Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 06/07/2005 @ 22:33:40, in Europa, visitato 3351 volte)
Durante lo scorso fine settimana, si è svolta a Svidnik (Slovacchia Orientale) una esibizione a cui hanno partecipato associazioni di volontariato del Pronto Soccorso di tutta Europa.
L'evento, FACE 2005, si svolgeva per la prima volta nei sui 18 anni di storia, in territorio slovacco, organizzato dalla Croce Rossa nazionale e da quella locale.Vi hanno preso parte 900 partecipanti. Non ci sarebbe niente di male, se gli organizzatori non avessero previsto un contest che purtroppo riflette in pieno il razzismo della società slovacca.
Riporta la stampa (Korzár, 4 luglio): «Probabilmente è stata una prova difficile per molti concorrenti, ma è stata molto apprezzata la ricostruzione di un tipico matrimonio zingaro, che si teneva al suono della loro piacevole musica. Come succede abitualmente, gli invitati al matrimonio hanno cominciato a picchiarsi e due uomini si sono feriti gravemente. Uno aveva un coltello infilzato nello stomaco e l'altro in gola. Grazie all'abilità della truccatrice Maria Hoškova, le ferite erano ricostruite perfettamente. "Non è stato facile ricreare artificialmente ferite del genere. E' stato difficile ricreare gli intestini e ho dovuto lavorare con impegno e a lungo," ci ha detto. La troupe rumena è riuscita a separare quanti ballavano dai feriti, riuscendo a salvarli; i polacchi invece hanno fallito. Gli invitati li hanno coinvolti nel ballo, hanno rubato loro gli attrezzi medici, minacciati con i coltelli e bloccati dal portare soccorso ai feriti. Visto che la prova doveva svolgersi in soli dieci minuti, sono stati penalizzati con parecchi punti dalla giuria. Ma il pubblico si è divertito." Probabilmente non era intenzione degli organizzatori offrire un quadro così razzista della società slovacca, ma quale impressione possono aver riportato quei 900 partecipanti di tutta Europa?
La Croce Rossa Slovacca (SČK) si vanta di aiutare i sofferenti e i bisognosi... Perché non riesce a cogliere la differenza tra il cosiddetto divertimento e la diffamazione di un popolo? O vuole forse ingraziarsi l'opinione pubblica? Protestiamo contro il modo in cui la comunità Rom è stata raffigurata durante FACE 2005 e chiediamo scuse pubbliche non solo ai cittadini Rom che vivono in Slovacchia, ma anche a tutti i partecipanti a quella esibizione.
Vi chiediamo di inviare la vostra protesta a:
e alle altre organizzazioni che hanno preso parte a FACE 2005.
RPA©
Di Fabrizio (del 06/07/2005 @ 16:10:50, in Italia, visitato 1810 volte)
Ricevo da Luciano Muhlbauer <lucmu @ tin .
it> e porto a conoscenza
ai firmatari dell'Appello alla Città
Cari/e tutti/e
ieri 5 luglio si è svolto l'incontro tra il Prefetto Ferrante e la delegazione dei firmatari dell'Appello alla Città. Oltre al Prefetto erano presenti il suo capogabinetto e il vicecapogabinetto, il responsabile della Croce Rossa di Corelli e il responsabile della C.R. provinciale. La nostra delegazione era costituita, come deciso alla riunione del 30 giugno: Patti (Arci), Parenti (Naga), Pasi (SinCobas), Volpato (CS Leoncavallo), Patta (Prc), Barraco (Verdi) Angella (P. Umanista), Maestri (cons. provinciale) e Muhlbauer (cons. regionale); Giudici (Fiom), parte della delegazione, non ha potuto partecipare per un'emergenza dell'ultimo minuto.
L'incontro è iniziato con una visita all'interno del Cpt. Probabilmente superfluo sottolineare che tutto era più pulito e più in ordine del solito. Il clima era quello di una visita guidata e dunque molto diverso dalle visite fatte in altri momenti da parlamentari e consiglieri...
Abbiamo potuto vedere anche il Centro di Identificazione per richiedenti asilo provvisiorio, in fase di ultimazione. Praticamente una ex-camerata del Cpt viene destinata a questo scopo e un ingresso separato dall'esterno sta per costruito. L'interno è dunque analogo alle camerate del Cpt in senso stretto. Sollecitato, il Prefetto ha dichiarato che la regola sarà quella della permanenza notturna dei richiedenti asilo, mentre di giorno possono entrare e uscire dal centro come credono.
Con questa nuova situazione, i posti disponibili dentro il Cpt si riducono da 140 a 112, essendo appunto 28 destinati al Centro di identificazione.
I detenuti nel Cpt sono attualmente quasi tutti Rom (circa 80), provenienti in gran parte dal campo sgomberato di via Capo Rizzuto. Degli altri "ospiti" quasi la metà sono ex-carcertati, che come al solito si vedono aggiunti due mesi di galera extra dopo la fine pena. Tre di loro ci hanno chiesto colloquio, cosa che è avvenuto alla fine dell'incontro con il Prefetto.
