Di seguito gli articoli e le fotografie pubblicati nella giornata richiesta.
- La leggenda della zingara rapitrice (II)
- Sgomberi in saldo
In questo periodo, ci sono numerose notizie estere che dovrei tradurre ma, impegni di lavoro a parte, ci sono alcuni fatti italiani che meritano un po' di
attenzione, diciamo che l'argomento è:
Diritti, Legalità, Sicurezza
Il blog di Miguel
Martinez ricostruisce un recente fatto di cronaca. Non so com' è andata, ma è l'unico che nella melassa di notizie, si discosta da quello che TUTTI ripetono in coro
Vietato guardare i bambini
[...]
Scendo dal treno a Firenze e trovo la città tappezzata di locandine dei giornali, che dicono tutte più o meno,
"nomadi tentano di rapire bambino in pieno centro".
Ancora, la leggenda della zingara
rapitrice...
Compro La Repubblica e La Nazione, dove leggo gli articoli, rispettivamente, di Michele Bocci e di
Amadore Agostini.
Cerco di ricostruire, non quello che è successo, ma almeno quello che scrivono. Abbiamo
una signora di 22 anni (Repubblica, cronaca nazionale) o di 24 anni
(La Nazione), di nome Alessia, con accanto il marito operaio di 40 anni, e il bambino di cinque mesi nel passeggino. Sono turisti provenienti da Sanremo, e sono a passeggio per una delle strade più famose di Firenze, via Calzaiuoli, alle 13.30.
Di sicuro c'è che si avvicinano due donne Rom. La mamma caccia un grande
urlo, le due donne scappano. Una riesce a fuggire, l'altra, "corpulenta e facile da riconoscere" anche per il vistoso e inconfondibile abbigliamento,
viene subito catturata dai carabinieri e portata al carcere di Solliciano
"per tentato sequestro di persona". E' una clandestina rumena, di 34 anni.
Non è chiaro cosa sia successo esattamente, nel "giro di cinque o sei
secondi", come scrive Agostini. La madre afferma che le donne non solo erano chine sulla culla, ma "cercavano di sganciare le cinture del passeggino".
A questo punto, il Commissario Maigret ha tutti gli elementi per ricostruire quello che è successo.
Prima ipotesi.
Un gruppo di persone che chiameremo la Banda dei Rom decide di compiere
uno dei delitti più rischiosi che si possano commettere in Italia. Perché quando scompare un bambino, non si mobilitano solo tutte le forze dell'ordine del paese.
Si mobilitano anche, e spesso per anni, i media e i politici, che tengono sotto pressione le forze dell'ordine e la magistratura.
Per eseguire questo audace colpo, la Banda dei Rom sceglie una città affollata, all'ora di
punta. Una delle città più sorvegliate d'Italia. In una zona praticamente chiusa al traffico: l'esecutore dovrà quindi
fuggire a piedi, dopo il colpo.
A custodire il bambino, oltre alla madre, c'è anche il padre, un signore descritto come
"operaio" e quindi presumibilmente non invalido.
Per compiere la missione, si sceglie l'esecutrice del delitto: una tonda signora, "brutta come una strega", dai vestiti coloratissimi.
Seconda ipotesi.
Due clandestine, che vivono in condizioni inimmaginabili di degrado, girano per uno dei centri più ricchi del mondo.
Penso a Gabriela Calderashi, certo non bellissima, rumena anche lei,
evangelica convinta, clandestina, che ogni tanto mi raccontava spezzoni della sua vita. So che aveva diversi figli, so che poi pensava di andare con il marito nelle Marche. E so anche che in una notte attorno al Natale del 1999, due bambini che di cognome facevano Calderashi
morirono nell'incendio di una roulotte, proprio nelle Marche. Baxtalì... la fortuna sia con te.
Ma torniamo alle due Romnì - donne Rom - di via Calzaiuoli. Forse volevano proprio vedere il
bambino. Perché, per quanto possa sembrare inimmaginabile a molti italiani,
le mamme Rom sono sentimentali esattamente quanto le mamme di Sanremo o
le nonne di Toscolano
Maderno.
