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	 Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.     
	
		
		
			Di  Fabrizio (del 25/07/2008 @ 11:27:58, in  Italia, visitato 1778 volte)
		  
	 
    
		
      Ricevo da Roberto Malini 
Il Gruppo EveryOne e gli antirazzisti sardi esultano: dalla campagna per i 
Rom di
Terralba nasce un programma di integrazione positiva che coinvolge tutta la 
regione 
 
Il 22 giugno scorso il Gruppo EveryOne, insieme agli Amici dei Rom di Terralba 
(Oristano) ha iniziato una campagna contro lo sgombero dell'insediamento locale, 
composto da 52 Rom: 23 adulti e ben 28 bambini. Il Comune di Terralba aveva 
deciso, formalizzando la decisione con un'ordinanza, di evacuare la comunità 
Rom, senza offrirle alcuna alternativa di alloggio. Alessandro Matta, esponente 
sardo del nostro gruppo, ha dedicato un impegno particolare alla riuscita 
dell'azione di protesta. La campagna EveryOne proponeva agli antirazzisti di 
tutta Italia di inviare e-mail di protesta al sindaco di Terralba. "E' da 
segnalare che ci sono molti anziani, molti bambini che frequentano le scuole," 
scrivemmo al primo cittadino e alle altre autorità locali, "e non paiono esserci 
grossi problemi con la comunità terralbese, a parte il fatto che le condizioni 
in cui vivono i Rom sono di indigenza ed emarginazione. Insieme agli amici dei 
Rom di Terralba lanciamo un accorato appello: aiutateci a evitare la tragedia 
umanitaria dello sgombero del campo nomadi di Terralba. Mettere in mezzo alla 
strada famiglie Rom integrate, ma prive di mezzi di sostentamento, equivarrebbe 
ad annientarle". L'azione a sostegno dei Rom di Terralba è stata da noi portata 
all'attenzione della Commissione per i Diritti Umani del Parlamento europeo, al 
Comitato contro le discriminazioni delle Nazioni unite, all'ERRC, alle 
principali organizzazioni internazionali per la tutela dei Diritti dei Popoli e 
ai media internazionali. Nonostante questo, le famiglie sono state costrette ad 
abbandonare il campo e sono state ospitati presso la comunità Il Samaritano, 
fondata da don Giovanni Usai. Il sindaco di Terralba, irriducibile antizigano, 
ha tentato di cacciare i Rom anche dalla comunità, attrezzata decorosamente 
dalla protezione civile, con la motivazione che "nel campo non ci sono le 
condizioni igieniche". Per fortuna Giovanni Usai non si è arreso: "Qui si tratta 
di persone che hanno bisogno e voglia di integrarsi e non si può accettare che 
vengano cacciate da un momento all’altro senza motivo. Le condizioni igieniche 
ci sono, si tratta di discutere e ragionare, anche per tutelare i 23 minori che 
vanno a scuola, tanto alle elementari quanto alle medie e con ottimo profitto". 
Il prefetto, sentite le ragioni del parroco, gli ha consentito di mantenere le 
tende nel campo allestito al Samaritano, in attesa di una soluzione più consona. 
Intanto proseguiva la campagna a favore dei Rom di Terralba e da tutta Europa 
piovevano proteste nei confronti dell'amministrazione comunale. Ieri, 23 luglio 
2008, finalmente la vicenda si concludeva felicemente, grazie all'intervento 
della Regione - il cui presidente è Renato Soru - che ha concesso alla 
Cooperativa “Il Samaritano” una decina di immobili dell’ex Ersat in comodato 
gratuito, perché sia realizzato un Villaggio della Solidarietà. Gli immobili si 
trovano nei territori di Arborea, Oristano e Terralba: l'Assessorato degli Enti 
Locali ha stanziato 80 mila euro per gli interventi di manutenzione. 
L’Assessorato alla Sanità ha già iniziato ad attivare programmi di sostegno per 
l’inclusione sociale a favore dei nuclei familiari in particolari condizioni di 
emergenza e povertà. Per portare avanti il progetto di integrazione delle 
popolazioni Rom sparse per la Sardegna saranno investiti subito 500 mila euro. 
Con questi programmi, la Sardegna dimostra di aver superato la fase 
dell'emarginazione ed esclusione delle comunità Rom per entrare nello spirito 
della nuova Europa, l'Europa della solidarietà, del'integrazione positiva e dei 
diritti umani. Il nostro gruppo segnalerà alla Commissione europea per i diritti 
umani Renato Soru e la Regione Sardegna quali esempi virtuosi di accoglienza in 
questo periodo di deriva razzista che coinvolge molte regioni italiane, in cui 
istituzioni e autorità conducono una vera e propria campagna persecutoria nei 
confronti di Rom e Sinti. 
 
