Di seguito gli articoli e le fotografie che contengono le parole richieste.
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Di Fabrizio (del 25/07/2005 @ 21:19:03 in Europa, visitato 3666 volte)
da EUMC’s quarterly magazine Equal Voices
EUMC (European Monitoring Centre on Racism and Xenophobia) intervista le due Romnià elette nel Parlamento Europeo
Con l'allargamento della Comunità Europea, nel Parlamento sono entrate facce fresche con nuove idee. Tra loro, due parlamentari ungheresi della minoranza Rom. In questa intervista con EUMC, Lívia Járóka (Partito Popolare Europeo / Democratici Europei) e Viktória Mohácsi (Alleanza dei Liberali e Democratici per l'Europa) spiegano come intendono agire perché l'agenda politica europea si occupi delle tematiche rom. Il 28 aprile 2005 hanno ottenuto il loro primo successo: il Parlamento Europeo ha adottato la sua prima risoluzione sui Rom nell'Europa allargata (vedi alla fine dell'intervista). Entrambe ne sono promotrici.
Interview of Lívia Járóka (LJ) and Viktória Mohácsi (VM) by Andreas Accardo (AA)
AA: Come uniche due rappresentanti dei Rom, siete una eccezione tra i 732 eletti al Parlamento Europeo. Com'è sono stati questi primi mesi a Bruxelles e Strasburgo?
LJ: All'inizio, ingenuamente, pensavo che in un'istituzione pan-europea di tale livello, tutti sarebbero stati sensibili e interessati alle tematiche Rom. Invece, ho trovato che il dibattito si era trascinato per 10 anni senza alcuna novità, senza collaborazione da parte Romo delle associazioni dei diritti civili. I politici mancano di un approccio sistematico, e si muovono reagendo agli impulsi che arrivano dai mezzi di informazione. Rimane un gran lavoro da svolgere: definire una strategia globale e un'agenda per i prossimi 10 anni. Così, prima dei tutto, ho dovuto rendermi conto che i progressi sarebbero stati lenti e i cambiamenti non sarebbero stati facili. Così, anch'io ho dovuto mutare strategie, approcciare persone differenti per nuove alleanze.
VM: Sono arrivata al Parlamento, perché non ero soddisfatta di come venivano affrontati in Europa questi temi. Intendevo fare pressione sulla Commissione, sulle differenti istituzioni e ai diversi livelli politici del Parlamento. L'Europa deve agire contro la segregazione scolastica, la discriminazione sul lavoro, la "ghettizzazione" delle comunità, e assicurare che il suo sistema legale protegga tutti, Rom inclusi. Dopo qualche mese che sono nel Parlamento, sento che ci stiamo muovendo nella direzione giusta. All'inizio, i miei colleghi di partito pensavano che gli argomenti che portavo fossero in "competizione" con altre importanti fonti di preoccupazione: diritti umani, libertà economica e giustizia sociale. Ora capiscono che le tematiche Rom sono una parte del tutto. Li ho sentiti affermare di vergognarsi per non aver considerato il tema dei Rom nei loro precedenti rapporti, dichiarazioni, risoluzioni ecc.
AA: Quali sono le priorità per l'Unione Europea e gli Stati Membri nell'affrontare la discriminazione contro i Rom?
LJ: Per quanto mi riguarda, è la segregazione scolastica, di cui si sta occupando Viktória. In secondo luogo, la discriminazione nelle istituzioni sanitarie e la mancanza di accesso ai servizi socio-sanitari, che si aggiunge alla cattiva situazione socio-economica dei Rom. Il terzo aspetto è il lavoro; qui non si tratta di segregazione, ma proprio di mancanza totale di sbocchi. Per terminare, quello che mina ogni contatto tra Rom e società maggioritaria è la mancanza di adeguate condizioni di vita e abitative. Circa il 40-50% dei Rom vive in totale segregazione, anche nell'Europa Occidentale. Gli accampamenti non hanno acqua corrente, elettricità, gas, presidi medici o di polizia.
VM: Come diceva Lívia, sto affrontando primariamente la questione della segregazione scolastica. Posso aggiungere il tema delle sterilizzazioni forzate, tuttora irrisolto. La difficoltà è nel dimostrare che alla base ci sono motivazioni razziste, se non addirittura criminali. Il personale medico nega il atto che le sterilizzazioni avvengano senza consenso delle interessate. Portare questi casi in tribunale è molto difficile.
AA: La discriminazione contro i Rom e la necessità di migliorare le loro condizioni di vita sono spesso indicate come specifiche per i "nuovi" Stati Membri, piuttosto che per la "vecchia" Europa dei 15. E' giustificata questa divisione tra Est ed Ovest Europa?
LJ: Certamente no. Tra i tanti fraintendimenti difficili da demistificare, c'è anche questo. Grecia, Spagna, Portogallo presentano le stesse situazioni. In generale, da parte di tutti gli Stati Membri c'è riluttanza ad ammettere che la situazione è simile.
VM: La differenza è che nei nuovi Stati Membri, ci sono più ONG coinvolte. Questo perché lì sono più evidenti le brutalità poliziesche, le favelas, la mancanza di accesso ai servizi sanitari e scolastici. Però, questi casi ci sono in tutta Europa.
AA: Quali sono gli effettivi strumenti della politica per migliorare la situazione dei Rom?
VM: I politici nei governi degli Stati Membri hanno iniziato a sviluppare politiche e progettispecifici. Per esempio, in certe aree dove la disoccupazione Rom raggiunge il 90%, sono implementati cosrsi di formazione e di avviamento al lavoro, con particolare attenzione alle generazioni più giovani. Di solito questi progetti - che sono anche costosi - hanno un minimo impatto. Al termine del progetto, sono in pochi quelli che hanno trovato lavoro e la situazione rimane la stessa. Secondo me, per ottenere risultati più concreti, occorrerebbe che fossero affiancati a un'effettiva politica antidiscriminatoria. L'approccio migliore sarebbe assicurare un trattamento paritario ai Rom in cerca di lavoro. Per questo, si deve superare il concetto di "programmi o progetti speciali" e concentrarsi sui modi per combattere le discriminazioni. Sono fermamente convinta che le radici del problema siano nei manifesti sentimenti anti Rom. Solo combattendo le discriminazioni possiamo sperare di migliorare la situazione.
LJ: Le politiche "generaliste" e le misure per migliorare la scolarizzazione, l'impiego, la sanità e le condizioni di vita sono estremamente importanti. Un tempo, i problemi Rom venivano catalogati come questioni socio-economiche, è tempo che diventino parte dell'approccio politico generale. Le questioni culturali e di identità possono essere affrontate con un approccio particolare. [...]
VM: La mia esperienza è che i governi spesso sviluppano programmi di cui alla fine le comunità Rom non beneficiano. Per esempio, in Ungheria nel periodo prima dell'ingresso in Europa, i progetti PHARE erano rivolti a diminuire il numero dei bambini Rom nelle scuole speciali. Viceversa, ora le politiche dei "progetti pilota" tendono ad investire forti somme, ma per mantenere quei bambini nelle scuole differenziali. Dobbiamo cambiare questo approccioe assicurare invece che i Rom abbiano uguali opportunità di accesso al normale sistema educativo. Piuttosto, c'è necessita di programmi appositi per favorire l'accesso ai servizi di base. Secondo il mio punto di vista, interventi mirati sono: censimento e controllo di quanti bambini Rom siano confinati nelle scuole speciali, supporto finanziario alla scolarizzazione di base e riforme legali. In altre parole: azione mirata della politica contro la discriminazione. Se queste pratiche discriminatorie non verranno più permesse, allora i Rom accederanno naturalmente a un'istruzione di qualità.
AA: State dicendo che non c'è una sufficiente conoscenza sulla situazione dei Rom, e che quindi le misure prese non sono efficaci a combattere la discriminazione e l'esclusione sociale?
VM: Non ritengo che la mancanza di conoscenza sia per forza una questione chiave. La società deve imparare a non discriminare e a non lasciare spazio ad azioni razziste. Nella scuola, sul posto di lavoro o nelle altre sfere della vita pubblica.
LJ: La maggior parte dei politici europei non presta attenzione alla situazione reale dei Rom. Ne hanno un'immagina stereotipata che non corrisponde alla realtà. Sono stupita e contrariata di quanta poca volontà politica ci sia nel capire le difficoltà affrontate dai Rom. I politici preferiscono accettare l'immagine esotica degli "Zingari"; sono contenti di aver a che fare con le tematiche legate alla loro cultura, ma mostrano una totale inadeguatezza a capire cosa significhi "veramente" essere Rom nell'Europa del 2005. Le conoscenze e i dati a disposizione non sono sufficienti a rettificare tutti quei vecchi stereotipi che continuano a circolare nella politica e nella vita di tutti i giorni. Questo gap ci impedisce di approntare politiche efficaci. [...] Esiste una forbice enorme tra le ambizioni e la realtà: così come le leggi antidiscriminazione non garantiscono automaticamente il cessare delle discriminazioni. Un'altra colpa della Commissione è stata di non chiarire adeguatamente che lo sviluppo delle legislazioni antidiscriminazioni esistenti, è più importante di scriverne di nuove.
VM: La stessa Direttiva per l'Eguaglianza Razziale non è dettagliata. All'inizio, alcuni Stati Membri eranodell'opinione che la loro costituzione fosse sufficiente a garantire l'uguaglianza. Sono leggi che esistono da anni, ma la discriminazione permane. Ecco perché dev'essere data attenzione al loro sviluppo. Per esempio, nei casi di discriminazione, adottare quanto già la legge stabilisce, per proteggere i diritti di tutti i cittadini, Rom oppure no.
AA: Ci sono speranze?
LJ: Sì, quando si verificherà una spinta più forte nelle politiche antidiscriminazione nelle aree della scuola, del lavoro, della casa e della sanità. Manca in questo senso la volontà, se si escludono alcune OnG e forse noi due. Quello che vorremmo vedere nel lungo termine è: più impiego per i Rom nelcontesto della strategia di Lisbona; non discriminazione sul posto di lavoro, assistenza da parte dei governi; monitoraggio degli Stati Membri da parte della Commissione. Tutto questo rimane sinora un'illusione, perché alle azioni positive intraprese manca la continuità.
VM: L'unica speranza per i Rom europei è che la loro fiducia nell'Unione Europea sia ben riposta. Un recente sonfdaggo in Ungheria chiedeva agliintervistati se si sentissero cittadini ungheresi piuttosto che europei. I risultati mostrano che i Rom intervistati hanno rispoto europei in maggioranza. Hanno perso la fiducia nel governo nazionale, perché spesso la loro fiducia è stata malriposta. Oggi continuano ad essere discriminati nella vita di tutti i giorni e in ogni sfera della società. Sono qui per esserci quando saranno cittadini europei pari agli altri e fieri di esserlo.
La risoluzione del Parlamento Europeo sui Rom: I 28 aprile 2005, è stata adottata una risoluzione unitaria sui Rom in Europa. Vi si nota come "soffrano discirmizione razziale e in molti casi siano soggetti a severe discriminazioni strutturali, povertà ed esclusione sociale". La risoluzione evidenzia anche le difficoltà quotidiane come gli attacchi razzisti, i discorsi discriminatori e razzisti, gli attacchi fisici dei gruppi estremisti, gli sgomberi illegali e i comportamenti polizieschi dettati a antiziganismo e romanofobia. Il Parlamento richiede una rapida integrazione economica, sociale e politica dei Rom; e sprona il Consiglio, la Commissione e gli Stati Membri al riconoscimento dei Rom come minoranza nazionale e al miglioramento della loro situazione.
Di Fabrizio (del 12/09/2005 @ 19:56:31 in Regole, visitato 2360 volte)
segnalazione di: Tommaso Vitale
Casa, lavoro, sanità, istruzione, sicurezza: diritti mancati per 3 milioni di europei appartenenti alle minoranze Rom, Sinti, Karakhané, Daxikhané, Manus, Gitani, Gypsies, Rudari, Travellers. L'analisi del Commissario Ue Gil-Robles
ROMA - Minoranza pan-europea, l'eterogeneo gruppo dei cosiddetti zingari, comprendente Rom, Sinti, Karakhané, Daxikhané, Manus, Gitani, Gypsies, Rudari, Travellers conta oggi circa 3milioni di persone nei Paesi europei, nomadi e, in misura maggiore, sedentari. La loro storia e la loro cultura è parte integrante della storia e della cultura dell'Europa, dal momento che la loro presenza nel continente è testimoniata sin dal 1100. Tuttavia queste popolazioni sono sempre state oggetto di discriminazioni, isolamento, ghettizzazione e violenze razziste, culminate nei 500.000 morti nei campi di concentramento nazisti. Ancora oggi queste minoranze sono tutt'altro che integrate nel tessuto sociale, economico, culturale e politico dell'Europa. In un "Rapporto preliminare sulla situazione dei diritti umani di Rom, Sinti e Nomadi in Europa", pubblicato il 4 maggio 2005, il Commissario Europeo per i diritti umani Alvaro Gil-Robles traccia un panorama delle violazioni dei diritti umani delle su indicate minoranze, che chiama rom, consapevole della semplificazione linguistica. "Trovo inaccettabile che in un continente così prospero le risorse siano talmente mal distribuite che esistano ancora forme di tanto estrema povertà", ha commentato riferendosi alle "gravi" condizioni di molte comunità rom in Europa. Cinque i diritti che per Gil-Robles continuano ad essere violati in molti Paesi europei: diritto alla casa, al lavoro, alla salute, all'istruzione, alla sicurezza. Sul fronte abitativo il Rapporto denuncia le condizioni di molte comunità rom: case insalubri, isolate dai servizi e ghettizzate dalla città. "Vivere in una zona segregata - sottolinea Gil-Roberts - diminuisce significativamente le possibilità di prendere parte all'attività economica, sociale e politica della società", a partire dall'accesso all'istruzione, al mercato del lavoro e alle cure mediche. La situazione sanitaria delle minoranze rom è preoccupante, i tassi di mortalità infantile toccano in Bulgaria il 280‰ contro il 40‰ del resto della popolazione. Povertà, burocrazia e discriminazione escludono una parte consistente dei rom dai servizi sanitari in molti Paesi europei. Pesanti accuse sono state rivolte al Governo slovacco dal Commissario: dagli anni '90 ad oggi sono state operate nel Paese diverse sterilizzazioni, senza informato consenso, ai danni di donne e ragazze di origine rom. Le prime denunce risalgono agli anni Novanta, ma il governo non è mai intervenuto per perseguire i responsabili di questi crimini. "Inaccettabilmente alto" ed in continua crescita il tasso di non scolarizzazione tra i bambini Rom. Quando accettati nelle scuole, sono inseriti in classi speciali, isolati dal resto degli alunni, e con programmi ridotti. Ma basta la mancanza di un documento d'identità come pretesto per escluderli dall'iscrizione. Contrari alla loro integrazione i genitori dei bambini non-rom. Aumentati negli ultimi dieci anni in Europa gli episodi di violenze razziste contro i Rom, in un diffuso clima di impunità, alimentato da media e autorità. Il caso di un rom bulgaro ucciso mentre era in custodia della polizia è finito davanti alla Corte europea per i diritti dell'uomo che ha stabilito:"bisogna distinguere tra l'uso eccessivo della forza e le uccisioni razziste". In Belgio il primo caso di asilo politico concesso ai familiari di una donna di origine rom rimasta uccisa in Slovacchia dopo un'aggressione di skinheads. Affinché le discriminazioni contro i rom in ogni ambito non appaia più tollerabile, ma sia percepita dal resto della popolazione come illegale, Gil-Robles si augura che il necessario cambiamento di mentalità sia preceduto da un cambiamento a livello legislativo, che sancisca leggi contro le discriminazioni razziste. In questo senso vale la pena ricordare la raccomandazione n°7 del 13 dicembre 2002 adottata dalla "Commissione europea contro il razzismo e l'intolleranza", che invita gli Stati membri a legiferare contro le forme dirette e indirette di discriminazione e razzismo, nonché la risoluzione 28/04/05 del Parlamento Europeo sulla situazione dei Rom in Europa. (Gabriele Del Grande)
© Copyright Redattore Sociale
Di Fabrizio (del 28/10/2009 @ 17:29:18 in Europa, visitato 2027 volte)
Da
Czech_Roma
Praga, 23.10.2009, 18:06
La Corte Costituzionale ha rigettato il ricorso compilato da Helena
Ferenčíková, la donna rom che aveva accusato l'ospedale di Vítkov di averla
sterilizzata contro la sua volontà, vicenda che si era conclusa con le pubbliche
scuse ma senza alcun indennizzo finanziario. Un tribunale aveva giudicato il suo
diritto ad un indennizzo come soggetto ad uno statuto di limitazioni che era
scaduto. ČTK riporta che ora la Corte Costituzionale ha sostenuto questo
verdetto. Nel 2005 il primo caso era stato portato in tribunale da una donna rom
sterilizzata senza il suo assenso.