I latifondisti bianchi del sud degli Stati Uniti potevano disporre come volevano delle loro
schiave. Mentre fino a tempi molto recenti, un nero che fosse sospettato di aver concupito una donna bianca veniva immediatamente linciato.
Allo stesso modo, quello che è la normalità per qualunque donna bianca - sciogliersi in complimenti per bambini casualmente incontrati per strada - è
delitto per le donne Rom.
Stanotte c'è in carcere una donna che avrà sicuramente mille difetti, che sarà veramente
brutta come una strega, ma che rischia anni di carcere per una leggenda metropolitana, deliberatamente alimentata da
persone come Bruno Vespa.
Sempre da Kelebek
SGOMBERI = LEGALITA' è la parola d'ordine che unisce Milano
a Bologna.
Con qualche ovvio mal di pancia e parecchi distinguo, nella sinistra storica,
che rischia di vanificare uno dei suoi punti della guerra allo sceriffo
Albertini, e di sparare al Tex Willer di Bologna (classe Sesto San
Giovanni e Bicocca, comunque).
E per la mia noia nel dover scegliere tra il "bertinottismo"
(impallinare qualcuno, purché sia un alleato di sinistra) e la scelta
tra una destra e una sinistra che, all'atto pratico, soffrono delle medesime
miopie.
Non intendo parlare oltre del solito teatrino nazionale, ma questa premessa
"politica" era necessaria, per capire alcuni corto circuiti mentali
tipici dei media, della gente comune, degli intellettuali e dei politici
europei.
Se a Milano gli sgomberi sono all'ordine del giorno (anche per una presenza
di insediamenti illegali - Rom e no - ben più estesa), a Bologna sembra ci sia
sorpresa per questa svolta autoritaria.
Ma è la stessa Liberazione che svela che il Reno era a rischio
per le copiose piogge. Qualsiasi giunta aveva il dovere di sgomberare le roulottes e le
baracche. Se la giunta chiude gli occhi, il sindaco ha fatto bene ad
intervenire.
Il problema "politico" per la sinistra è nel chiudere gli occhi e
sperare che l'abusivismo e gli abusivi siano in grado di badare a se stessi, senza
rompere le palle ai comuni e ai votanti. Che siano invisibili. La piena di
un fiume, chissà quanti indesiderati avrebbe fatto emergere.
La sinistra storicamente ha sempre combattuto contro gli abusi edilizi,
perché ha sempre riconosciuto il patrimonio pubblico come patrimonio della
collettività. Collettività, di cui gli stessi "abusivi" fanno parte
e devono godere, con pari diritti e doveri per tutti.
La distanza tra destra e sinistra non sta nella parola d'ordine della legalità:
ma nel coniugarla col darwinismo sociale piuttosto che con i diritti.
In parole povere: quando le ruspe intervengono, c'è la buona abitudine di non danneggiare le proprietà degli sgomberati (per quanto abusivi) e, visto la stagione, di assicurarsi che abbiano un posto dove andare.
Queste regole elementari valgono per tutti, a meno che la legge non prescriva (la cosa mi sfugge) che i Rom siano una categoria a parte e per loro il diritto non esista.
Rimando a voi la palla: se non esiste diritto, su cosa poggia la legalità?
Ma, sono così importanti le questioni di principio? Dipende: ad esempio sono
quelle gabbie mentali che ci permettono (a noi società maggioritaria e più
o meno regolare) di dividere il mondo in ladri e onesti, lavoratori e
sfaticati, cittadini e clandestini...
Poi, se permettete, esistono le questioni pratiche... Leggendo i giornali,
vengo a sapere che a Milano la giunta di destra smantella ville
(abusive) hollywodiane (sarà...), e a Bologna la sinistra un campo
(abusivo) di disperati. Quello che manca in queste cronache, è che non c'è
bisogno di casi estremi: in tutta la pianura padana casi simili si ripetono a pioggia in provincia di
Milano, Bergamo, Brescia, Mantova, Verona, Reggio Emilia... Famiglie di
Rom e Sinti che hanno un terreno di proprietà, ma condannati a non
stabilirvisi. Non chiamateli Nomadi, sono
sfollati, persino il termine "abusivi" è molto più rispettoso, perché
l'abusivo ha diritti e il Rom no.