L'incontro vero e proprio si è svolto in un clima sereno, nel senso che il Prefetto si è mostrato disponibile di fronte a tutte le nostre richieste, accogliendole. Abbiamo chiesto che quanto accordato venisse fissato nero su bianco e anche questo è stato accolto. La forma concreta è ancora da definire (dichiarazioni d'intenti, protocollo di intesa ecc.?), ma venerdì prossimo si terrà un incontro tecnico in Prefettura, dove si cercherà di tradurre il tutto in un testo scritto. Comunque sia, è stato raggiunto verbalmente un accordo sui seguenti punti:
1. visita periodica dentro il Cpt di carattere ispettivo e con colloqui con detenuti che lo desiderassero (tipo sportello)
2. possibilità visite fuori dalle scadenze periodiche, previa autorizzazione Prefettura
3. possibilità per parlamentari e consiglieri regionali di farsi accompagnare da collaboratori (applicando la regola vigente nelle carceri)
4. possibilità per "ospiti" di poter richiedere visita medica esterna,
utilizzando il servizio medico messo a disposizione da noi. Le visite
mediche indipendenti si svolgeranno nei locali dell'infermeria della Croce
Rossa ed è salvaguardato il rapporto confidenziale medico-paziente.
5. dare pubblicità ai detenuti di tutto questo
6. informazione regolare da Prefettura a noi su presenze all'interno del Cpt (nazionalità, provenienza, numero ecc.)
Da aggiungere che su nostra domanda, il Prefetto ha dichiarato che intende autorizzare anche visite da parte di consiglieri provinciali e comunali di Milano, nonché del competente CdZ, qualora venissero richieste.
Va ribadito che tutto ciò va tradotto in testo scritto e forse ci saranno ancora dei problemi. Inoltre, sempre come deciso nella riunione del 30/6 scorso, al fine del funzionamento di questo meccanismo di monitoraggio ci siamo costituiti in Consulta Cittadina Corelli, intendendo compresi tutti i firmatari dell'appello.
In conclusione, la mobilitazione messa in atto in questi mesi e l'iniziativa dell'Appello ha prodotto dunque il risultato di aprire una "finestra" della società civile su Via Corelli. La Prefettura ha dunque riconosciuto quella parte della città che chiede la chiusura dei Cpt come un soggetto che può monitorare quanto avviene nel centro.
Ora sta a noi rendere operativo e produttivo il lavoro. Pertanto sarà necessario convocare una riunione di tutti i firmatari, dove definire gli impegni e le forze. La cosa migliore sarebbe settimana prossima, in orario accessibile ai più. Così, inoltre, conosciamo anche i risultati degli incontri di Bari del 10 (assemblea di movimento) e dell'11 (forum dei Presidenti di Regione).
un abbraccio
Luciano Muhlbauer
Di Fabrizio (del 06/07/2005 @ 14:33:31, in Italia, visitato 4437 volte)
segnalazione di Marta Rabbiosi <martarab @
libero . it>
oggi su Repubblica:
L'assessore Manca: "L'emergenza umanitaria è da considerarsi finita"
Il Comune: da lunedì stop all'assistenza ai nomadi
La Caritas: dormiranno da noi
Il presidente della Provincia Penati: via i delinquenti ma aiutiamo i
disperati - di ORIANA LISO
quella di Domenica sarà l'ultima notte che i 76 rom sgomberati dal campo nomadi via Capo Rizzuto potranno passare nella sede della protezione
civile di via Barzaghi. A partire da quella data, il Comune si chiamerà fuori dalla gestione diretta dell'emergenza nomadi. A dirlo è
l'assessore alla Sicurezza Guido Manca: «Dopo questa settimana l'emergenza
umanitaria è da considerarsi finita e quindi vanno a cessare le responsabilità dell'amministrazione comunale».
Un annuncio che riapre l'emergenza tamponata provvisoriamente anche grazie alla
Casa della carità, dove i rom vengono ospitati di giorno e da dove, ogni sera, vengono accompagnati in pullman in via Barzaghi. E
proprio dalla struttura di don Colmegna arriva un'altra soluzione tampone, che però rimanda solo di pochi giorni il problema:
«Li terremo a dormire da noi - dice don Massimo Mapelli della Caritas -
perché per strada non li possiamo lasciare. Ma solo nell'attesa che le istituzioni trovino
una soluzione: per far posto a loro abbiamo bloccato gli ingressi, ma settanta posti sono già occupati dai nostri ospiti».
Così, se alla protezione civile di via Barzaghi considerano chiuso il problema, dall'altra parte non si ferma il balletto di responsabilità e
polemiche tra Comune, Provincia e Regione. Palazzo Marino ribadisce un no deciso alla possibilità di aprire altri campi in città e rifiuta
anche l'idea di destinare ai rom il giardino dell'ex psichiatrico Paolo Pini: «Nessuno, nemmeno don Colmegna a cui siamo affezionati può chiedere
a Milano di aprire altre strutture: la mano sul cuore se la mettano ora i sindaci dell'hinterland, Sesto, Rozzano, San Donato». Anche il
prefetto Bruno Ferrante richiama le amministrazioni comunali a un maggior
coinvolgimento su un problema «che non riguarda solo Milano». Il prefetto
auspica anche l'arrivo della Regione al tavolo della sicurezza sui nomadi. Una presenza sempre sollecitata dal presidente della Provincia
Filippo Penati: «I cittadini si aspettano che le istituzioni si mettano
d'accordo per cacciare i delinquenti, aiutare i disperati e sostenere le associazioni che già lo stanno facendo: per questo bisogna rilanciare
l'idea di un piano metropolitano che affronti il problema della presenza dei nomadi sul territorio».
