Rom e Sinti da tutto il mondo

Ma che ci fa quell'orologio?
L'ora si puo' vedere dovunque, persino sul desktop.
Semplice: non lo faccio per essere alla moda!

L'OROLOGERIA DI MILANO srl viale Monza 6 MILANO

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Gli Zingari fanno ancora paura?

La redazione
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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 04/08/2007 @ 09:31:14, in media, visitato 1818 volte)

Su segnalazione di Daniele Mezzana, consiglio a lettura di un articolo di Uzodinma Iweala, sugli aiuti occidentali all'Africa.

Nel testo si fa riferimento all'"umanitarismo sexy" delle star della pop music o del cinema, ma anche al pericolo di neo-colonialismo che si cela dietro tante altre iniziative umanitarie. Anche per Rom e Sinti, vale lo stesso paragone?

Quanto sappiamo di loro attraverso un'informazione mediata, e quanto sappiamo per testimonianza diretta degli interessati?

Cosa sappiamo del reale utilizzo delle somme stanziate? E per finire, cosa fanno e come si danno una rappresentanza i Rom e Sinti stessi? Buona lettura.

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Di Sucar Drom (del 03/08/2007 @ 09:21:11, in blog, visitato 1691 volte)

Opera (MI), erano in quattrocento: otto inquisiti tra omertà e razzismo
Non è stato agevole per i carabinieri del Nucleo informativo del comando provinciale di Milano venire a capo delle responsabilità sull'assalto a furor di popolo (400 persone) con conseguente rogo che il 21 dicembre distrusse il "campo nomadi" allestito dalla Protezione civile a Opera. Si sono dovuti muovere facendos...

Verona, il leghisti pagano per la condanna subita
La Lega Nord paga i risarcimenti ai Sinti veronesi e all'Opera Nomadi a cinque mesi dalla condanna in appello per propaganda di idee fondate sull'odio razziale. Gli avvocati dell'Opera Nomadi, guidati dalla Sezione di Mantova e dai Sinti veronesi, hanno intimato a Flavio Tosi (attuale Sindaco di Verona) , Matteo Bragantini, Luca Coletto, ...

Reggio Calabria, il servizio civile con i Rom
«I Rom sono quelle persone che quando danzano non parlano, accantonano confusioni, tramandano sentimenti, modellano gesti e si calano nei passi che danzano. Nei silenzi dei loro spazi, mentre ascoltano il loro spirito, ch...

Porto Sant'Elpidio (AP), l'intercultura nella scuola
Dal 28 al 30 agosto a Porto Sant'Elpidio (Ascoli Piceno) si terrà il seminario "Verso la costruzione di Curricula interculturali: dal canone etnocentrico a quello del cittadino cosmopolita", promosso dal Ministero della Pubblica Istr...

Reggio Emilia, si chiude un "campo nomadi"
La decisione dei Comune di Reggio Emilia di chiudere il "campo nomadi" di via Gramsci e di delocalizzare i suoi residenti in vari punti della città aveva suscitato un vespaio di polemiche. Che oggi rischiano di esplodere, dal momento che cominciano ad essere individuati i punti nei ...

Merano (BZ), il Questore chiede interventi urgenti e risolutivi per il "campo nomadi"
Le condizioni del "campo nomadi" di Merano, alla confluenza fra Passirio e Adige, sono di un degrado indegno per la città e sotto il profilo igienico-sanitario oltre che della sicurezza, essendo posto sotto il viadotto di una strada a scorrimento veloce qual è la MeBo, costituiscono un capitolo da risolvere con in...

Rom e Sinti, proposte concrete per il governo
Al Tredicesimo meeting internazionale antirazzista, promosso dall'Arci in Toscana, i Sinti e i Rom hanno presentato un testo in cui si chiede il riconoscimento dello status di minoranze etniche linguistiche e si rivendica il diritto alla cittadinanza e alla casa. Tre le...

Pavia, nessuna preoccupazione per i Rom ma tanta preoccupazione per un monumento di archeologia industriale
E se i rom avessero occupato la Chiesa di San Pietro in Ciel d'Oro, il Broletto o il Ponte Coperto? Ecco cosa ti domandi, nel vedere a Pavia le macerie di quello che era fino a ieri uno dei monumenti di archeologia industriale più affascinanti d'Italia: l'antico stabilimento della Snia Viscosa. Demolito dalle ruspe perché il sindaco diessino non sapeva più cosa fare per cacciare gli «zingar...