Sia il Tribunale Regionale di Ostrava che l'Alta Corte di Olomouc avevano
entrambe stabilito che i dottori avevano commesso un atto illegale con la
sterilizzazione senza consenso esplicito della signora Ferenčíková, cheall'epoca
aveva 19 anni. Le loro azioni violavano tanto la sua integrità fisica che la sua
privacy. Però i tribunali avevano aggiunto che il diritto ad un indennizzo
finanziario è soggetto ad uno statuto triennale di limitazioni, scaduto
nell'ottobre 2004. Il ricorso della Ferenčíková era stato presentato al
Tribunale Regionale solo nel 2005.
Nel reclamo costituzionale, l'avvocato di Ferenčíková ha sottolineato la
gravità della violazione dei diritti umani che ne consegue, reclamando che
"l'applicazione dello statuto generale delle limitazioni ha privato la
querelante della protezione dei suoi diritti fondamentali e della dignità". Il
reclamo dimostra che c'è stata violazione delle buone morali nel negare un
indennizzo con la scusa che lo statuto delle limitazioni era scaduto. L'avvocato
ha anche ricordato che col tempo, i verdetti riguardanti queste limitazioni si
erano volti ad una maggiore flessibilità.
Però i giudici hanno trovato senza sostanza le obiezioni di Ferenčíková. "La
Corte Costituzionale trova che i tribunali giudicanti hanno deciso sul caso
correttamente, spassionatamente ed in pieno accordo con la legge," riporta
Justice Vlasta Formánková nella motivazione della decisione. Justice
Formánková ha anche notato che nel 2008 le variazioni dei precedenti verdetti
riguardanti casi simili, sono state unificate dalla Camera Grande della Corte
Suprema, perché fossero rimesse in linea con la precedente decisione nel caso Ferenčíková.
I dottori sterilizzarono Ferenčíková alla nascita del suo secondogenito.
Obiettarono di aver agito nel suo interesse, dato che si trattava del suo
secondo parte cesareo. L'ospedale replica anche che lei concordò con
l'operazione, fu istruita sul suo significato e porta a testimonianza la sua
firma sulla documentazione. Ma Ferenčíková risponde che causa il parto in
corso, non capì esattamente cosa le stavano facendo firmare. Non voleva essere
sterilizzata, ma voleva avere altri bambini.
Gli attivisti dei diritti umani dicono che dozzine di donne rom sono state
sterilizzate in circostanze simili nella regione di Ostrava. Il problema iniziò
ad essere discusso nella Repubblica all'inizio dell'autunno 2004, quando l'European
Roma Rights Center pubblicò i propri sospetti sulle sterilizzazioni forzate. A
marzo di quest'anno la Corte Costituzionale aveva rigettato anche il ricorso
compilato da un'altra vittima rom di trattamenti simili, Iveta
Červeňáková, [...]
Secondo gli attivisti dei diritti umani, il caso più recente di una donna rom
sterilizzata contro la sua volontà nella Repubblica Ceca è successo nel 2007.
Quest'anno, Michael Kocáb, Ministro per i Diritti Umani e per le Minoranze, ha
portato la questione all'attenzione del gabinetto Fischer, dicendo che doveva
essere riaperto il fascicolo delle sterilizzazioni non volute delle donne rom.
ROMEA, ČTK, translated by Gwendolyn Albert
Di Sucar Drom (del 26/08/2006 @ 14:05:30 in blog, visitato 2653 volte)
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Di Fabrizio (del 25/06/2006 @ 10:56:49 in Europa, visitato 2898 volte)
- 23 giugno 2006 - da
Czech_Roma
Nonostante un rapporto confermi che continua l'uso della sterilizzazione
forzata presso le donne Rom, i gruppi di appoggio legale rimproverano al governo
ceco di non prendere azioni in merito. Nel dicembre 2005, l'omnbudsman
(difensore civico) Otakar Motejl, ha elencato dozzine di casi di sterilizzazioni
forzate avvenute tra il 1979 e il 2001 "senza che vi fosse stato consenso
formale ed esplicito", recita l'Associated Press. Motejl richiede che il governo
ceco fornisca i dati sul consenso esplicito, informazioni accurate alle donne
Rom e un piano per compensare le vittime di questa pratica.
Il rapporto di Motejl è di sei mesi fa, ma nulla sembra cambiare nella
pratica e nel silenzio-assenso del governo ceco. Le indicazioni fornite dal
ministero della Sanità sono disattese, e sempre secondo l'Associated Press e il
sito Newsdesk.org non c'è volontà di rifondere le vittime, gli ospedali
rifiutano di riconoscere questa pratica come illegale. Gli avvocati delle
vittime dicono che le vera ragione è il razzismo.
Per tutta risposta, molte romnì hanno portato i loro casi in tribunale. Nel
2005, Helena Ferencikova è stata la rima a denunciare l'ospedale per
sterilizzazione forzata. Il Tribunale distrettuale di Ostrava ha condannato
l'ospedale per pratica illegale e ha richiesto una scusa formale. L'ospedale a
sua volta ha ignorato la richiesta e richiesto una revisione del caso in
appello.
Di Fabrizio (del 13/01/2006 @ 10:38:10 in Europa, visitato 2280 volte)
da Czech_Roma
7/1/2006 L'obudsman Otakar Motejl ha richiesto nel suo rapporto finale sui casi di sterilizzazione forzata (vedi QUI ndr), che sia approvata la legge per l'indennizzo delle donne che hanno subito sterilizzazione senza consenso. La notizia è apparsa oggi su Romea.cz.
Lo stato riconoscerà il compenso alle donne la cui fertilità è stata interrotta dai medici senza loro regolare consenso, dal 1973 al 1991. Sono oltre 80, soprattutto donne Rom, che si sono rivolte all'ombudsman. Non sono ancora stati chiusi tutti i casi. Alla fine dell'anno scorso, dopo aver esaminato diversi casi controversi, Motejl disse che erano almeno 50 le donne sterilizzate nel passato in dispregio alle disposizioni di legge. Il problema è arrivato all'attenzione pubblica solo nell'autunno 2004, su segnalazione di European Roma Rights Centre (ERRC - confronta ndr). ERRC affermava che in alcuni casi mancava il consenso all'operazione e in altri il consenso era stato estorto con la minaccia di tagliare l'assistenza sociale. Motejl ricevette le prime testimonianze da alcune donne Rom della Moravia Settentrionale, nel settembre 2004. Nel 1972, la Cecoslovacchia aveva approvato una legge sulla sterilizzazione, per colmare il vuoto legislativo che c'era stato sino allora. Il rapporto afferma che dietro istruzione delle autorità, gli assistenti sociali convincevano le donne Rom a non avere più figli. Inoltre, sempre secondo il rapporto, venivano promessi ulteriori benefici sociali in cambio del consenso alla sterilizzazione. Sino al 1991, il consenso poteva valere sino a 10.000 corone (il salario medio di allora corrispondeva a circa 2.500 corone). Il pagamento di queste somme venne interrotto nel 1991. Lo stato non si è mai ritenuto parte in causa, scaricando la colpa sul personale medico. Il rapporto indica anche che aalle donne che hano denunciato questi trattamenti subiti in passato, è stato garantinto anonimato e sicurezza. La Svezia, dove in passato sono state svolte sterilizzazioni forzate, può essere di modello alla Repubblica Ceca, suggerisce il rapporto. In Svezia la legge riparatoria è passata e tra il 1999 e il 2002 lo stato ha riconosciuto 175.000 corone svedesi alle persone coinvolte.
Brno, Prague, Budapest, Ostrava, 11 gennaio 2006.
Le organizzazioni della società civile hanno accolto con favore il rapporto del Pubblico Difensore dei Diritti ("Ombudsman") sulle indagini in merito alle accuse di sterizizzazione forzata di donne Rom nella repubblica Ceca.
Il rapporto è il risultato di oltre un anno di indagini dell'Ombudsman e del suo staff, sulla base della denuncia portata da 87 donne. Nell'approfondimento dei casi, sono stati coinvolti European Roma Rights Centre (Budapest), League of Human Rights (Prague/Brno), Life Together (Ostrava) e Group of Women Harmed by Sterilisation (Ostrava). Il 23 dicembre questo gruppo di ricerca ha chiuso i lavori, che sono stati resi pubblici questa settimana. L'Ombudsman rivolge tre richieste
- Cambiamento della legge, che si esprima con più chiarezza sul principio cel consenso responsabile;
- Misyre supplementari per un cambio culturale tra il personale medico sul consenso responsabile, d aapplicarsi universalmente;
- Un percorso preferenziale per le misure di indenizzo alle vittime, quando gli assistenti socili siano stati coinvolti in politiche di sterilizzazione forzata.
Le pagine da 25 a29 (circa 1/3 del rapporto completo) riguardano la "Sterilizzazione e la Comunità Rom", motivandola come discriminazione razziale. I casi esposti includono anche eventi come, ad esempio, quando dottori e assistenti sociali raccomandavano il parto cesareo, così da fabbricare "prove" per legittimare interventi di sterilizzazione.
Il testo icomprende anche un'analisi dettagliata delle politiche statali cecoslovacche verso i Rom negli anni '70 e '80, quando agli assistenti sociali veniva chiesto di controllare il tasso di natalità tra i Rom - giudicati troppo alti - e di creare un'ambiente di controllo invasivo sulle famiglie Rom, che perdura a tutt'oggi. In una sezione separata viene presentata la storia dell'eugenetica in Cecoslovacchia, come chiave evidente delle pratiche e delle politiche messe in atto.
Attualmente, il rapporto è disponibile slo in lingua ceca (formato .pdf), in seguito verrà stampata la versione in inglese. Ulteriori informazione sul sito ERRC. Contacts: Michaela Tomisova (legal representative of the victims): ++ 420 73 795 13 23 Kumar Vishwanathan, (Life Together): ++ 420 77 77 60 191 Jiri Kopal (League of Human Rights): ++ 420 60 87 19 535 Claude Cahn (ERRC): ++ 36 20 98 36 445 The European Roma Rights Centre (ERRC) is an international public interest law organization engaging in a range of activities aimed at combating anti-Romani racism and human rights abuse of Roma, in particular strategic litigation, international advocacy, research and policy development, and training of Romani activists. For more information about the European Roma Rights Centre, visit the ERRC website at http://www.errc.org. European Roma Rights Centre 1386 Budapest 62 P.O. Box 906/93 Hungary Tel.: ++ (36 1) 413 2200 Fax: ++ (36 1) 413 2201 E-mail: office@errc.org
The League of Human Rights is a non-governmental organisation providing free legal and psychological assistance to victims of gross human rights violations, in particular to members of the Roma minority, victims of domestic violence and children. Its mission is to create a future in which the Czech state actively protects the human rights of its citizenry and respects both the spirit and the letter of the international human rights conventions to which it is signatory. League of Human Rights Bratislavska 31 602 00 Brno Czech Republic
Di Fabrizio (del 07/10/2006 @ 10:28:40 in Europa, visitato 2565 volte)
In occasione dell'Incontro dell'Organizzazione per la Sicurezza e la
Cooperazione in Europa - Human Dimension Implementation (riassunto -
articolo originale:
Roma_Rights)
Varsavia, 3 ottobre 2006 - Contatti: Ostalinda Maya Ovalle: + 36 70 602 58 31
Negli anni recenti, l'attenzione di attivisti di strada, gruppi della
società civile, governi e organizzazioni internazionali, è cresciuta
l'attenzione alla violazione dei diritti fondamentali delle donne romani. Ci
sono anche sviluppi positivi. Per esempio, il Parlamento Europeo ha adottato
recentemente il rapporto sulle situazione femminile rom nel continente.
Nonostante alcuni passi positivi, rimangono preoccupazioni: le Romni
affrontano la pressione nelle famiglie e nella comunità, spinte ad aderire
ad abitudini e tradizioni degradanti. Nel contempo, soffrono di aperta
discriminazione nel campo dei diritti umani fondamentali da parte delle
autorità, come nel caso delle sterilizzazioni forzate. Nonostante le
pressioni, le donne hanno iniziato ad alzare la voce e denunciare gli abusi.
[...]
Sterilizzazione forzata
La pratica è [stata] comune a diverse paesi europei. Alcuni (la Svezia, per
esempio) hanno stabilito un meccanismo di compensazione per le vittime, ma
ancora non riconoscono l'aspetto razzista di queste pratica. In alcuni paesi
dell'Europa Centrale e Orientale, la pratica è continuata sino ad oggi.
La situazione della Repubblica Ceca e della Slovacchia è invece di una
pratica sistematica e tuttora centinaia di donne non hanno ottenuto
risarcimento. Diversi i motivi, tra cui:
- l'eugenetica che continua ad influenzare le politiche mediche in
quei paesi;
- una generica mancanza di rispetto della volontà delle pazienti;
- "preoccupazione" per l'alto livello delle nascite tra i Rom.
[...] Questa pratica è continua dalla fine degli anni '70. Sinora,
nessuna azione da parte di quei governi è stata sufficiente per un adeguato
indennizzo alle vittime, o anche per assicurare la fine definitiva di questa
pratica.
Nella Repubblica Ceca, Slovacchia e Ungheria alcune donne vittime di
sterilizzazione forzata, con risultati limitati. [...]
Violenza domestica
In una recente ricerca condotta su 237 donne romani, oltre il 70% delle
intervistate afferma essere stata vittima di violenze da parte del
partner o di altri membri della famiglia. La media nazionale è del 23%. La
gran parte di questi incidenti non viene denunciata per un diversi motivi:
- La violenza contro le donne è accettata in alcune famiglie romani.
- La paura di essere isolate e svergognate dalla famiglia e dalla
comunità.
- Gli autori di questi atti di violenza raramente sono giudicati
responsabili di ciò, e questo scoraggia le donne nel cercare aiuto
legale.
- Le donne temono un'ulteriore vittimizzazione se si rivolgono alla
polizia o all'esterno [della comunità].
Si aggiunga che esiste un numero di difficoltà pratiche che rendono
impossibile alla donna di fuggire da questa situazione; incluso la mancanza
di sistemazioni alternative, l'incapacità economica di badare a se stesse
e/o la mancanza di opportunità d'impiego.
Nonostante queste barriere, alcune romnià, spesso in situazione
disperata, hanno iniziato a sfidare la violenza domestica. Occorre
aggiungere che i loro sforzi non hanno sinora ottenuto grande successo. Da
parte della legge le reazioni sono state tiepide, a volte rinunciando ad
accogliere le denunce o addirittura minacciando o insultando le donne. Delle
237 intervistate, 34 hanno triportato le violenze subite alla polizia; 20
(il 59% di queste) hanno subito lì trattamenti razzisti o degradanti. Solo
in 5 casi (15%) la polizia è intervenuta. Una donna ha raccontato che quando
D.D., 43 anni, ha chiesto aiuto alla polizia dopo essere stata picchiata da
un membro della famiglia, le è stato risposto: "Voi zingari vi picchiate tra
voi tutto il tempo. Dovete risolvere la questione tra di voi"
Matrimoni tra bambini
Questi matrimoni continuano impunemente in diversi paesi europei, [...] con
tutta la serie di abusi dei diritti umani a cui sono associati.
