Conoscere non significa limitarsi ad accennare ai Rom e ai Sinti quando c'è di mezzo una disgrazia, ma accompagnarvi passo-passo alla scoperta della nostra cultura secolare. Senza nessuna indulgenza.
Di Fabrizio (del 07/01/2014 @ 09:00:28, in Regole, visitato 1912 volte)
Intervista a Michele Capano (avvocato, già Presidente del Comitato di
Radicali Italiani) sul caso di una rom a cui è stato negato lo status di apolide
e sulla sua causa in corso al Tribunale di Roma
Di Fabrizio (del 08/01/2014 @ 09:00:56, in Italia, visitato 1265 volte)
Il viale ripulito dalle foglie dai quattro ragazzi sinti. FOTO DELLAI L'iniziativa rientra nel progetto "Giovani in SINTOnia" che punta a favorire
l'integrazione in paese Il parroco: "Un ottimo lavoro" di Giordano Dellai su
IL GIORNALE DI VICENZA
05/01/2014
Giovani sinti sgombrano dalle foglie il parco del patronato. L'operazione di
raccolta e di deposito nei cassonetti del verde è stata compiuta nel periodo
natalizio da quattro adolescenti residenti nella comunità sinti di Sandrigo. I
ragazzi, coordinati da Elena Grolla, attivista del progetto "Giovani in SINTOnia
con Sandrigo", hanno raccolto l'abbondante fogliame accumulatosi dopo l'autunno
nel parchetto degli impianti parrocchiali, liberando anche il viale di passaggio
tra il duomo e la sala Arena. Un'operazione che pone un altro filo di
comunicazione tra il gruppo sinti e la comunità di Sandrigo.
"E' una dimostrazione che il progetto Giovani in SINTOnia va avanti, seppur con
qualche difficoltà - spiega il parroco mons. Venanzio Rigoni - I ragazzi hanno
raccolto e trasportato le foglie, lavorando di buona lena e rendendo così meglio
percorribile il vialetto. Sono soddisfatto del loro lavoro e con me anche molti
sandricensi che hanno commentato favorevolmente l'iniziativa".
Il progetto "Giovani in SINTOnia con Sandrigo" (...) Leggi l'articolo integrale sul Giornale in edicola.
Dal mese di novembre 2013 l'Associazione Per Esempio, in collaborazione con
l'Assessorato alla Partecipazione del Comune di Palermo, sta lavorando alla
realizzazione del progetto RomaShare - Best practices' exchange in Palermo,
finanziato dall'European Youth Foundation del Consiglio d'Europa.
RomaShare è uno scambio di buone pratiche che intende favorire, attraverso il
coinvolgimento diretto della comunità romanì di Palermo, il dialogo tra la
popolazione rom, le pubbliche amministrazioni e le organizzazioni giovanili su
tematiche quali lo status legale, il social housing, l'educazione e l'inclusione
sociale. L'azione progettuale mira a promuovere la conoscenza e la diffusione di
quegli interventi virtuosi che, rivolti ai Rom e attivati con successo in alcune
realtà italiane, potrebbero essere proposti e messi in campo anche nel contesto
palermitano.
In linea con tali finalità, il 23, 24 e 25 gennaio 2014 si svolgerà a Palermo,
presso i locali della Real Fonderia, un seminario interamente dedicato al
confronto costruttivo tra esperti locali e nazionali che, partendo dalle proprie
esperienze professionali, offriranno la loro testimonianza e contribuiranno ad
individuare strade percorribili ed azioni concrete in favore dei Rom residenti
nella città di Palermo. I relatori che si alterneranno nelle varie sessioni
dialogheranno tra loro, discutendo di status legale, di social housing e di
inserimento scolastico e sociale dei Rom. L'attenzione si estenderà infine, nel
corso dell'ultima giornata di lavori, sulle derive razziste e sul fenomeno della
discriminazione etnica in atto nelle società contemporanee, mettendo in luce la
relazione tra le forme di razzializzazione e i processi economici capitalistici.
Clicca qui per visualizzare e scaricare il programma dettagliato del seminario.
Clicca qui per scaricare la scheda di iscrizione.
Di Fabrizio (del 10/01/2014 @ 09:05:51, in Italia, visitato 1670 volte)
Un incubo è qualcosa di personale o di politico?
Uno dei miei incubi diurni, ricorrente, è la faccia serena del sindaco Pisapia
che si trasforma nei freddi volti dei suoi predecessori di centro-destra.
Preciso: non è una constatazione politica, è prima di tutto un malessere
personale.
Motivato o meno, ho cercato di analizzare il mio malessere, sotto diversi
aspetti.
E mi sono ritrovato in ZINGAROPOLI, la convivenza obbligata tanto temuta, che
tutti opprime ma che fa sopravvivere tutti, basta che niente cambi.
Personale, perché non chiedo a nessuno di condividere questo malessere.
Politico, perché mi è giunta voce che tra un anno e mezzo, forse due, si
eleggerà un nuovo sindaco, e sarebbe il caso di fare (già adesso) un bilancio
che parta dalle aspettative sollevate nel 2011 sino all'attuale palude.
Non un libro solo su Milano, spesso e volentieri gli scritti spazieranno oltre
le mura cittadine.
Di Fabrizio (del 11/01/2014 @ 09:02:27, in media, visitato 1422 volte)
Sergio Bontempelli - 6 gennaio 2014
su
Corriere delle migrazioniSi ringrazia l'amico Arcomanno Paone per la segnalazione
Shutka è il nome di una delle dieci municipalità di Skopje, capitale della
Macedonia. Ha poco più di quindicimila anime, e una caratteristica unica al
mondo: i suoi abitanti sono in grandissima maggioranza rom (il 76,7% secondo il
censimento del 2002). E in effetti a Shutka (nota anche col nome di Shuto
Orizari) la lingua maggioritaria - riconosciuta come idioma delle comunicazioni
ufficiali - è il romanì. Un caso davvero unico, raccontato un anno fa in un
notevole reportage di Andrea Mochi Sismondi.
Molti abitanti di Shutka sono emigrati all'estero. Intere famiglie, soprattutto
negli anni ‘90, si sono trasferite in Italia: oggi abitano nei "campi nomadi"
che punteggiano le città piccole e grandi del Belpaese, o vivono in alloggi
propri. Altri gruppi sono andati a lavorare in Germania e in Francia: come
sempre accade nelle storie degli emigranti, qualcuno ha fatto fortuna, qualcuno
è riuscito a fare una vita dignitosa, qualcuno è finito nei circuiti
dell'emarginazione abitativa e sociale.