Dal Pirellone arriva un'apertura a partecipare al tavolo tra le istituzioni. Ma la Lega, con l'assessore regionale
Davide Boni, inchioda la maggioranza alla linea dura contro i campi nomadi: ribadisce il no a
qualsiasi finanziamento regionale. Di più, rilancia: «Abroghiamo la legge regionale sui nomadi». Legge che invece per i Ds va ripensata, ma in
tutt'altra direzione. «La Regione stanzi fondi per i Comuni e gli enti che promuovono interventi per l'integrazione e il miglioramento delle
condizioni di vita dei nomadi - dice il segretario milanese Franco Mirabelli
- e si realizzi una consulta regionale con le amministrazioni locali e esperti in materia».
Inoltre sull'inserto che Repubblica pubblica ogni mercoledì con
articoli estratti dal New York Times (non disponibile on-line), oggi c'è un interessante articolo sulla politica rumena a proposito di infanzia dal 1966 ad oggi.
Di Fabrizio (del 05/07/2005 @ 23:59:00, in Europa, visitato 5402 volte)
In un post recente è saltato fuori il nome di Soros...
personaggio che ogni tanto emerge in queste cronache. Rispolverato dall'archivio
di Pirori:
George Soros è conosciuto nel mondo occidentale come un finanziere americano d'assalto, che verso la metà degli anni '90 diede origine a un memorabile crack borsistico.
Negli ultimi 10 anni, ha finanziato direttamente o tramite fondazioni, tutta una serie di iniziative rivolte all'Europa dell'Est, al Medio Oriente e all'America Centrale e Meridionale. Tra l'altro, anche radio, corsi scolastici, siti internet gestiti da OnG Romani. Qualcuno, dice anche partiti...
Capitalista selvaggio o filantropo?
Un circostanziato atto di accusa lo reperite qui:
George
Soros: Mago imperiale e agente doppio?
Sta di fatto che buona parte del materiale estero che traduco, mi arriva da organismi Rom che sono finanziati dalla fondazione Soros.
Per capire qualcosa di +, potete vedere il video preparato da Radio Rota, dove Soros e i suoi collaboratori illustrano la propria attività
(english only)
Video 256:
http://medorek.ecn.cz:8080/ramgen/radiorota/2003/decadeofroma/roma1.rm
Video ISDN:
http://medorek.ecn.cz:8080/ramgen/radiorota/2003/decadeofroma/romauuisdn.rm
(necessita di RealPlayer - scaricabile gratuitamente da
http://italy.real.com/freeplayer_r1p.html)
Direte, troppo comodo trincerarsi dietro i giudizi altrui. Metti caso che a qualcuno interessasse come la penso:
- se fossero veri metà dei pregiudizi che la gente ha sugli zingari, non ci vedrei niente di male che qualcuno insegnasse finalmente loro come si ruba senza finire al gabbio. Anzi: MAX RESPECT
- a ogni Rom che si rispetta è capitato nella sua vita di incontrare il classico idealista di sinistra (o magari cattolico), invece dell'amministratore pubblico scandalizzati che nella ricchezza occidentale ci fosse chi viveva ancora con standard medievali... INACCETTABILE! Qualche volta si è collaborato perché la situazione cambiasse, spesso (senza dare la colpa a nessuno) ci si è persi di vista quando le eccessive differenze spaventavano.
Soros però ha portato 2 novità: i soldi e sbocchi professionali qualificati, a chi i soldi li rispetta ma (quando va bene) il massimo del lavoro è la bassa manovalanza.
- Abituati da secoli ad essere chiamati in causa e poi abbandonati, i Rom lo sanno di essere parte in gioco nella partita che nell'Est Europa stanno giocando Europa e Stati Uniti. Ormai alla disperazione, cacciati in Occidente da un nuovo olocausto (e in Occidente costretti all'illegalità o rinchiusi nei campi di raccolta per clandestini), prendono quel che possono (anche dal diavolo in persona) e in silenzio, mostrano che si può progredire se qualcuno offre loro l'opportunità.
Di Fabrizio (del 05/07/2005 @ 22:03:24, in casa, visitato 2097 volte)
Fonte http://groups.yahoo.com/group/Roma_Shqiperia
AMNESTY INTERNATIONAL PRESS RELEASE http://web.amnesty.org/library/print/ENGEUR250112005
AI Index: EUR 25/011/2005 (Public) News Service No: 181 1 July 2005
Grecia: I Rom albanesi bersaglio di sgomberi ed attacchi
A Patrasso i Rom sono stati sgomberati e le loro case demolite dalle autorità greche. Si sono verificati anche attacchi a sfondo razzista, su cui le medesime autorità non hanno indagato. Bersaglio particolare sono quei Rom provenienti dall'Albania.