In un caso recente, portato all'attenzione da ERRC, nelle regione di
Caras Severin in Romania, M.S., bambina rom di 10 anni, è stata venduta ai
genitori di D.M., ragazzo di 17 anni. [...] Le autorità rumene indagando sul
caso, hanno acconsentito a ritenerlo un caso di adozione da parte dei
genitori di D.M.. Apparentemente, le autorità non hanno indagato oltre. A 12
anni, M.S. ha dato la luce ad un bambino con parto cesareo, e il dottore le
disse che non avrebbe più potuto avere altri figli. A questo punto i
genitori di D.M. si sono rivolti a quelli di M.S., per inadempienza del
contratto stipulato. Il conflitto è degenerato in violenza tra le due
famiglie e le autorità rumene sono state allertate per la seconda volta. A
questo punto la polizia ha accusato D.M., che nel frattempo aveva compiuto
19 anni, del crimine di traffico di persona e rapporti sessuali con una
minorenne. D.M. ha ora di fronte un lungo periodo di prigione. Nessun
provvedimento è stato adottato per le violenze susseguitesi tra le due
famiglie.
Il caso è un esempio estremo di eventi che riguardano migliaia di giovani
e bambini ogni anno. Come in questo caso, quasi senza eccezione le vittime
sono abbandonate a se stesse e/o si tralascia di proseguire gli indiziati.
Mentre mancano sforzi da parte delle autorità locali o internazionali e
anche i gruppi della società civile non si esprimono o scoraggiano la
discussione su questi temi.
I matrimoni combinati tra minori espongono le ragazze ad
abusi sessuali e sfruttamento, precludono il percorso scolastico,
vanificando il diritto all'educazione e diminuiscono le possibilità
d'impiego. Inoltre ha un significativo impatto sulla situazione sanitaria
delle bambini e dei figli che possono mettere al mondo. Crescono difatti il
tasso di mortalità per parto e i rischi di complicazioni durante la
gravidanza [...] Le vittime di matrimoni infantili sono estremamente
dipendenti dal marito e dalla sua famiglia e perciò ad alto rischio di
povertà e/o ulteriore sfruttamento in caso di qualsiasi rottura successiva
alla famiglia. Sono inoltre più vulnerabili alla violenza domestica [...]
Traffico di persone Povertà, discriminazione e
marginalizzazione sono quei fattori che rendono le donne Rom e i loro
bambini particolarmente vulnerabili al traffico di persone. Molti Rom
affrontano una lotta continua per le loro esigenze di base, come il cibo e
la casa e hanno difficoltà ad ottenere i documenti personali (ad esempio il
certificato di nascita) necessari per accedere ai servizi essenziali.
Inoltre, la tradizione patriarcale pone le donne in un ruolo subordinato
agli uomini e in queste comunità le donne sono particolarmente a rischio di
traffico di persone. Particolare attenzione va fornita nel combattere il
traffico di ragazze, indirizzate alla mendicità e a volte allo sfruttamento
sessuale. In alcuni casi questi traffici nascondono mancanza di conoscenza e
disinformazione da parte delle famiglie. Gli stati dovrebbero operare per
eliminare tutti i fattori (interni ed esterni) che rendono i Rom
particolarmente vulnerabili a questi commerci, incluso la lotta alla
corruzione e l'identificazione delle vittime. Dovrebbe essere depenalizzata
la situazione delle vittime nel caso di ingresso illegale e sviluppati
programmi specifici per il loro rientro nei paesi di origine nel massimo
rispetto della dignità e della sicurezza delle vittime.
Ineguaglianza Le Romnià affrontano una
discriminazione in base alla razza e al sesso. In diversi paesi d'Europa si
riportano discriminazione come segregazione scolastica e nel lavoro. [...]
Un recente studio condotto da Open Society Institute, prova che il 54% delle
romnià in Romania sono impiegate nell'economia informale senza accesso ai
servizi sociali e ad altre forme di protezione. Un rapporto pan-europeo del
4 ottobre di ERRC mostra le discriminazioni patite nel campo della sanità.
Gli sviluppi nel campo delle leggi anti-discriminazione in Europa negli anni
recenti, non hanno ottenuto risultati accettabili dalle romnià.
Le politiche rivolte all'ineguaglianza tra uomini e donne
difficilmente si occupano di questo aspetto. Ciò può dipendere dalla scarsa
rappresentazione politica delle donne rom. In Ungheria due di loro sono
state elette al Parlamento Europeo e danno una voce importante alle romnià.
La disattenzione europea ricalca quella degli stati nazionali, dove nessuna
di loro è eletta al Parlamento nazionale e anche a livello locale la loro
voce è assente.
Conclusioni Il progresso nel campo dei diritti
umani per i Rom è impossibile senza significativi avanzamenti nel campo dei
diritti delle donne. Gli abusi sistematici portati nel nome dei "valori
tradizionali" devono terminare. [...] Il coraggio delle romnià nello sfidare
la violenza e le violazioni dei diritti umani è ad oggi appoggiata solo da
poche OnG, di fronte al silenzio dei governi, delle stesse famiglie e della
comunità. [...]
Di Fabrizio (del 01/07/2008 @ 10:02:25 in blog, visitato 1871 volte)
Da Geiger Dysf
Sembra un periodo particolarmente favorevole ai romanzi e ai saggi che raccontano le vicende infinitamente crudeli degli stermini coloniali e delle assimilazioni forzate, dall’operazione elvetica "Enfants de la Grand-Route" già ricordata agli stermini eugenetici nazisti, dal Canada alla Svezia, dagli USA all’Australia: non vi è continente o nazione immune dalla barbarie coloniale, e che ora non si faccia carico di una sorta di "pentitismo storico" e di rivendicazione delle differenti identità etniche e culturali, cancellate a suon di decine di milioni di morti, schiavi, bambini rapiti.
Le politiche di assimilazione sono tecnicamente simili, nella Svizzera del dottor Alfred Siegfried come nel massacro degli aborigeni australiani, le comunità, le culture e gli stili di vita delle "razze inferiori" dovevano essere distrutte radicalmente. Ciò che ne restava doveva essere sottoposto alla sedentarizzazione forzata, col nome di "politica di assistenza sociale e di previdenza". La sottrazione dei bambini in Svizzera venne pianificata fino al 1967 dall'Opera di soccorso "Enfants de la grand-route" (creata nel 1926 dalla federazione svizzera di beneficenza Pro-Juventute) con la collaborazione della polizia, e finanziata da vari "benefattori" e associazioni, dalla vendita di gadget dell’associazione (francobolli, opuscoli) oltre che da sovvenzioni della Confederazione e del Dipartimento dell’Interno. I bambini rubati ai genitori venivano "affidati" ad altre famiglie o rinchiusi negli orfanotrofi, incarcerati o internati in ospedali psichiatrici. E costretti a subire ogni sorta maltrattamenti, umiliazioni e vessazioni. Sembra un film già visto, con gli stessi dialoghi, la stessa disperazione, gli stessi sbirri, gli stessi orfanotrofi. E si sa quanto sta a cuore, alla Moratti o alla Chiesa, la beneficenza.
Sta di fatto che una delle prime azioni fu …il censimento della popolazione itinerante. I bambini vennero sottratti alla potestà dei genitori, e Siegfried stesso divenne il "tutore" di oltre 300 bambini. Per lui, per il successo della "rieducazione" era assolutamente necessaria "la rottura totale tra il bambino e il suo universo familiare".
Complici di quest’operazione furono, verrebbe da dire ovviamente, il clero, gli scienziati, i medici, gli psichiatri. Negli istituti religiosi, nelle aziende agricole o nei penitenziari i bambini potevano "assimilare i valori dell'ordine e del lavoro" e venire "socializzati" lavorando come servi e schiavi a zero o basso costo. Fra un maltrattamento e un abuso sessuale, potevano perfino ricevere un’"istruzione" ridotta al minimo, quel tanto che bastava alla loro condizione di "esseri inferiori".
Gli scienziati appurarono l'"inferiorità ereditaria" dei nomadi, e i medici praticarono le sterilizzazioni forzate. Ancora nel 1964, il dottor Siegfried scriveva: "Il nomadismo, come alcune malattie pericolose, è trasmesso soprattutto dalle donne". Lo psichiatra Joseph JÜrger fu uno dei primi ideologi svizzeri dell'igiene razziale. Nel 1988 un centinaia di vittime della "scienza razziale" erano ancora internate in cliniche e istituti. Se si considerano tutte queste date, si può osservare una grande continuità, fino ai nostri giorni, in tutta Europa (e negli Stati Uniti) delle operazioni di eugenetica, che non riguardarono perciò esclusivamente i nazisti, anche se certo il nazismo ne fu l’interprete più entusiasta e fanatico.
Il romanzo Home di Larissa Behrendt, pronipote di una bambina aborigena rapita nel 1918 per essere educata e cresciuta dai bianchi, si inserisce in questa corrente di testimonianze sui bambini rubati e sulle politiche di assimilazione e/o sterminio.
Con Home, Larissa Behrendt, docente di legge e studi aborigeni e avvocato votato alla causa dei diritti del suo popolo, racconta, tra realtà e fiction, un lungo viaggio alla ricerca delle radici perdute e fa riemergere una pagina di storia che il suo paese ha creduto di poter archiviare troppo in fretta: la tragedia degli aborigeni, "colpevoli" soltanto di avere una pelle diversa dai bianchi.
Protagonista del romanzo è Candice, una ragazza dai capelli chiari, pronipote di Garibooli, la bimba portata via con la forza dal campo di eualayai, che, a distanza di settant'anni, ritorna con il padre Bob nei luoghi dove venne rapita la nonna. Insieme ai ricordi che affiorano e attraverso i luoghi e i volti, si ricompone la vita di Garibooli, ribattezzata Elisabeth. Violenze, diritti violati, ferite non rimarginabili.
La tragedia degli aborigeni è stata una pagina della storia Australiana chiusa tanto tempo fa. Lei ora la riapre Anche se il rapimento di massa dei bambini aborigeni è finito con gli anni Sessanta, ancora oggi quanto è successo pesa sul mio popolo. Tutti quelli che furono strappati ai loro cari per essere "assimilati" dai bianchi, hanno subito abusi: fisici, mentali, sessuali. E ce ne sono ancora molti che non sanno neanche da dove provengono e che non sono riusciti a ritrovare la loro identità. Da avvocato mi sono occupata di donne, figlie e nipoti di bambini o bambine rapiti, che non avevano neanche il più pallido ricordo della loro famiglia. Un'eredità pesante da portare.
Home è un romanzo autobiografico? Sì, il libro si basa sulla storia della mia famiglia, ma anche sulla mia esperienza di avvocato. Candice sono io, e Garibooli è mia nonna. Della mia famiglia io conoscevo qualche cosa, ma non molto. Mentre, nel romanzo, Candice immagina la storia di Gariboli nei dettagli: da quando venne strappata al suo campo in poi. Fino a quando le sarà possibile tornare a casa, tanto tempo dopo. Visitare i luoghi da dove mia nonna venne portata via, mi ha dato la forza e l'emozione per poter scrivere Home. Quanti sono stati, in cinquant'anni, i bambini aborigeni rapiti? Ipotizzare un numero preciso è difficile. Le fonti ufficiali dicono che quella sorte capitò a un bambino su dieci. Ma io non ho mai conosciuto una sola famiglia aborigena che non contasse un "bambino rubato". Quello che è accaduto agli aborigeni nel suo paese è stato il tentativo di togliere l'identità a un popolo. L'Australia ha riconosciuto le sue responsabilità, o la questione è ancora aperta? Il nostro ex primo ministro, John Howard, non pensava che l'Australia si dovesse vergognare di questo suo passato, né riteneva che la questione degli aborigeni fosse stata sottovalutata. E, in quel periodo, tutto sommato, la logica dell'assimilazione è continuata, la cultura aborigena non era in alcun modo né protetta né fatta rivivere, né tanto meno venivano stanziati fondi e risorse per salvaguardare il popolo aborigeno. Le cose sono cambiate quando è andato al potere Kevin Rudd. Lui ha chiesto scusa agli aborigeni e il governo si è fatto carico dei danni morali e fisici causati dalla politica dei rapimenti. Oggi in Australia va senz'altro meglio, ma solo dal punto di vista teorico. Quando si scende sul piano pratico ci sono ancora molti problemi. Larissa Behrendt, Home Baldini Castoldi Dalai editore Pagine 429 - euro 19,00. (intervista tratta da la Repubblica 29 giugno 2008)
Di Fabrizio (del 22/08/2011 @ 09:57:46 in Europa, visitato 2509 volte)
C'è un articolo di
venerdì scorso de
Il Piccolo che rapidamente ha fatto il giro del web italiano. Qualcuno mi
ha segnalato anche
questo, e poi Adriano Sofri su
Repubblica, oppure
QUA. Per mia deformazione ho dato un occhio anche alla stampa estera
e, posso almeno assicurarvi che è tutto vero.
La notizia sta sollevando grande scandalo ed indignazione; un po' come
quando, perdonate il paragone, si scoperchia un bidone e la spazzatura è rimasta
"nascosta" lì troppo tempo. CERTO CHE SENTI LA PUZZA, DOVEVI INTERVENIRE
PRIMA! Insomma, succede che della Slovacchia sappiamo mediamente poco
(figuriamoci dei Rom che stanno lì), anche se è a poche ore dall'Italia, e
varrebbe la visita di noi turisti. Cose da non perdere: sicuramente
tante città che mantengono un'impronta centroeuropea che altrove s'è persa,
boschi, montagne e poi la birra.
Quello che gli Slovacchi non vorrebbero farvi vedere sono i ghetti dove vivono
buona parte dei Rom: se in Italia ci vergogniamo dell'abbandono dei campi sosta,
lì ci sono insediamenti di
legno, pietre e fango ai margini dei comuni più piccoli, o
enormi ghetti urbani di edilizia degli anni '50-'60, che da decenni
necessiterebbero di interventi di risanamento.
L'ingresso della Slovacchia nella UE, come in altri paesi dell'ex blocco
sovietico, era subordinato al ripianamento della situazione di grave esclusione
sociale di buona parte della minoranza rom. In realtà ha provocato il fenomeno
opposto, con aumento di prezzi e taglio dei servizi sociali, che hanno portato a
ricorrenti rivolte urbane e
disordini nel febbraio 2004, ripetutisi nel
2006.
Quindi una minoranza rom che non si rassegna ed è anche pronta a scendere in
piazza, in maniera violenta se è il caso. Diciamo che da questo punto di
vista, è perfettamente parte integrante della UE; dopo la GB potrebbe succedere anche nella vicina
Repubblica Ceca. In Slovacchia, accanto a situazioni di estrema marginalità
e devianza, convive una presenza di intellettuali rom impegnati in politica
(sempre in polemica tra loro), nei media, nel campo della musica e dello spettacolo, nell'imprenditoria e manovalanza edile. Quindi la situazione è parecchio sfaccettata.
L'altra faccia della medaglia è un razzismo anti-rom sempre più esplicito e
violento, con scontri ed attentati. Specchio di questo razzismo è
l'atteggiamento delle autorità, riassunto nell'articolo iniziale de Il Piccolo.