E proprio da Shutka viene Andrijano Dzeladin, 33 anni, tredici dei quali
trascorsi a Parigi da emigrato. Per mantenersi ha fatto di tutto: è stato
venditore di tappeti, cameriere, poi ha lavorato in un albergo, come
coordinatore del personale di servizio. Tanto per smentire lo stereotipo del rom
eterno abitatore di campi e baraccopoli, Dzeladin ha sempre vissuto in case
"vere", in muratura.
Negli anni è riuscito a mettere da parte un po' di risparmi, che poi ha deciso
di investire in un'impresa originale: un'emittente televisiva "rom al 100%", che
trasmette in Francia usando la lingua romanì. L'iniziativa, nata nel 2010, ha
avuto proprio in questi giorni l'onore di finire su
un blog di
Le Monde.
"Il debutto della "sua" televisione" - si legge nel sito del prestigioso
quotidiano transalpino, "risale al 2010, al giorno in cui ha assistito allo
smantellamento di un campo rom proprio sotto le sue finestre. Dzeladin abitava
già nella regione di Parigi e il caso ha voluto che lui, Rom di Macedonia, si
trovasse vicino alla povertà da cui era fuggito dieci anni prima. A farlo
reagire non è stato lo sgombero in sé, ma il modo in cui questo venne raccontato
dai media: "Ancora una volta, veniva proposto un ritratto molto semplicistico
dei rom", lamenta. Dzeladin era già da tempo impegnato nella difesa della sua
comunità. Ma quella volta decise di investire tutti i suoi risparmi nel lancio
della Tv".
L'emittente si chiama Shutka City Tv, e prende il nome dalla città natale di Dzeladin. Trasmette programmi culturali, culinari e musicali, e ha un proprio
sito internet con 120.000 accessi giornalieri: il tutto, rigorosamente in lingua
romanì. Il programma di punta è un talk show quotidiano, dove lo stesso Andrijano Dzeladin riceve le chiamate degli spettatori e dialoga con loro degli
argomenti più disparati.
La gestione dell'emittente è molto artigianale, e ha una dimensione quasi
familiare. Dzeladin fa un po' di tutto: si occupa della regia, cura
l'amministrazione, risponde al telefono e fa il presentatore. Gli altri
protagonisti di questa esperienza provengono dalla sua cerchia ristretta: Le rêve des enfants (Il sogno dei bambini), una trasmissione dedicata ai giovani, è
condotta dal figlio quattordicenne, mentre lo zio cura un programma sulla
cultura rom, Traditions chez les Roms.
L'obiettivo dell'intraprendente Dzeladin è quello di proporre un'altra immagine
dei rom. Per i francesi - come per gli italiani - gli "zingari" sono un popolo
confinato nei campi e nelle baraccopoli, dedito esclusivamente al furto,
all'accattonaggio e alla "microcriminalità". E invece, spiega lo stesso Dzeladin
al blog di Le Monde, "c'è una maggioranza di rom che rimane invisibile, e che
spesso deve nascondere le sue origini per non essere vittima di
stigmatizzazione". Molti tra coloro che telefonano alla sua trasmissione, ad
esempio, sono medici, avvocati, insegnanti rom.
Shutka City Tv vuole dar voce al mondo rom, proponendo ai francesi un'immagine
diversa del proprio popolo, lontana dagli stereotipi e dai pregiudizi.
L'obiettivo è quello di ritrovare "l'orgoglio di essere rom", e di risvegliarlo
non solo nelle comunità emigrate in Francia, ma - possibilmente - anche nei 15
milioni di persone che compongono questa minoranza in Europa.
da scaricare per i lettori di Mahalla, un articolo del 2003 dalla
rivista Millecanali
Di Fabrizio (del 12/01/2014 @ 09:04:16, in Kumpanija, visitato 1509 volte)
Da quando, 25 anni fa, cominciai a frequentare i campi rom, il numero di
volontari che si occupa-preoccupa-straoccupa di loro è aumentato notevolmente.
Volontari che spesso hanno studiato per operare in quest'area, ma che a volte
vengono "paracadutati in zona operativa" senza sapere cosa li aspetta.
Rispetto a loro di sicuro io sono ignorante come una capra, ma credo di poter
essere utile dando qualche suggerimento su (alcune, non tutte) tipologie umane
che potrebbero incontrare. Stereotipi? Forse, ma chi vuole essere "operatore di
strada" potrà correggerli in corso d'opera.
The big boss
Ne ha viste di tutti i colori, ha l'occhio sveglio e una sua
opinione su ogni cosa. Il suo cervello è una centrale nucleare
di rivendicazioni, progetti, richieste. Come ogni centrale
nucleare che si rispetti, ha qualche guaio all'impianto di
raffreddamento. Per cui, quando con immensa fatica sarete
riusciti ad organizzare assieme qualcosa, e ci sarebbe bisogno
della sua presenza fisica (e mentale), puntualmente lo troverete
a russare sotto il tavolo, circondato da qualche decina di
bottiglie di birra vuote.
Giacomino
Esiste in versione Balkan: carnagione scura e baffoni;
o Urban Warrior: testa rapata e ricoperto di tatuaggi.
Alto 1 metro e novanta per circa 120 chili, qualche cicatrice
sparsa qua e là, in realtà è tenero e mansueto come un
agnellino. Tendenzialmente inoffensivo, nonostante l'aspetto,
anche lui ogni tanto va in tilt e spacca ogni cosa abbia a
portata di mano... iniziate a correre prima che sia troppo
tardi!
Poveriiino
Può essere un poverino o una poverina. Tono di voce (indipendentemente
dall'età) da pensionato con la minima, è circondato/a da uno
stuolo di parenti nelle medesime condizioni. Quando vi vede
inizia a snocciolare la litania di problemi e cose di cui
avrebbe bisogno.
Arriverà il momento in cui vi telefonerà disperato/a perché la
nonna deve essere ricoverata d'urgenza e voi dovete
accompagnarla in ospedale. Quando arriverete trafelati al campo,
si starà guardando la partita in tv con tutta la calma del caso,
la macchina bella lucida parcheggiata di fronte alla baracca.