Amnesty International ha chiesto assicurazione alla Grecia perché non si verifichino ulteriori sgomberi o demolizioni senza la presenza delle organizzazioni coinvolte, perché siano salvaguardati i diritti umani dei Rom o delle altre nazionalità coinvolte.
In una lettera al Ministro degli Interni - Amministrazione Pubblica e Decentramento, Amnesty International esprime anche la sua preoccupazione per la mancanza di indagini sulle violenze compiute ai danni della comunità rom.
"Le autorità greche sono legalmente responsabili del diritto a un alloggio adeguato di quanti risiedano nel paese, indipendentemente dalla loro nazionalità o gruppo etnico.Solo circostanze eccezionali possono motivare la decisione di sgomberi di massa; che devono avvenire dopo aver consultato i diretti interessati e garantendo loro una sistemazione alternativa." dice Nicola Duckworth, Direttore del programma Amnesty International per l'Europa e l'Asia Centrale.
Il 23 e 24 giugno 2005, 11 ripari appartenenti a Rom albanesi legalmente residenti a Patrasso sono statti demoliti, mentre i loro occupanti erano assenti. La cosiddetta operazione di pulizia è stata condotta congiuntamente dal Comune e dalla Prefettura, motivandola come azione antiderattizzazione. Già nel 2004, più volte decine di Rom albanesi sono stati traslocati di forza, senza fornire loro indennizzo o sistemazioni alternative.
"Emerge una PRASSI nel demolire i ripari dei Rom albanesi. Le autorità greche devono estendere le misure di rilocazione a quei Rom che non sono di nazionalità greca, soprattutto per quanti siano residenti legalmente nel paese. La mancanza [di una simile politica] contravviene agli impegni assunti per eliminare tutte le forme di discriminazione razziale." continua Nicola Duckworth.
Come si accennava, si sono verificati anche attacchi fisici contro la comunità, tre volte di seguito dal 22 giugno - attacchi confermati dalle autorità, che però non hanno ritenuto opportuno investigare in merito. Secondo gli stessi Rom, nessun ufficiale di polizia si è fatto vivo sulle scene del crimine.
"Rifiutandosi di investigare, le autorità di fatto incoraggiano queste violenze e la discriminazione verso i Rom, in particolare contro quelli di origine albanese"
[...]
Public Document ****************************************
-
For more information please call Amnesty International's press office in London, UK, on +44 20 7413 5566 Amnesty International, 1 Easton St., London WC1X 0DW. web: http://www.amnesty.org
-
For latest human rights news view http://news.amnesty.org
Causa contro la Grecia
Di Fabrizio (del 05/07/2005 @ 03:00:00, in casa, visitato 5232 volte)
La campagna lanciata per evitare lo sgombero di Dale
Farm continua, anche con sollecitazioni inviate al Consiglio Distrettuale.
Di seguito una selezione di alcune lettere che stanno arrivando:
DALE FARM: CHIEDE A Mr BUCKLEY
PERCHE' VUOLE
DISTRUGGERE LE NOSTRE CASE, VITE E SPERANZE
To: Mr Malcolm Buckley, leader of Basildon District Council
and all members of the council and officials
From: Grattan Puxon, secretary,
Trans-European Roma Federation
01206 523528
*************************************
ULTERIORI DOMANDE possono essere sottoposte a:
*************************************
Signore,
Notifichiamo al consiglio da Lei presieduto che le seguenti persone intendono
porre le seguenti questioni durante l'incontro che si terrà al Basildon Centre,
alle 19.30 del 14 luglio.
Copia delle seguenti sarà inviata ai media nazionali e internazionale, come
pure alle organizzazioni: Amnesty International, UN Commission on Human Rights, COHRE, CRE, ERF, OPPM etc
1 Kathleem McCarthy, presidentessa del comitato Dale Farm: 07799332832
"Se saremo sgomberati, dovete volete mandarci?"
2 Michael Sheridan, comitato: 07747417711 "Quale sistemazione
verrà data a quanti verranno privati della casa e che sono registrati come
senza-casa nel vostro comune?"
3 Nora Egan, comitato: 07775527141 "Quale possibilità
per i miei figli, e per tutti gli altri bambini, di poter continuare la scuola,
se ci sgomberate?"
4 Anita Sheridan, residente: 07778800623 "Se verremo
sgomberati, cosa accadrà a quei bambini, come mia sorella, che hanno bisogno di
cure mediche specialistiche?"
5 Kathleen Slattery, residente: 07931379640 "Ho denunciato in
passato il consiglio distrettuale di Hertsmere per violazione dello Human Rights Act,
e vorrei che foste a conoscenza che se sarò sgomberata intendo farlo anche col
vostro comune"
6 Margaret Egan, residente: "Il Vostro consiglio è a conoscenza
che mia madre, Ann Egan, ha già subito uno sgombero da Twin Oaks, vicino
Borehamwood, è seriamente malata e avrebbe il diritto di trascorrere in pace il
tempo che le resta da vivere?"
7 Bridget Quilligan, residente: "Il consiglio mi dica cosa
intende fare del mio prefabbricato se voterà lo sgombero. Dove potrò
sistemarlo e come farò ad riaverlo indietro?"