ATTENZIONE PERO': un atteggiamento simile, soprattutto da parte dello stato e
degli intellettuali slovacchi, non nasce dall'oggi al domani, ma è saldamente
radicato nel passato. Il caso delle sterilizzazioni forzate, nasce negli anni
'70, ancora al periodo della Cecoslovacchia-dopo primavera di Praga, e lo scandalo scoppiò nel 2004 nella
Repubblica Ceca grazie all'ERRC. In seguito le indagini raggiunsero anche la
Slovacchia. Sembra (ma le ricerche sono ancora in corso) che l'ultimo caso sia
avvenuto nel 2007. Nella
Mahalla potete trovare diverse notizie sugli ultimi 6 anni; ECCO PERCHE' MI
STUPISCE IL VOSTRO STUPORE.
Un altro fenomeno preoccupante di razzismo istituzionale, che riguarda
diversi paesi dell'Europa centro-orientale, è quello della segregazione
scolastica dei bambini rom posti, senza ragione alcuna, in classi differenziali.
Sarebbe un discorso molto lungo, che si potrebbe riprendere in seguito (magari
prima di farvi stupire da un ennesimo articolo che troverete in rete), se nel
frattempo volete informarvi leggete, prendendovi il tempo che vi necessita,
QUI.
Se invece cercaste altre notizie sulla Slovacchia,
QUI. Buona lettura. PS: e se volete avere un'idea di quale possa essere il dibattito
pubblico in Slovacchia a proposito di questi temi, ma avete ovvie difficoltà con
la lingua locale, date una scorsa a
questa fila di commenti. Dove, ma sul Giornale, naturalmente...
Di Fabrizio (del 22/10/2010 @ 09:45:56 in Europa, visitato 1666 volte)
Da
Czech_Roma (sulle sterilizzazioni forzate nell'est Europa,
QUI)
10-12-2010 Alle donne romanì che sono state vittime di sterilizzazioni forzate è stato
negato il risarcimento dal governo ceco, dopo anni che il caso è stato portato
alla luce. Su istigazione governativa, le donne romanì furono regolarmente
sterilizzate nella ex Cecoslovacchia durante gli anni '70. Anche se queste
politiche non esistono più, singoli casi sono stati riportati fino al 2007.
Ieri, un comunicato stampa dell'European Roma Rights Centre (ERRC) notava
come il primo ministro ceco avesse espresso il proprio rincrescimento per la
pratica, anche se sinora il governo non avesse fatto nessun passo significativo
per risarcire le coinvolte.
ERRC ha sottoposto un rapporto sulla sterilizzazione forzata al Comitato
sull'Eliminazione della Discriminazione Contro le Donne alla 47a
sessione del Comitato a Ginevra. In una dichiarazione scritta al comitato, ERRC
ha sollevato preoccupazioni sulle sterilizzazioni forzate avvenute dal 1989 al
2007. La maggior parte delle vittime di questa pratica mancano di un rimedio
efficace quando hanno scoperto di essere state sterilizzate dopo anni, e hanno
cercato assistenza legale quando ogni reclamo contro i perpetratori o lo stato è
andato prescritto.
ERRC ha ricordato all'ONU che il governo ceco ha mancato di prendere le
misure opportune per prevenire il verificarsi di sterilizzazioni forzate, dato
che legge sul consenso informato non è cambiata.
Si legge nel rapporto ERRC: "Nei 20 casi recentemente venuti alla luce ed
accaduti tra il 1989 e il 2007, sembra sia mancato il consenso libero ed
informato alle sterilizzazioni. La maggior parte delle donne firmò il proprio
consenso all'intervento chirurgico senza essere adeguatamente informate in
anticipo sulle conseguenze. Alcune delle donne firmarono sotto costrizione,
mentre altre non hanno memoria di aver firmato niente. Una di loro era
completamente analfabeta. Alcune donne dicono che a loro non è mai stato chiesto
di firmare il consenso." ERRC ha sistematicamente indagato su questi casi
assieme con l'associazione di Ostrava "Vivere Insieme".
Attualmente non esiste alcun rimedio efficace per la maggior parte delle
donne i cui diritti son stati violati. Secondo Kateřina Červená,
avvocato della Lega dei Diritti Umani, sinora soltanto due donne hanno ottenuto
un indennizzo dai tribunali. Una ragione è che molte delle donne hanno mai
saputo di essere sterilizzate solo parecchi anni dopo l'operazione. Quando hanno
cercato assistenza legale, il loro diritto ad un risarcimento da parte dei
perpetratori o dallo stato era andato in prescrizione.
Ha detto Gwendolyn Albert al portale di informazioni Romea.cz, presentando a
Ginevra il rapporto ERRC: "La Repubblica Ceca dovrebbe seguire l'esempio di
paesi come la Svezia, che hanno istituito una propria procedura di risarcimento
per le vittime di sterilizzazione forzata. Dato che la maggior parte dei casi è
andata in prescrizione, la Repubblica Ceca dovrebbe sviluppare una procedura
separata di compensazione. Affrontare la sterilizzazione forzata delle donne rom
significa fare i conti col passato".
Concorda
Robert Kushen, direttore esecutivo di ERRC: "Il governo ceco deve superare le
barriere esistenti nell'accedere alla giustizia, sperimentate dalle donne romanì
sterilizzate, e stabilire un meccanismo che possa assicurare un compenso che
tutte le donne colpite da questa pratica aberrante. Il governo ceco ha
l'opportunità di fornire un esempio guida agli altri paesi dove le le donne
romanì sono state coattivamente sterilizzate".
Oltre ad ERRC, anche la Lega per i Diritti Umani ha presentato un rapporto
sulla protezione delle donne nella Repubblica Ceca e sui loro vari problemi.
Oltre che sulle sterilizzazioni forzate, la Lega ha criticato l'attuale
situazione sulle violenze domestiche, come pure le barriere per scegliere
liberamente se partorire in casa o negli ospedali. Tra le altre questioni, la
Lobby delle Donne Ceche ha fatto presente il fatto che non ci sono donne
nell'attuale governo.
Nathalia Odwin
Di Fabrizio (del 30/04/2010 @ 09:41:46 in Europa, visitato 2661 volte)
Da
Czech_Roma (leggi anche
QUI)
Firma questa carta o morirai Ingannate nell'autorizzare la
propria sterilizzazione, un gruppo di donne romanì si sono unite nel combattere
per i propri diritti riproduttivi. by Sophie Kohn 20 aprile 2010
OSTRAVA, Repubblica Ceca | Elena Gorolova aveva un gran dolore. Le infermiere e
i dottori gridavano attorno a lei, cercando di inserirle un pallone tra le gambe
per fermare l'uscita del suo bambino e così utilizzare un parto cesareo.
Gorolova e suo marito, Bohus, una coppia con altri due bambini a casa, erano
eccitati alla prospettiva di un altra aggiunta alla loro giovane famiglia.
Ma per i dottori, il nuovo arrivo significava che Gorolova finiva nella terza
sezione-C. Le dissero che un altro parto sarebbe stato fatale.
Le misero semplicemente un foglio in mano ed improvvisamente le dissero:
firma o morirai. Non c'era tempo per domande, spiegazioni, riflessioni.
Elena Gorolova
"Non lo lessi," spiega con calma Gorolova, abbassando i vividi occhi marroni.
"Non c'era nessuno con me. Nessuno mi disse cosa stava succedendo. Ero
totalmente fuori di testa e così firmai."
E lì, mentre stava per dare alla luce, le capacità riproduttive di Gorolova
furono interrotte. Poco dopo aver partorito suo figlio col taglio cesareo, i
dottori sterilizzarono irreversibilmente Gorolova tagliandole le tube di
fallopio. Era il settembre 1990.
Come Gorolova scoprì più tardi, si stima che 90.000 donne romanì nella
Repubblica Ceca sono passate per la stessa esperienza negli scorsi 40 anni,
molte di loro terrorizzate nel firmare l'autorizzazione alla sterilizzazione,
dopo che i dottori dissero loro che partorire nella sezione-C era a rischio
della loro vita.
Due giorni dopo che Gorolova diede alla luce il suo terzo figlio, il
direttore dell'ospedale di Ostrava, una città industriale a 15 km. ad est dal
confine polacco, spiegò che la sterilizzazione era l'unica maniera per essere
sicuri che lei non avrebbe più partorito. Era medicalmente necessario, disse. In
quel momento Gorolova arrivò a negare che l'ultimo nato fosse suo.
Lei e l'offeso marito Bohus hanno dubitato che la spiegazione razionale che
avevano appena ricevuto fosse il motivo reale Gorolova era stata sterilizzata.
Andarono al tribunale di Ostrava a chiedere una spiegazione. Furono
immediatamente cacciati fuori.
Ancora nessuna scusa
Per oltre 15 anni, Gorolova ha pazientemente lottato con la vergogna. Bohus
frequentava un pub del posto dove gli altri rom gli dicevano che sua moglie non
serviva a nulla.
Vlasta Holubova
La maternità è importante nella cultura romanì, dice Vlasta Holubova - 45
anni, un'altra romnì di Ostrava sterilizzata senza il suo consenso nel dicembre
1988, mentre stava partorendo il quarto figlio. Dice "La gente che ha più figli
in famiglia è ricca. Avere tanti bambini è come un tesoro."
Negli scorsi quattro anni, Gorolova ed altre sterilizzate contro volontà si
sono unite come una singola voce per i diritti riproduttivi. Spalleggiate da
avvocati di spicco, le donne si sono lanciate in una campagna di testimonianza
dentro la Repubblica Ceca ed attraverso campagne all'estero. Il loro lavoro è
stato recentemente riconosciuto dal governo.
A novembre, l'amministrazione ceca ha espresso rammarico sulle
sterilizzazioni, senza però arrivare ad una piena ammissione di colpa. Il
governo ha quindi ordinato al Ministero della Salute di revisionare le proprie
pratiche per assicurarsi che non avvengano più in futuro sterilizzazioni senza
un consenso propriamente informato.
Secondo la legge, il consenso senza informazione è da considerarsi una base
insufficiente per qualsiasi intervento medico, inclusa la sterilizzazione.
Eppure, soltanto una manciata di queste sterilizzazioni è arrivata ai tribunali,
col risultato di isolate scuse ed alcune compensazioni finanziarie. I dottori
responsabili non hanno subito alcuna punizione.
Controllo della popolazione
Otakar Motejl, difensore civico ceco e convinto sostenitori dei diritti romanì,
dice di non essere pienamente soddisfatto della risposta governativa e chiede
che i Rom continuino a battersi per una piena compensazione. Però "a causa della
natura personale [dei reclami], non possiamo aspettarci grandi folle di donne
che si rivoltano nelle strade," spiega in un'intervista telefonica dal suo
ufficio nella città orientale di
Brno.
Ottenere scuse ufficiali dal governo è ancora più complicato perché "il governo
che ora si sta scusando ha davvero poco a che fare con l'organizzazione che
iniziò il programma di sterilizzazione," dice Motejl, riferendosi al fatto che
gli operatori sanitari dell'epoca lavoravano sotto istruzione dell'ex regime
comunista.
Le prime emozionanti azioni iniziarono nel 2005, quando Motejl fece pressioni
sul governo perché il governo investigasse sui numerosi reclami di
sterilizzazioni forzate che crescevano sulla sua scrivania, la maggior parte da
donne romanì di Ostrava.
Spiega che quando la Repubblica Ceca era uno stato comunista, la pratica che
descrive come "controllo della popolazione" era che gli operatori sociali
obbligavano alla sterilizzazione i Rom. In quei tempi, minacciavano di portare
via i bambini se le donne non consentivano alla procedura.
"Stavano infrangendo la legge durante il sistema comunista perché non volevano
far far nascere altri Rom," dice Gorolova.
Con la caduta del comunismo, la pratica apparentemente ebbe termine, ma il caso
di Gorolova è la prova che i responsabili semplicemente usarono metodi
differenti per ottenere i medesimi risultati. I dottori allora presenterebbero
la procedura alle romnià come una urgente necessità medica, scegliendo gli
intensi, paurosi e disorientanti momenti del travaglio come il periodo migliore
per estorcere l'accordo.
Anche alcune donne ceche non-rom sono state vittime di sterilizzazioni
involontarie; Holubova parla di donne che lo stato considerava "socialmente più
deboli", scarsamente istruite o disabili, come obiettivi tipici.
Imparare a parlare
Le mani di Gorolova ostentano anelli d'oro su ogni dita. Siede calma mentre
racconta la sua storia, sul luogo di lavoro negli uffici di Ostrava di Life
Together, un gruppo dedicato ai diritti romanì.
Gorolova arrivò in Life Together nel 2006, quando un rapido notiziario apparve
una sera sullo schermo della sua televisione. Sorride e dice, "Ho capito che vi
appartenevo."
Molto presto, altre donne rom sterilizzate provarono a bussare alle porte
dell'organizzazione. Le donne si sedevano attorno ad un lungo tavolo e, per la
prima volta, offrivano le loro storie. Da questi inizi lanciarono un progetto
chiamato "Non sei sola". Mandarono Gorolova, eletta portavoce, nella comunità ad
incoraggiare altre vittime della sterilizzazione a farsi vive.
Ma le donne avevano paura di parlare. Alcune vittime non romanì delle
sterilizzazioni rifiutarono di partecipare agli incontri perché non volevano
mescolarsi con gli stigmatizzati Rom. Molti pensarono che Gorolova avesse
parlato della sua storia per ottenere soldi dal governo. Così, quando le donne
non volevano andare da lei, Godolova le visitava a casa loro. Lentamente, le
approcciò.
"La principale ragione per cui le donne mi hanno creduto, è che io stessa sono
passata per la sterilizzazione, e so come si sentono. Non sono un'estranea,"
dice dolcemente.
Le donne rom tradizionalmente hanno molti bambini già da giovani e restano a
casa a crescerli. Possono passare decenni tra il primo figlio e l'ultimo.
Inoltre, dato che i Rom incontrano una significativa ostilità fuori dalle loro
comunità, le donne possono finire abbastanza isolate negli anni in cui crescono
i figli. Per molte di loro, il coinvolgimento in Life Together ha svegliato
abilità sociali atrofizzate, riaccendendo un senso di scopo. Gorolova
attribuisce persino al suo attivismo la decisione di prendere un diploma di
scuola superiore.
"Per 15 anni sono stata disoccupata," dice. "Ho dimenticato totalmente come
comunicare con la gente. Non avrei mai pensato che sarei stata capace di
comunicare con gente a questo livello, e che avrei dovuto farlo col governo."
Gorolova elenca con semplicità le realizzazioni di cui è più orgogliosa nel suo
lavoro con Life Together. L'organizzazione ha organizzato una consulenza
psichiatrica per le donne, un'esposizione fotografica delle case e delle
famiglie romanì, in palazzi del governo e musei in tutto il paese, ed iniziato
dei forum di discussione con ginecologi. Gorolova viaggia spesso assieme a Gwendolyn Albert,
attivista romanì americana che ha tradotto i discorsi di Gorolova nelle
presentazioni a New York, Strasburgo, Grecia e Svizzera.
Nonostante gli sforzi delle donne, Holubova dice che l'ammissione del governo è
più un contentino alle pressioni internazionali che una sincera espressione di
scusa. Tutti e quattro i figli di Holubova hanno trasferito le loro giovani
famiglie in Inghilterra e Canada per fuggire dalla discriminazione che sentono
come Rom nella Repubblica Ceca. Mentre osserva il quieto, fumoso appartamento
che ora condivide solo con suo marito, il suo disappunto per la propria patria è
palpabile.
"I ragazzi sono già cresciuti. Volevamo ancora un figlio o una figlia, per non
rimanere così da soli," dice.
Mentre parla, i suoi tre curiosi nipoti, in visita assieme ai genitori dalla GB,
attorniano la poltrona, ridendo. La più piccola, Natalia, sorride con malizia,
dondolando le gambette bardate di stivaletti d'argento.
Quando le si chiede cosa la fa andare, Holubova sorride pensosamente e pone un
braccio protettivo attorno a Natalia. Risponde "questi bambini".