Per ulteriori informazioni: 
Gruppo EveryOne 
Tel: (+ 39) 334-8429527 – (+ 39) 331-3585406 
www.everyonegroup.com 
:: info@everyonegroup.com  
     
	
	  
	
		
		
			Di  Fabrizio (del 25/07/2008 @ 10:04:35, in  Italia, visitato 1906 volte)
		  
	 
    
		
      Da
Reterom 
Lunedì 28 luglio 2008 ore 12:00 - INAUGURAZIONE 
c/o Campo Rom Casilino 900 
Via Casilina 900, Roma 
 
Savorengo Ker, la casa di tutti, è un esperimento di autocostruzione che 
si è tenuto nel Campo Rom 'Casilino 900', il campo più antico di Roma, che circa 
quaranta anni fa accoglieva le baracche degli italiani provenienti dal 
meridione. 
Savorengo Ker è una casa costruita dai Rom delle quattro diverse etnie del 
Campo, riuniti in un progetto comune volto a dimostrare all'amministrazione e ai 
cittadini che è possibile proporre risposte concrete e praticabili all'emergenza 
abitativa. La casa in legno costruita dai Rom con la collaborazione di Stalker/ON 
e il sostegno del Dipartimento di Studi Urbani dell'Università di Roma Tre, 
nasce come un' alternativa al container, unica soluzione prevista finora dalle 
amministrazioni. Savorengo Ker dimostra che allo stesso costo di un container 
di 32 metri quadrati è possibile costruire una casa di 70 metri quadrati su 
due piani, con soggiorno, cucina, servizi, tre camere e veranda, e che il 
costruire insieme la propria casa è un bellissimo modo per intessere legami e 
relazioni tra culture e persone diverse. Rom, associazioni, studenti, professori 
e cittadini in questa esperienza hanno condiviso immaginari, visioni del mondo e 
della vita, realizzando un prototipo di casa che non intende essere un modello 
da replicare nella sua forma architettonica, ma un modo differente di pensare 
l'abitare e la città. 
Savorengo Ker è il primo spazio pubblico del Casilino 900, è una casa di 
tutti e per tutti. Accoglierà nel prossimo futuro diverse attività collettive: 
uno spazio di gioco e di studio per i bambini, un laboratorio per il centro di 
medicina solidale, ma soprattutto darà vita ad una cooperativa di 
autocostruzione fatta dai Rom per fornire supporto al progetto di rigenerazione 
del campo. La cooperativa potrà inoltre lavorare nello sviluppo e nel progetto 
di altri insediamenti per le persone che non hanno casa, siano essi Rom o 
cittadini Italiani e stranieri in perenne attesa di una casa. 
 
 
Ore 12.00 conferenza stampa 
Introdurranno: 
Francesco Careri, Stalker/ON, Università di Roma Tre 
Najo Adzovic, Associazione Nova Vita 
Sono invitati: 
Gianni Alemanno, Sindaco di Roma 
Carlo Mosca, Prefetto di Roma, Commissario per l’emergenza nomadi per Roma ed 
il Lazio 
Prof. Mario Quinto, Università di Roma Tre, Consulente della Prefettura per 
la negoziazione sociale 
Roberto Mastrantonio, Presidente VII Municipio di Roma 
Prof. Giorgio Piccinato, Direttore del Dipartimento di Studi Urbani, 
Università di Roma Tre 
Prof. Francesco Cellini, Preside della Facoltà di Architettura, Università di 
Roma Tre 
Con la partecipazione di: 
Don Paolo Lojudice, Pontificio Seminario Romano 
Dott. Lucia Ercoli, Servizio di Medicina Solidale e delle Migrazioni del 
Policlinico di Tor Vergata 
Prof Marco Brazzoduro, Dipartimento di Scienze Demografiche - Università La 
Sapienza 
Lucio Conte, ex Consigliere del VII Municipio di Roma, gruppo misto 
Valerio Musillo, Cooperativa Ermes 
Paolo Ciani, Comunità di Sant'Egidio 
Francesco Garofalo, curatore della mostra - L'Italia cerca Casa - alla 
Biennale di Venezia 
Dott. Marco Nuccetelli, N.A.E., Nucleo Assistenza Emarginati VII Municipio di 
Roma 
 
Ore 18.00 - 22.00 inaugurazione 
Presentazione del progetto 
Festa e concerto delle Nuove Tribù Zulu 
 
Contatti: 
Azzurra Muzzonigro 333 1060543 
Ilaria Vasdeki 338 4104677 
Francesco Careri 347 4142500 
     
	
	  
