uscito da un post di
Kelebek. E mi son ricordato di
Marcell_o che vive anche lui le cronache di questi giorni con un certo disagio.
La Libertà - Piacenza - edizione online
Sui fischi a Tremonti
...Sono gli stessi quotidianamente che si ergono come unici difensori della tolleranza e della democrazia, quelli che dimostrano sdegno e condannano i modi della Lega al Parlamento Europeo di rappresentare il malcontento degli Italiani sull'euro (mentre gli stanno bene gli insulti a Berlusconi nello stesso Parlamento), quelli che accettano l'aumento delle tasse solo quando comanda Prodi o D'Alema, (perché se lo fanno è a fin di bene), quelli che vogliono far votare gli extracomunitari, quelli che giustificano l'eliminazione dei crocefissi nelle scuole, che sono a favore delle moschee per i musulmani, dei campi nomadi attrezzati e case per gli zingari, quelli che chiedono il ritiro delle forze di pace italiane all'estero e che difenderebbero la democrazia contro i terroristi internazionali e i dittatori, con le manifestazioni e i cori della pace, spinello e aborto liberi. [...]
Fosse il solito blogger d'assalto e anonimo, sarebbe la norma. Ma confesso che mi stupisco quando questi pensieri li trovo su un giornale (beninteso, che non sia Libero o La Padania). Forse perché mi illudo ancora che un giornale dovrebbe anche riflettere ed analizzare, e non soltanto sfogare i propri mal di pancia... Non contesto, sia chiaro, il fatto che l'articolista fosse contrario ai fischi a Tremonti, ma che se anch'io estremizzassi il ragionamento (come fa lui), mi farei l'opinione che chi fischiava Tremonti lo faceva per chiedere il voto agli extracomunitari o le case agli "zingari"... o magari non vogliono il crocefisso nella scuola. Sui motivi (giusti o sbagliati) di quei fischi, non ho letto una riga.
Credo che molto più dei fischi a Tremonti, sia questo l'esempio di come (con una confusione immane) ogni confronto o polemica finisca per diventare "scontro di civiltà": o noi o loro. Noto anche come extracomunitari e Zingari, che con questa storia per una volta non c'entrano niente, vengono usati come il necessario prezzemolo per spaventare il lettore. Trasformandoli da persone in carne e ossa (con pensieri e bisogni propri) ad oggetti: fate caso a quante volte nelle cronache "si parla" di loro (di solito in maniera negativa) e a quante volte "vengano fatti parlare".
Rendere l'altro un alieno: ecco l'altro aspetto dello "scontro di civiltà".
Tornando alla telenovela:
Buone notizie: stamattina è arrivata una cartolina da zio Kalderosh. E' finito sulle Alpi svizzere (vedi sotto) e si sta rimpinzando di pasticcio di capriolo!
CIAO!!! Un caro saluto dallo zio (e dalla NEO zia) 
Xavier, suo nipote, ha portato la cartolina dai carabinieri, per rassicurarli sulla salute della loro collega. Non ho capito il perché, ma l'hanno trattenuto per accertamenti. Per fortuna, avevamo già tolto il francobollo dalla cartolina.
PS: Tikla il guaritore continua domani, così pian piano arriveremo al ferragosto
Cafébabel, come fece già qualche mese, ha dedicato un trittico di articoli ai Rom in Europa. Tra i tre, scelgo di segnalare questo:
Definiti dal punto di vista legale come una minoranza in Europa, i Rom beneficiano di particolari protezioni. Ma l’applicazione delle leggi non è sempre uguale all’interno dell’Unione. Chiamarli “Rom” è più
politically correct. La comunità internazionale ha adottato questo termine negli anni novanta, periodo di proliferazione di iniziative legislative volte alla protezione di questa minoranza.
La questione Rom ha sempre riguardato l’europa sin dal medioevo. Gente perennemente in viaggio, nomade perché non lo si lascia insediare da nessuna parte, i Rom subiscono in pieno le politiche europee di sedentarizzazione della popolazione, di creazione degli ordini di circolazione, di istituzione di liste di spostamento. Fuori legge anche per lo stesso loro modo di vivere la propria esistenza, i Rom sono stati ben presto messi al bando dalla società.