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Di Fabrizio (del 03/08/2007 @ 08:54:31, in media, visitato 1883 volte)

L'avremmo giurato: il caso della «zingara che ha rubato un bambino» non è mai esistito, se non nella mente della madre del bimbo (e per lei abbiamo qualche sentimento di pietà) e nei resoconti di certi giornali e certe televisioni, che meritano invece tutta la nostra indignazione. A cominciare, va da sé, da quel moltiplicatore di tutti gli istinti bassi che agitano il ventre della società italiana che è La Padania. La quale, dopo aver insinuato dubbi sulla mamma-testimone, che - scrive - «stranamente ritratta», continuava ancora ieri a seminare e a inseguire paure sugli “zingari” con un titolone a nove colonne: «Allarme: in azione bambini ladri». Che grande novità, eh?
Certo: i rom e altri nomadi rubano spesso, per necessità e per antica abitudine, e i bambini rubano più ancora degli adulti. È un problema che riguarda tutte le nostre città, anzi tutte le metropoli, che genera insicurezza e che va affrontato e risolto. Ma i rom, le donne rom, non “rubano” i bambini. Che lo facciano è un'antica convinzione basata soltanto sul pregiudizio verso le evidenti diversità di costumi e di vita dei nomadi. Semmai, in passato, è avvenuto il contrario: e cioè che dei bimbi nomadi siano stati rapiti “a fin di bene”, per essere convertiti ed educati secondo i “veri valori” dei paesi che ospitavano le loro comunità. L'idea che i nomadi rapiscano i bambini, pratica oltretutto insensata per comunità con altissimi tassi di natalità, ha lo stesso fondamento che ebbe quella secondo la quale gli ebrei uccidevano a scopo rituale i bambini cristiani. La differenza è che se oggi un giornale si azzardasse a sostenere che ciò avviene realmente sarebbe, giustamente, affogato nelle critiche e nel disprezzo di tutte le persone di buon senso. Con gli “zingari”, invece, non solo non accade, ma si trova anche qualche imbecille pronto a commentare e a raccontare che sì, certo, come no, ci sono molti casi...
Ma quali casi, quando, dove? Ogni allarme che è stato diffuso in passato si è dimostrato infondato. Ha portato soltanto nuove paure e nuovi pregiudizi. Ha confermato soltanto che questo timore ancestrale, retaggio di tempi lontani e assai diversi dai nostri, è ancora vivo non solo fra la gente semplice, non solo fra i genitori (ai quali un eccesso di ansia di protezione verso i propri figli può essere pure perdonato), ma anche tra persone che, per il mestiere che fanno, dovrebbero avere una certa cultura e farsi governare da un certo senso di responsabilità: cronisti di giornali e tv, commentatori strapazzoni, persino qualche “esperto” di dubbissima fama.
Alla povera Maria Ferau, che ha pagato con l'arresto un gesto che probabilmente era solo una carezza, andrebbero le scuse di molte persone, oggi. E invece avrà, probabilmente, solo silenzio e nuovi insulti dalla Padania. Che tristezza.

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Di Fabrizio (del 02/08/2007 @ 09:29:07, in Kumpanija, visitato 2315 volte)

Da Mundo_Gitano

Por: LORENZO ARMENDARIZ GARCÍA**

Quando inizia ad interessarmi nel sorprendente mondo dei Gitani messicani, a provare a recuperare le orme di mio nonno, "el Hungaro", che conobbi pochissimo, il destino mi condusse verso la famiglia Costich, che amo e rispetto come il mio proprio sangue. A partire da quel momento mi introdussi in un universo di viaggi, storie ed esperienze che mi hanno  segnato per la vita.

I forti legami emotivi che mi uniscono a varie famiglie Gitane mi hanno permesso di ascoltare narrazioni dalla loro viva voce, che costituiscono la storia orale di questo popolo. Nel contempo, le mie lunghe visite a diversi accampamenti han reso possibile conoscere la quotidianità dei rappresentanti della vita Gitana.