Sophie Kohn is a writer in Toronto. Photos by Valter Ziantoni.
Continuo con la mia personale antologia delle poesie di
Paul Polansky. Un'anticipazione, sarà a Milano il prossimo 27 maggio. A
presto i particolari
UN VESTITO NUOVO
Una infermiera continuava a venire a casa mia
per convincermi.
"Eva", diceva
"hai già troppi figli.
Fai questa operazione e potrai
avere belle cose in cambio."
Avevo ventidue anni.
ero incinta del mio quinto figlio.
Mio marito era in prigione.
Acconsentii all'aborto,
ma non ero sicura riguardo all'altra cosa.
Dopo essere tornata a casa dall'ospedale,
l'infermiera mi diede dei soldi
per un vestito nuovo.
Fu allora che seppi
di essere stata sterilizzata.
"Certo che hai acconsentito," disse lei.
"Sul tavolo operatorio... hai annuito."
Di Fabrizio (del 11/11/2008 @ 09:28:41 in Europa, visitato 1964 volte)
Da
Czech_Roma
AP 2008-11-05 18:06:03
PRAGA - Una corte d'appello ha deciso mercoledì che un ospedale ceco non deve
pagare nessuna compensazione ad una donna zingara
sterilizzata 11 anni fa senza il suo consenso.
La Lega per i Diritti Umani ha criticato aspramente questo giudizio e ha
detto che intende appellarsi alla Corte Suprema. Il giudizio è visto come
importante perché ha rovesciato il precedente giudizio del tribunale che
garantiva alla donna una compensazione dall'ospedale per una simile operazione.
Il gruppo sui diritti umani ritiene che centinaia di donne di questa
minoranza di circa 250.000 persone, sia stata sterilizzata contro il proprio
volere, una pratica che risale al periodo comunista e terminata solo di recente,
secondo un rapporto investigativo dell'ombudsman Otakar Motejl, a fine 2005.
Sotto il comunismo, che nella Repubblica Ceca terminò nel 1989, la
sterilizzazione era una pratica semi-ufficiale per limitare la popolazione
zingara, o Rom come preferiscono essere chiamati, le cui grandi famiglie erano
viste come un peso per lo stato.
Nella decisione di mercoledì, la corte d'appello ha rigettato quella di un
altro tribunale secondo cui l'ospedale doveva pagare 500.000 koruna ($26,330;
20,460 €uro) a Iveta Cervenakova per averla sterilizzata illegalmente senza il
suo consenso nel 1997, ha detto Petr Angyalossy, portavoce del tribunale di
Olomouc, 250 km ad est di Praga.
Ha detto che la corte ha deciso che l'ospedale nella città nord orientale di
Ostrava non doveva pagare alcuna compensazione alla Cervenakova, 32 anni, perché
il caso aveva si riferiva a più di tre anni fa.
Angyalossy ha poi detto che l'ospedale doveva soltanto scusarsi con
Cervenakova.
Un altro tribunale aveva deciso il 12 ottobre 2007 che l'ospedale doveva
pagare un compenso e scusarsi con Cervenakova per aver violato i suoi diritti
con la sterilizzazione.
Cervenakova aveva compilato la citazione in giudizio nel 2005. Era stata
sterilizzata dopo aver dato alla nascita la sua seconda figlia con parto
cesareo.
Diverse donne rom ceche avevano richiesto i danni agli ospedali per le
sterilizzazioni illegali, ma Cervenakova fu la prima ad ottenerla in tribunale.
L'avvocato David Zahumensky della Lega per i Diritti Umani, che si è consultato
con i legali di Cervenakova, ha detto che la cliente ricorrerà in appello alla
Corte Suprema, perché il limite dei tre anni non si può applicare a questo caso.
Di Fabrizio (del 30/07/2007 @ 09:24:17 in Europa, visitato 2284 volte)
Da
Radio Praha
[18-07-2007] By Rosie Johnston
Le prime notizie sulle
sterilizzazioni di donne Rom risalgono agli anni '70. Esperti sospettano che
oltre 2.000 donne nella Repubblica Ceca, siano state sterilizzate contro la loro volontà.
Sin dal 1991 almeno 85 donne ed un uomo hanno presentato reclami all'ombudsman
ceco, asserendo di essere stati sterilizzati contro la loro volontà. Vybor pro lidska prava a biomedecinu
(Commissione per la biomedicina ed i diritti umani), una struttura governativa,
questa settimana ha suggerito che lo stato dovrebbe creare un fondo per
compensare queste donne. La somma sarebbe di circa 200.000 CZK,o 10.000 $, a
vittima. Ma il ministro responsabile ha rigettato l'idea, mentre i gruppi romanì
considerano le misure insufficienti. Kumar Vishvanathan è un attivista dei
diritti romanì di Ostrava:
In questa nazione, la sterilizzazione delle Romnià è proseguita negli
anni '70 ed '80, sotto il regime comunista. Durante questo periodo, è stata
un'attività gestita dallo stato, come è successo in Svezia, facendo finta
che fossero le donne stesse a voler essere sterilizzate. Spesso alle donne
venivano fatti dei "regali", come un sacco di carbone, una lavatrice ecc.
Penso che fosse un buon alibi, queste donne non avevano possibilità di dire
"No, non voglio il vostro sacco di carbone, invece voglio avere
bambini!".Non c'era la possibilità di dire così sotto il regime totalitario.
Disgraziatamente, questa pratica è continuata sino oggi. Conosciamo casi di
tre anni fa.
Lo stato non può più offrire "regali" alle donne che passano attraverso
ciò, quindi che incentivi offrono oggi alle donne per questa operazione?
Dopo il 1991, lo stato se n'è lavato le mani. Dal nostro punto di
vista lo stato è ancora responsabile, perché non ha preso nessuna misura
perché la comunità medica riceva una formazione adeguata per non lavorare in
stato di inerzia. Oggi continuano a lavorare come facevano nel passato. Non
ci sono stati gradini proattivi da parte dello stato per rafforzare i
controlli sul consenso responsabile.
Cosa pensi della recente proposta di Vybor pro Biomedicinu,
che lo stato dovrebbe compensare queste donne o che lo debbano fare gli stessi
ospedali?
Pensiamo che lo stato debba assumersi le proprie responsabilità. Diamo
il benvenuto all'idea che lo stato crei un fondo per compensare queste
donne. La nostra sola osservazione è che la compensazione non sia
limitata ai soli casi avvenuti prima del 1991. C'è poi un altro problema,
che le cartelle mediche di alcune donne sono state distrutte dagli ospedali
che ha compiuto queste operazioni. Oggi, è molto difficile per queste donne
provare che i loro casi sono reali.
Il compenso proposto da Vybor di 200.000 Corone, è sufficiente secondo il
vostro punto di vista?
Su questo posso solo dare la mia personale opinione, ma le donne Rom
dovranno decidere loro se è accettabile. Secondo me, è una somma inadeguata,
ma la parola finale resta alle Romnià.
Di Fabrizio (del 03/04/2011 @ 09:16:53 in media, visitato 3457 volte)
Da
Czech_Roma
Da
Artists Initiative against Romaphobia and Antitziganism a:
Ms. Abbe Raven CEO of A&E Network 235 East 45th Street New York NY 10017
16 marzo 2011
Venerdì 11 marzo 2011, veniva trasmessa da A&E Network la puntata di Criminal Minds
intitolata
Bloodlines.
La storia di quest'episodio narra di come una famiglia di zingari rapisce due
giovani ragazze di 10 anni, volendo che una di loro sia la sposa del loro
figlio. Gli zingari tagliano la gola dei genitori, ed apprendiamo attraverso
l'inchiesta che il ragazzo è stato costretto ad uccidere uno dei genitori
seguendo le istruzioni dategli da suo padre. Questo è considerato un "rito di
passaggio" dall'adolescenza all'età adulta. In seguito al ragazzo viene
insegnato dai genitori come rubare da un manichino con appese delle campanelle,
ed il pubblico viene informato da "esperti detective" che questo è il test delle
sette campanelle, un metodo zingaro adoperato per insegnare il borseggio ai
bambini. Mentre il ragazzo si impratichisce, la prima ragazza viene sequestrata.
Il padre decide di ucciderla. Sua moglie gli ricorda che loro non uccidono le
bambine. Mentre continua la puntata, gli "esperi detective" spiegano che "molti
Rom si guadagnano da vivere come ladruncoli" assieme ad altre dichiarazioni
basate su convinzioni razziste e stereotipate. Alla fine, viene rivelato che ci
sono numerose famiglie zingare che vivono negli Stati Uniti, uccidendo genitori
e rapendo le loro figlie. La scena finale dello spettacolo mostra ancora un
altro ragazzo di dieci anni coi suoi genitori, che si preparano ad uccidere un
altro gruppo di genitori e rapire la loro figlia.
Mentre questo episodio andava in onda, aveva luogo una manifestazione di
suprematisti bianchi a Novy Bydzov nella Repubblica Ceca. Manifestazione
invocata da un sindaco che afferma "Loro (i Rom) vagabondano per la città, danno
fastidio, rubando e violentando. Mentre un cittadino rispettabile, gli zingari
seduti pigramente sulle panchine in piazza chiacchierano allegramente."- Prague Daily Monitor,
26 novembre 2010.
Le condizioni dei Rom nella Repubblica Ceca sono spaventose. Sono avvenute
sterilizzazioni forzate dagli anni '70 sino almeno al 2007. I bambini rom
vengono inseriti in scuole per disabili mentali, anche se hanno un buon
punteggio nei test. I Rom hanno fatto causa ed hanno vinto per il diritto di
essere istruiti nel sistema scolastico pubblico ceco, ma non hanno ancora il
permesso di mettere piede all'interno di una classe regolare. Altrove
nell'Unione Europea, ai Rom vengono prese le impronte digitali e fotosegnalati
in Italia, una diretta violazione delle normative sui diritti umani stabilite
dall'ONU. L'ultima volta che successe, Hitler era al potere ed i Rom venivano
spediti alle camere a gas. I Rom vengono deportati da Francia, Italia, Germania,
con l'Inghilterra a seguire, anche se hanno vissuti per oltre dieci anni in
questi paesi.
Sterilizzazioni forzate, diniego dell'istruzione e del lavoro, presa delle
impronte digitali e fotosegnalamenti, queste azioni sono oscene secondo il modo
di pensare americano, tuttavia, non ci facciamo caso, perché gli zingari sono
davvero sporchi, dopotutto, è così che vengono rappresentati in TV.
Contrariamente alle osservazioni fatte nella trasmissione, la maggior parte
dei Rom non ruba. Non negherò che qualcuno lo faccia, ma possiamo indire una
gara tra membri che non abbiano mai commesso un crimine? I bambini rom non
"nascono per rubare", né i loro genitori glielo insegnano. Il manichino con le
campanelle è una creazione di Victor Hugo per il suo romanzo "Il Gobbo di Notre
Dame".
Ai bambini rom in Europa viene negata un'istruzione che li aiuti ad uscire
dalla povertà. I genitori non rubano spose per i loro figli, e non rapiscono i
bambini. La trasmissione dice che gli zingari in USA continuano ad uccidere e
rapire perché sono nomadi, ma l'85-90% dell'intera popolazione rom si è
sedentarizzata. Ma ancora più importante, per i Rom il crimine di omicidio non
solo è considerato atroce, ma chi lo commette viene espulso dalla società.
I politici europei offendono i Rom e li usano come capro espiatorio,
sostenendo che sono responsabili degli alti tassi di criminalità, delle cattive
condizioni economiche e della maggior parte dei mali sociali. Ma ancora
rifiutano di attuare i piani dell'Unione Europea per l'inclusione rom ed
ignorano i regolamenti UE sul trattamento delle minoranze entro i confini UE.
Usando queste tattiche, i politici in Europa garantiscono il continuo delle
persecuzioni, delle discriminazioni e l'uccisione dei Rom negli anni a venire.
La dichiarazione di intenti della vostra azienda recita riguardo all'ambiente
di lavoro:
Crediamo che i nostri, prodotti e servizi siano soltanto buoni come la
gente che li crea. Perciò, abbiamo un impegno verso alti valori etici
e per creare un ambiente di lavoro dove i dipendenti siano incoraggiati a
lottare per l'eccellenza professionale. La diversità della nostra forza
lavoro gioca un ruolo sempre più importante nell'incontrare questo impegno.
Le diversità vanno oltre razza, colore, credo od orientamento sessuale.
Diversità che è la combinazione di tratti e caratteristiche che rendono
ciascuno di noi unico e che ci porta assieme a raggiungere i nostri
obiettivi. Diversità significa rispetto, apertura, innovazione e
conoscenza. E' quello che facciamo nel nostro business.
Ora vi chiediamo di difendere ciò che pretendete di abbracciare. Non vi
chiediamo di cancellare lo show,solo di ritirare quell'episodio. Promuove il
razzismo e gli stereotipi, che mantengono i Rom tanto negli Stati Uniti che in
Europa in perpetua povertà e persecuzione.
Firmato congiuntamente da:
- Maurizio Cimino, photographer, Italy
- Irina Costache, academic, Central European University, Romania
- Ciuin Ferrin, writer and lead researcher for O Porrajmos Education Society, USA
- Els de Groen, writer, poet, former MEP, Netherlands
- Simina Guga, Romani activist, Romania
- Bajram Haliti, President of the "Journalism-informative agency of Roma", Serbia
- Dr. Ian Hancock, Director of The Romani Archives and Documentation Center,
Commissioner in the State Holocaust and Genocide Commission, USA
- Max Heijndijk, photographer, Netherlands
- Nada Kokotovic, Film and Theatre Director, Choreographer, Germany
- Roxana Marin, United States Visitors' Program alumna and President of the Centre
for Action and Responsibility in Education, Romania
- Valery Novoselsky, editor of the Roma Virtual Network, RVN, Israel
- Viola Hinz-Hassan Pour Razavi, dancer, Germany
- Niko Rergo, researcher, teacher, lawyer, writer, Ukraine
- Anouk Sluizer, new media and film maker, Netherlands
- Hans Wahler, sculptor, restorer, architect, teacher, photographer, Greece
Di Fabrizio (del 14/12/2006 @ 09:15:19 in Europa, visitato 2048 volte)
Da
Czech_Roma
Ostrava, Praga – 8 Dicembre 2006
L'inaugurazione della mostra intitolata Il Mondo attraverso gli
Occhi delle Vittime di Sterilizzazione Forzata (ha avuto) luogo lunedì 11
dicembre alle 16:00 nell'atrio della Camera dei Deputati della Repubblica Ceca,
col supporto finanziario dell'Ambasciata USA. L'esposizione si terrà sino al 18
dicembre 2006, sotto gli auspici della Palamentare Kateřina Jacques.
Le foto catturano i sentimenti delle vittime di
sterilizzazione forzata come loro si percepiscono. Scopo dell'esposizione è
ricordare al pubblico che [..] sono donne in carne ed ossa quelle che hanno
citato in tribunale gli ospedali cechi, donne in carne ed ossa, con una
differenza significativa - la loro integrità fisica e psicologica è stata
violata dagli interventi medici illegali.
"Una donna, che non può generare, non si
riconosce nello stesso modo di una donna che può compiere questo atto unico e di
valore," dice Elena Gorolová, membro del Gruppo di Donne Vittime
della Sterilizzazione.
La collezione di 21 fotografie è già stata
mostrata nelle città di Brno e Ostrava. I visitatori della Libreria Municipale
di Ostrava hanno avuto l'opportunità di vedere la mostra dal 2 al 31 ottobre, e
quelli di Brno dal 17 agosto alla fine di settembre presso il Museo di Cultura
Romani, in occasione della presentazione del rapporto di
Elena Gorolová al Comitato ONU per l'Eliminazione di Tutte le Forme di
Discriminazione Contro le Donne (CEDAW).