	
		
		
			Di  Fabrizio (del 25/07/2008 @ 09:37:23, in  scuola, visitato 1863 volte)
		  
	 
    
		
        
Data di pubblicazione dell'appello: 23.07.2008  Status dell'appello: attivo 
  bambini rom e non di una classe elementare di Pavlovce nad Uhom ©AI    "Nella settima classe della scuola speciale ho imparato le stesse cose che ho  imparato nella terza classe della scuola normale"   Ragazzo rom quattordicenne, erroneamente collocato nella scuola speciale di  Pavlovce nad Uhom     In Slovacchia, un alto numero di bambini rom sono collocati inappropriatamente  in "scuole speciali" per bambini con disabilità mentali, dove ricevono  un'istruzione di livello inferiore, e hanno opportunità molto limitate di  impiego e istruzione superiore. Studi indipendenti indicano che fino all'80 per  cento dei bambini collocati nelle scuole speciali slovacche sono rom.     Una volta che i bambini vengono assegnati alle scuole speciali, le porte che  riportano verso l'istruzione tradizionale per bambini con capacità medie o al di  sopra della media restano chiuse.       Pavlovce nad Uhom è una cittadina nella Slovacchia orientale, a 10 chilometri  dal confine con l'Ucraina. Più del 50 per cento dai suoi 4.500 abitanti sono  rom. Ci sono due scuole elementari in città: una scuola normale e una scuola  speciale per bambini con disabilità mentali. Circa i due terzi dei bambini rom  che frequentano la scuola elementare a Pavlovce nad Uhom sono segregati di fatto  nella scuola speciale. Il 99,5 per cento dei circa 200 alunni della scuola  speciale sono rom.     Ufficialmente, i bambini possono essere collocati nelle scuole speciali dopo una  diagnosi formale di disabilità mentale e solo col pieno consenso dei genitori.  Tuttavia, molti bambini a Pavlovce nad Uhom non hanno ricevuto una valutazione e  se c'è stata è stata gravemente difettosa. Nel contempo, nella maggior parte dei  casi il consenso dei genitori non è stato nè libero nè informato.    Nel 2007, a seguito di indagini richieste dal sindaco di Pavlovce nad Uhom, è  stato ufficialmente riconosciuto che 17 di alunni non andavano inseriti nelle  scuole speciali e vi erano stati collocati erroneamente.   Amnesty International ritiene che il numero reale sia di gran lunga più alto e  che altri bambini rom - il cui posto legittimo è nella scuola normale -  continuino a veder negato il loro diritto all'istruzione a Pavlovce nad Uhom.    Le serie violazioni dei diritti umani a Pavlovce nad Uhom non sono solo il  risultato di errori umani individuali, ma di un più ampio fallimento  nell'eliminare la discriminazione sia nel modello, sia nella realizzazione del  sistema educativo slovacco.    Amnesty International chiede alle autorità slovacche di riconoscere questi  fallimenti e di introdurre adeguate riforme strutturali. In particolare Amnesty  International chiede al direttore dell'Autorità scolastica della regione di  Košice - fondatore e responsabile diretto della scuola speciale di Pavlovce nad  Uhom - di: 
    - Assicurare che tutte le decisioni di collocazione siano riviste a che  	tutti i bambini che al momento frequentano la scuola speciale di Pavlovce  	nad Uhom siano riesaminati per identificare gli alunni che vi sono stati  	collocati erroneamente, e assicurare la loro veloce integrazione nella  	scuola normale come giusto; in quei casi l'Autorità scolastica regionale  	dovrebbe anche fornire un rimedio efficace, compresi risarcimenti ai bambini  	coinvolti.
 
    - Prendere misure appropriate contro gli impiegati statali responsabili di  	aver agito contro la legge slovacca e alle spese dell'istruzione del bambini  	rom di Pavlovce nad Uhom.
 
    - Assicurare che l'iscrizione degli allievi in nessun caso sia approvata  	dalle scuole speciali a meno che non siano stati diagnosticati in modo  	chiaro, oggettivo e privo di ambiguità i portatori di disabilità mentale;  	tali diagnosi devono precedere il collocamento del bambino e le richieste o  	il consenso dei genitori non dovrebbero essere fattore decisivo per una  	simile collocazione.
 