I criteri di CopenhagenSe il problema si ripropone oggi, è senza dubbio grazie al
Consiglio d’Europa e dei sacrosanti criteri di Copenhagen, definiti nel 1993 in tale sede. Essi stabilivano i parametri politici minimi che gli stati candidati dovevano soddisfare: democrazia, Stato di diritto, rispetto dei diritti umani e protezione delle minoranze. I paesi candidati dell’Europa centrale e orientale sono dunque stati obbligati a sviluppare politiche specifiche, spesso intinte di buona volontà. I casi emblematici della Slovacchia e dell’Ungheria illustrano queste evoluzioni. Nel 1993, l’appena nata Repubblica Slovacca prevede nella costruzione della sua identità nazionale e tra i nuovi criteri di buon governo, i principi della salvaguardia delle minoranze. La costituzione slovacca si conforma alla fondamentalità delle regole internazionali in materia, ma i politici si rendono col tempo conto della necessità di una politica specifica che oltrepassi il solo principio della non discriminazione. I Rom si dimostrano raggiunti solo marginalmente da queste migliorie, permangono un tasso di disoccupazione vicino al 100%, l’impossibilità di fare studi superiori nella propria lingua e la mancanza di fondi.
Il problema si è posto diversamente in Ungheria. Campione della multinazionalità, la patria magiara è la prima al mondo a riconoscere il diritto collettivo delle minoranze. Il Consiglio d’Europa vi si è ispirato. In effetti, la Costituzione Ungherese riconosce dodici minoranze ufficiali, le quali godono di diritti collettivi tra i più estesi in tutta Europa: accesso all’insegnamento, rappresentanza nei consigli comunali, integrazione nelle strutture politiche internazionali, organizzazione delle manifestazioni culturali, creazione di un posto di commissariato alle minoranze, giurisprudenza della corte costituzionale in favore della discriminazione positiva nel quadro della legge elettorale...
Se l’Ungheria ha sviluppato un tale arsenale giuridico e politico in favore delle sue minoranze, è anche per assicurare un trattamento paritario e reciproco della sua diaspora. Ma i Rom non hanno stato, e non hanno paese. Rimangono pur sempre i parenti poveri di queste belle misure. Là come altrove, sono più vittime della violenza della polizia, beneficiano di minori politiche sociali e non godono della stessa rispettabilità delle altre popolazioni, né delle altre minoranze.
La sufficienza occidentaleCosa succede in Europa Occidentale? In Francia i Rom sono accantonati sotto la categoria di “gens du voyage” (“gente viaggiatrice”). A partire della legge del 5 luglio 2000 relativa all’accoglienza e all’habitat di questa gente, la situazione dei Rom avrebbe dovuto migliorarsi al livello delle condizioni di accoglienza da parte dei comuni o delle scuole. Purtroppo però i nomadi non godono delle politiche sociale legate all’alloggio nè di tutto quello che ne consegue. Capitolo chiuso.
Nei paesi dell’Ovest dell’Unione, i Rom costituiscono ugualmente una minoranza mal rappresentata e poco protetta. Qualche organo consultivo è stato istituito qua e là, come in Austria e in Belgio. In Danimarca e in Svezia, la protezione dei Rom dipende da un mediatore dal momento che è presa in carica direttamente da un ministero dei Paesi Bassi. La Finlandia Ha da poco lanciato l’idea di un forum consultivo europeo dei Rom che permetterebbe loro di assumere una visibilità transeuropea, quadrando innanzitutto la con la difesa dei loro interessi.
Per ora, l’Europa dell’est resta dunque la più attiva. All’inizio di febbraio i rappresentanti degli otto Stati dell’Europa Centrale e Orientale si sono riuniti a Sofia per impegnarsi seriamente e mutualmente in vista della non discriminazione dei Rom. Avrebbero dovuto invitare la vecchia Europa. Non avrebbe fatto loro male. Perché da noi a causa dei criteri di Copenhagen, la Commissione non si piega veramente sulla questione del trattamento dei Rom. Tant’è che l’ultimo rapporto del
PNUD il più importante mai realizzato sulla situazione dei Rom, non ha tenuto conto del trattamento che le è stato riservato in Europa orientale. È increscioso. In quanto nella vecchia Europa, i Rom tante volte non sono che degli zingari prima che d’essere degli uomini.
Alice Desthuillers - Paris - 18.4.2005 | Traduzione: Andrea Bassi
Copyright © 2005 Babel International All Rights Reserved
Nessuna fotografia trovata.