8 Nora Gore, residente: 07780512466 "Il consiglio mi dica se
ha esaminato la mia richiesta di residenza e quando sia la scadenza, o se invece
le diverse richieste verranno esaminate in blocco."
9 Jimmy Slattery, residente: 07796123201 "Ho partecipato
recentemente a una conferenza con ufficiali della polizia. Voglio sapere chi di
voi consiglieri sarà presente se deciderete di incaricare Constant & co.
dello sgombero."
10 Nora Gammell, residente: 07931379640 "Ai tempi di Twin
Oaks ero incinta di otto mesi e gli incaricati di Costant & co. mi
sbatterono a terra durante lo sgombero. Voglio sapere se potete garantire che
questi episodi non si ripetano e che i miei bambini non siano terrorizzati
un'altra volta dalle persone che avete assoldato"
11 Cathleen Qulligan, residente: 07771557345 "I miei
parenti hanno visto bruciare da Costant & co proprietà ed effetti
personali, inclusi i vestiti dei bambini. Sarete in grado di controllare il loro
comportamento e che queste cose non si ripetano a Dale Farm?"
12 Kathleen Buckley: 07796825614 "Il Vostro consiglio è
a conoscenza che la mia mobilhome è stata bruciata a Chelmsford da Costant
& co. e che per questo li ho denunciati? Se darete mandato a quella
compagnia, rischiate di venir sommersi da centinaia di denunce simili, per
l'ammontare di una cifra spropositata."
13 Lorraine Sheridan, residente: 07961941569 "Se il
comune di Basildon è tenuto al rispetto dei diritti umani e dello Human Rights Act,
perché avete votato lo sgombero?"
14 Ruth Barnett, sopravvissuta ebrea ai progrom in Germania negli anni
'30: 0207 431 0837 "I membri del consiglio sono a conoscenza che
questa azione è stata paragonata in Zimbabwe
alle pulizie etniche in atto in quel paese?"
15 Sue Conlon, Peace and Progress: 07791991756 "Mr Buckley, consiglieri -
se la vostra casa e tutto il vostro quartiere fosse per essere demolito,
stareste a guardare o protestereste contro un'azione così estrema e devastante?
E sei voi protestaste, rispettereste i residenti di Dale Farm per lo sforzo che
stanno compiendo e tornereste a votare per lo sgombero?"
16 Grattan Puxon, segretario Dale Farm Housing Association: "I
signori consiglieri sono stati avvertiti che con la demolizione di Dale Farm
distruggete il futuro di 200 bambini innocenti e che questa macchia peserà sul
nome di Basildon in tutto il Regno Unito ed in Europa?"
17 Joe Jones, Gypsy and Traveller Affairs: 07765174141 "Il
consiglio è a conoscenza che per lo sgombero di Dale Farm dovranno operare
veicoli e macchine pesanti in presenza di bambini piccoli, contravvenendo alla Health and Safety Regulations
- e nel caso che precauzioni intende adottare e far adottare da Constant &
co. e subcontractors?"
18 Bridie Jones, G&TA: 07765174141 "Sono preoccupata
soprattutto per i 150 studenti. I consiglieri mi dicano come intendono agire
perché continuino la frequenza scolastica durante e dopo lo sgombero, inoltre
a) come credano sia possibile evitare loro dei traumi b) nel caso probabile che
questo sgombero dovesse causare loro la non frequenza scolastica, se il
consiglio intende rivalersi sui loro genitori per non aver mandato i figli a
scuola. [...]"
19 Hazel Sillitoe, media: 0794641725 "Nel corso dello
sgombero di Twin Oaks, Costant & co. e la polizia tentarono di impedire la
presenza dei mezzi di informazione. Ne seguì una formale protesta tramite Sky
News.Mr Buckley può dirmi se alla luce di quanto accaduto i media avranno
libero accesso a Dale Farm, o nel caso quale pretesto giuridico sarà adottato
per impedirne la presenza."
20 Sylvia Dunn, G&TA:
"Mi rivolgo a Voi come componente di Human Rights Monitors, per sapere se
il consiglio può assicurare che la mia presenza a Dale Farm in caso di sgombero
non venga impedita da Costant & co. o dalla polizia"
Fonte http://groups.yahoo.com/group/British_Roma
Di Fabrizio (del 04/07/2005 @ 18:19:10, in Europa, visitato 4382 volte)
Intervista alla radio tedesca su Deutschlandfunk
- 29/06/05. Riportata su: Roma_Benelux
Rom mendicanti: "Famiglie poverissime che
vogliono credere ai miracoli" (Bild: AP)
- Il business della povertà
- con false promesse i trafficanti attraggono in Occidente i bambini
dall'Europa dell'Est
In Ungheria, Slovacchia, Romania e Bulgaria centinaia di migliaia di Rom
vivono in situazione di povertà, senza assistenza medica, riscaldamento o acqua
corrente. La vita di ogni giorno è segnata dall'aperta discriminazione, alti
tassi di disoccupazione, mancanza di scolarizzazione e di possibilità di
sviluppo. Le organizzazioni criminali approfittano del desiderio di una vita
migliore. Il rapporto di Christiane Feller da Bruxelles.