Dopo il successo di Brno e Ostrava, le
fotografie arrivano ora alla Camera dei Deputati. Lo scopo è ricordare ai
politici cechi che gli strascichi della sterilizzazione forzata continuano
tuttora perché gli alti funzionari del governo non hanno preso le distanze
dall'accaduto. Questo nonostante che il Difensore Pubblico dei Diritti (Ombudsman)
abbia chiaramente espresso la propria opinione nel dicembre 2005: "... Ritengo
che il problema delle sterilizzazione nella Repubblica Ceca esista e sia compito
della società prenderne conto."
Inoltre il 25 agosto 206, il CEDAW ha chiesto al
Governo ceco di accogliere le raccomandazioni dell'Ombudsman
[...] e di attuare un'apposita legislazione. Inoltre il CEDAW chiede al Governo
di creare meccanismi per il risarcimento delle vittime di sterilizzazione
forzata e per scoraggiare questa pratica nel futuro.
Durante l'inaugurazione [...]
hanno preso la parola membri del Gruppo di Donne Vittime della Sterilizzazione.
C'è inoltre stato il tempo di presentare, attivisti nel campo dei diritti umani,
diritti dei Rom e diritti femminili, nella discussione a cui hanno partecipato
anche dei Parlamentari.
Scopo della discussione
è stata l'illustrazione dell'illegalità delle sterilizzazioni, ottenuta
senza il consenso dei pazienti. Soltanto una comunicazione intensiva e a lungo
termine tra tutte le parti interessate può gradualmente arrivare ai legislatori,
perché ci siano scuse pubbliche del Governo e venga scritta una legge sul
risarcimento.
Questi cambiamenti fondamentali darebbero dalla
società civile un chiaro segnale alle richieste delle vittime e ridare loro
dignità e giustizia [...]
La mostra di Praga è stata organizzata da Vzájemné soužití
(l'associazione civica Vivere Assieme) sotto gli auspici della Parlamentare
Verde Kateřina Jacques, in cooperazione con la Camera dei Deputati [...]
Si ringrazia il
Museo di Cultura Romani per
aver messo a disposizione le fotografie.
L'associazione Vzájemné soužití
è una OnG registrata, non-profit e indipendente dai partiti, attiva a
Ostrava dal 1977. Offre consulenza legale sull'esclusione sociale della
comunità Rom della regione e creando piattaforme per l'interazione tra
comunità Rom e il resto della popolazione. Attraverso il metodo del lavoro
di comunità, Vzájemné soužití vuole migliorare le condizioni sociali e di
vita delle famiglie bisognose. Le attività si concentrano nell'area
dell'educazione umanitaria, consulenza sociale e legale e sui temi della
casa e dell'impiego [...] Scopo dell'associazione è il rinforzarsi della
mutua fiducia e collaborazione.
www.vzajemnesouziti .cz
Di Fabrizio (del 06/03/2006 @ 09:09:23 in Europa, visitato 2036 volte)
«Sono considerati stranieri in patria»
Membro della Lega per i Diritti dell'Uomo e del collettivo Romeurope, Malik Salemkour sottolinea la stigmatizzazione e il rifiuto permanente verso le popolazioni itineranti, vittime di pregiudizi e sospetti
Si può parlare di deterioramento delle condizioni di vita della gens du voyage, in quest'ultimi anni?
|
Nel 2000, la legge Besson richiedeva che, entro quattro anni, fossero realizzate su tutto il territorio nazionale delle superfici di sosta e d’accoglienza della gens du voyage, per permettere una sistemazione regolare durante gli spostamenti. Questa stessa legge e questi stessi termini doveva esaminare, nei piani locali d’urbanizzazione, le condizioni dei sedentari che abitano in caravan. Il legislatore ha aggiunto un termine di due anni. La maggior parte dei comuni è dunque ancora in norma. E quasi tutti i dipartimenti della Francia hanno uno schema dipartimentale, ma le superfici di parcheggio, non sono ancora realizzate. Si ritiene tra 6.000 e 7.000 il numero di posti conformi disponibili per le persone che vivono in abitazione mobile. Ma, le necessità stimate nella legge del 2000 erano di 30.000. Si è ancora lontani. In compenso, le espulsioni e le sanzioni per parcheggio irregolare sono la norma. Non si può dire che i sindaci sono fuorilegge. Spingono gente ad emigrare, a causa della carenza di azione pubblica. Inoltre, sono sopravvenute leggi a stigmatizzare la gente del viaggio. In particolare, la legge di sicurezza interna di Nicolas Sarkozy, che sancisce il parcheggio irregolare con ammende, ritiri di patente, delle richieste di veicoli, qualora non ci siano posti. Si è nel mantenimento della stigmatizzazione ed il non riconoscimento di quest'uomini e queste donne.
E' il loro modo di vita che fa paura?
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Sì, come tutte le implicazioni che sono dietro l’itinerante, i pregiudizi sui ladri di galline, i deterioramenti. Perché ha un modo di vita diverso, si ritiene che non possa educare i suoi bambini, che sia incapace di lavorare come gli altri e, più generalmente, di inserirsi. Non è tanto come si procuri da vivere c'è sempre un sospetto di attività illecite in ogni lavoro stagionale: nell’agricoltura, nell'artigianato, nel recupero dei metalli. C'è la sensazione di essere aggrediti, sia da parte degli abitanti sedentari che degli eletti locali, per il solo chiedere di vivere tranquillamente su terreni autorizzati. Il non riconoscimento della casa mobile comporta anche grandi difficoltà per aprire un conto bancario, per i crediti. Facendosi gli interventi polizieschi sempre più violenti, le società rifiutano di assicurarli. Sono considerati stranieri in patria e non figli della repubblica.
La gens du voyage è vincolata ad un taccuino di circolazione. Non è una pratica discriminatoria?
|
La legge del 1912 eliminò il passaporto interno per tutti i francesi, ma instaurò un taccuino antropometrico per i nomadi. Fu necessario attendere il 1969 per vederlo scomparire. Oggi, ogni persona che vive in casa mobile, indipendentemente dalla sua cultura e origine – anche se fosse troppo povera per pagarsi qualsiasi altra cosa - è sottoposta ad un taccuino o ad un opuscolo di circolazione, secondo il tipo di risorse. Sono così collegati amministrativamente ad un comune, cosa che apre loro diritti civici, ma ogni volta, con dispositivi particolari. Ad esempio, le persone che vivono per strada e che sono domiciliate in un centro sociale o altro, possono votare entro sei mesi mentre la gens du voyage deve attendere tre anni. Il documento deve essere vistato dalla polizia ogni tre mesi o tutti gli anni, poiché si considera che chi si muove di continuo, sia a priori da sorvegliare. E' una pre-classificazione come delinquente. Ma le associazioni rappresentative della gens du voyage non richiedono l’abrogazione di questo taccuino. Ritengono che è grazie a quello che possono esistere.
L’assenza di riconoscimento riguarda anche il passato doloroso di queste popolazioni...
|
[Nel periodo di Vichy ndr] Il nomadismo fu proibito in Francia su richiesta delle autorità tedesche. Si ritiene 500.000 il numero di zingari sterminati in Europa, durante la seconda guerra mondiale. Non si hanno cifre precise riguardo coloro che provenivano dal territorio francese. Si sa semplicemente che furono internati d’ufficio. Il dovere di memoria sulla deportazione di queste popolazioni è stato un poco onorato a Auschwitz. Ma in Francia, a parte Arles (Bouches-du-Rhône) e Montreuil-Bellay (Maine-et-Loire), non c'è lavoro di riconoscimento e di accettazione di questa Comunità che ha una storia in Francia. Si dice che i primi zingari furono registrati a Colmar verso il 1417. Dopo questa data, non ci sono che atti di proibizione, di cacciata. Aujourd’hui si trova ancora a di alcuni luoghi pubblici o di comuni, dei pannelli "proibisce ai nomadi ".
Qual'è la situazione di queste popolazioni nel resto d'Europa?
|
La gens du voyage è una specifica francese. Si valuta la popolazione ambulante tra le 250.000 e le 300.000 persone. Negli altri paesi europei, hanno subito una sedentarizzazione forzata o sono state considerate come minoranze. In alcuni paesi dell'Europa dell'Est, si è assistito a pogroms a negli anni 1995-1997. in altri si sospettano, ancora oggi, sterilizzazioni forzate di donne. Si è oltre alla discriminazione, si è nel razzismo. Nel 2001-2002, Rom dell'Ungheria hanno anche ottenuto l’asilo in Francia e oggi il loro paese è nell’Unione europea.
Entretien réalisé par L. T
édition du 25 février 2006
Elena Gorolovà, portavoce del gruppo di donne colpite da
sterilizzazione coercitiva
Il Comitato di Helsinki ceco crea una legge per risarcire le persone
sterilizzate illegalmente - Prague, 14.1.2014 17:18, (ROMEA)
Czech Helsinki Committee, translated by Gwendolyn Albert
Il Comitato di Helsinki ceco (Chesky helsinsky vybor - ChHV) ha completato una
carta da usare come guida per il risarcimento delle persone sterilizzate
illegalmente. La ONG sta ora presentando la bozza di legge redatta al Parlamento
Ceco e al Ministro della Giustizia e chiede ad essi di pensare al più presto ad
un'adeguata soluzione al problema della sterilizzazione illegale.
La pratica di sterilizzare le persone senza il loro consenso informato è stata
eseguita, in passato, nel territorio della Repubblica Ceca. Fino al 1991, tale
prassi era frutto di una politica dello Stato volta a limitare la riproduzione
di gruppi considerati scomodi dal regime cecoslovacco.
Dopo il 1991, la Repubblica Ceca ha continuato ad eseguire la pratica di
sterilizzazione delle persone senza il loro consenso informato non adottando
misure legali atte a stabilire le condizioni entro le quali la sterilizzazione
potesse essere legale per legge, tra cui quella del consenso libero ed
informato. Centinaia di persone hanno perciò perso l'opportunità di avere figli,
cosa che ha portato molti traumi ad individui e persone.
"Dopo che la Repubblica Ceca è stata a lungo inattiva in questo senso nonostante
le ripetute critiche alla sua situazione provenienti sia a livello
internazionale che nazionale dai difensori dei diritti umani, il Comitato di
Helsinki ceco ha deciso di contribuire ad accelerare il processo di adozione di
misure legali atte ad assicurare l'effettiva e rapida implementazione del
risarcimento alle persone sterilizzate illegalmente tramite la presentazione di
questo materiale." ha dichiarato Michaela Tejnorovà, avvocato del ChHV. Una
ricerca statistica sul campo, che ha accompagnato la scrittura della bozza del
ChHV, ha mostrato come alcune donne stiano tuttora ricevendo risposte negative da
alcune istituzioni mediche relative all'ottenimento delle cartelle cliniche
relative alla loro sterilizzazione.
"Alcune donne erano scettiche sul collaborare con noi a riguardo di questa
problematica dato che, per molti anni, avevano provato e fallito
nell'ottenimento di un risarcimento. Riaprire questo tema ha riportato loro
memorie dolorose e ha ricordato loro tutte le diverse conseguenze di ciò che è
stato fatto loro, non solo quelle mediche." dice Elena Gorolovà del gruppo di
Donne colpite da Sterilizzazione Coercitiva che collabora col progetto del ChHV.
Altri articoli di Mahalla sulle sterilizzazioni forzate
Di Fabrizio (del 03/04/2014 @ 09:01:40 in Europa, visitato 1857 volte)
March 31, 2014
di Maurizio Stefanini - nota a margine di Mahalla
Il governo svedese chiede scusa agli zingari per un secolo di discriminazioni,
vessazioni e abusi che sono arrivati fino all'estremo delle sterilizzazioni di
massa, per impedire che crescesse troppo una minoranza classificata come
"incapacitati sociali". Non solo è una bella botta allo stereotipo sulla
multiculturalità e sulla tolleranza scandinava: anche se probabilmente cose
anche peggiori sono accadute e accadono in tanti altri Paesi, senza che nessuno
chieda scusa allo stesso modo. Il dato ancora più spiazzante, appunto dando
retta agli stereotipi, e che è il governo di centrodestra del premier Fredrik
Reinfeldt a chiedere scusa per abusi che furono compiuti soprattutto dai governi
socialdemocratici, secondo i quali l'intervento eugenetico per ridurre il peso
degli elementi "parassitari" era una condicio sine qua non irrinunciabile dello
Stato sociale, per abbatterne i costi.
"La situazione che vivono gli zingari oggi ha a che vedere con la
discriminazione storica cui sono stati sottomessi", afferma il Libro Bianco
sulle violazioni dei diritti di questa minoranza dal 1900 in poi che è stato
presentato a Stoccolma.
"Un periodo oscuro e vergognoso della storia svedese", è stato definito dal
ministro dell'Integrazione, il liberale Erik Ullenhag. Forse non conclusosi del
tutto, visto che una delle testimoni rom invitata a dare testimonianza si è
vista negare l'ingresso dal personale di quell'Hotel Sheraton dove il rapporto
veniva presentato. E lo scorso settembre ci fu lo scandalo della polizia della
Scania che aveva schedato una lista di 4000 rom. Ma il clou fu tra 1934 e il
1974: cioè, quasi l'intero periodo di quel lungo predominio socialdemocratico al
governo che durò dal 1932 al 1976. Non ci sono cifre ufficiali, ma secondo le
testimonianze almeno una famiglia consultata su quattro era a conoscenza di casi
di sterilizzazione o aborto forzato. Inoltre i bambini venivano spesso sottratti
alle famiglie: neanche qui ci sono cifre ufficiali, ma secondo il Ministero
durante i freddi inverni svedesi la pratica era sistematica, con il pretesto di
sottrarre i piccoli ai rigori del clima.
Sempre durante i governi socialdemocratici, fino al 1964 fu proibito agli
zingari di entrare in Svezia. Anche durante quegli anni della Seconda Guerra
Mondiale in cui rom e sinti nell'Europa occupata dai nazisti venivano
sistematicamente mandati nei campi di sterminio. Porajmos, "devastazione", è
chiamata quella versione zingara della Shoà in cui morirono oltre 600.000
persone. Anche per chi risiedeva in Svezia in molti municipi era inoltre
proibito agli zingari insediarsi in modo permanente, nelle scuole i bambini
erano segretati in aule speciali e in generale i servizi sociali erano loro
preclusi. Come ha spiegato il Ministero, "l'idea era di rendere loro la vita
impossibile perché se ne andassero dal Paese". Per il momento, il Libro Bianco
non contempla la possibilità di risarcimenti agli zingari, che in Svezia sono
50.000 su una popolazione di 9 milioni e mezzo di persone. Però l'apertura degli
archivi e le scuse ufficiali ne pongono probabilmente le premesse.
Nota
Occorreva un quotidiano di destra perché sulla stampa emergesse questa
storia. Che è ancora incompleta: non fu soltanto la Germania nazista a
perseguire quelle politiche - i colpevoli sono da tutte le sponde
politico-ideologiche - ci fu la democratica Svizzera tra gli anni '50 e gli anni
'70, ma anche la comunistissima Cecoslovacchia del dopo Dubcek, con processi di
risarcimento che si trascinano ancora oggi. E la Svezia socialdemocratica.
Cosa può legare tra loro regimi così diversi? Direi, il tentativo di
stabilire il primato dello stato, che deve essere non solo forte (anche se ogni
stato intende la forza in una sua maniera diversa), ma deve anche intervenire
nel "plasmare" l'identità dei propri popoli. Qualcuno con la forza, altri con
una sorta di "moral suasion". Facendo valere la forza soprattutto sulle fasce
più deboli ed esposte della popolazione.