In Kossovo sono rimpatriati a forza, e chi aveva una casa ora finisce
in un campo per rifugiati. In Gran Bretagna (ne ho scritto parecchie
volte) sono 10.000 i Rom e Viaggianti a rischio sgombero. Se non si trovano soluzioni, riempiremo le strade di nuove
carovane che, permettete anche a me un'immagine forte e scandalosa, "diffonderanno
il virus dei Nomadi in giro per il paese" (da leggere con sottofondo di
colonna sonora di film horror).
E intanto novembre è alle porte, e nessuno ha voglia di giocare all'allegro campeggiatore perché anche l'anno prossimo si vota.
Pristina, 25 ottobre 2005: Il giorno dopo l'annuncio del Consiglio di
Sicurezza dell'ONU sull'apertura dei negoziati sul futuro politico della
regione, i Rom del Kosovo hanno chiesto di essere ammessi alle discussioni. In
una lettera indirizzata ai rappresentanti della comunità internazionale ed
europea, Rom, Askali ed Egizi chiedono una soluzione urgente al problema di
quanti di loro, cittadini della ex Jugoslavia, sono diventati vittime di
violenze razziste, continuando in molti a sopravvivere in un limbo giuridico ed
esistenziale. I firmatari, tra cui organizzazioni internazionali dei Rom, ONG e
centinaia di privati cittadini (cfr: Petizione
Europea per il Kossovo) chiedono la moratoria immediata delle
deportazioni in Kossovo e il riconoscimento del diritto d'asilo.
Durante un incontro sullo sviluppo delle politiche sui Rom e Sinti, che si è
svolto settimana scorsa a Varsavia col patrocinio dell'OSCE e dell'ODIHR, i
rappresentanti dei Rom kossovari hanno concordato s una piattaforma comune per
la futura cooperazione. [...] Alla presenza del capo missione OSCE e
ambasciatore europeo Jens Modvig, hanno chiesto il riconoscimento della pulizia
etnica contro i Rom, avvenuta a seguito dei bombardamenti NATO, il
riconoscimento dei danni patiti per la guerra, il ritorno alle loro proprietà
[ora] occupate, il ripristino della sicurezza e della libertà di movimento nel
Kosovo e un'indagine imparziale sulle violenze e discriminazioni; la
rappresentanza paritetica e l'accesso alle istituzioni pubbliche, l'effettivo
accesso dei non-albanesi alla casa, scuola, educazione e lavoro; un adeguato
supporto ai rifugiati interni e a quanti hanno fatto già ritorno. Inoltre
chiedono il la certezza del diritto delle comunità non-albanesi, nell'ipotesi
che il Kosovo diventi indipendente e il riconoscimento dei Rom come popolo
costituente. Visto che la comunità dei Rom è attualmente dispersa nel mondo,
chiedono inoltre l'organizzazione di una conferenza internazionale sui Rom del
Kosovo, come misura d'emergenza e per rendere possibile il coordinamento degli
interessi comunitari.
I Rom costituivano la terza più grande comunità etnica nella regione,
stimata la loro presenza in 150.000. Cacciati a seguito delle vicende di guerra,
distrutte le loro case e proprietà. Nonostante la precarietà dell'attuale
situazione, esacerbata dalla volontà politica dei governi occidentali per un
rapido ritorno di Rom, Askali ed Egizi, l'interesse di media e politici sembra
concentrarsi solo sulle due principali comunità in Kosovo, i Serbi e gli
Albanesi, abbandonando le altre comunità ad un destino incerto e senza futuro
politico.