 
La segregazione dei bambini rom nelle scuole speciali che impartiscono  un'istruzione inferiore è una forma di discriminazione legale. Chiedi al  Direttore dell'Autorità Scolastica Regionale di Košice di mettere fine alla  situazione a Pavlovce nad Uhom, e ovunque nella regione di Košice!   Firma subito l'appello 
 
Jozef Vook   Director   Košice Regional School Authority   Zádielska 1   040 78 Košice   Slovakia   Fax: +421 55 7245 437   E-mail: vook.jozef@ksuke.sk      Egregio Direttore,     Le scriviamo per esprimerLe profonda preoccupazione relativamente  all'inappropriato collocamento e alla segregazione di fatto dei bambini rom  nella scuola speciale di Pavlovce nad Uhom.     Durante l'anno scolastico 2007/2008 è stato dimostrato che molti bambini rom  sono stati collocati inappropriatamente. Ci sono ragioni di credere che un  nuomero molto alto di bambini rom - il cui posto legittimo è nella scuola  normale - sia costretto a frequentare la scuola speciale di Pavlovce nad Uhom.     La esortiamo ad assicurare che tutti i bambini che stanno frequentando la scuola  speciale di Pavlovce nad Uhom siano riesaminati, per identificare gli alunni che  possono esservi stati collocati erroneamente. La esortiamo, inoltre, ad  assicurare che siano prese misure per una loro rapida reintegrazione nella  scuola normale come appropriato; e che una giusta riparazione, compreso un  risarcimento, sia fornita ai bambini coinvolti.     La sollecitiamo inoltre a prendere misure appropriate contro tutti gli impiegati  che possono aver agito contrariamente alla legge slovacca e a spese  dell'istruzione dei bambini rom nella provincia di Pavlovce nad Uhom.     La segregazione dei bambini rom nelle scuole speciali che forniscono  un'istruzione di livello inferiore è una forma di discriminazione proibita. Deve  assicurarsi che i collocamenti sbagliati dei bambini rom nelle scuole speciali  non accadano di nuovo a Pavlovce nad Uhom, o in qualunque altra parte della  regione di Košice.     Distinti saluti.   Scarica l'appello (in pdf) in favore dei bambini rom della Slovacchia (14.12  KB) 
     
	
	  
	
    
		
      Da
Czech_Roma 
Dina Gottliebova Babbitt (o Dinah), è l'artista che dipinse e disegnò gli 
orribili disegni del dottore di Auschwitz conosciuto come Angelo della Morte, 
Josef Mengele. Mengele le comandò anche di dipingere i ritratti ad acquarello di 
diversi zingari, che erano anche loro detenuti ad Auschwitz, per catturare 
quello che lui chiamava il colore delle pelle zingara meglio di quanto potesse 
fare con la sua macchina fotografica o coi film del tempo. Una volta che i 
ritratti furono completi, con orrore di Dina, Mengele mandò gli zingari a morte. 
Secondo il sito web del Museo di Auschwitz-Birkenau, sette di quei ritratti 
furono scoperti dopo la II guerra mondiale fuori dal campo di sterminio di 
Auschwitz, da  cui furono rimossi senza permesso legale, nei primi anni '70 
e venduti al Museo di Auschwitz-Birkenau da gente che apparentemente non sapeva 
che l'artista, Dina Babbit, era ancora viva e viveva in California (Se questa 
informazione fosse stata rimossa dal sito web del Museo, ho ancora la pagina web 
salvata. Contattatemi per vederla su carta intestata del Museo). Il Museo chiese 
a Dina di andare ad Auschwitz per identificare il suo lavoro. Però, dopo che lo 
fece, il Museo nel le permise di portare i disegni con sé. Il rifiuto del Museo 
di lasciare a Dina i dipinti iniziò la sua re-incarcerazione come ostaggio del 