Il diffidente
Sguardo smorto, fa sempre finta di non parlare la vostra lingua
e di non capire. Ascolta ma non risponde, al limite sorride. Poi
un giorno improvvisamente si scioglie, per proporvi qualche
affare improbabile, che descriverà in ogni particolare. Se
mostrate dei dubbi, si offende perché penserà che volete
fregarlo.
La nonna
Anche per lei esistono due versioni: La Matrona, vive circondata e accudita da figlie, nuore
e nipoti, trattata come una regina; L'Highlander, che invece si occupa personalmente di:
cucinare, guidare il camion, pulire, spaccare la legna ecc. Sul
tinello la foto di quando battè Mike Tyson ai punti.
Tutte e due sono una miniera di conoscenze e consigli, che però
snocciolano con grande parsimonia e solo in caso di bisogno
estremo. Sono loro a suggerire come trattare col prete o col
poliziotto, come riparare l'impianto elettrico, o a spiegare
all'avvocato il suo mestiere. O come curare le malattie con le
erbe, come lanciare una maledizione, come cucinare per 20
persone spendendo 10 euro...
E' capace di citare a memoria una legge, un manuale di
idraulica, una leggenda; ma nel contempo di cadere in ingenuità
pazzesche, cosa che vi darà l'idea di cosa significhi
confrontarsi con una cultura diversa.
Appoggiato accanto alla stufa sta suo marito. E' la sintesi
serena di tutti i caratteri sinora elencati. Di solito sta dormendo,
dopo una vita di stenti e avventure.
I bambini
E' normale che avendo a che fare con un simile manicomio, si
possa avere la tentazione di mollare tutto e andare nella
Legione Straniera. I Rom lo sanno e hanno inventato un'arma
formidabile: i bambini.
Innumerevoli e debordanti, dispettosi come animali selvatici, e
nel contempo affettuosi e appiccicosi come orsetti di pelouche,
sono intelligenti, vivaci, affamati di ogni cosa e ogni idea,
come qualsiasi loro coetaneo. Pochi sanno resistere al loro
fascino e al loro amore per cui, nonostante fatiche e
disillusioni, continuerete a tornare al campo.
Avrete comunque uno schock personale e culturale, perché lo
stesso bambino quando compirà 10 anni, comincerà a comportarsi, pensare (e agire, soprattutto) da adulto, pretendendo di essere trattato come tale.
FIRENZE - Il proprietario e speaker di Radio Studio 54, Guido Gheri, e un suo
collaboratore, Salvatore Buono, hanno avuto 9 e 6 mesi di condanna per
diffamazione e istigazione all'odio razziale. Dovranno risarcire 5mila euro al
Comune di Firenze e 3mila euro al presidente di una casa del Popolo di Empoli.
Il processo affrontava episodi diversi, riuniti in un solo procedimento, su
affermazioni fatte dai microfoni di Radio Studio 54, storica emittente
fiorentina di taglio popolare. Fra gli episodi, diffamazione e istigazione
all'odio razziale sono accuse relative ai commenti di Gheri e Buono sulla
gestione del maxi-parcheggio a pagamento dell'ospedale di Careggi, da dove
alcuni ascoltatori avevano segnalato presenza di extracomunitari e di rom e
vandalismi.
Nelle loro affermazioni, i condannati tirarono in causa anche il Comune di
Firenze dicendo la colpa era "di Matteo Renzi e della sua giunta che non fanno
un c..." e sostenendo che nella vicina Prato, con la giunta di centrodestra, tali
problemi non si verificano, anche perché nella città laniera ci sarebbe "gente
che la mazzetta non la prende". Una frase che indusse il sindaco Matteo Renzi,
ritenutosi offeso insieme con il Comune di Firenze, a querelare Gheri e Buono e
a far costituire il Comune parte civile.
La condanna odierna per diffamazione riguarda, inoltre, anche frasi pronunciate
a proposito di un ex collaboratore della radio, esperto in sicurezza sul lavoro,
ingiuriato pesantemente in numerose trasmissioni. Il pm Christine von Borries
aveva chiesto la condanna per i due a una sanzione pecuniaria. L'avvocato Paolo Florio, difensore di Gheri, ha definito sorprendente la sentenza e con il collega
Guglielmo Mossuto, difensore di Buono, ha preannunciato appello.
Vietina sul campo nomadi:"No a discriminazioni, sì a integrazione e
responsabilità". Bocciati gli ordini del giorno Martinelli-Macera, ma
l'opposizione stigmatizza il "progetto casette"su Loschermo.it
Diana Curionedella "Civica":
"Sollecito l'amministrazione a considerare l'emergenza lavoro
come priorità trasversale. Attenzione per rom e sinti"su
Gonews.it
07-01-2014 / POLITICA / IACOPO LAZZARESCHI CERVELLI
LUCCA, 7 gennaio - Consiglio comunale straordinario dedicato alla questione
campo nomadi e al progetto 'casette' depennato a mera 'ipotesi' e poi bocciato
dal sindaco Alessandro Tambellini con un
comunicato stampa diffuso prima della
fine dell'anno.
La seduta è iniziata con l'intervento di Marco Martinelli che ha illustrato i
punti dei due ordini del giorno depositati in Consiglio dal gruppo Forza Italia.
Il primo che chiedeva conto del progetto 'casette' e della spesa do 70mila euro
da parte dell'amministrazione e di altri 25mila euro della conferenza zonale dei
sindaci proponendo che fossero spesi in aiuto delle famiglie lucchesi bisognose;
l'altro richiedente l'impegno dell'amministrazione per la realizzazione di nuovi
strumenti urbanistici e di uno studio di fattibilità per riqualificare tutta la
zona ingrandendo le strutture sportive esistenti e restituzione a verde della
zona che ha gravi problemi di sicurezza in caso di alluvione.
L'assessore Ilaria Vietina ha preso la parola per ricostruire i fatti
sottolineando come la questione impropriamente definita "costruzione delle
casette" per il campo nomadi di via delle Tagliate, si sia basata non su
documentazione e dati forniti dall'amministrazione quanto su ricostruzioni
giornalistiche. "A fronte di un problema, in questa fase storica si è
proceduto a una campagna di stampa volta a disconoscere i risultati raggiunti
dalle commissioni" ha accusato. In pratica è sì esistita un proposta per le
strutture abitative "nessuno usa questa terminologia" ha sottolineato, ma è stato superata
come espresso nel
comunicato stampa del 28 dicembre.