Per ulteriori informazioni, contattare
COMUNICATO STAMPA CS126-2005

LE PRESSIONI DELL'UNIONE EUROPEA PER "TENERE ALLA LARGA LA GENTE" CONTRIBUISCONO A GRAVI ABUSI DEI DIRITTI DEI MIGRANTI. AMNESTY INTERNATIONAL PRESENTA LE CONCLUSIONI DELLA PROPRIA MISSIONE IN SPAGNA E MAROCCOAlla vigilia del summit europeo di Hampton Court, in cui Francia e Spagna dovrebbero lanciare un'iniziativa congiunta per il controllo dell'immigrazione, Amnesty International ha presentato oggi a Madrid le conclusioni della propria missione durata dieci giorni in Spagna e Marocco.
Queste conclusioni non solo dimostrano che alle frontiere europee si stanno verificando gravi abusi dei diritti umani dei migranti, ma rendono anche palese che nessuno se ne vuole assumere la responsabilita'.
La missione di Amnesty International era stata decisa a seguito della morte di almeno undici persone e del ferimento di molte altre, nel tentativo di entrare nelle enclave spagnole di Ceuta e Melilla.
L'organizzazione per i diritti umani teme che la risposta dell'Unione europea (Ue) a questa ennesima crisi, dopo quelle verificatesi in Italia e a Malta, sara' ancora una volta incentrata quasi esclusivamente sul controllo dell'immigrazione illegale.
Gli Stati membri dell'Ue, secondo Amnesty International, devono riconoscere che la pressione politica ed economica che stanno esercitando sui paesi vicini per "tenere la gente alla larga dall'Europa" sta contribuendo a questa situazione caotica. C'e' bisogno di una strategia globale per assicurare il rispetto dei diritti umani di persone che sono tra le piu' povere del pianeta, a prescindere se abbiano titolo allo status di rifugiato.
"Sulla base di quello che abbiamo visto, le forze di sicurezza hanno agito in modo illegale e sproporzionato, utilizzando anche armi letali. Hanno ferito e ucciso persone che cercavano di superare un reticolato. Molte delle persone ferite in territorio spagnolo sono state ributtate fuori dal reticolato senza alcuna formalita' legale o assistenza medica" ha dichiarato Javier Zuniga, capo della missione di Amnesty International.
Nel corso della conferenza stampa di Madrid, Amnesty International ha ricordato che persino la missione tecnica inviata dall'Ue nella zona ha riscontrato la mancanza di un adeguato sistema di protezione dei rifugiati in Marocco, che ha causato il respingimento da questo paese sia di richiedenti asilo che di rifugiati gia' riconosciuti dall'Alto Commissariato dell'Onu per i rifugiati.
Inoltre, centinaia di migranti e richiedenti asilo sono stati trasportati in zone desertiche alla frontiera con l'Algeria ed hanno ricevuto l'ordine di entrare in territorio algerino, in alcuni casi senza cibo ne' acqua.
Le conclusioni di Amnesty International mettono in evidenza le enormi difficolta' in cui si imbattono i migranti che cercano di chiedere asilo alle frontiere spagnole. Ad oggi, ben poche risultano le proposte dell'Ue o dei suoi singoli Stati membri per risolvere questi problemi o per evitare il trattamento inumano cui sono sottoposte le persone che non hanno la qualifica di rifugiato ai sensi della Convenzione di Ginevra.
"L'Europa deve trovare soluzioni collettive a un problema che essa stessa ha contribuito a creare, soluzioni che assicurino che la gente non venga uccisa o ferita alle frontiere europee e che chi vuole chiedere asilo politico possa farlo liberamente“ ha detto Zuniga.
L'organizzazione per i diritti umani ha infine sottolineato le proprie forti preoccupazioni per il fatto che il rapporto della missione tecnica dall'Ue includa proposte destinate a rafforzare i controlli sull'immigrazione, facendo riferimento persino alla cooperazione con paesi in cui si verificano gravissime violazioni dei diritti umani come la Repubblica Democratica del Congo e la Costa d'Avorio.
FINE DEL COMUNICATO
Roma, 26 ottobre 2005
Per ulteriori informazioni, approfondimenti e interviste: Amnesty International Italia - Ufficio stampa Tel. 06 4490224 - cell. 348-6976920, e-mail: press@amnesty.itAmnesty International EU Office - Ufficio stampaTel. 0032-2-5021499, e-mail: AmnestyIntl@aieu.be
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