I Gitani han saputo adattarsi alla cultura messicana e alcune icone nazionali sono presenti nelle loro case. Il 6 gennaio i Gitani Ludar commemorano i loro defunti ed iniziano l'anno nuovo. Durante la Settimana Santa, i Ludar non lavorano, si aiutano però vendendo salvavita e palle sulla spiaggia. Montano anche piccoli trucchi visuali.

Anche se è difficile precisare con esattezza in quale anno arrivarono in Messico le prime migrazioni di Gitani, probabilmente alla fine del secolo XVI e poi durante i primi anni delle loro conquiste in America, tanto la Spagna che il  Portogallo cominciarono ad espellere verso le nuove colonie i gruppi di Gitani che vagabondavano nelle terre europee. Molti di questi Gitani erano di origine ungarica, dato che in quel periodo il vasto impero spagnolo comprendeva le terre austriache. La presenza Gitana più antica in America di cui si ha conoscenza proviene dal Brasile e data 1574. Mi consta che il popolo Gitano si trova oggi principalmente in Argentina, Perù e Brasile, però anche in Colombia, Uruguay, Cile, Guatemala, El Salvador, Honduras, Puerto Rico ed in misura minore a Cuba.

Le prime testimonianze sulla presenza Gitana in Messico di cui ho notizia, appaiono nelle note di Albert Guilliam, viaggiatore statunitense che percorse tra il 1843 e il 1844 il nord e il centro del Messico e menziona i Gitani commercianti che giravano il paese. Anche il norvegese Kart Lumholtz ne allude nella sua opera "El México Desconocido":

"Mi sorpresero all'improvviso le allegre chiacchiere e lo strano aspetto di un gruppo di gente dai lunghi capelli sciolti che stavano bagnando alcuni grandi cavalli [...] L'occupazione principale degli uomini è di calderai [...], inoltre commerciano cavalli [...] Molti erano bosniaci e non mancavano alcuni turchi e greci che portavano orsi e scimmie, però la maggioranza erano originari dell'Ungheria, ungari vengono chiamati in tutto il Messico. Molti parlano bene l'inglese e il francese, ed uno di loro mi disse che suo padre conosceva il mio paese"

In effetti, in Messico, al pari di molti paesi dell'America Latina, li si conosce col nome generico di "húngaros" perché considerati originari di questo paese, però la loro vera origine è nel nord dell'India.

L prima grande migrazione documentata in Messico si da a partire dal 1890 e proviene principalmente dall'Ungheria. Più in là arrivarono gruppi rumeni con l'intenzione di entrare negli Stati Uniti. Un'altra grande ondata di migrazione avvenne tra il 1920 e il 1926, a causa del razzismo contro questo popolo che si intensificò dopo la I guerra mondiale. Si trattava di famiglie polacche ed ungheresi che decisero di cercare la fortuna negli Stati Uniti, molte delle quali si fermarono in Messico. Pochi anni prima, altri Gitani russi avevano fatto lo stesso fuggendo dai moti rivoluzionari. Dato che il Messico aveva al tempo una politica immigratoria abbastanza flessibile ed accoglieva senza discriminazioni qualsiasi straniero, le famiglie Gitane arrivavano dalla Francia in Messico passando da Cuba. Queste facilitazioni terminarono con la promulgazione della legge sull'immigrazione nel 1930, con la quale venne limitato l'ingresso nel paese di perseguitati politici ed esiliati.

In Messico vivono pochi Gitani di origine spagnola, la maggioranza arrivarono da Ungheria, Polonia, Grecia, Bosnia, Yugoslavia, Turchia, Francia e Romania. Il Gruppo maggioritario è quello dei Rom, diviso in clan e sottogruppi principalmente di Kalderash, Husos, Grecos, Xoraxai, Xoropesti y Hungaresdos. Parlano il romaní, lingua imparentata col sanscrito ed arricchita con prestiti dialettali di altri idiomi. Vivono stabilmente nelle grandi città e centri mercantili, intraprendendo senza dubbio lunghi viaggi col pretesto di strategie commerciali, però la vera ragione è la nostalgia per il viaggio stesso. I rumanos son Ludar e parlano rumeno antico, anche se le nuove generazioni hanno perso completamente questa lingua. Son nomadi, anche se qualcuno mostra l'intento di stabilizzarsi, però la tentazione di mettersi in cammino è più forte di qualsiasi comodità della vita sedentaria. I Ludar chiamano Gubert i Rom e questi a loro volta si riferiscono ai Ludar come Boyhás, ed entrambe si autodenominano "paisanos" per differenziarsi dai non-Gitani.