Frida Uyttebrouck è nuovamente di pattuglia. Da anni assieme a due colleghi
questa poliziotta controlla che tutto sia in ordine nelle strade del centro di
Bruxelles. Una donna con accanto un bambino piccolo è seduta sul ciglio del
marciapiedi.. Stendono la mano. Gentilmente i poliziotti chiedono i documenti.
Quelli della donna sono a posto. Ma quel bambino di tre anni, le dice la
poliziotta, dovrebbe essere al nido d'infanzia e non a mendicare per strada.
Madri mendicanti con i figli di dodici anni, arrivate nell'Unione Europea a
guadagnarsi il pane pulendo i vetri delle macchine agli incroci di Bruxelles,
sono comuni in tutte le grandi città. Ma quello che i guidatori vedono con
disturbo, è una vera pena per Valeriu Nicolae, Rom:
"Molti bambini scappano da casa, da condizioni di povertà estrema
che non sono in grado di sopportare. Qualcuno ha subito violenza, o i loro padri
sono alcolizzati. Arrivano nelle grandi città della Romania, Slovacchia, Bulgaria
e Moldavia (vedi NDR).
Anche lì le loro condizioni sono misere. L'Occidente sembra loro il paradiso. I
criminali lo sanno."
Europol, la polizia europea dell'Aia, preferisce mantenere il silenzio sulla
natura di queste bande. Ma si da per certo negli uffici dell'Organizzazione dei
Migranti (OIM) a Bruxelles: i Rom di solito non sono i colpevoli, ma le
vittime di questi crimini.
Valeriu Nicolae, 35 anni, è lui stesso nato in una povera famiglia Rom della
Romania. Ma ha avuto la fortuna di poter studiare grazie ad una borsa di studio:
"Anch'io sono cresciuto accanto ad una discarica, ho frequentato le
scuole differenziali e parlavo il rumeno a fatica. Poi mi fecero un test di
intelligenza e scoprirono che non ero affatto stupido". Da circa due
anni Valeriu Nicolae è a capo di ERIO, European Roma Information Office
di Bruxelles. Il compito di questa organizzazione è di funzionare come lobby,
bussando alle porte degli uffici dell'Unione, ai parlamentari e alle autorità
del Belgio, e portare testimonianza sui problemi del suo popolo, in particolare
dei bambini. Nicolae descrive così i metodi di lavoro delle bande criminali:
"Vanno dalle famiglie e dicono loro: Ci cureremo dei bambini e vi
faremo avere tanto denaro. Comprano i bambini per 100 $. Poi dicono che i loro
figli studieranno francese e vivranno in case bellissime. Mostrano delle
fotografie e concludono dicendo che loro figlio sarà di ritorno tra un anno.
Chi è alla miseria, vuole credere ai miracoli."
Chi si è occupata di questa situazione è Roeli Post. La Commissaria EU si
è recata ben 43 volte in Romania negli ultimi sei anni. Nei ghetti rumeni, la
donna olandese ha detto di aver trovato condizioni neanche da terzo, ma da
quarto mondo. La povertà da un lato è un grave problema per i Rom, dice Roeli,
e nel contempo un lucroso affare per le bande criminali di tutta Europa: "Direi
che il Belgio è soprattutto un paese di transito, dove i bambini arrivano per
essere smistati in altre nazioni, ad esempio, Francia, Italia o Austria. Mi
sembra che sia un problema europeo e non specificamente belga."
Le radici della mendicità dei Rom, la loro povertà e mancanza di
prospettive, sono analizzate in un rapporto della George Soros Foundation.
Assieme alla Banca Mondiale ha lanciato "Il decennio dell'inclusione dei
Rom, dal 2005 al 2015"., un percorso di inclusione per otto paesi
dell'Europa centrale e orientale finanziato anche dalla Commissione Europea: Bruxelles
intende investire 30 milioni di Euro per combattere la povertà nei ghetti, che Kósáne Kovács,
ex ministra ungherese dell'Educazione, membro del Parlamento Europeo e Rom lei
stessa, definisce peggiori di quelle dell'Africa.
Non sono solo le gang criminali a sfruttare la povertà. Racconta ancora
Valeriu Nicolae che a volte nei ghetti si presenta qualcuno che offre tra 5.000
e 20.000 Euro per un fegato o un rene. Il peggio, termina Nicolae, è che spesso
si trova qualcuno disposto a vendere il proprio rene.
© 2005
Approfondimenti:
Luci e ombre sul decennio dei Rom:
Bogotá, Junio 28 de 2005 Etnias de Colombia ©
|
Nella foto: Ian Reshetnickov (Sergunin) - Generale Rom della Federazione Russa (1954 - 2004)
Grazie a Boris Muntyanu |
NDR: Sull'argomento, ricordo anche un articolo del 5 febbraio, sempre dalla Colombia.
Preciso che non mi interessa il merito se prestare il servizio militare per i Gitani sia legittimo o meno, visto che nelle varie comunità, anche in Italia, ci sono stati diversi esempi in questo senso.
