Di seguito gli articoli e le fotografie pubblicati nella giornata richiesta.
Da
Aussie_Kiwi_Roma
GREEK REPORTER Australia La questione degli immigrati rom dalla
Grecia nel 1898 ritorna attuale - By Stella Tsolakidou on June 12, 2012
Sali Ramadan, sua moglie Rose e loro figlia Sherezada
Nel 1898 un gruppo di 26 Rom greci dalla Tessaglia arrivò a Largs Bay,
nell'Australia del sud e qualche giorno dopo ripartì a piedi verso le
colonie orientali. Questi primi migranti di origine greca furono tra le ragioni
dell'introduzione delle prime leggi razziali nell'Australia del sud, a cui seguì
l'Immigration Restriction Act del 1901. Fatto che in seguito marcò le relazioni
diplomatiche tra Grecia ed Australia.
La storia dietro questi primi 26 migranti e le loro gesta è nuovamente emersa
ed ha assunto un ruolo centrale nel quadro del dialogo continuo su come gestire
il problema dell'immigrazione di massa e dei richiedenti asilo in Australia.
La storia di questi migranti comincia in Grecia nel 1897, dopo
che i Greci avevano perso una guerra contro i Turchi. La tregua a maggio 1898
aveva creato un'ondata di migliaia di migranti, forzati ad abbandonare la loro
terra per migrare all'estero o cercare rifugio nei territori rimasti alla
Grecia. Come molti altri, i 26 Rom furono obbligati a lasciare le loro case nei
villaggi della Tessaglia, scappare a Volos e prendere una nave diretta in
Australia, senza avere idea di ciò che il futuro aveva in serbo per loro.
Ascoltando i racconti dei commercianti e dei proprietari di barche a Volos
sulla vita prospera in Australia, i Rom decisero di rinunciare agli ultimi loro
fondi per pagarsi il viaggio sulla nave francese "Ville de la Giotat", il 20
giugno 1898.
Per errore, i 26 sbarcarono ad Adelaide invece di Sidney, e presto divennero
il centro di attenzione negativa ed impopolare nel paese per lungo tempo. Le
autorità locali erano allarmate per l'arrivo di questo neo venuti, inaspettati,
non voluti, pericolosi e vestiti di stracci. Il loro ingresso nel paese non era
autorizzato, fatto che ben presto accese la fiamma contro gli immigrati di
colore, che si estese in tutta l'Australia.
I giornali locali dipinsero l'arrivo e l'aspetto dei 26 Rom con le tinte più
fosche, pubblicando anche le loro foto. Venne enfatizzato che questi Rom non
erano greci, ma piuttosto erano nati e cresciuti in Grecia e che l'unico
mestiere che conoscevano era quello di calderai. Il loro arrivo nell'area attirò
sin dall'inizio molti visitatori: alcuni diedero loro del denaro, altri li
presero in giro ed altri ancora diedero loro cibo e vestiti. Però la maggior
parte dei cittadini, guidati dal sindaco di Adelaide, iniziarono una campagna
per cacciarli dalla città. Persino l'ambasciatore greco visitò il piccolo
accampamento e fu sorpreso di sapere che i 26 migranti parlavano solo il greco.
Nel frattempo, l'argomento era arrivato al Parlamento dell'Australia del sud,
dove un deputato aveva suggerito da ora non poi non si doveva permettere
l'ingresso di nessun Greco, Hindu o Cinese.
Ma quegli immigrati rom avevano problemi più seri da risolvere: sopravvivere.
Senza mezzi di sostentamento, dovettero ricorrere al vagabondaggio ed
all'accattonaggio, o mettendo in scena spettacoli di strada per i residenti
locali. Iniziarono a ballare e cantare per far quadrare il bilancio. Ma questo
modo di vivere non venne apprezzato dalla stampa e dall'aristocrazia.
Le autorità di Adelaide fecero di tutto per espellere i 26 migranti verso
Melbourne, ma il loro viaggio non terminò lì. Prima vennero trasportati col
treno sino alla periferia di Norwood, sempre nell'Australia del sud, dove la
gente si radunò alla stazione e li fece ripartire col treno successivo. Nelle
altre stazioni, gli abitanti gettavano pietre e non li facevano neanche scendere
dal treno. Quando riuscivano a scendere, piazzavano le loro tende distanti dal
villaggio e cercavano cibo dai contadini. Ci fu chi li aiutò in diverse maniere,
prima che alla fine arrivassero a Serviceton, Victoria, il 23 giugno 1889.
I media annunciarono il loro arrivo descrivendoli come rifugiati greci o
semplicemente zingari. 94 Greci protestarono pubblicamente perché i media e le
autorità australiane "li avevano classificati come Greci" ed insistettero che si
trattasse di un gruppo di Rom dalla Serbia, che sapevano il greco. Tuttavia,
l'allora ministro della Giustizia negò quella storia, perché tutti e 26 i
migranti avevano passaporti greci rilasciati dal consolato greco d'Egitto.