L'assessore ha ripercorso i documenti consiliari dell'amministrazione Favilla
riprendendo un ordine del giorno approvato del 13novembre 2008 a firma Fava,
Martinelli, che invoca il superamento delle annose questioni del campo di via
della scogliera. Sempre durante il mandato Favilla il 12 gennaio 2012 poi veniva
approvato un ordine del giorno a firma Ramacciotti, Martinelli Baudone che
dichiarava l'esistenza di una situazione non sostenibile al campo di via delle
Tagliate con altissimi consumi di acqua a carico del Comune e impegnava
l'amministrazione controllo proposta urbanistica di smantellamento o adeguamento
o prevedere sito più idoneo. Ma l'unica azione valutata fu quella per
risparmiare acqua con l'istallazione impianti singoli con un preventivo di
78mila euro.
In continuità con quelle decisione l'attuale amministrazione ha realizzato i
lavori per l'istallazione di contatori dell'acqua (26 in tutto e rispettivi
allacciamenti) per 70mila euro di cui 61mila dai fondi di bilancio e 13mila euro
di finanziamento regionale campi nomadi. Questa soluzione ha garantito il
risparmio di 1/3 sulla bolletta Geal.
I 25mila euro della Conferenza zonale sono serviti per completare lo spostamento
del campo , la costruzione di una fognatura e la dotazione per ogni piazzola di
un estintore. L'assessore Vietina ha rigettato la proposta di destinare questi
fondi alle famiglie lucchesi in quanto impropria e discriminatoria "per
quanto riguarda politiche sociali non possono fare dei sistemi di selezione in
base all'origine. Tutte le famiglie hanno gli stessi diritti, e approvando una
risoluzione del genere il Comune di Lucca potrebbe infrangere le leggi
antidiscriminatorie" ha precisato.
Quanto al piano urbanistico di riqualificazione della zona l'assessore si è
augurato che il Consiglio dia delle direttive e studi delle soluzioni per la
riqualificazione considerando però che non si possono eliminare 150 persone, che
hanno bisogno di un processo di integrazione non attraverso l'assistenzialismo
ma attraverso la responsabilità.
Il consigliere ed ex sindaco di Lucca Pietro Fazzi (Liberi e Responsabili) ha
chiesto ironicamente se la questione delle casette se la fossero inventata i
giornalisti e ha criticano l'assessore e l'amministrazione per i toni tenuti
"come se le politiche sociali e l'inclusione fossero un'esclusiva della
maggioranza". Fazzi ha ricordato come durante la sua amministrazione siano stati
collocati i contatori e come abbia previsto che in ciascuna utoe fosse possibile
inserire un insediamento di un campo per avviare un'azione di smantellamento di
una zona golenale dove lasciare i nomadi significa accettare che possano andare
sott'acqua.
Lido Fava (Liberi e Responsabili) ha ricostruito la storia del progetto delle
casette partito dalla scoperta di fondi regionali e che avrebbe definitivamente
trasformato l'insediamento delle Tagliate da di passaggio a campo stanziale.
Fava ha definito la maggioranza "pasticciona, inconcludente e confusionaria".
E' a questo punto che ha fatto ingresso in aula uno striscione portato da alcuni
rappresentanti di Giovane Italia con la scritta: "Case ai rom, e ai lucchesi
contribuenti?" subito requisito dai commessi.
La seduta è proseguita con la difesa della linea dell'amministrazione attraverso
gli interventi di Valentina Mercanti che ha sottolineato l'inutilità del
Consiglio quando tutta la polemica si sarebbe potuta fermare in commissione a
novembre e invece si è portata avanti fino ad ora con ordini del giorno
vagamente razzisti, e quelli di Alessandro Berolucci e Erica Picchi (PD) e
Diana Curione e Claudio Cantini (Lucca Civica) basati sull'importanza
dell'integrazione nei confronti di Rom e Sinti.
Angelo Monticelli (Insieme per Favilla sindaco) ex assessore al sociale ha
difeso l'operato della precedente amministrazione ed ha criticato l'approccio
dell'assessore Vietina che ha invitato ad abituarsi a collaborare con
sensibilità diverse non parlando ex-cattedra.
Ma un duro affondo nei confronti dell'amministrazione Tambellini è venuto dal
consigliere Roberto Lenzi (IdV) che ha accusato la giunta di scarsa trasparenza
sul progetto scoperto dai consiglieri attraverso gli organi di stampa:
"L'assessore ha cercato di trasformare un'evidente sconfitta in una vittoria
dopo la smentita dal sindaco con comunicato stampa". Il progetto secondo Lenzi è
venuto fuori dalla scoperta casuale di una linea di credito della Regione
Toscana che andava sfruttata, non da una progettualità meditata.
In un intervento di replica Marco Martinelli ha accusato l'assessore Vietina di
un sconcertante tentativo di mascherare il fatto di essere stata sconfessata
nell'azione politica dal sindaco. "In questi mesi - ha affermato il
capogruppo di Forza Italia - l'assessore Vietina ha strizzato l'occhio alle
frange più estreme della sinistra, nei casi dell'occupazione di Agorà e Madonne
Bianche, ed è stata sconfessata nella sua linea politica della volontà di
portare avanti i progetti delle casette per i nomadi", il consigliere ha ripercorso la linea
ricostruita da alcuni quotidiani sul progetto casette confermato anche
dall'assessore regionale. Giorgio Mura (Noi per Lucca al Centro) ha sottolineato
come "invece di cercare le cose che ci accomunano si cercano quelle che ci
dividono".
Francesco Battistini (PD) ha polemizzato durante la replica di Martinelli ma che
alla fine si è augurato di poter mettere le basi con un gruppo di lavoro a delle
azioni reali e non a delle promesse enunciate solo in ordini del giorno come ha
fatto l'amministrazione Favilla.