Articolo interessante comunque per conoscere qualcosa sulla vita delle varie comunità nel mondo. |
Por: PAULA CAMACHO
El Tiempo
I giovani sono riluttanti. Si nascondono dalla polizia, non hanno documenti e non si spostano più nei villaggi vicini per paura dell'esercito. E' il caso di Harold, gitano di 19 anni, che si nasconde da sei mesi. I suoi amici non lo portano più con loro nelle strade del barrio Bella Vista, a Bogotà, dopo che una sera di aprile, mentre andava a trovare un amico, fu sorpreso da una ronda della polizia. Spaventato e con le mani grondanti sudore, si nascose dietro il banco di un negozio.
Vive nel timore del servizio militare, senza uscire di casa o di città, né frequenta più l'Università, perché gli manca il libretto militare. "Noi gitani non abbiamo paura, quello che chiediamo è il rispetto dei nostri costumi. Questo [servizio militare] è una cosa inventata dai gadjé [chi non è Rom NDR] - e noi non siamo abituati a quegli orari definiti, neanche a maneggiare le armi e tanto meno a lasciare le nostre famiglie per tutto questo tempo."
Per preservare la cultura
Una situazione simile è vissuta da circa 350 gitani, tra i 18 e i 20 anni, che rappresentano il 17% dei circa 2000 che vivono in Colombia e che considerano il servizio di leva un attentato contro la loro integrità etnica e culturale.
Il popolo Rom - come si autodefinisce - è considerato gruppo etnico dal 1998 (col governo di Andrés Pastrana). Migrati dall'India attorno all'anno 1000 si sono dispersi in differenti paesi, senza considerarsi appartenenti a nessuno di questi. Arrivarono in Colombia in epoca coloniale, per sfuggire alle persecuzioni [europee]. Entrarono nel paese dal porto di Barranquilla, e in molti conservano le loro radici linguistiche e abitano in zone geografiche delimitate, che loro chiamano Kumpanías, sparse a Bogotá, Girón, Cúcuta, Medellín e Duitama.
Nei secoli i Rom hanno continuato a mantenere distanti i loro figli dai gadjè per preservare la purezza del loro sangue e infine, della loro cultura.
Alexánder Gómez, di 20 anni, è uno di loro che a luglio dell'anno scorso è stato incorporato nel battaglione Plan Energético Vial, di Samoré (nord di Santader).
Gitani nell'esercito
Reclutato, racconta, contro la sua volontà a Cúcuta, quando fu trovato senza libretto militare: "Non mi sono abituato ancora al rispetto degli orari che mi impongono e ad obbedire agli ordini, perché i nostri genitori ci hanno educato alla libertà e dover obbedienza solo a loro e alle nostre leggi ed autorità."
I genitori hanno richiesto ufficialmente al Ministero della Difesa e al comandante del battaglione che sia dispensato dal servizio militare, perché hanno paura che così perda le sue credenze e la sua lingua. Ma sinora non hanno ottenuto alcuna risposta.
La risposta di Juan Guillermo Rojas, comandante del battaglione, è stata: "Nessuno, tanto meno lui, mi ha detto che fosse gitano. Se è parte di un gruppo etnico, posso anche congedarlo. La cosa è possibile, però necessito di stabilire i parametri che la legge esige. Non ho l'autorità per assumere una simile decisione."
La legge non esonera
I portavoce del Ministero della Difesa informano che dal 1999 i gitani sono considerati minoranza etnica, ma che non esiste una legge che dica che debbano essere esonerati dal servizio militare. Soltanto chi si dichiara indigeno tra i gruppi riconosciuti come minoranza etnica (gli altri sono i gitani e gli afrocolombiani),dal 1991 hanno il diritto di non prestare servizio militare "al fine di proteggere la diversità etnica e culturale della Nazione". Ora i leaders gitani, chiedono che anche a loro sia garantito il medesimo diritto.
Una legge che li escluda
Secondo la comunità, in tutta la storia dei gitani in Colombia, solo due sono stati arruolati nell'esercito. Il primo fu Yiyo Gómez, reclutato a Villeta e che prestò servizio per 18 mesi a Bogotá. Il secondo è Alexánder Gómez. Sul suo caso il Ministero non si pronuncia, dato che non esiste un registro etnico di quanti prestino servizio militare. Yiyo Gómez è dell'opinione che i membri della comunità dovrebbero prestare servizio: "Vorrei che lo facessero in tanti, è un'esperienza formativa e non interferisce con i gitani che potremo essere."
Altri gitani stanno elaborando un progetto che permetta loro di essere esonerati. Il coordinatore generale di Prorom (Proceso Organizativo del Pueblo Rom de Colombia) sta valutando se questo sia possibile. "Il processo è iniziato, stiamo consultandoci con degli avvocati. Non saremmo buoni soldati e poi siamo una minoranza di duemila persone. La leva obbligatoria non cambierebbe con la nostra presenza."
La legge dei gitani
I gitani in tutto il mondo sono organizzati secondo leggi proprie, basata sul rispetto e l'ordine famigliare, e il valore della persona si giudica dal mantenimento della parola data.
I Rom hanno proprie autorità tradizionali, chiamate "Sere Romengue", che amministrano la giustizia all'interno di una giurisdizione chiamata Kriss Romaní. "Hanno stabilito che ai Rom è vietato dalla loro cultura far parte delle forze armate" ha commentato Véncer Gómez.