A parte le loro affinità, i Rom e i Ludar marcano le loro differenze. Senza dubbio, mantengono relazioni commerciali e di mutuo aiuto. Per riferirsi ai non-Gitani, i Rom li chiamano gadye ed i Ludar nians, nel caso maschile, e surva al femminile.

Il matrimonio avviene generalmente tra membri dello stesso gruppo, però son possibili matrimonio tra un uomo Rom ed una donna Ludar ed il matrimonio con donne non Gitane, mentre è quasi inesistente quello tra un non-Gitano ed una donna Gitana.

Ambedue i gruppi professano principalmente la religione cattolica, anche se è importante la presenza della chiesa ortodossa ed evangelica La Vergine di Guadalupe è la patrona dei cattolici, e Malverde, bandito convertito in santo il cui santuario si trova a Culiacán, Sinaloa, è molto popolare tra i Gitani viaggianti del nordovest del paese. Nonostante l'essere cattolici, molte delle celebrazioni importanti come il battesimo o il matrimonio avvengono con i vecchi costumi. Quello che per molti sarebbe superstizione, per loro sono codici che rispondono al non detto, ad azioni senza spiegazione verbale che devono compiersi perché l'ordine delle cose continui secondo il suo passo. Queste azioni si portano col sangue ed iniziano da quando si nasce, così molti gruppi non tagliano i capelli del neonato prima del battesimo. Inoltre si evitano i fiumi ed i cimiteri, perché possono danneggiare il bebé. Come protezione bastano una tirata d'orecchi ed un buffetto. Ci sono cose che non si menzionano perché causano dolore, come i defunti e le disgrazie. Quello che si deve fare o dire regola ogni atto del Gitano. Durante il battesimo i padrini depositano una moneta sotto il bambino mentre lo vestono e lo cullano. Questa moneta sarà conservata per sempre. Tutto questo è diretto alla buona sorte, che sia protezione, salute o denaro.

Il commercio è fondamentale per la terza premessa. Durante i loro primi anni dell'arrivo in terra americana furono commercianti ed esperti nel lavoro dei metalli, principalmente i Kalderash o “Caldereros”. I Ludar hanno un'antica tradizione di artisti e la loro principale attività è sempre stata lo spettacolo artistico.

Però quando in Messico arrivò il cinema, tanto i Rom che i Ludar si trovarono di fronte al progresso. Il cinema ambulante fu per entrambe i gruppi la principale attività economica per varie generazioni. Questa nuova scoperta fu portata nei posti più reconditi, prima con muli e carretti e dopo con veicoli motorizzati. Con loro viaggiava il progresso, e le popolazioni rurali conoscevano, a parte il cinema, anche l'energia elettrica generata da piccoli impianti. Senza rendersene conto, i Gitani cominciarono a far parte della storia culturale del paese. Gli anni '50, '60 e '70 del secolo passato costituirono gli anni d'oro del cinema ambulante. La decadenza di questa attività data alla fine degli anni '80 del secolo scorso, con l'introduzione degli apparati video e delle antenne paraboliche nella provincia messicana. A partire da questo momento fu necessario trovare alternative economiche. I Rom si inclinarono alla riparazione di macchinari e principalmente alla compra vendita di automobili. Invece, i Ludar recuperarono l'antica vocazione e convertirono le tende da cinema in teatri ambulanti dove dispiegare le loro doti di maghi, fachiri, illusionisti, pagliacci, imitatori e qualsiasi altra manifestazione artistica di moda.

Le strategie economiche dei Ludar sempre si sono incamminate verso le attività che permettano loro di continuare la transumanza. E' la loro ragione di vita, per cui il destino ed il motivo non sono importanti, ma il pretesto del viaggio. Mettere a dura prova il cammino fortifica l'animo e non esiste piacere uguale al vincere la routine. Quando viaggio con le carovane condivido la stessa sensazione di affrontare l'imprescindibile, che soccombe di fronte al potere dell'improvvisazione. Paesaggi che si trasformano costantemente e che senza dubbio sono familiari e vicini. Le notti al cielo aperto premiano la fatica della giornata e propiziano il racconto di nuove esperienze che diventeranno parte della storia di questo popolo. Non esiste limite alla creatività, così uomini, donne e bambini risolvono qualsiasi imprevisto in maniera spontanea. La notte, col suo silenzio interrotto da una voce che annuncia la prossima pellicola od il seguente artista, propizia la libertà che risiede in un cielo popolato di stelle e pareti che si spingono sino all'orizzonte.