campo di sterminio di Auschwitz. 
E' stata sparsa molta disinformazione sullo scopo di Dina nel chiedere 
indietro i suoi lavori originali. La verità è che non ha desiderio alcuno di 
nascondere i ritratti degli zingari dalla storia. In effetti, niente potrebbe 
essere oltre la verità. Una volta che fosse in possesso dei suoi ritratti, lei 
intende mostrarli nei musei sull'Olocausto negli Stati Uniti, dove vive libera, 
e nel mondo. Il Museo di Auschwitz-Birkenau mostra soltanto delle copie per 
ragioni di sicurezza. 
E' stato chiesto: "Perché Dina non portò con sé i disegni quando se ne andò?" 
La ragione è che si trattava di una marcia di sterminio. 
E' stata anche spedita a Dina una lettera dicendo che se qualcuno aveva 
diritti sui dipinti, quello era Josef Mengele. Un suggerimento nauseante. Sto 
cercando la lettera originale e la posterò sul sito quando la trovo. 
Dina è legalmente accreditata dal Museo come la legittima proprietaria dei 
suoi lavori e deve firmare ogni volta una liberatoria quando vuole riprodurre i 
suoi lavori. Ha sempre accomodato col Museo e non ha mai preso nessuna 
compensazione monetaria, per ciò che le è intitolato, per la riproduzione dei 
suoi lavori. Ha sempre chiesto al Museo di Auschwitz-Birkenau di dare il denaro 
guadagnato dalla riproduzione dei suoi ritratti ad acquarello a cause che 
appoggino i Rom. Tuttavia ora il Museo ribatte che, avendo comprato i dipinti da 
altra gente, il Museo non deve tornare a Dina i suoi ritratti originali. Ora il 
diritto internazionale ha stabilito che il possesso di materiale illustrativo 
rubato non autorizza il possessore a tenerlo. Il Museo mostra solo copie dei 
dipinti di Dina per ragioni di sicurezza e potrebbe facilmente rappresentare la 
tragedia degli zingari come fa adesso, con copie dei ritratti di Dina. 
Non uno ma due Atti del Congresso degli Stati Uniti sono stati scritti in 
appoggio di Dina. Uno è della congressista Shelley Berkley. L'altro insieme 
dalla senatrice Barbara Boxer e da Jesse Helms. Tutti e due divennero parte 
della Registrazione Congressuale nel 2003. Passarono all'unanimità. 
Dina ritiene che ne lei ne i suoi soggetti zingari, avranno mai la loro 
libertà spirituale dal campo di sterminio di Auschwitz, fintanto che i ritratti 
non saranno tornati a lei così da essere esposti nei musei dell'Olocausto negli 
Stati Uniti ed altri paesi liberi nel mondo. 
Nostra madre e noi, la sua famiglia, abbiamo provato ad avere indietro i 
dipinti sino dal 1973. A Dina, che ora ha 85 anni, è stata appena diagnosticata 
una forma maligna di cancro addominale e mercoledì 23 luglio andrà in chirurgia. 
La chirurgia prende sei ore ed è molto a rischio sotto tutte le circostanze. 
Preghiamo il Museo di ritornare i lavori di Dina adesso. Inoltre imploriamo 
il Museo di non prolungare per anni questa lotta, che si risolva dopo che Dina 
sia passata da questa terra. Inoltre, chiediamo la comprensione e l'appoggio del 
popolo Rom, amici di Dina, nell'assicurare il rilascio spirituale delle vittime 
Rom di Auschwitz. 
Imploriamo quanti ci leggano di appoggiare gli sforzi per avere indietro ora 
i dipinti firmando le sue pagine su Facebook o mandando una mail di appoggio a 
Dina al Museo di Auschwitz-Birkenau (muzeum@auschwitz.org.pl). Inoltre vi aggiungiamo il link alla pagina web di 
Dina Babbit 
http://www.dinababbitt.com/. 
Grazie per la vostri bontà, empatia e supporto. 
 