Nel passaggio finale il sindaco Alessandro Tambellini ha ripercorso la storia
dei campi nomadi lucchesi, una realtà da più di mezzo secolo aggravata dal
flusso migratorio nato dalla fine della Guerra fredda. Tambellini ha dichiarato
di essere sindaco di tutti quanti risiedono nel Comune
"La verà lucchesità, voglio ricordare che questa è una città che nel Medioevo ha
accolto gli Ebrei che di qui sono passati per poi diffondersi in Europa. Siamo
una città che ha saputo accogliere e che ancora deve sapere accogliere senza
pregiudizi e prevenzioni. Crediamo che la vera lucchesità risieda in questi
valori e in questa forza". Il sindaco ha rilevato come la questione casette
abbia avuto una rilevanza mediatica impropria e si è augurato l'impegno da parte
di tutti per stabilire insieme percorsi per soluzioni concrete. Alla fine della
seduta i due ordini del giorno Martinelli - Macera sono stati bocciati assieme a
quello presentato da Laura Giorgi assente alla seduta che comunque inviato un
intervento scritto.
"Fondamentale è premettere che tutte le persone hanno pari diritti, pari
doveri e pari dignità e che questa sera siamo stati chiamati a discutere,
attraverso un consiglio straordinario richiesto dalla minoranza sul progetto
delle "casette di legno", un progetto che era una delle ipotesi al vaglio
dell'amministrazione per risolvere la questione dei "sinti, rom e camminanti",
ma non più oggetto di discussione dell'amministrazione stessa.
Mi permetto di estendere il tema della discussione considerato che gli argomenti
sociali raramente vengono trattati in Consiglio Comunale.
La crisi economica e sociale ha acutizzato e reso palese un fenomeno in corso da
almeno venti anni e cioè lo sviluppo di nuove vulnerabilità sociali e la nascita
di recenti categorie di persone in difficoltà (giovani, donne, persone che
perdono il posto del lavoro e che non riescono più ad accedervi) con gravi danni
sulla salute delle persone stesse e sul tessuto economico e sociale.
In generale l'ampliamento delle vulnerabilità sociali è un fenomeno complesso
che si inserisce in alcuni grandi passaggi della nostra società (invecchiamento
della popolazione, frammentazione delle famiglie, precarizzazione della
condizione di vita-lavoro) ed allarga e ristruttura l'area del disagio.
La discussione iniziata stasera ci fa riflettere sul fatto che la struttura dei
servizi di welfare che abbiamo conosciuto a partire dagli anni '70 non sembra
più adeguata a comprendere e gestire le nuove problematiche che attraversano i
cittadini.
Le complicazioni di questi servizi non derivano da un loro cattivo
funzionamento, ma in particolar modo dal mutamento del loro oggetto di lavoro:
se la società cambia velocemente, i servizi di welfare, occupandosi dei problemi
che le persone incontrano nel vivere quotidiano, dovranno necessariamente
rielaborare profondamente il loro modo di lavorare e di incidere in termini di
efficacia, efficienza ed economicità nei confronti della società.
"Dobbiamo quindi pensare di creare le condizioni per accompagnare chi per vari
motivi si trova in un momento di difficoltà e questo fa sì che chi potrebbe
avere le potenzialità per condurre una vita dignitosa, attualmente rischia di
non poter accedere a nessun tipo di ammortizzatore momentaneo e che diventi
quindi a sua volta un "nuovo povero".
La trasformazione epocale che stiamo attraversando segnala un'emergenza che si
propone come terreno particolarmente adatto allo sviluppo di nuove sinergie tra
politiche e servizi di welfare da una parte e la necessità di vivere ripensare i
servizi di welfare dall'altra parte.
Colgo l'occasione del dibattito per chiedere all'amministrazione di affrontare
in senso ampio il tema del sociale, impegnando le persone in una modalità che
richiami il binomio "diritto-doveri", facendo emergere eventuali fenomeni di "assistenzialismo cronico", sviluppando le autonomie, le responsabilità e le
potenziali capacità di ogni persona.
Importante sarebbe comparare i bilanci preventivi e consuntivi degli ultimi
anni, anche per verificare in modo analitico l'effettiva rispondenza alle
priorità dell'amministrazione e soprattutto alla realizzazione concreta di
politiche rispondenti alle esigenze reali di tutta la popolazione.
Auspico che venga prestata massima attenzione al tema di politiche di educazione
civica in ottica di prevenzione e promozione di salute (salute inteso come
benessere fisico, sociale ed economico) di attuazione di politiche per la "non
autosufficienze", per la disabilità, per i giovani e per gli anziani,
confrontandosi con istituzioni che hanno già attuato buone pratiche e
coordinandosi con i comuni della piana, ottimizzando i servizi sociali e
coinvolgendo il fondamentale operato del terzo settore.
Sollecito l'amministrazione a considerare l'emergenza lavoro come priorità
trasversale per le attività dell'amministrazione ed attuare le azioni possibili,
collaborando con tutti gli enti competenti e prevedendo politiche di sviluppo
economico che possano rilanciare l'economia del nostro territorio ed a tal
proposito i consiglieri di Lucca Civica in data 12 dicembre hanno presentato due
documenti da discutere in consiglio comunale quanto prima.
Parlando dei rom, sinti e camminanti non possiamo comunque ignorare il fatto che
è necessario poter individuare soluzioni che permettano a tutte le persone di
poter vivere in modo dignitoso, avendo la possibilità di poter accedere alle
opportunità necessarie per partecipare appieno alla vita economica, sociale e
culturale, come espresso dalla Commissione Europea nel 2004 per definire il
concetto di inclusione sociale.
Occorre delineare metodologie nuove tese a superare la connotazione emergenziale
dei tradizionali interventi nei confronti delle popolazioni Rom e Sinte al fine
di intervenire in maniera strutturata nell'ambito dell'istruzione, della salute,
dei servizi sociali, della formazione, della promozione dell'accesso al lavoro e
delle soluzioni abitative.
A mio avviso solo una ricerca sul campo rigorosa e che utilizza una pluralità di
fonti (la conoscenza diretta dei rom e sinti di riferimento, l' ascolto delle
loro istanze, la conoscenza dei luoghi di vita, l'analisi delle politiche
locali, l'eventuale terzo settore coinvolto ecc.) può offrire un quadro su cui
iniziare ad individuare le criticità e le priorità sulle quali lavorare con
progetti a lungo termine".