Con la loro capacità naturale di adattarsi alle condizioni di ogni paese, tanto i Rom che i Ludar fronteggiano i movimenti economici del Messico, risolvendo con il loro istinto peculiare le vicissitudini dei cambi politici. Ambedue i gruppi appartengono a questa terra e formano parte intrinseca della cultura messicana, in un paese che ha permesso loro di essere liberi, condizione che forma parte indissolubile della sua idiosincrasia.

* Artículo originalmente aparecido en: Nacional Geographic en Español. Abril de 2001. Pp. 102-109.

** La búsqueda de sus ancestros Gitanos llevó a Lorenzo Armendáriz García a emprender un constante ir y venir que es parte esencial de la naturaleza de este pueblo. Gracias al apoyo y la beca que recibió de las organizaciones mexicanas FONCA y PACMYC, pudo recorrer gran parte de México y ha logrado recabar un registro fotográfico y cultural invaluable. Sus esfuerzos han sido recompensados, pues fue invitado por la Unión Romaní Internacional (IRU, por sus siglas en inglés) a participar en el Quinto Congreso Internacional del Pueblo Gitano como delegado en julio de 2000, y en la formación del Parlamento Gitano

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Di Fabrizio (del 01/08/2007 @ 22:31:34, in blog, visitato 1826 volte)

La “zingara” di Palermo era del tutto innocente, e non c’è mai stato nessun tentato sequestro di bambini in spiaggia a Isola delle Femmine. Anche la cellula di Al Qaeda formata da medici musulmani presunti terroristi, che era sulle prime pagine di tutti i giornali del mondo tre settimane fa, non è mai esistita. Nel silenzio osceno dei media, sono stati scagionati tutti. La “società aperta” è sotto attacco. Ma da parte di chi?

La signora Maria Feraru, 45 anni, cittadina romena, è stata completamente scagionata dall’accusa infamante di aver tentato di rapire un bimbo di tre anni sulla spiaggia di Isola delle Femmine, in provincia di Palermo. Portava una gonna sospetta, e ciò è bastato a scatenare la follia collettiva. Dai media, ai bar di tutta Italia, ai forum in Internet, in molti avevano chiamato al linciaggio, al farsi giustizia da sé. I media, trattandosi di una “zingara”, avevano immediatamente presunto la colpevolezza. C’erano perfino le motivazioni: tratta di bambini, qualcuno aveva perfino parlato di traffico di organi, in una corsa ad evocare più orrore possibile senza alcun riscontro. Non importa che il luogo più improbabile per rapire un bambino sia una spiaggia affollata o un supermercato, dove appena un paio di mesi fa era stato inventato un falso sequestro analogo, questa volta in norditalia. E non importa che non esista un solo caso di “zingara” condannata per sequestro di persona in Italia. La maggioranza degli abitanti di questo paese –senza alcuna vergogna- tra un giorno o un mese sarà di nuovo disposta a credere che tutti gli zingari rapiscono i bambini. O che i nazisti -è più o meno lo stesso- fecero le Fosse Ardeatine per colpa dei partigiani che non si consegnarono. Del resto lo dice anche Mike Buongiorno!

UNA FALSA NOTIZIA NON NASCE DAL NULLA Nasce da rappresentazioni collettive, mentalità collettive, che la precedono e la sostengono. E’ quello che ci ha insegnato già negli anni ’20 Marc Bloch, con La guerra e le false notizie. Siamo disposti a credere tutto quello che ci rende chiaro un quadro. Gli zingari, o i musulmani o i politici sono sempre colpevoli. I carabinieri (o gli Stati Uniti), secondo da dove si guarda, hanno sempre torto o sempre ragione. Gli italiani (e non solo loro) sono così disposti a credere che gli zingari rapiscono i bambini, tanto da ribaltare l’onere della prova: sei tu –chi scrive sta ricevendo diversi messaggi in tal senso- a dover dimostrare che gli zingari non rapiscono i bambini, non loro a dover citare un solo caso di condanna passata in giudicato.