Cosa aggiungere sulla socialdemocrazia (svedese)? Che nei medesimi anni,
i Rom e Sinti venivano schedati e i dati raccolti in schedari segreti di cui
solo l'anno scorso si è venuto a conoscenza. Nel frattempo, la Svezia ha virato
a destra, e questi episodi di chiarezza sul suo passato vanno in corto circuito
con pulsioni che prima erano più rare: è di settimana scorsa la notizia,
lanciata dalla testata THE LOCAL e
ripresa anche all'estero, di un ristorante della catena Sheraton ha
rifiutato di servire un proprio cliente perché di etnia rom.
Nel contempo, nella Serbia che per gli "occidentali" rimane un posto
esotico e selvaggio, si è concluso il processo contro un Mc Donald che si era
reso colpevole di un comportamento simile a quello svedese.
Di Fabrizio (del 07/02/2011 @ 09:01:38 in Europa, visitato 2021 volte)
Da
Nordic_Roma
The Local
La proposta del governo svedese di documentare gli abusi contro la
popolazione rom del paese ha incontrato reazioni contrastanti tra gli attivisti
rom.
31/01/2011 - "Abbiamo già abbastanza dei nostri problemi attuali" ha
detto domenica Rosita Grönfors (in foto),
del Forum Internazionale Donne Rom e Viaggianti (IRKF), all'agenzia TT.
Il rapporto, che documenterà la discriminazione nella storia, includerà le
sterilizzazioni forzate e la mancanza dei diritti di voto, ha riportato domenica
la Televisione Svedese
(SVT).
Eric Ullenhag, ministro all'integrazione, ha detto alla SVT che saranno
individuate le istituzioni sociali responsabili degli abusi. Tuttavia,
l'indagine non obbligherà lo stato a risarcire i Rom coinvolti.
Maria Leissner, ex presidente della delegazione governativa sulle questioni
rom, avrebbe preferito una commissione di verità, ma ritiene che nel
complesso il rapporto svolgerà lo stesso ruolo.
"Quello che ora è importante è ottenere le testimonianze dei Rom. Devono
sentirsi liberi di parlare della loro realtà," ha detto domenica
all'agenzia TT.
Tuttavia, ha detto Grönfors, elaborare vecchi abusi dalla storia non aiuta i
Rom ora.
"Penso che dovrebbero ignorare cos'è successo, è storia. Voglio che invece il
governo si prenda cura dei Rom che sono discriminati ora," ha aggiunto domenica.
TT/The Local/vt (news@thelocal.se)
Commento da
Roma_Daily_News
Cari amici,
Conosco bene la questione e ho sentito a tal proposito i commenti di Rosita
Grönfors (tra gli altri), ma può essere il caso che le preoccupazioni non
emergano in modo chiaro per le differenze tra la lingua inglese e lo svedese.
Perché se si leggono le stesse parole, ma in svedese, il significato sarà molto
diverso.
Una parte degli obbiettivi della delegazione sulle questioni rom era di
raccogliere informazioni sulla situazione dei Rom in Svezia e fare proposte per
le aree problematiche. Una di queste proposte era di istituire una Commissione
sulla Verità. La Commissione avrebbe raccolto informazioni su tutte le azioni
negative compiute dallo stato svedese contro i Rom, così da iniziare un processo
per rimediare alle atrocità riconosciute.
Il governo ha invitato diverse persone in quanto rappresentanti delle
organizzazioni romanì, come attiviste per i diritti delle donne rom, come
educatori e quanti lavorano per l'integrazione romanì, per condividere le loro
opinioni e raccomandazioni sulla delegazione. I pareri sono stati raccolti e
sintetizzati in un documento.
I commenti di Rosita Grönfors nell'articolo assomigliano a quelli fatti da
molti Rom che hanno avuto le loro opinioni riassunte in quello che ha proposto
la delegazione. Molti Rom erano d'accordo che sono necessarie ulteriori ricerche
e conoscenze per affrontare il problema della società romanì in Svezia, ma
nessuno vede in questo un processo temporaneo ed un modo per affrontare i
problemi dei Rom. I Rom che hanno affermato che c'è bisogno di continuare le
ricerche, non intendevano che da parte dello stato non ci fosse abbastanza
conoscenza per affrontare i problemi attuali. Al contrario, e penso che tutti i
Rom di Svezia saranno d'accordo con me, c'è conoscenza a sufficienza per
sviluppare programmi in Svezia che portino all'inclusione dei Rom, continuando
nel frattempo la raccolta di dati sulla loro situazione.
Katri Linna, dell'ufficio del difensore civico contro le discriminazioni, ha
ottenuto la posizione per guidare la raccolta dei dati in un rapporto chiamato
"Libro Bianco" sugli abusi contro i Rom nel secolo passato. Secondo il ministro Erik
Ullenhag, questo posto le è stato dato perché ha meritato la fiducia dei Rom.
Questo non lo nego, ma non sono certo sulle basi di questa conclusione. Le mie
dichiarazioni, come quelle di Rosita e di molti altri in Svezia, sono che le
nostre opinioni non sono pienamente rappresentate nelle decisioni prese. Penso
che su questo bisogna prima indagare, ma ci si domanda anche su a chi giovi. Una
valutazione esterna avrebbe più senso.
Cordiali saluti,
Gregor Dufunia Kwiek
Di Daniele (del 02/03/2006 @ 09:00:15 in Europa, visitato 2216 volte)
AFP/File Photo: Elena Gorolova, 37 anni, in posa il 18 febbraio 206 nel suo appartamento di Ostrava. E' una delle 87 Romnià che hanno chiesto risarcimento per le sterilizzazioni forzate operate negli ultimi 40 anni. "Una donna sterilizzata è come un albero morto, tutto quello che gli resta è di essere abbattuto."Con voce emozionata Natasa Botosova, 39 anni, racconta il suo caso ad una quindicina di donne rom, decise, come lei, ad ottenere giustizia dopo anni di silenzio. L'uditorio condivide la stessa esperienza: esse dichiarano di essere state sottoposte a sterilizzazioni forzate; Jirina "senza saperlo", Anna "senza capirlo", ed Elena "senza dare il proprio assenso". Per anni, Natasa ha osservato il silenzio "perché essere sterilizzate è una vergogna personale", in una comunità nella quale i bambini sono una ragione di orgoglio. La recente vittoria legale di una zigana di 22 anni, Melena Ferencikova, seguita dalle conclusioni di un rapporto ufficiale che ammetteva per la prima volta l'esistenza di vittime di "sterilizzazioni illegali" nella Repubblica Ceca, ha dato loro il coraggio di lottare. Ferencikova, la cui vergogna non è diminuita dall'evento del 2001, ha spiegato cosa accadde; "stavano per praticare un cesareo, mi fecero firmare una carta, poi ho saputo quando mi sono svegliata che ero stata sterilizzata". A novembre, la corte regionale di Ostrava ha detto che "i suoi diritti personali sono stati disprezzati", perché non aveva dato "il suo chiaro consenso" ai medici. La deliberazione ha rappresentato un inizio nell'Europa centrale, secondo il Centro europeo per i diritti dei rom con sede a Budapest. Proteste contro tali pratiche eugenetiche erano state espresse nella Repubblica Ceca dal 1978, ma un delegato ceco nel 2003 aveva garantito ad una sessione delle Nazioni Unite che erano "una leggenda". Ferencikova dice che la sua vittoria "appartiene a tutte le donne di Ostrava", una fredda città industriale nell'est del paese, e che lotterà "fino alla fine". La Corte ha ordinato all'ospedale di scusarsi per quello che è successo ma ha respinto le richieste di risarcimento dicendo che il termine ultimo per i danni era scaduto. Il caso ora è soggetto di un ricorso separato. L'avvocato della Ferencikova afferma che no si dovrebbe rinunciare ai danni per una violazione dei diritti personali, l'ospedale basa il suo appello al fatto che ha agito secondo le procedure mediche stabilite. In totale, 87 rom hanno presentato denuncia contro la sterilizzazione forzata nella Repubblica Ceca dal 2004. Senza aspettare che le autorità esaminino i casi, l'ombudsman – incaricato di difendere i diritti dei cittadini contro la pubblica amministrazione – ha aperto un'inchiesta. Nel suo rapporto di dicembre, il risultato di 12 mesi di indagini, ha stabilito che ci sono stati circa 50 casi di "sterilizzazioni illegali" senza il dovuto consenso. In ciascuna occasione, i medici hanno richiesto l'accordo scritto della paziente prima di chiudere le tube. Ma secondo il rapporto, alcune donne non sapevano scrivere né leggere, altre "non avevano ricevuto sufficienti informazioni, il che non è secondo la legge", e a nessuna fu concesso abbastanza tempo per riflettere sulle loro azioni. Le annotazioni mediche mostrano infatti che a volte appena venti minuti separano l'entrata della paziente nella sala operatoria e l'operazione di sterilizzazione. Nelle sue conclusioni, l'ombudsman propone i danni per quei casi precedenti al 1991, il periodo dove le politiche sociali messe in atto dal regime comunista cecoslovacco assegnarono "premi di sterilizzazione" e alla pressione sociale per limitare la fertilità zigana. Dopo il 1991, l'ombudsman colloca la colpa al personale individuale medico e sociale nei differenti casi. "Per anni abbiamo sollecitato i zigani di essere sterilizzati perché pensavamo che era per il loro bene, l'ho fatto io stessa, è quello che abbiamo imparato nelle scuole," ha detto l'assistente sociale Anna Geleticova, iscritta all'associazione "Live together", che si colloca dietro la mobilitazione della questione della comunità zigana di Ostrava. Il problema della sterilizzazione è lontano dalla creazione dell'unanimità dentro la società ceca. "Tutti sanno che i zigani fanno i bambini per il beneficio della famiglia che loro possono rivendicare, che le donne che furono sterilizzate per i bonus e che oggi il loro unico traguardo è di ottenere altri danni," Patarina, una giovane insegnante di Ostrava, ha commentato chiaramente. Per Ferencikova e le altre "la cosa più importante è di essere riconosciute come vittime e di sapere che altre non soffriranno lo stesso destino. - AFP
Di Fabrizio (del 07/08/2008 @ 08:59:31 in Europa, visitato 2266 volte)
Da
Czech_Roma
30 luglio, 2008 - By Gwendolyn Albert
Anita Danka/European Roma Rights Centre.
Elena Gorolova, a sinistra, a Madrid con una reduce alla sterilizzazione
forzata, Marta Pušková.
Negli ultimi quattro anni, sono stata coinvolta nell'aiutare le reduci delle
sterilizzazioni forzate nella Repubblica Ceca, nella loro lotta per ottenere dal
governo una riparazione per i danni da loro sofferti, e per impedire che
violazioni simili accadano ancora negli ospedali cechi. Assieme ad OnG locali ed
internazionali, le donne della comunità Rom di Ostrava in particolare, hanno
perseverato in questa ricerca, nonostante le minime risorse ed appoggio. Il loro
solo alleato è il difensore pubblico dei diritti Ceco (ombudsman), le cui
raccomandazioni fatte nel 2005 rimangono inadempiute dal governo, nonostante i
richiami dei consulenti governativi di riconoscere la responsabilità per le
violazioni, scusarsi con le vittime e fornire una riparazione.
Qualche settimana fa, mi sono trovata in un albergo di Vienna, dopo una
settimana di attivismo ad una grande
conferenza a Madrid sui diritti delle donne. Assieme ad alcune delle reduci
di Ostrava ed allo staff dell'European Roma Rights Centre, avevo raccolto firme
per richiedere ai governi ceco, ungherese e slovacco di riparare queste
violazioni. Curiosa di vedere le notizie, ho girato sulla CNN - e quasi sono
caduta per la sorpresa. Uno spot annunciava che il documentario Processo per un
Bambino Negato, sulla sterilizzazione coercitiva nella Repubblica Ceca, sarebbe
stato trasmesso durante la serie "Storie Mai Raccontate dal Mondo". Essendo
stata coinvolta da vicino nell'assistere i produttori del film, ero strafelice
di vedere il loro lavoro raggiungere il mondo.
Ma per me, lo sviluppo più importante negli scorsi quattro anni è stato il
cambiamento che ho osservato nelle donne stesse. Nonostante alcune difficoltà -
come le cronache ostili nella stampa locale dopo che avevano dimostrato fuori
dall'ospedale di Ostrava nel 2006 - queste donne hanno superato lo stigma che
chiunque proverebbe a discutere dettagli sulla propria vita così intimi. In un
recente incontro con le donne Rom della Slovacchia che sono state oggetto degli
stessi abusi, le reduci delle sterilizzazioni di Ostrava parlarono
appassionatamente del bisogno di raggiungere in qualche modo il pubblico
attraverso i media, non solo di scambiarsi le proprie esperienze privatamente.
Anche dopo quattro anni di quasi silenzio dal governo, ed anche sapendo che loro
sono coscienti che la grande maggioranza di loro non vedrà mai quel giorno in
tribunale, rimangono focalizzate e desiderose di giustizia.
Nessuna personifica questa trasformazione così chiaramente come Elena Gorolova,
che fu sterilizzata senza il suo consenso nel 1990, nel corso del suo secondo
parto cesareo. Durante il travaglio in sala parto, con un'enorme paura e sotto
l'influenza dei sedativi, i dottori le diedero un pezzo di carta e le dissero:
"Firma o morirai." Credendogli, firmò senza nemmeno leggere il documento - come
disse più tardi, "In quel momento, avrei firmato la mia condanna a morte."
Il "consenso" ottenuto da Elena sotto queste circostanze è tipico dei reclami
del post-comunismo registrati dall'ombudsman. Lei non scelse di essere
sterilizzata - i dottori scelsero per lei.
Quattro anni fa, quando riportai per la prima volta di queste violazioni alle
Nazioni Unite di New York, fu il suo primo viaggio aereo. Così ci organizzammo
per un'altra donna, che l'avrebbe accompagnata e mostrato la rotta.
Quest'estate, per il nostro viaggio a Madrid, Elena non solo ha volato da
Ostrava da sola, ma è stata lei ad offrire supporto ad un'altra che a sua volta
volava per la prima volta. Ha anche imparato ad usare, l'e-mail e Skype.
L'esperienza di parlare in pubblico ed interagire con i giornalisti ha
rafforzato non solo l'autostima di Elena, ma anche quella delle sue colleghe,
come il documentario dipinge così bene. Elena è anche stata nominata
recentemente membro della società civile del Consiglio Governativo per gli
Affari della Comunità Rom, un organo consultivo del governo sulle tematiche Rom.
Solo un'individualità veramente forte può aver sostenuto l'esperienza recente
di un'intervista online con i lettori del server di notizie iDNES.cz, che Elena
ha voluto fare mentre eravamo a Madrid. I partecipanti alla conversazione,
alcuni firmandosi "Dottore", accusavano Elena e le sue compagne di vari motivi
clandestini, come quello di voler diventare "ricche alla svelta" - un'accusa
ridicola per chiunque abbia familiarità con i tempi del sistema legale ceco, e
le somme tradizionalmente basse dei compensi elargiti solo in casi eccezionali.
Quanti interrogavano sembravano afferrare a fatica che le doglie non sono il
momento migliore per chiedere ad una donna se volesse essere sterilizzata.
Tentavano di spiegare ad Elena che il "vero problema" era il desiderio di suo
marito di avere più figli, non quello del dottore che la sterilizzava senza il
suo informato consenso. Questo implicava che avere bambini era solo uno
stratagemma per ricevere appoggio sociale. Le hanno chiesto se fumasse, quali
voti avesse a scuola e perché non adottasse un figlio. Le hanno chiesto perché i
Rom abusino del sistema sociale, perché si perdano nel gioco, droghe e alcool -
domande razziste che non hanno niente a che fare con gli abusi dei diritti
umani.
Come era sua prerogativa, non ha risposto alle domande più ignoranti. Ha
risposto a quelle che riteneva utili, ripetendo la sua storia intensamente
personale forse per la millesima volta, nello sforzo di far capire alla gente
che non solo lei, ma molte altre, ci sono passate. Ho trovato la sua stamina
semplicemente incredibile.