La stampa continuò con i suoi articoli a base razziale contro i Rom dalla
Grecia. Nuovamente i migranti vagarono da un villaggio all'altro. Il governo del
Nuovo Galles del Sud ordinò alla polizia di impedire ai Rom di entrare nella
contea. Affamati e vestiti di stracci, i 26 sognavano di raggiungere Melbourne,
dove speravano che la comunità greca li avrebbe aiutati. Il 17 agosto,
arrivarono a Ballarat, uno dei pochi posti dove furono trattati come esseri
umani. Vi passarono una settimana, prima di partire nuovamente verso Melbourne,
guadagnandosi da vivere con esibizioni nei villaggi vicini. Alla fine, le
autorità di Melbourne non permisero loro di entrare in città, facendoli
accampare alla periferia di St. Kilda, fuori dalla giurisdizione cittadina.
Le loro avventure e vagabondaggi non finirono lì e invece continuarono per
decenni.
Giovedì 21 giugno alle 18.30 inaugura, presso la
Fondazione Forma per la Fotografia la mostra Zingari di Josef Koudelka.
All'evento sarà presente l'autore.
Periodo
dal 22 giugno al 16 settembre 2012
Orario
tutti i giorni dalle 11 alle 21
Giovedì e Venerdì dalle 11 alle 23
lunedì chiuso
Costo biglietto
Intero: 7,50 euro
Ridotto: 6 euro
Scuole: 4 euro
Elenco delle riduzioni
Per informazioni
02.5811.8067
02.8907.5419
© Josef Koudelka, Moravia, 1966
Zingari è senza dubbio uno dei lavori fotografici più
celebri del Novecento.
La mostra presentata a Forma, in prima mondiale, rispecchia fedelmente la
sequenza e il menabò del volume Cikáni (zingari in ceco) che lo stesso Koudelka
aveva progettato nel 1970, prima di lasciare la Cecoslovacchia, e rimasto a
lungo inedito.
Quel volume, riproposto da Contrasto, testimonia la spettacolare teatralità
visiva che Josef Koudelka aveva concepito intorno al suo lavoro di ricognizione
fotografica delle comunità gitane dell'Est Europa.
In esposizione le 109 immagini del libro, sontuosamente stampate (sotto la
stretta sorveglianza dell'autore) appositamente per la presentazione di Forma.
Da un lato, le immagini raccontano la quotidianità delle comunità gitane negli
anni Sessanta in Boemia, Moravia, Slovacchia, Romania, Ungheria e in alcuni casi
in Francia e Spagna. Dall'altro, testimoniano lo sguardo penetrante e insolito
dell'autore, la sua capacità di fermare, in momenti unici per la perfetta
composizione formale e la pregnanza dell'azione, scene di vita familiare,
momenti di festa, di gioco e di ritualità collettiva.
Una dopo l'altra, le immagini compongono un vero affresco visivo di grande
potenza e con poetica malinconia registrano la fine di un'epoca, la fine di un
viaggio: quello del nomadismo zingaro in Europa.
Riferimento essenziale "di culto" per generazioni di fotografi, Zingari mantiene
nel tempo la sua forza e conferma la grandezza del suo autore, Josef Koudelka,
tra i più grandi fotografi viventi.
La mostra è presentata in collaborazione con Magnum Photos
Biografia
Josef Koudelka nasce in Moravia nel 1938. Inizia la sua carriera come ingegnere
aeronautico e diventa fotografo professionista verso la fine degli anni
Sessanta. Nel 1968 fotografa l'invasione sovietica di Praga, pubblicando le sue
fotografie con le iniziali P. P. (Prague Photographer, fotografo di Praga).
Per queste fotografie, nel 1969 riceve da anonimo il premio Robert Capa dell'Overseas
Press Club. Nel 1970 lascia la Cecoslovacchia per cercare asilo politico e, poco
dopo, entra a Magnum Photos.
Nel 1975, viene pubblicata la prima edizione di Gypsies, il primo di una lunga
serie di libri di questo fotografo, incluso Exiles (1988), Chaos (1999),
Koudelka (2006) e Invasione Praga 68 (2008).
Nel corso della sua carriera Koudelka ha vinto svariati premi come il Prix Nadar
(1978), il Grand Prix National de la Photographie (1989), il Grand Prix
Cartier-Bresson (1991), e l'Hasselblad Foundation International Award in
Photography (1992). Le sue fotografie sono state esposte al Museum of Modern Art
e all'International Center of Photography di New York, all'Hayward Gallery di
Londra, allo Stedelijk Museum di Amsterdam, al Palais de Tokyo di Parigi, alla
Fondazione Forma di Milano e al Palazzo delle Esposizioni di Roma. Nel 1992 ha
ricevuto la nomina di Chevalier de l'Ordre des Arts et des Lettres dal Ministero
della Cultura francese. Oggi vive fra Parigi e Praga.
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