Michele Kane e Karin Babbitt 
Figlie di Dina 
michele@dinababbitt.com 
     
	
	  
	
		
		
			Di  Fabrizio (del 24/07/2008 @ 14:03:31, in  media, visitato 1694 volte)
		  
	 
    
		
      Esce oggi il primo numero del giornale telematico dei ragazzi del Campo sosta 
di via Idro a Milano. 
Questo numero parla della vita nel campo, delle attività e delle gite 
organizzate in collaborazione con la cooperativa
Laci Buti e la Casa della Carità di Milano. 
Seguiranno altri numeri con scadenza bimestrale.  
"Grazie per l'attenzione e vi ricordiamo che siamo a vostra disposizione 
per qualsiasi domanda vorrete porci." Il comitato di redazione 
Per riceverlo scrivere a 
inidro @ gmail. com 
     
	
	  
	
		
		
			Di  Fabrizio (del 24/07/2008 @ 13:26:10, in  Italia, visitato 1596 volte)
		  
	 
    
		
        
  CS102-2008: 24/07/2008 In una lettera inviata ai ministri europei degli  Interni e della Giustizia, che si riuniscono oggi a Brussels nel Consiglio  giustizia e affari interni, Amnesty International ha chiesto che siano  condannati gli atti di discriminazione nei confronti delle comunità rom in  Italia, culminati nella raccolta di informazioni sull'origine etnica e la  religione, nonché in quella delle impronte digitali, anche di minori.    "Dopo le critiche della Commissione e del Parlamento europeo, ora spetta agli  Stati membri dell'Unione europea prendere posizione contro quella che è  diventata una campagna a tutto tondo contro i rom" - ha dichiarato Nicolas  Beger, direttore dell'Ufficio di Amnesty International presso l'Unione  europea.     Secondo l'Ufficio europeo dell'organizzazione per i diritti umani, la raccolta  delle impronte digitali dei rom per motivi di pubblica sicurezza è solo l'ultima  di una serie di politiche discriminatorie adottate dalle autorità italiane. Dal  2007, per esempio, vi è stato un aumento degli sgomberi forzati tra cui quello  di Tor di Quinto, a Roma, dove un gran numero di persone (bambini e anziani  inclusi) sono stati abbandonati nella notte dopo che il loro accampamento era  stato distrutto.     L'azione delle autorità si è sviluppata in un clima di virulenta retorica  anti-rom da parte di esponenti politici nazionali e locali. Raramente gli autori  sono stati chiamati a rispondere delle proprie dichiarazioni xenofobe, le quali  hanno contribuito ad alimentare e legittimare atti di violenza da parte dei  cittadini.     "Dobbiamo essere chiari: stiamo assistendo a una caccia alle streghe  presentata come una serie di 'misure di sicurezza" ha aggiunto Beger.  "Quello che è certo è che ora in Italia c'è un effettivo problema di sicurezza:  quella dei rom".     Quest'anno a maggio, per esempio, il campo rom di Ponticelli, a Napoli, che  ospitava 800 persone, è stato attaccato e distrutto da un centinaio di  aggressori che hanno anche lanciato una molotov contro una roulotte all'interno  della quale si trovavano dei bambini, fortunatamente scampati al successivo  incendio.    L'ultima "misura di sicurezza" applicata - un censimento riguardante solo i rom,  che include la raccolta di informazioni sull'origine etnica e la religione,  nonché quella delle impronte digitali - è per Amnesty International un  provvedimento discriminatorio, sproporzionato e ingiustificato, in diretto  contrasto con la Convenzione europea sui diritti umani.    "L'estensione della rilevazione delle impronte digitali all'intera  popolazione italiana entro il 2010 non cambierà nulla se nel frattempo, come  dichiarato dalle autorità, il censimento dei rom andrà comunque avanti" - ha  sottolineato Beger.    Considerando gli obblighi del diritto internazionale e del diritto comunitario  cui sono vincolati gli Stati membri dell'Unione europea, Amnesty International  chiede al Consiglio giustizia e affari interni di: 
    - assicurare l'adozione di misure immediate per fermare pratiche  	discriminatorie quali la raccolta delle impronte digitali su base etnica e  	gli sgomberi illegali;
 
    - garantire che siano adottati adeguati provvedimenti disciplinari o  	penali nei confronti dei funzionari e degli esponenti politici autori di  	dichiarazioni dispregiative o razziste;
 
    - riesaminare lo stato d'emergenza e gli atti e le misure derivanti dalla  	sua adozione, per garantirne la compatibilità col diritto internazionale ed  	europeo.
 
 
FINE DEL COMUNICATO Brussels / Roma, 24 luglio 2008     Per ulteriori informazioni, approfondimenti e interviste:   Amnesty International Italia - Ufficio stampa   Tel. 06 4490224 - cell. 348-6974361, e-mail:  press@amnesty.it 
     
	
	  
	
		
		
			Di  Fabrizio (del 24/07/2008 @ 10:01:36, in  Regole, visitato 1698 volte)
		  
	 
    
		
      Da
Roma_Italia 
ASGI Associazione Studi Giuridici sull'Immigrazione 
Sede legale: 
Via Gerdil, 7 
10100 Torino 
Tel. Fax: 011 4369158 
www.asgi.it   
Uffici di segreteria: 
Viale XX Settembre 16 
34125 Trieste 
Tel. Fax. 040 368463 
Via S. Francesco d'Assisi, 39 
33100 Udine 
Tel. fax. 0432 507115 
 
OGGETTO: Comunicato Stampa. Avviata un'azione giudiziaria anti-discriminazione 
dinanzi al Tribunale di Mantova contro i provvedimenti relativi alla 
proclamazione dello stato di emergenza in relazione agli insediamenti di Rom e Sinti. 
 
Il 21 luglio 2008 numerosi cittadini Sinti, le associazioni Sucardrom ed Asgi, 
si sono rivolte al Tribunale di Mantova contro la discriminazione attuata dal 
d.p.c.m. 21 maggio 2008 e dall'ordinanza n. 3677/2008 con i quali è stato 
dichiarato lo stato d'emergenza in tre regioni italiane con nomina dei 
Commissari Straordinari, nonostante i moniti di numerosi organismi 
internazionali e comunitari, tra i quali il Parlamento Europeo ed il Comitato 
Onu contro la discriminazione razziale – CERD. 
 
Nel ricorso è stato sostenuto che la dichiarazione d'emergenza non ha fondamento 
giuridico, basandosi su una legge applicabile unicamente agli eventi naturali, 
ed autorizza comportamenti (fotografie, fotosegnalazioni, rilievo di impronte 
digitali) nei confronti di persone in ragione della loro condizione soggettiva 
in deroga alla legislazione ordinaria senza alcuna motivazione individuale. 
 