Diana Curione, Consigliera Comunale Lucca Civica
Campo nomadi, dibattito lungo e complesso ieri in consiglio comunale. Fra gli
interventi più legati al tema dell'inclusione e della lotta alla marginalità
quello di Alessandro Bertolucci del Partito Democratico. Ve lo proponiamo
integralmente. "Vorrei dire per prima cosa che se siamo qua a discutere
parzialmente di marginalità, non è per nostro volere. Noi consideriamo tutte le
marginalità sullo stesso piano. Naturalmente non ci sottraiamo ma dispiace
dirlo, anche i media, su questo tema, non hanno aiutato a fare chiarezza. Però
dimostrano una loro forza politica. Forse è anche merito loro se abbiamo questo
Consiglio. Tutto questo dibattito innescato, poteva essere l'occasione per fare
un pò di chiarezza sul mondo Rom e invece si è preferito parlare alla pancia.
Chiarezza sulla loro storia, sulla loro cultura, sulle loro tradizioni. Errori e
comportamenti personali finiscono spesso per identificare la cultura di
un'intera popolazione, ma sono fatti che vanno perseguiti con le normali misure
di legge. Quelle che valgono per tutti. Si tende così ad emarginare e condannare
senza capire. Si ha la percezione di un fenomeno molto esteso ed invece siamo di
fronte ad un qualcosa di molto limitato. Si creano quei circoli viziosi che si
autoalimentano e tutto fanno tranne quello di contribuire ad affrontare le
situazioni con razionalità. Come amministratori pubblici abbiamo il dovere di
occuparci delle marginalità, della loro inclusione, perché questa diventa
condizione determinante e qualificante per una società che vuole dare a tutti
gli individui che ne fanno parte, le stesse opportunità di diventare parte
attiva ed essere considerati "normali".
"I percorsi di inclusione non sono mai assoluti, anzi, sono efficaci solo
quando si adattano al contesto. Tutti gli studi, comunque, mettono la condizione
abitativa come presupposto essenziale per l'ottenimento dei maggiori risultati
da tutti gli altri aspetti caratterizzanti l'inclusione, quali la formazione
scolastica, la possibilità di accedere al mondo del lavoro e a quello dei
servizi. La scuola, ancora una volta si conferma baluardo di integrazione. Lo è
anche per noi, sia chiaro, che però, visto che ne abbiamo la possibilità,
dobbiamo vigilare e pretendere una formazione all'altezza dei tempi e invece in
questi anni abbiamo assistito all'eliminazione dell'insegnamento dell'educazione
civica e la riduzione di ore di materie altrettanto importanti. Lo è per le
seconde generazioni di immigrati così come per Rom, Sinti e Camminanti. Deve
anzi preoccuparci che tra le giovani generazioni di questi ultimi, ci sia una
percentuale intorno al 10% che non sa leggere e scrivere. Non addentriamoci poi
nell'ottenimento di un titolo di studio dove si raggiungono percentuali molto
più alte, segno dell'abbandono scolastico precoce. Con l'abbandono scolastico si
crea di conseguenza il non ottenimento di un titolo di studio che a sua volta è
conseguenza dell'opportunità di trovare o meno lavoro. E' facile capire come
tutto si lega. Se degrada la condizione abitativa, vale per tutti, ma ripeto,
stasera il nostro campo è un po' ristretto, quindi campi non autorizzati,
condizioni interne del campo, posizione rispetto ai servizi, ecc., se degrada la
condizione abitativa, vengono meno, in maniera proporzionale, tutte le altre
condizioni per una piena integrazione. Queste brevi considerazioni generali ci
aiutano senz'altro a capire la situazione locale nostra. Ma cominciamo a mettere
qualche punto fermo. Ci troviamo davanti a tre vie che potremmo anche chiamare
soluzioni, ma è una parola che non voglio usare. Troppo evocativa. Passiamo alla
seconda strada: potrebbe essere quella di continuare a far finta di nulla, che
poi non è nemmeno vero, perché come abbiamo visto, basta che uno pensi, dico
basta che uno pensi, a possibili alternative, che si scatena il putiferio.
Sicuramente è quello che preferisce fare il gruppo consiliare di Forza Italia
autore dell'ordine del giorno e richiedente questo Consiglio straordinario. Lo
vogliamo dire che per risalire a qualcuno che ha pensato a questo problema prima
di questa amministrazione, occorre andare indietro nel tempo fino alla giunta
Lazzarini negli anni novanta! Vogliamo dirlo che chi adesso si agita perché
sempre questa amministrazione ha speso alcune migliaia di euro per dotare di
singoli contatori per l'acqua le piazzole, sono gli stessi che hanno permesso
un'erogazione indifferenziata e incontrollata, anonima e fonte di spreco a
totale carico dell'amministrazione. per di più, se non ricordo male, lasciataci
in eredità dal punto di vista economico. Terza via: dare quel minimo di dignità,
mi fermo qui. Certo non posso dire che la condizione abitativa non sia
importante. Chi sta nei campi, adesso non gode certo di condizioni adeguate, ma
fortunatamente c'è una collocazione spaziale tutt'altro che ghettizzante,
essendo vicino alla città e ai servizi, che ne attenua un po' la gravità.
Dobbiamo pensare alle esperienze di quelle città che hanno preferito non vedere,
allontanando a dismisura i campi con costi economici enormi e costi sociali
altissimi. Abbiamo detto che la condizione abitativa che non può essere scissa
da quella spaziale, sono condizioni indispensabili affinché i servizi erogati
dal servizio sociale, possano raggiungere la piena efficienza. Mi riferisco
all'inclusione scolastica, compreso il contrasto all'abbandono, a quella
lavorativa, su cui anche altri Enti pubblici con più specifiche competenze
avrebbero, a mio parere, dovere di intervenire, a quella sociale rispetto al
welfare. Non meno importante che effetti positivi vengano ottenuti anche dal
punto di vista economico in termini di rapporto favorevole tra risorse impiegate
e benefici per la collettività come dimostrato in tutti gli studi compiuti sul
tema. Perché su questo punto in particolare e stata focalizzata l'attenzione dei
detrattori. Ma direi che ci sono i presupposti per pensare a qualcosa oltre il
campo. Viene naturale pensare a collocazioni stabili, case popolari, housing
sociale, riutilizzo e sistemazione, anche da parte degli stessi interessati di
strutture abbandonate e dismesse dove anche le relazioni possono slegarsi dal
gruppo di riferimento. Non bisogna nasconderci che sono progetti ambiziosi e
necessitano di tempi importanti. Fare questo, tantomeno pensarci, non significa
essere buonisti o scordarci dei problemi dei lucchesi, come ci ricorda
Martinelli in quel pessimo odg che trasuda di luoghi comuni e discriminazione.