Il governo ceco assumerà la presidenza UE nella prima metà del 2009, seguito
dalla Svezia. Dieci anni fa, quella nazione decise di fare quanto la Repubblica
Ceca non ha ancora fatto: riconoscere che il programma di sterilizzazione
adottato dai primi anni '30 sino agli anni '70 portava all'abuso dei diritti
umani, e compensò le vittime di questa pratica. Per quanto ne so, il
riconoscimento di questa verità non è costato niente al governo svedese nei
termini di prestigio internazionale - invece, ha sollevato la condizione del
paese fra i fautori dei diritti umani e della giustizia.
Grazie agli sforzi di quanti hanno lavorato sull'argomento delle
sterilizzazioni forzate in questo paese sin dalla fine degli anni '70, il
governo ceco ha ora un'enorme opportunità di unirsi al gruppo di quei paesi
capaci di auto-riflessione ed espiazione. La domanda è se i leader cechi hanno
abbastanza compassione per farlo.
The author is the Director of the Women’s Initiatives Network of the
Peacework Development Fund.
Di Fabrizio (del 03/09/2008 @ 08:48:27 in Europa, visitato 1905 volte)
Da
Roma_Daily_News
Regno Unito / Finlandia / Lituania / Slovacchia
Convenzione sull'Eliminazione di Tutte le Forme di Discriminazione contro le
Donne
Estratto dalle osservazioni conclusive del Comitato ONU sulla "Convenzione
per l'Eliminazione della Discriminazione contro le Donne" (CEDAW) [...] nella
sua 41a sessione tenutasi dal 30 giugno al 18 luglio
Rapporto
pubblicato venerdì 29 agosto 2008 (tutti i link sono in inglese ndr)
Tutte le informazioni sulla 41a sessione
Regno Unito
. . . . preoccupati che le donne di diverse comunità etniche e di minoranza,
incluse le comunità viaggianti, continuano a soffrire di discriminazione
multipla, particolarmente nell'accesso all'istruzione, impiego e servizi
sanitari. Il Comitato nota che le donne [delle comunità] etniche e minoritarie
sono sotto-rappresentate in tutte le aree del mercato lavorale, particolarmente
nelle posizioni decisionali, hanno alti tassi di disoccupazione e pagano un
notevole gap nella loro paga oraria confrontata a quella maschile. Le donne di
differenti comunità etniche e di minoranza sono anche ampliamente
sotto-rappresentate nella vita politica e pubblica. Il Comunicato nota che che
le donne delle comunità viaggianti sperimentano alti numeri di aborti e feti
nati morti, ed hanno il più alto tasso di mortalità infantile tra tutti i gruppi
etnici. Si nota anche che le donne delle comunità etniche e minoritarie soffrono
di alti tassi di depressione e malattie mentali, mentre le donne di discendenza
asiatica hanno i più alti tassi di suicidio e di autolesionismo.
http://www2. ohchr.org/ tbru/cedaw/ United_Kingdom. pdf
Finlandia
31. Mentre notiamo che le misure prese dallo Stato per accrescere la
consapevolezza delle donne Rom sui loro diritti e la loro integrazione nella
società finnica, il Comitato rimane preoccupato perché queste donne continuano
ad affrontare forme multiple di discriminazione basata sia sul sesso che
sull'origine etnica, inclusi alto tasso di disoccupazione, difficoltà
nell'accesso ai servizi e discriminazione all'interno delle loro stesse
comunità.
32. Il Comitato richiama lo Stato ad implementare misure efficaci per
eliminare la discriminazione contro le donne Rom ed aumentare il loro
godimento dei diritti umani. Incoraggia lo Stato ad essere proattivo nelle sue
misure per prevenire la discriminazione contro le donne Rom, sia nelle loro
comunità che nella società maggioritaria, a combattere la violenza contro di
loro, ed aumentare la loro consapevolezza sulla disponibilità dei servizi
sociali e sugli aiuti legali come pure a fare passi per familiarizzarle con i
loro diritti di eguaglianza e non-discriminazione. Il Comitato richiede che lo
Stato fornisca, nel suo prossimo rapporto, informazioni sulla situazione delle
donne dei gruppi etnici di minoranza, incluso l'accesso all'istruzione, impiego
e servizi sanitari, e sull'impatto delle misure prese per aumentare questi
accessi e sui risultati ottenuti, come pure i progressi di tendenza.
http://www2. ohchr.org/ tbru/cedaw/ Finland.pdf
Lituania
28. Mentre notiamo varie misure prese dallo Stato, incluso il Programma per
l'Integrazione dei Rom nella Società Lituana (2000-2004 and 2008-2010)
ed il Programma di Sviluppo Rurale Lituano per il 2007-2013, il Comitato nota
con preoccupazione che i gruppi vulnerabili delle donne - per esempio donne
rurali, donne con disabilità, donne appartenenti alle minoranze etniche, incluso
donne Rom, donne migranti ed anziane - continuano a soffrire di discriminazione
nell'istruzione, nell'impiego, nella casa ed altre aree, sulla base del loro
genere e sesso, ed in altri campi, essendo così esposte a forme multipli di
discriminazione. A questo riguardo, il Comitato nota purtroppo che le
informazioni presentate dai rapporti statali non erano sufficientemente
specifici riguardo alle donne e non coprivano adeguatamente la situazione di
tutti questi gruppi.
http://www2. ohchr.org/ tbru/cedaw/ Lithuania. pdf
Slovacchia
22. Mentre si riconoscono le misure prese dallo Stato per il Decennio
dell'inclusione Rom 2005-2015, il Comitato è preoccupato perché le donne e le
ragazze Rom rimangono in situazioni vulnerabili e marginalizzate, specialmente
riguardo sanità, istruzione ed impiego.
23. Il Comitato preme perché lo Stato prenda misure efficaci, incluso misure
speciali temporanee in accordo con l'articolo 4, paragrafo 1 della Convenzione e
Raccomandazioni Generali dei 25 del Comitato, per eliminare le forme multiple di
discriminazione contro le donne e le ragazze Rom ed aumentare il rispetto per i
loro diritti umani. Richiama anche lo Stato ad accelerare l'ottenimento de facto
per le donne Rom dell'eguaglianza, rafforzando il coordinamento tra tutte le
agenzie che lavorano sui Rom, sulle tematiche della non discriminazione e
dell'eguaglianza di genere, particolarmente nelle aree della salute, istruzione
e partecipazione nella vita pubblica. Il Comitato preme perché lo Stato
implementi misure mirate per eliminare la discriminazione contro le donne Rom in
tutte le aree con un'agenda specifica, che controlli lo sviluppo e il
raggiungimento degli obiettivi dichiarati, inclusi quelli compresi nel Decennio
dell'Inclusione Rom 2005-2015, e prenda se necessario azioni correttive. Il
Comitato preme perché lo Stato prenda misure concrete per cambiare la
tradizionale percezione dei Rom da parte della popolazione maggioritaria,
incluso programmi mirati alla consapevolezza e alla sensibilizzazione, in
particolare in quei settori della società dove queste attitudini sono evidenti.
Richiama lo Stato a fornire nel prossimo rapporto periodico una fotografia
completa della situazione delle donne e delle ragazze Rom, inclusi i dati
disaggregati per sesso riguardo le opportunità ed i successi nell'istruzione,
nell'accesso all'impiego ed ai servizi sanitari e la partecipazione alla vita
pubblica ed al processo decisionale.
30. Mentre si riconoscono le spiegazioni date dalla delegazione sui presunti
casi di sterilizzazioni forzate di donne Rom, e prendendo nota della
legislazione sulla sterilizzazione recentemente adottata, il Comitato rimane
preoccupato per le informazioni ricevute rispetto alle donne Rom che
testimoniano di essere state sterilizzate senza previo ed informato consenso.
Inoltre il Comitato raccomanda che lo Stato prenda tutte le misure necessarie
per assicurare che le recriminazioni espresse dalle donne Rom riguardo la
sterilizzazione forzata siano debitamente riconosciute e che alle vittime di
tali pratiche sia garantita effettiva compensazione.
http://www2. ohchr.org/ tbru/cedaw/ Slovakia. pdf
Di Fabrizio (del 18/11/2005 @ 05:18:54 in Europa, visitato 2376 volte)
Articoli precedenti
Riassunto: 11 Novembre 2005. Il tribunale di Ostrava, in seconda udienza ha giudicato una violazione della legge la sterilizzazione forzata di Helena Ferencikova. E' il primo pronunciamento in tale senso su una pratica che ha riguardato diversi paesi dell'Europa Centrale ed Orientale.
Il 10 ottobre 2001, la signora Ferencikova partorì presso l'ospedale Vitkovicka, il suo secondogenito, Jan. Sia lui che il primo figlio sono nati con parto cesareo. La madre venne sterilizzata con la chiusura delle tube, ma se il rapporto ospedaliero indicava la richiesta della paziente in tal senso, questo venne ottenuto senza darle alcuna spiegazione, ma solamente facendole firmare un foglio mentre già erano iniziate le doglie. La signora Ferencikova, in seguitò soffrì sia fisicamente che moralmente per il trattamento subito, e trovò il coraggio di denunciare i medici.
Non è stata la sola a subire una simile violenza, che è stata largamente attuata negli ultimi 30 anni, come un vero e proprio controllo delle nascite imposto o estorto, specifico contro le donne Rom. Il caso sollevato dalla signora Ferencikova ha in seguito riunito altre 25 donne (ma molte hanno ancora paura o vergogna di denunciare quanto è loro successo), la Lega dei Diritti Umani, il Difensore Civico ("Ombudsman") e ERRC, che assieme hanno promosso diverse azioni legali.
Articolo completo su: http://www.errc.org/cikk.php?cikk=2228
Contatti: Michaela Tomisova: ++ 420 73 795 13 23 Helena Ferencikova (via Kumar Vishwanathan, Life Together): ++ 420 77 77 60 191 Jiri Kopal (League of Human Rights): ++ 420 60 87 19 535 Claude Cahn (ERRC): ++ 36 20 98 36 445
Di Fabrizio (del 25/01/2006 @ 03:40:20 in Europa, visitato 2498 volte)
Da una segnalazione di Daniele
Articolo precedente
Critiche al sistema statale di monitoraggio dei Rom Preoccupazione sui potenziali abusi contro una popolazione storicamente marginalizzata
By Brandon Swanson Staff Writer, The Prague Post January 18, 2006
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Quando il governo vide giovani arabi, turchi e neri in rivolta a Parigi alla fine dello scorso anno, vide una città data alle fiamme a seguite di lunghe ed irrisolte tensioni economiche e razziali.
Come risposta, il governo ha sviluppato il programma di monitoraggio entrato in vigore il 4 gennaio, per raccogliere una serie di informazioni che variano dall'impiego alla formazione.
“Se non vogliamo che un conflitto simile accada anche nella Repubblica Ceca, dobbiamo agire immediatamente” ha affermato Katerina Berankova, per il Ministero del Lavoro e degli Affari Sociali “E perché ci siano cambiamenti permanenti, dobbiamo conoscere la loro situazione e quanto sia marginalizzati”.
Marginalizzati, lo sono storicamente in tutta Europa, ma qui non si ha memoria di rivolte di gruppo.
Mancanza di informazioni attendibili
L'annuncio di un simile programma è subito finito sui riflettori, interi ed esteri, con la domanda se un simile censimento non avesse assonanze con le passate discriminazioni.
“Niente del genere” replica Czeslaw Walek, capo del Consiglio Governativo per le Tematiche Rom.
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VLADIMíR WEISS/The Prague Post
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Rozalie Carna', il suo partner e suo figlio Jan Zigo, aggrediti in casa da tre skinheads.
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Walek afferma che il governo analizzerà le condizioni di vita senza raccogliere dati personali. ma il programma ha sollevato critiche dai legali dei diritti dei Rom, che affermano che questi dati potrebbero essere usati con intenti discriminatori.
“L'anonimato è una pura illusione” dice Ivan Vesely' di Dzeno. [...] “Anche se non saranno conservati nomi ed indirizzi, ci sono altri dati sociali ed economici _ su base geografica – in base a cui non è impossibile risalire ai singoli casi”.
Walek dice che sono i Rom a lamentarsi del governo che non investe a sufficienza, o non controlla i fondi stanziati. Gli stessi controlli di fonte governativa confermano che mancano informazioni adeguate sui Rom. “Lo scopo è migliorare lo misure già in atto” dice.
Ma proprio la ragione che ha reso necessario questo programma – l'incapacità di raccogliere informazioni attendibili sui Rom – è lo stesso ostacolo più grande. Il governo ha una notevole difficoltà nel raccogliere informazioni su un gruppo etnico che storicamente nutre difficoltà verso l'autorità. Solo in 11.000 si sono dichiarati Rom, di fronte a stime di 250.000 Rom nella Repubblica Ceca.
La disoccupazione tra i Rom viaggia tra il 70 e l'80%, a secondo delle regioni, in molti dipendono dai servizi sociali.
La raccolta di dati è legale se rimane circoscritta all'ambito sociologico, dice David Strupek, avvocato praghese esperto in tematiche Rom. “Diventerà un problema legale solo se il progetto servirà a raccogliere dati personali”.
Il programma costerà 1,5 milioni di corone (62.630 $) all'anno. I primi dati saranno sottoposti al governo quest'estate, e l'intera ricerca verrà pubblicata nel 2008.
Problemi che vengono dilazionati
Il nuovo anno è cominciato in maniera tumultuosa per i Rom nella Repubblica: alcune famiglie questo mese sono state sfrattate dagli appartamenti comunali del quartiere di Nestemice a Usti nad Labem, nella Boemia settentrionale, perché no in regola col pagamento degli affitti. Il quartiere era già stato l'epicentro di una controversia che aveva assunto rilevanza internazionale, quando nella metà degli anni '90 il comune aveva costruito un muro di cemento per separare il quartire abitato dai Rom dagli altri residenti.
Col rifiuto del comune di interrompere la costruzione, il governo aveva investito 10 milioni di corone per migliorare la coesistenza tra i due gruppi. Il comune aveva adoperato parte di quei fondi per riacquistare le case dei residenti, che sii erano trasferiti.
Sempre nella regione, 10 donne di etnia rom avevano aperto una causa sulle sterilizzazioni forzate a cui erano state sottoposte tra il 1979 e il 2003. Una di loro afferma che le era stato chiesto di sottoporsi a sterilizzazione perché aveva già sette figli, e aveva firmato l'autorizzazione, ma senza saper ne leggere ne scrivere. In quel periodo,più di 50 donne vennero sterilizzate.
In questi giorni, i Rom stanno preparandosi a manifestare con una catena umana, per impedire la costruzione di un monumento voluto dal partito di destra Unione Nazionale, dove c'era un campo di concentramento nazista. Il monumento andrebbe a sostituire la targa che commemora i Rom che vi morirono, e l'iscrizione voluta dall'Unione Nazionale invece indicherebbe: “Questo luogo era una campo di raccolta, non un campo di concentramento. La storia è una questione di verità, non di interpretazione.” (Lunga vicenda questa, se n'è accennato più volte in precedenza. L'ex campo di concentramento era stato adibito a fattoria per maiali. Solo lunghe insistenze da parte delle associazioni rom ed ebraiche, avevano indotto il governo ad espropriare l'area e farne un luogo di memoria. Ne contempo, tanto il presidente dello stato che esponenti del partito comunista, avevano polemizzato dicendo che il campo era di lavoro e non di concentramento. Ora si aggiunge l'ultima provocazione dell'Unione Nazionale. ndr.)
La nuova targa dovrebbe venire posta il 21 gennaio. [...]
— Petr Kaspar and Iva Skochova' contributed to this report.
Brandon Swanson can be reached at bswanson@praguepost.com
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