Continua sul blog di Gennaro Carotenuto

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Di Fabrizio (del 01/08/2007 @ 10:00:49, in Regole, visitato 1907 volte)

Lo scorso 29 aprile, il Quarto Tribunale Municipale di Belgrado ha trovato Aleksandar Nikolić, guardia della sicurezza del club "Acapulco" di Belgrado, colpevole di aver proibito l'accesso a tre cittadini Rom: Zorica Stojković, Petar Antić e Ljutvija Antić, solo sulla base della loro etnia. La Corte gli ha commutato sei mesi di prigione, e una sospensione di due anni. Il secondo accusato, Aleksandar Sabo, è stato prosciolto da tutte le accuse.

La decisione della Corte è stata accolta con favore da European Roma Rights Centre (ERRC) di Budapest, Minority Rights Centre (MRC) ed Humanitarian Law Centre (HLC) di Belgrado, che avevano compilato le accuse contro Aleksandar Nikolić e Aleksandar Sabo. Le tre organizzazioni hanno rappresentato le vittime nel procedimento legale che è seguito.

I querelanti hanno fatto parecchi tentativi di entrare nel club, ma ogni volta la guardia di sicurezza ha risposto che occorreva una prenotazione o una tessera. Questo ha portato HLC e MRC a condurre un test il 25 luglio 2003, che ha provato senza ombra di dubbio la discriminazione contro questi Rom nel loro diritto di accedere agli spazi pubblici.

Il test consiste nel creare ad hoc una simulazione per dimostrare la differenza di trattamento. Nel primo caso il gruppo era composto da Rom, mentre il secondo da non-Rom. Tutti i partecipanti al test erano vestiti propriamente e l'unica differenza tra loro consisteva nel colore della pelle. Al primo gruppo le guardie hanno chiesto se avessero una prenotazione, senza la quale non era possibile entrare. Il secondo gruppo è invece entrato senza nessuna contestazione.

[...]

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Di Fabrizio (del 31/07/2007 @ 09:52:21, in blog, visitato 2191 volte)

In Italia, se ti chiami Berlusconi, o Fassino, o Fazio, sussiste una forma estesa di presunzione di innocenza che (vedi Previti) va perfino oltre la condanna passata in giudicato. Se invece sei rumena, specie se prostituta o zingara, sei colpevole senza processo ed è già tanto se non ti fuciliamo sul posto.

Il caso è quello di Isola delle Femmine, in provincia di Palermo. I media sono del tutto univoci: la donna, rom, nomade, zingara, a seconda del grado di grossolanità, è sicuramente colpevole di aver nascosto un bambino di tre anni sotto la sua gonna per sequestrarlo. Dalla Rai a Mediaset, dall'ANSA al Corriere della Sera a Repubblica non si trova un condizionale a pagarlo un milione. Del resto è noto (leggasi: è diffusa vulgata) che gli zingari rapiscono i bambini e non importa che MAI nella storia uno "zingaro" sia stato condannato per un rapimento.

continua sul blog di Gennaro Carotenuto

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Di Sucar Drom (del 31/07/2007 @ 09:42:21, in blog, visitato 2462 volte)

Milano, le difficoltà sul territorio provinciale
«Abbiamo fatto di tutto per cercare un dialogo, ma non c’è stato nulla da fare. Questa è gente che non vuole integrarsi, sono persone arroganti che vivono nell’illegalità, ho anche subito un’aggressione qui in municipio da uno di loro e ho presentato denuncia alla magistratura».
Ha i nervi a fior di pelle Giuseppe Caridi, primo cittadino...

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Milano, i Rom e le ragioni negate
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Di Fabrizio (del 31/07/2007 @ 09:25:51, in casa, visitato 2262 volte)

L'Ombudsman contro la Discriminazione Etnica (Diskrimineringsomb udsman - DO) sta indagando sul mercato immobiliare dato che il numero di proteste continua ad aumentare.

Negli ultimi cinque anni, ha ricevuto un totale di 314 rapporti su proprietari che discriminano contro chi non è di etnia svedese. La prima metà di quest'anno ha già visto 43 lamentele, comparate alle 60 di tutto l'anno scorso.