Significa altresì ragionare con la testa, dando forza ai valori che dovrebbero
essere alla base di una convivenza civile, moderna e allo stesso tempo radicata
nella cultura di un paese, ma vorrei dire di una città, che ha fatto
dell'accoglienza e della solidarietà, la propria bandiera. Dicevo di un
ragionamento complesso che appunto tiene insieme ideali e valori al pragmatismo,
perché è ormai letteratura che investire in inclusione, socializzare, ha costi
enormemente inferiori a quelli di interventi tampone". Purtroppo la bandiera,
quella della solidarietà, quella dell'accoglienza, è un po' sbiadita. Lo dico
con rammarico perché di questo hanno colpa soprattutto le Istituzioni, chi ne è
rappresentante. La politica stessa. Non c'è più l'autorevolezza, quella che
nasce da sentirsi interpreti veri della società in grado di prendersi
responsabilità importanti. Indicare la strada. Tutto, oggi, sembra invece essere
legato al consenso fine a se stesso. All'attenzione dei media, alla loro
capacità di modificare le percezioni. Il referendum, per esempio, lo richiede la
Giorgi per il M5S nel suo odg, è uno strumento importante che non può diventare
surrogato della democrazia dei luoghi deputati ed elettivi. Così si sminuiscono
le Istituzioni, il valore del mandato ricevuto dagli elettori. E scusate se mi
permetto, ma non facciamo il bene delle Istituzioni nemmeno confezionando
Consigli speciali più o meno aperti su argomenti che possono trovare
collocazione tradizionale e che nella maggior parte dei casi non sono
frequentati dagli stessi richiedenti. Ho la convinzione che nel nostro impegno
da amministratori, abbiamo il dovere, in alcuni casi, per così dire, di tapparci
le orecchie, di isolarci quel tanto che basta quantomeno a provare a pensare,
senza condizionamenti esterni. Magari arriveremo alle stesse conclusioni, ma a
quel punto forse avremo più chiaro quali siano i valori e gli ideali che ci
muovono. Io ho una domanda da fare. Se mi devo attenere a come sono stati
impostati gli odg presentati dalle opposizioni, ho già la risposta, ma
piacerebbe sentirlo dalle parole dei proponenti e da tutti gli altri che hanno
mostrato una linea simile. Vorrei capire se pensano comunque, magari avete un
concetto diverso dal mio, che l'inclusione sia passaggio necessario e
fondamentale. Se così fosse sarebbe possibile un minimo di ragionamento. Si
potrebbero mettere in campo esperti che studiano il fenomeno. A proposito,
immagino che ne abbiate consultati di autorevoli per il deliberato finale,
quello dove chiedete di destinare le risorse esclusivamente ai lucchesi.
Sappiano Martinelli e gli altri che è già così. Sappiano che anche loro da
sempre hanno destinato risorse, magari malvolentieri, magari non seguendone la
reale destinazione e i conseguenti risultati, a Rom, Sinti, Camminanti e
immigrati. Risorse molto esigue rispetto al totale della spesa sociale del
Comune ( come ha detto l'Amministrazione). E comunque deve essere chiaro che
fare integrazione costa. L'importante è farla bene per ottenere risultati. Anche
se non immediati. Tutti conosciamo le condizioni dei due campi principali:
quello di via della Scogliera e quello di via delle Tagliate. Vado alla
conclusione e ne approfitto per un parziale riepilogo. Sappiamo delle
problematiche igienico sanitarie e di sicurezza. Sappiamo che molti nuclei
familiari hanno fatto richiesta di assegnazione di alloggi di edilizia popolare.
Almeno noi sappiamo che questa è sicuramente l'opportunità maggiore che può
essere data per realizzare un inclusione stabile, ma sappiamo anche che questa
possibilità ha bisogno di tempi molto lunghi per essere attuata. Sappiamo che
molti degli abitanti dei campi sono lucchesi, quantomeno per residenza, da molto
tempo. Si è saputo della possibilità di un finanziamento dedicato che però aveva
scadenze a breve e che non ci ha permesso di valutare appieno un progetto che vi
si adattasse. Sapete che quel poco tempo non ha permesso di fare alcuni passi
tecnici e urbanistici abbastanza complessi. Sapete di quanto comunicato dal
Sindaco in merito ad un progetto mai arrivato sul tavolo di una commissione e
nemmeno sul tavolo di una redazione, luogo quanto mai preferito in questi ultimi
tempi. Sapete che nonostante il soprassedere da uno studio, da un'opportunità
che si era aperta, è stato ribadito e ricordato quanto il tema, la sua
drammaticità, sia all'ordine del giorno e che una soluzione prima o poi andrà
trovata. Per tutto questo giudico negativo, e anche pericoloso, di questo me ne
assumo la responsabilità personale, L'odg presentato da Martinelli a nome del
gruppo Forza Italia. Pericoloso non tanto per il contenuto strumentale, quanto
per il messaggio che contiene. Un messaggio di esclusione, di occultamento, di
denigrazione, di isolamento. Una condizione mentale che influenza qualsiasi
ragionamento. Anche lontano dal tema che stiamo trattando stasera. Un messaggio
deleterio soprattutto per le nuove generazioni, per i nostri figli che più di
noi dovranno confrontarsi con situazioni simili e in crescendo. Stesso pensiero
per quanto riguarda l'odg presentato dalla Consigliera Giorgi di cui credo aver
già dato un giudizio nella parte iniziale e centrale dell'intervento. Credo che
si debba fare tutt'altro. Non possiamo e non vogliamo nascondere la polvere
sotto il tappeto. Semmai rilanciare l'impegno a trovare soluzioni adeguate con
il minor costo possibile per la collettività, e vorrei che si intendesse che i
costi non sono sempre da riferire al conto economico. Chiaramente senza nulla
togliere ad altri e semmai rafforzando gli altri fronti di intervento possibili
con la costituzione di un patto che unisca gruppi marginali, enti, associazioni
e cittadini, in un percorso di conoscenza e approfondimento per la ricerca delle
soluzioni più efficaci, affinché si giunga anche ad un sentire più condiviso di
diritti e doveri reciproci. Termino veramente, ma è necessario ricordare che
l'Europa ci guarda, e non è uno sguardo benevolo. Continuiamo ad applicare
alcuni aspetti del Decreto emergenza Rom decaduto nel 2011, non è stata
distrutta la banca dati su base etnica creata in occasione del censimento dei
Rom, vengono fatti ulteriori tagli al personale dell'ufficio nazionale
antidiscriminazione razziale (Unar) che è l'organo nazionale di tutela
dell'uguaglianza che ha il compito di attuare la strategia nazionale
d'inclusione Rom Sinti e Camminanti. Lo dico, perché non abbiamo battuto ciglio
nell'inserire nella nostra Costituzione il pareggio di bilancio, di fatto
mettendo in secondo piano il lavoro, nonostante questo sia protagonista
dell'articolo 1. Non è un bell'andare per i diritti, figuriamoci per i doveri.