I ricorrenti inoltre assumono come dall'applicazione dei provvedimenti citati 
possano derivare ulteriori lesioni ai diritti fondamentali delle persone per 
come categorizzate e le ultime notizie di stampa confermano i timori di un 
escalation nel senso prefigurato; timori che le contemporanee dichiarazioni 
provenienti da esponenti del governo su presunti lodevoli intenti amministrativi 
non valgono a bilanciare.  
 
Così la pretesa di prelevare campioni di sangue ai minori non è atto che diviene 
meno illegittimo ed odioso se raffrontato al consolatorio miraggio di 
concessione della cittadinanza italiana per chi sia senza genitori (quasi che la 
cittadinanza supplisca alla mancanza di famiglia!!). Del resto anche simili 
provvedimenti sarebbero gratuitamente illegittimi perché privi di un quadro 
legislativo generale di riferimento e sarebbe molto più semplice riattivare 
l'iter legislativo del disegno di legge sulla cittadinanza della passata 
legislatura. 
 
A tal proposito i ricorrenti guardano con crescente apprensione alle campagne di 
stampa che su simili dichiarazioni chiedono una sorta di parere ai lettori 
mirando evidentemente a fornire all'azione governativa quel sostegno popolare 
che privo di corretta informazione è negazione di democrazia.  
 
Il Direttivo ASGI 
 
Torino/Trieste/Udine, 22 luglio 2008  
  
Avv. Elisa Favè 
Studio d'Avvocato 
Frinzi-Magalini-Pellicini-Sala 
L.ge Capuleti 1/a Verona  
045 8008883 tel 
045 8008802 fax 
     
	
	  
	
		
		
			Di  Fabrizio (del 24/07/2008 @ 09:05:48, in  Europa, visitato 1576 volte)
		  
	 
    
		
      Da  Slovak_Roma 
17/07/2008 SACA-KOSICE, Slovakia (AFP) - La Slovacchia, che adotterà l'euro  tra sei mesi, sta mettendo fondi allo scopo di guidare la minoranza zingara a  lungo trascurata al cambio dell'attuale valuta UE. 
La Banca Centrale Slovacca ha concordato con una troupe teatrale Rom di  inventare uno spettacolo ottimistico che è stato presentato questa settimana a Saca-Kosice,  un sobborgo della remota seconda città della Slovacchia orientale. 
Sono 400.000, i Rom slovacchi rappresentano il 7% della popolazione, molti  vivono in ghetti isolati, spesso senza strade, acqua corrente, fognature o  elettricità e dove la povertà è rampante. 
"La maggioranza di quelli in età lavorativa sono disoccupati ed hanno  un'istruzione molto limitata," ha detto Jana Kovacova, portavoce della Banca  Centrale. Richiedono attenzione speciale perché sono nel contempo una minoranza  ed un gruppo socialmente escluso." 
I violini colpivano mentre i ballerini del teatro Romathan - una compagnia  finanziata dallo stato fondata negli anni '90 per salvaguardare la cultura Rom -  calcavano il palco in una fiammata di colore con la loro proposta, un  convertitore di valuta corona-euro. 
"Questo spettacolo è organizzato dalla Banca Centrale Slovacca, il tasso di  conversione è stato fissato a 30,126 corona/euro," dice un'attrice alla folla  riunita nell'ingresso di un'enorme officina siderurgica. 
Saca-Kosice è tipica dei siti dove i Rom provano a sopravvivere al  pregiudizio razziale e agli stereotipi negativi - qualcuno persino da un membro  della coalizione di sinistra, lo xenofobo Partito Nazionale Slovacco il cui  leader è ben conosciuto per i suoi attacchi alla comunità Rom. 
Ma sotto le critiche dei gruppi dei diritti umani ed altre organizzazioni, la  Slovacchia, che si è unita all'Unione Europea nel 2004, ha promesso di ridurre  le ineguaglianze e spingere sull'istruzione tra i Rom. 
"Molti parlano il romanì meglio dello slovacco: devi spiegare l'euro nella  loro lingua, altrimenti sarà incomprensibile per loro," ha detto Kristina  Magdolenova, direttrice della Roma Press Agency  che è andata a Saca per filmare lo  show. 
Una parodia è quella della "madre" che scoppia in lacrime quando il postino  consegna l'assegno sociale mensile della famiglia. "Cosa, 300, è così poco, non  arriveremo mai alla fine", piange lei. 
"Non essere così stupida," risponde suo "marito", "non è cambiato niente se  una pagnotta costa un euro," come aggiunge un amico orgogliosamente fornito di  convertitore di valuta. "Sì, 300 euro sommano a 3.000 corone." 
Milan Godla, il fondatore del teatro Romathan che ha scritto lo spettacolo,  ha detto che sono state programmate 40 presentazioni per l'estate. 
Le scuole ed i centri comunitari seguiranno con consigli pratici dopo la  pausa estiva. La banca centrale ha anche reclutato preti cattolici che, dopo  brevi corsi, aiuteranno a spiegare l'euro nelle parrocchie isolate. 
La Roma Press Agency, che lavora in lingua rom, si è unita allo sforzo,  usando le proprie riviste comunitarie, trasmissioni televisive e sito Internet  per spiegare la nuova valuta, introdotta nella UE nel 1999. 
E' stato organizzato un concorso musicale sul tema dell'euro, i migliori  video clip saranno trasmessi sulla televisione nazionale durante il programma  settimanale rivolto alla popolazione Rom. 
Una spettatrice, Mata Gojza, ha ammesso in seguito di aver gradito lo  spettacolo ma di essere ancora confusa. "L'euro? No, non so come funziona." 
"Le canzoni ed i balli sono buoni, ma occorre anche prendersi il tempo di  arrivare al nocciolo e spiegare alla gente, quelli che hanno in mano una vanga,"  ha detto un'altra spettatrice, Natalie Doncova che "ha capito" l'euro da quando  lavorava in Belgio. 
Quando il cambio avrà luogo il 1 gennaio, il paese dell'ex blocco sovietico  diverrà il 16° membro dell'eurozona, ma il primo dell'Europa Centrale dato che i  vicini della Repubblica Ceca, Ungheria e Polonia hanno dilazionato l'adozione  dell'euro a data da destinarsi. 
Per molti dei nuovi partner nell'Europa dei 27, gli ultimi 15 anni dal  collasso del comunismo hanno significato cambi e riforme continui. Sembrano  contenti di agire senza l'euro e mantenere in tasca la loro valuta nazionale  ancora per un po'. 
     