Secondo DO, i gruppi più discriminati sono gli Africani, i Rom, i Musulmani e quanti provenienti dai paesi del Medio Oriente.

"Siamo passati attraverso situazioni terribili per cui la gente si trova intrappolata in aree-ghetto. Spesso hanno fatto centinaia di richieste per uscire dalle aree dove sono confinati. E' una situazione che porta alla disperazione." racconta John Stauffe (avvocato e project manager DO) a Svenska Dagbladet.

Nessuno dei casi riportati da DO ha prodotto una singola decisione del tribunale. L'ufficio DO ha comunque prodotto atti in cinque occasioni, i più recenti nel caso di una donna rom sfrattata dal suo appartamento a Sundsvall.

Le azioni giudiziarie sono in corso in altri tre casi. Nel quinto caso, è stato raggiunto un accordo in tribunale, con l'inquilino che ha ricevuto 20.000 kronor (2.900 $) in compenso dal proprietario.

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Di Fabrizio (del 30/07/2007 @ 09:24:17, in Europa, visitato 2328 volte)

Da Radio Praha [18-07-2007] By Rosie Johnston

Le prime notizie sulle sterilizzazioni di donne Rom risalgono agli anni '70. Esperti sospettano che oltre 2.000 donne nella Repubblica Ceca, siano state sterilizzate contro la loro volontà. Sin dal 1991 almeno 85 donne ed un uomo hanno presentato reclami all'ombudsman ceco, asserendo di essere stati sterilizzati contro la loro volontà. Vybor pro lidska prava a biomedecinu (Commissione per la biomedicina ed i diritti umani), una struttura governativa, questa settimana ha suggerito che lo stato dovrebbe creare un fondo per compensare queste donne. La somma sarebbe di circa 200.000 CZK,o 10.000 $, a vittima. Ma il ministro responsabile ha rigettato l'idea, mentre i gruppi romanì considerano le misure insufficienti. Kumar Vishvanathan è un attivista dei diritti romanì di Ostrava:

In questa nazione, la sterilizzazione delle Romnià è proseguita negli anni '70 ed '80, sotto il regime comunista. Durante questo periodo, è stata un'attività gestita dallo stato, come è successo in Svezia, facendo finta che fossero le donne stesse a voler essere sterilizzate. Spesso alle donne venivano fatti dei "regali", come un sacco di carbone, una lavatrice ecc. Penso che fosse un buon alibi, queste donne non avevano possibilità di dire "No, non voglio il vostro sacco di carbone, invece voglio avere bambini!".Non c'era la possibilità di dire così sotto il regime totalitario. Disgraziatamente, questa pratica è continuata sino oggi. Conosciamo casi di tre anni fa.

Lo stato non può più offrire "regali" alle donne che passano attraverso ciò, quindi che incentivi offrono oggi alle donne per questa operazione?

Dopo il 1991, lo stato se n'è lavato le mani. Dal nostro punto di vista lo stato è ancora responsabile, perché non ha preso nessuna misura perché la comunità medica riceva una formazione adeguata per non lavorare in stato di inerzia. Oggi continuano a lavorare come facevano nel passato. Non ci sono stati gradini proattivi da parte dello stato per rafforzare i controlli sul consenso responsabile.

Cosa pensi della recente proposta di Vybor pro Biomedicinu, che lo stato dovrebbe compensare queste donne o che lo debbano fare gli stessi ospedali?

Pensiamo che lo stato debba assumersi le proprie responsabilità. Diamo il benvenuto all'idea che lo stato crei un fondo per compensare queste donne. La nostra sola osservazione  è che la compensazione non sia limitata ai soli casi avvenuti prima del 1991. C'è poi un altro problema, che le cartelle mediche di alcune donne sono state distrutte dagli ospedali che ha compiuto queste operazioni. Oggi, è molto difficile per queste donne provare che i loro casi sono reali.

Il compenso proposto da Vybor di 200.000 Corone, è sufficiente secondo il vostro punto di vista?

Su questo posso solo dare la mia personale opinione, ma le donne Rom dovranno decidere loro se è accettabile. Secondo me, è una somma inadeguata, ma la parola finale resta alle Romnià.

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