A TUTTI COLORO CHE HANNO A CUORE LE SORTI E IL DESTINO DEGLI ESSERI UMANI IN
QUANTO TALI, AL DI LA' DEL COLORE, DELLA RELIGIONE, DELLA FEDINA PENALE....
A nome di alcuni insegnanti della scuola primaria di Via Russo, Milano,
scriviamo quanto segue:
Il giorno 2 gennaio 2014 due insegnanti della scuola di cui sopra si sono recate
a Mezzana Bigli, in provincia di Pavia, per salutare le famiglie rom, ma
soprattutto i bambini, che dal campo di Via Idro si sono trasferite in questa
località, dopo aver contratto un mutuo per l'acquisto di alcune vecchie cascine
e stalle. Tali famiglie sono state aiutate con un fondo (Piano Maroni?!)
elargito dallo stato attraverso la Casa della Carità con la promessa che
sarebbero stati aiutati nella fase di sistemazione delle "case" e di inserimento
nel tessuto sociale attraverso la ricerca di un lavoro.
Prima di recarci a Mezzana due famiglie in particolare ci hanno chiesto cibo e
vestiti e noi, grazie anche all'aiuto di alcune persone e alla colletta che
abbiamo fatto, abbiamo potuto portare un po' di scorte alimentari, indumenti e
alcuni giochi.
La situazione che abbiamo trovato è la seguente:
una famiglia composta da 4 persone vive in una piccolissima
roulotte con una stufa a legna dove cucina, scalda l'acqua per
lavare e lavarsi. La loro abitazione ( 2 stanze) è inagibile: il
pavimento e i muri trasudano umidità, occorrerebbe sollevare le
piastrelle per collocare il "vespaio" in modo tale da areare il
tutto. Per fare questa modifica e anche tutte le altre occorrono
soldi! Non c'è l'elettricità;
le case di altre due famiglie sono state sistemate
all'interno in modo abbastanza civile, tenendo conto che invece
dei vetri delle finestre sono stati messi dei lastroni di
plastica e che sul lettone di una delle due ci piove sopra in
caso di maltempo;
un'altra famiglia che vive nella roulotte, di notte, dopo
aver scaldato per tutto il giorno una piccola stanza, si reca lì
per dormire;
la legna per le stufe viene raccolta nei dintorni;
la scuola di Mezzana è stata chiusa per mancanza di alunni e
quella più vicina è molto lontana, occorre portare i bambini in
macchina e per portarli occorre la benzina e quindi i soldi;
tutte le abitazioni sarebbero comunque inagibili;
c'è un unico bagno per tutti
Al di là di ogni considerazione politica sulle scelte fatte in precedenza e
che hanno portato delle persone a peggiorare il loro stile di vita ci chiediamo
se il Comune di Milano, la Casa della Carità, i Padri Somaschi, altri enti no
profit o volontari a qualunque titolo vogliono fare qualcosa.
I bambini non vanno a scuola, hanno freddo e fame. Le conseguenze di una simile
situazione potrebbero essere gravissime e controproducenti per coloro che hanno
invogliato tali famiglie a trasferirsi.
Noi continueremo, nei limiti delle nostre forze, a sostenerli ma non possiamo
certo sostituirci allo stato, al comune e a chi per esso opera nel sociale.
Un'altra cosa che possiamo fare come insegnanti e cittadini è dare voce al
disagio e alla sofferenza che abitano in quel di Mezzana Bigli chiedendovi delle
risposte certe che vadano ad alleviare la loro fatica di vivere.
Gennaio 2014 Seguono le firme di 16 insegnanti della scuola primaria di Via Russo 27
Ma perché se una bimba rom è bionda e chiara di carnagione, deve per forza
essere stata rubata? In molti purtroppo la pensano così. Di Sabrina Milanovic
Voglio raccontare, brevemente, l'esperienza di una mamma rom che ha vissuto
attimi di vera paura e di ansia quando l'hanno accusata di aver rubato
Fatima... sua figlia!
Conosco Fatima (2 anni, nella foto) e sua mamma personalmente ed è proprio
quest'ultima ad avermi dato l'input per parlare della sua storia e farla
conoscere all'esterno.
Il tutto è successo al porto di Olbia sei mesi fa all'incirca. Le autorità
portuali si sono allarmate dando della bugiarda alla ragazza riguardo la vera
identità della bimba, che secondo loro era stata rubata dalla stessa.
Una volta fatti tutti gli accertamenti del caso si son dovuti ricredere...
Ma
che paura!
La stessa mamma con la sua bambina, dopo un po' di tempo, si è ritrovata ad un
supermercato. Una signora quasi incredula di vedere questa bimba bionda con una
rom si è allarmata, ha chiamato i carabinieri e anche loro hanno dubitato del
legame di sangue tra la donna e la piccola.
Fatti gli accertamenti dovuti, si son scusati.
Insomma, a volte le mamme rom hanno paura di uscire con i propri figli o
affrontare un viaggio. E questo perché? Perché i loro figli sono semplicemente
biondi.
In molti pensano che i rom rubino i bambini. Eppure è un falso mito,
privo di ogni fondamento, come dimostrano anche recenti studi scientifici, come
la ricerca "La zingara rapitrice" condotta dall'Università di Verona.
E' vero: la maggior parte dei rom ha famiglie numerose. Ma è proprio per questo
che io dico: ma con tutti i figli che già si hanno mica si va a rubare quelli
degli altri!! O no?
Lo dico molto spesso alla gente che me lo chiede di persona. Sperando che un
giorno, finalmente, di questi stereotipi non si parlerà davvero più!
Disclaimer - agg. 17/8/04 Potete
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