	
	  
	
    
		
      Da
Roma_Daily_News 
Il Teatro Romen è il più vecchio e più famoso dei teatri Romani nel 
mondo. Il teatro è un obiettivo chiave della cultura Romani in Russia, e dal 
momento della sua fondazione nel 1931, è stato un centro di attrazione per gli 
artisti Romani in Russia. 
Precursori del Teatro Romen 
Nel XVIII e XIX secolo esistevano a Mosca e San Pietroburgo cori di Rom 
Russi. 
Alla fine del XIX secolo, il direttore di un coro Romani, Nikolai Shishkin, 
creò la prima troupe teatrale Romani di sempre. La prima apparizione della 
troupe fu nell'operetta Canzoni Zingare in Faccia, con la troupe 
principale del Teatro Arcadia, nel 1886. L'operetta venne recitata per diversi 
anni. Il 13 aprile 1887 ebbe luogo nel Teatro Maly la prima performance 
dell'operetta di Strauss Il Barone Zingaro con la troupe di Shishkin che 
recitava il ruolo dei Rom. 
Il 20 marzo 1888 fu presentata al Teatro Maly la prima operetta in lingua 
Romani, Bambini delle Foreste. Fu recitata interamente dalla troupe 
Romani. La produzione durò 18 anni e fu un grande successo. 
Nel 1892 Shishkin produsse una nuova operetta, Vita Zingara. 
Negli anni '20, molti gruppi Romani di cantanti, ballerini e musicisti 
lavorarono in URSS. 
Storia del teatro 
Il 24 gennaio 1931 aprì a Mosca lo studio teatrale Romani "Indo-Romen". In un 
mese, lo studio presentò il suo primo lavoro. 
Il primo direttore e il primo compositore di "Indo-Romen" furono attivisti 
Ebrei, Moishe Goldblat e Semen Bugachevsky. 
Il 16 dicembre lo studio presentò la sua prima completa performance 
drammatico-musicale, Vita sulle Ruote. Consisteva in tre atti ed era 
basata su un pezzo dell'autore Romani Alexandr Germano. Dopo questa performance, 
lo studio fu rinominato Teatro Romen. Il primo direttore fu Georgy Lebedev. 
Dal 1940, tutti i pezzi sono recitati in russo. 
L'attuale direttore teatrale è Nikolai Slichenko, un attore Romani famoso in 
Russia. 
Articolo scritto per 
Wikipedia. 
     
	
	  
	
		
		
			Di  Daniele (del 24/07/2008 @ 00:22:41, in  Italia, visitato 1578 volte)
		  
	 
    
		
	
	  
	
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