In Colombia i gitani si dedicano a lavorare i metalli e sono commercianti nati. Le donne praticano l'arte della divinazione. Parlano una lingua propria chiamata romanés e vivono uniti in gruppi chiamati kumpanías, dove i gadjé non sono ben visti. Questa organizzazione sociale ha permesso loro di mantenersi uniti e poco visibili al resto della società, e per questo sappiamo così poco di loro.
Di Fabrizio (del 03/07/2005 @ 14:45:51, in Italia, visitato 2710 volte)
Segnalazione di Tommaso Vitale:
Testata "Alto Adige" di sabato 2 luglio 2005
Rom, un circolo per l'integrazione
/Oggi si inaugura Cuore zingaro: «Un luogo di musica e tradizione aperto a tutti»/
BOLZANO - Romano ilo -, cuore zingaro. Questo è il nome del primo circolo culturale multientico messo in piedi dalla
comunità rom di Bolzano, che aprirà i battenti oggi con una festa di inaugurazione. La comunità rom altoatesina a Bolzano
- conferma la responsabile Caritas del settore rom Silvia Golino— conta una presenza di circa 200 persone. di cui 120 nel
campo nomadi di Castel Firmiano e le restanti nelle case popolari messe a disposizione dalla provincia. In tutto l'Alto
Adige, nei diversi paesi, si contano invece altre 200 persone di etnia rom, che perlopiù vivono in appartamenti.
Un'iniziativa, quella del circolo culturale, resa possibile grazie al contributo della fondazione Cassa di Risparmio e
della cooperativa Elios che si occupa di inserimento lavorativo di soggetti disadattati. Manifesto del circolo, che
troverà la sua collocazione nella sede di "Romano ilo", un documento importante per i rom:
- la circolare del 1973 del ministero dell'interno che invitava gli enti locali a favorire l'inserimento del e comunità
nomade sul territorio nazionale. «Ci sono stati momenti in cui è stato davvero difficile essere rom, momenti in cui non
avevo dignità e non ricevevo rispetto dalla gente". Sono le parole del presidente del circolo Mergian Hustric, padre di
tre bambini, arrivato dai Balcani prima della guerra di Bosnia. Sfrattato più volte dai campi nomadi, Mergian ha voluto
fondare questo circolo per dare un segnale importante di integrazione, e per offrire la possibilità anche alle altre
culture locali di conoscere le tradizioni dei rom. "Per non fare vivere ai miei figli — sottolinea Mergian —
l'incubo che ho vissuto io: quello di essere cacciato durante il sonno da una campo nomade".
L'arrivo della comunità rom risale agli anni '90, dopo la guerra scoppiata nei Balcani. A Bolzano si sono dislocati prima
abusivamente all'ex Vives, in un insediamento non autorizzato, poi, dal 1996 hanno ottenuto il campo di Castel
Firmiano. "La maggior parte di loro — sottolinea la responsabile della Caritas —
lavora ed è in regola con il permesso di soggiorno,e poi c'è da dire che tutti i bambini rom frequentano la scuola, persino quella
materna. (….)"
Il circolo, che ha sede in via Macello 18 sarà aperto tutti i giorni da sabato prossimo. Al suo interno si avrà la possibilità di consultare libri, dilettarsi in giochi da tavolo e intrattenimenti vari. Ma la promessa degli organizzatori è di
dare il via a serate musicali e di degustazione gastronomica. All'interno del circolo sarà possibile visitare anche una
mostra intitolata "Amaro trajo". che in lingua rom significa la nostra vita: un viaggio attraverso le avventure della comunità rom attraverso l'Europa raccontate da un giornalista rom.
Stefania Angelini
Di Fabrizio (del 03/07/2005 @ 12:19:38, in Europa, visitato 2208 volte)
Source:
- European Court of Human Rights (press release), France - 30 Jun 2005 - 365 30.6.2005
La Corte Europea dei Diritti Umani (Strasburgo) si riunirà il 6 luglio alle 14.00 per esaminare un ricorso contro lo stato di Bulgaria.
Il caso riguarda l'uccisione di Kuncho Angelov e di Kiril Petkov (entrambe di 21 anni) da parte della polizia militare durante un tentativo di arresto. Entrambe erano arruolati nell'esercito. Furono arrestati all'inizio del 1996 per ripetute assenze giustificate e adibiti alla costruzione di appartamenti e altri progetti civili.
Il 15 luglio 1996 evasero rifugiandosi a casa della nonna di Angelov. Entrambe erano disarmati. Il comando militare, identificato dove i due avrebbero potuto nascondersi, inviò una squadra per procedere al loro arresto. Avendo precedenti per furto, i militari furono istruiti di far uso delle armi se ci fossero stati tentativi di fuga.
Durante l'operazione, Angelov e Petkov furono colpiti da diversi colpi di arma da fuoco. Feriti e portati all'ospedale di Vrasta, vi arrivarono già morti. I colpi erano entrati alla schiena, durante il loro tentativo di fuga.
Testimoni oculari dicono che anche dei bambini hanno corso il rischio di essere colpiti. ma alle loro rimostranze, i genitori si sono trovati le armi puntate addosso.
Fonte: Roma_Rights
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